01 febbraio 2005

DIRITTO & ROVESCIO. Un omicidio? Quattordici pacche sul sedere.

La "manomorta ecclesiastica" - ricordate? - per i liceali era il brutto viziaccio, cui indulgono notoriamente i preti nei locali affollati, di appoggiare la mano grassoccia e umidiccia sul sedere delle donne. Ma poi, si sa, paese che vai, manomorta che trovi. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna capiufficio e colleghi maschi usano non palpare, che è sordido vizio latino, ma più giocosamente pizzicare i glutei delle colleghe, che poi regolarmente li citano in tribunale per "sexual harrassement". Ma i maschi che correttamente se ne astengono, devono poi assistere a scenate di rabbia e gelosia da parte delle "mancate malcapitate". Tipo: "Che cosa ho io meno della O’Connor, a cui hai toccato il culo ieri?". Il poveretto – e sì, perché le parti si invertono – solo allora arrossisce e balbetta qualcosa confusamente. E non sa più che fare quando poi gli si ripresenta la neoassunta tutta curve.

Ma attenti a voi, funzionari, dirigenti o professionisti col debole per le collaboratrici sinuose, la cui presenza, a posteriori, potrebbe anche non essere del tutto legittimata dalla mole e dalla qualità di lavoro del vostro ufficio, come sospetta vostra moglie. Anche perché gioca a vostro sfavore la dipendenza gerarchica della vittima, consenziente o meno, fino a configurare - arieccola - addirittura l’ipotesi di plagio.

D’accordo, i medici alternativi furbacchioni della comunità di Esalen, in California (cenno, mi pare, su "On the Road", senza contare "Big Sur" di Kerouak), l’avrebbero chiamata "tactile communication". Il tatto, il massaggio, in effetti, confermano gli psicologi del corpo, alla Montague, è la prima forma di comunicazione dell’uomo. Seh, andate a dirglielo al giudice, meglio se donna, diciamo una Boccassini o una Forleo, che la vostre carenze affettive risalenti al periodo orale della vostra prima infanzia richiedevano, proprio in quell’ascensore, in quel bus, in quello studio privato, un immediato contatto tra il palmo sudaticcio della vostra mano e la coscia sconosciuta. Come minimo, vi beccate mesi o anni di galera.

La tastata? Lusso d’un tempo antico, risalente ormai a un’Età dell’oro degli impellenti desideri realizzati, da ricordare nelle favole invernali davanti al caminetto. L’avrà praticata Remo, o Romolo, mentre illegalmente (senza il minimo piano urbanistico) fondavano Roma. Oggi, proprio mentre i sessuologi e le donne stesse lamentano che "gli uomini sono sempre più disattenti", sempre "meno interessati al sesso", la famosa "toccata e fuga" esploratrice e in avanscoperta è considerata poco meno che un delitto grave. Sentite a me, se proprio avete deciso di toccare con mano, vi conviene entrare in certi appartamentini privati ma pubblici, dove con appena 50 euro, vista la modesta entità del danno biologico che provocherete e del tempo che farete perdere alle fanciulle colà impiegate, potrete esercitare la vostra un tempo innocente mania. Ma oggi, per carità, a pretenderla gratis, la palpata, sarebbe peggio che confessarsi terroristi di Al Quaeda o ammazzare il capufficio.

Almeno per certi giudici. L’Italia dei giureconsulti post-post-giustinianei (con molti nei) assolve chi aiuta i terroristi dell’Islam, dimentica chi è fuggito dopo aver bruciato i fratelli Mattei e dà solo 16 anni per un omicidio (caso Juker). In compenso fa la voce grossa con i pomicioni. La Suprema Corte di Cassazione, non avendo altro da fare, ha punito con un anno e due mesi una pacca sul sedere. D’accordo, il tastatore clandestino quei 14 mesi non li sconterà. Ma perché, pensate che l’omicida "patteggiato" se li farà tutti quei sedici anni? Possibile che giudici, avvocati, legislatori, non capiscano che un omicidio non può valere, fatti i calcoli, solo 14 tastate di sedere?

                      [La badante russa di Cossiga, Salon Voltaire Newsletter, Lettera n.20 - 1 febbraio 2005]