
Se decidete di passare le vostre vacanze nello Shaan-xi, una verdeggiante provincia nel nord-ovest della Cina, perché da buoni snob volete essere i primi a scoprire i posti senza quei rompiscatole di turisti Europei o Americani che fanno alzare i prezzi, per prima cosa – sentite a me – evitate le città di Shang-luo, An-kang, and Han-zhong. Poi, attenti all’agriturismo improvvisato, potrebbe rivelarsi fatale. Sotto le foglie secche di mais, dentro i cavoli nei campi, ma anche sotto i tetti dei villaggi o dentro il tronco d’un albero si può nascondere il terribile
calabrone gigante o
calabrone giapponese (
Vespa mandarinia), un imenottero grosso quasi come un pollice di adulto (5,5 cm.), molto aggressivo, carnivoro e implacabile predatore anche dell’uomo. Rischi analoghi si corrono in Giappone e in tutto l’estremo Oriente.

Con l’uso scriteriato degli antiparassitari in agricoltura che ha sbilanciato i naturali rapporti di forza tra insetti, col cambiamento del clima e l’aumento delle temperature medie annuali – confermato dal 97% dei climatologi, malgrado le ironie di molti a ogni tempesta di neve – questo grosso insetto vorace sopravvive anche all’inverno orientale, ormai sempre più caldo. Così, nonostante che questo calabrone sia ecologicamente in decadenza, o forse proprio per questo, si concentra in alcune zone, dove ovviamente è terribilmente pericoloso.
Le sue punture, spesso ripetute, sono dolorosissime e si risolvono in veri e propri
grossi buchi nel corpo, ben più profondi dello spessore della pelle, perché i potenti enzimi che il pungiglione inietta (ben otto diversi veleni, tra cui la mandaratossina, che anche da sola potrebbe essere mortale) sono capaci letteralmente di “sciogliere” la carne di braccia, gambe, dorso o viso attorno alla puntura (una vera e propria lisi enzimatica, dicono i medici parassitologi: v.
immagine). Raccapricciante la descrizione della “puntura” da parte d’un entomologo giapponese della Tamagawa University: “E’ come un chiodo rovente conficcato nella mia gamba”.

Naturalmente è il nostro ottuso antropocentrismo a farci dire che è un terribile “calabrone assassino”. In realtà
Vespa mandarinia si limita a fare il proprio mestiere di predatore: va a caccia di grossi insetti come cavallette e mantidi. Anzi, sarà per il sapore dolce, ma è particolarmente ghiotto di api da miele e delle loro larve: bastano 30 calabroni-giganti per uccidere in tre ore 30 mila api, come si è visto in un drammatico
documentario di National Geographic (“Hornets from Hell”). Terribili i metodi di “distruzione di massa” di questi calabroni. Penetrati nell’alveare, afferrano le api, le decapitano, le privano di ali e zampe, le portano al proprio nido, dove le masticano fino a ottenere grazie agli enzimi iniettati un liquido pastoso parzialmente pre-digerito ricco di amminoacidi rapidamente assimilabili, che danno da mangiare alle proprie larve. In quanto alle zuccherine larve delle api, il secondo scopo della loro aggressione, le divorano sul posto.

Ma come tutti gli animali, il calabrone gigante è aggressivo soprattutto quando si difende, in particolare quando teme un attacco ai propri nidi, e in questo caso attacca chiunque si avvicini al nido a meno di 10 metri. Nidi grossi come palloni, che ormai si trovano dappertutto, in un campo agricolo come nei quartieri affollati, in un tronco d’albero o in metropolitana, visto che il territorio selvaggio elettivo del calabrone gigante noi umani l’abbiamo invaso sottraendo spazio alla foresta col cemento. E così, cacciati dalle foreste arrivano nei villaggi e nelle città vicine. Più aggressivi, forse per lo squilibrio demografico o il rarefarsi delle prede naturali legate alla foresta.
Comunque, se questa specie vi colpisce non avrete scampo. Inutile correre: loro volano a 25 miglia all’ora e sono sempre attivi, e possono volare per 60 miglia al giorno. Anzi, il movimento delle possibili prede eccita la loro aggressività. Per di più i feromoni iniettai col veleno avvertono il resto dell’alveare della nuova preda: si getteranno in massa e in picchiata come dei caccia militari penetrandovi con un poderoso pungiglione fisso, cioè che non cade dopo la puntura, di ben 6 millimetri, capace di pungervi ripetutamente in varie parti del corpo nonostante camicie e pantaloni. E sarete finiti.

E’ capitato a centinaia di persone in Oriente, non bambini o malati, ma uomini grandi e grossi in buona salute e non specificamente allergici (il che vuol dire che siamo tutti “allergici” al pool dei loro veleni) accasciarsi e spirare dopo l’attacco, com’è successo a una eroica insegnante che fatti riparare i bambini sotto i banchi ha affrontato da sola lo sciame killer. Negli ultimi tempi ben
1676 feriti gravi e
41 morti, molti dei quali colpiti da
shock anafilattico, forse l’evento più temuto dai medici del pronto soccorso,
paralisi respiratoria,
insufficienza renale acuta che non fa più urinare, e se “va bene”, per così dire, cioè se non muoiono subito, costretti a sopravvivere con costose
dialisi perpetue o
trapianti di fegato e reni. Una tragedia che si compie all’improvviso, in pochi secondi. Un contadino che curava il proprio campo di riso ad An-kang, un certo Mu Cong-hui – ha riferito il sito web del Guardian – è stato punto 200 volte in pochi secondi: ha le gambe bucherellate da tanti fori e in due mesi ha ricevuto ben 13 dialisi

E’ un pericolo vero questo calabrone-gigante cinese, il più grosso e aggressivo del mondo, conferma in un
articolo Michael Caldwell su The Allegiant, un sito network progressista degli Stati Uniti che riprende con ritardo un’allarmata
corrispondenza del Guardian online.
Ma come mai gli americani si interessano tanto di questo grosso insetto cinese? Perché sembra essere stato trovato anche in varie zone degli USA, per esempio nell’Illinois, a Arlington Heights, come ha denunciato un allarmato
apicultore dopo un incontro ravvicinato.
Ma la nuova specie esotica osservata negli Stati Uniti sembra essere non il
calabrone gigante (
Vespa mandarinia), bensì il
calabrone asiatico (
Vespa velutina), di taglia un poco più piccola, che è ugualmente temibile per uomo e api in estremo Oriente, mentre in Europa e in America, dove è arrivato grazie alle importazioni dall’Asia, sembrerebbe finora
non letale per l’uomo (tranne, come si sa, per individui con
allergia specifica), però responsabile di punture dolorosissime e con cicatrici, e predatore implacabile di api.
Gli apicoltori, perciò, sono nel panico: dopo la varròa, ora anche il calabrone asiatico! La
produzione di miele nei Paesi occidentali potrebbe diminuire ulteriormente. Ma più grave ancora il rischio della
mancata impollinazione in svariate piante importanti per la nostra alimentazione. Gli agricoltori sono preoccupati.
Vari esemplari e grossi nidi di
calabrone asiatico (
Vespa velutina)
sono stati trovati anche in Italia (
v. articolo di giornale e immagine in basso), o a causa delle importazioni di piante orientali o, più probabilmente, per sconfinamento dalla Francia meridionale verso Liguria e Piemonte, come riferito da
esperti e studiosi. Fatto sta che è arrivato già in Lombardia e in altre regioni del Nord Italia. Ma questi calabroni sono in grado di guadagnare centinaia di chilometri all’anno. Sono già presenti in Belgio e Gran Bretagna. Studiosi dell’Università di Torino stanno già studiando efficaci controlli e rimedi. D’altra parte, l’ecologia ha pure le sue regole, e si spera che i rigidi inverni europei non permetteranno, per ora, la proliferazione di questa specie esotica oltre la soglia di pericolo. Ma l’impatto sulla produzione di miele potrebbe essere notevole.

Intanto continua la campagna dei cinesi contro il
calabrone gigante Vespa mandarinia. “Sono sensibilissimi ai colori vivaci, agli odori (anche al sudore), al sapore dolce, all’alcol, ma anche al movimento, come animali o uomini che corrono”, ha detto al corrispondente del Guardian l’esperto Huang Rong-hui, del dipartimento di controllo dei parassiti dell’Ufficio Forestale dell’An-kang
I loro grossi nidi sono indicati col dito, a distanza prudenziale, dai ragazzini del quartiere, che indirizzano utilmente verso gli obiettivi guardie forestali, vigili del fuoco e operai del comune, tutti ben protetti, nell’operazione di distruzione con lanciafiamme a gas o torce dei nidi. Talvolta a prodigarsi è lo stesso sindaco in persona. E’ il caso di Gong Zheng-hong, amministratore di Hong-shan, sobborgo rurale di An-kang, che spesso passa le nottate a caccia di calabroni, dato che di notte si rifugiano nei nidi, che secondo il sindaco sono ben 248 nel solo villaggio, di cui 175 vicini a scuole e strade.

L’intero An-kang è in allerta. L’amministrazione regionale comunica che ha già distrutto 710 alveari e stanziato 7 milioni di yuan (pari a 707 mila sterline), conclude il Guardian, per aiutare le zone colpite. E il vice-addetto alla comunicazione Deng Xiang-hong assicura: "Stiamo facendo tutto il possibile, ma c'è così tanto ancora da fare!”
Ma la nemesi c’è, eccome, anche in Cina, e in piccola parte compensa i danni dei calabroni-giganti. Gli spregiudicati utilitaristi Cinesi che, accusano i vicini Indiani, mangiano “qualunque cosa che striscia, nuota, vola o cammina”, visto che mettono in tavola anche topi, ratti, cani, serpenti, formiche e cavallette, volete che non siano capaci di gustare anche questi grassi imenotteri, e specialmente le loro morbide larve? Infatti in certe zone, soprattutto presso alcune etnie (come la provincia Nan-shan e il gruppo etnico Lisu) c’è la tradizione di catturarli, per ingentilirli e allevarli, anche a scopo
alimentare.
Se poi riescono a catturarli adulti, i cercatori, vestiti con palandrane pesanti e fitte reti da apicoltori, sono capaci di cucinarli fritti (Cina), riferisce Caldwell, oppure crudi in sashimi (Giappone). Così, commenta, il triplice fattore, l’invasione del loro habitat naturale, la deforestazione e la cattura a scopo alimentare, potrebbe portare all’estinzione di questo (ammettiamolo, suvvia,
sine ira ac studio…) “bell’animale”. Insomma, è sempre l’uomo “causa del suo mal”.
Ma anche Vespa mandarinia e specie consimili, hanno il loro "nemico" acerrimo. L’unico loro predatore specifico conosciuto è il
falco pecchiaiolo europeo (Pernis apivorus), un bell'uccello migratore che dal Nord Europa arriva perfino in Sud Africa, che caccia implacabilmente ogni specie di vespe e
calabroni, comprese le loro larve, scavando i loro nidi nel terreno con lunghe
dita dotate di artigli adatti a rastrellare e scavare. Per difendersi dalle
loro punture, sulla testa è dotato di piume simili a scaglie e tutto il suo
piumaggio è dotato di una sostanza chimica repellente per le vespe (Cocker et
al. 2005; Sievwright 2016).
Morale della favola. Il pericolo c’è, anche se per fortuna da noi è
modesto, e spesso si sostanzia in un leggera reazione allergica (ma dipende dalla individuale risposta immunitaria, da età, salute e altre condizioni, come spiega questo
articolo che fa da guida per la corretta gestione sanitaria delle punture di questi e altri insetti). Però ci sembra ottuso e infantile prendersela con ritardo incolmabile e così ridicolo sfoggio di mezzi distruttivi contro insetti che hanno la Ragione della Natura dalla loro, perché il dissennato consumo umano del territorio naturale li ha costretto a debordare in città. Non era meglio che i Cinesi lasciassero questi calabroni tranquilli nei loro insediamenti naturali evitando che diventassero invadenti e aggressivi, rinunciando a costruire sui loro territori le solite orribili casacce di cemento, che oltretutto fanno male anche agli Umani? E, prima ancora, non era preferibile che la Cina, soprattutto (ma lo stesso si deve dire per l’uomo in genere), inquinasse di meno aumentando sempre di più l’effetto serra e lo squilibrio termico? D’accordo, è l’eterna lotta tra l’uomo e la Natura, densa di implicazioni storiche e filosofiche. Ma stavolta, l’uomo (cinese) è molto più colpevole, perché avrebbe dovuto tener conto delle nostre esperienze in Occidente. Macché la “saggezza” orientale deve essere una sottoculturale leggenda metropolitana. Così, in cambio d’un finto progresso ottenuto da operai-schiavi, c’è qualche rischio immediato in più perfino per noi che siamo lontanissimi dalla Cina. Anche se, per parafrasare un famoso film, sempre più “La Cina è vicina”, purtroppo, perché il Mondo si rimpicciolisce ogni giorno di più. E allora, vogliamo dirla tutta? Ai Cinesi gli sta bene.
IMMAGINI. 1. Calabrone gigante in rapporto al pollice d’un uomo. 2. Mentre divora una mantide. 3. Buchi nella carne della vittima. 4. Le proporzioni con un’ape (dis. WLP. Armstrong 2012). 5. Il robusto pungiglione fisso capace di numerosi colpi a ripetizione. 6. Calabroni giganti nel palmo d’una mano. 7. Un nido di calabrone asiatico trovato nel 2012 nel territorio di Verbania. 8. Articolo di giornale italiano, molto allarmato (La Provincia).
JAZZ. Bobby Timmons e l’Hard bop. Pianista, compositore e grande arrangiatore e “ideologo” della fertile corrente dell’hard bop, Il poco noto ma grandissimo Timmons è qui celebrato con una lunga sequenza automatica di brani bellissimi (ricordo tra i migliori, Moanin e Dat Dere) registrati dai gruppi da lui ispirati. E c’è il meglio del grande jazz degli anni 60. Era quella era un'epoca - oggi sembra incredibile - in cui il jazz poteva permettersi le sbandate del suo pubblico per un musicista-rivelazione. Come oggi nella musica pop. Segno che c'era ancora l'attualità, cioè che il jazz non era ancora "musica classica", eterna e senza tempo (estremizzo per comodità di sintesi) in cui il fruitore con la medesima asettica neutralità e perenne contemporaneità starei per dire “musicologica”, va a scegliersi dallo scaffale prima un disco degli anni 20, poi uno degli anni 70, come se niente fosse... Come i classici europidi ascoltano prima Couperin poi Dallapiccola... Gli innamoramenti da tifo si verificarono con Coltrane, Ornette e soprattutto Davis (e noi in Italia, nel nostro piccolo, con Gaslini, Rava e ora Bollani...). Così, sbagliando, molti di noi credettero in Rollins come a un’alternativa anti-Coltrane, cioè a una musica meno adrenalinica-drammatica-nevrotica. Un equivoco madornale dovuto, almeno nel mio caso, all’intelligenza inesperta e saccente dei 16 anni. Scoprii più tardi che ero rollinsiano non per la cantabilità melodica e la lentezza del suo fraseggio, ma solo per il... timbro della sua ancia, una linguetta un tempo di bambù che lo strumentista in negozio sceglie tra cento misure e tipi! Invece lui tradì i suoi col calypso, che anziché ringiovanirlo lo fece invecchiare rapidamente, sotto o sopra il famoso ponte.
AGGIORNATO IL 15 OTTOBRE 2020 Etichette: ecologia, entomofagia, insetti, oriente, zoologia