28 gennaio 2006

LE RONDINI DI WESTMINSTER. Il racconto premiato da Moravia e Pasolini.

di Nico Valerio
Racconto premiato al Concorso dell’Espresso nel dicembre 1986. La Giuria era presieduta da Alberto Moravia e aveva tra i suoi componenti Pier Paolo Pasolini ed Enzo Siciliano.

Presentazione:
LA VITA QUOTIDIANA A LONDRA NELL'ANNO 2500…

Il racconto si svolge in un futuro maniacalmente igienista, e perciò in un Mondo assistenziale, statalista, psicopatico e autoritario.  Ai bambini è vietato uscire di casa senza casco protettivo anti-batteri. Adulti e anziani hanno diritto alla memoria elettronica e al pene di ricambio "modello unificato", entrambi forniti dalle Asl. Il latte finalmente è del tutto igienico ed esente da cariche microbiche, cioè sintetico. Per motivi di prevenzione tutti sono tenuti per legge a nutrirsi delle porzioni razionali e scientifiche stabilite dal consensus mondiale dei nutrizionisti di Stato con il Cass ("cibi accettati sani standardizzati”, liofilizzati e in polvere"). Anche per evitare discriminazioni tra paesi ricchi e poveri, visto che il "politicamente corretto" è legge universale. Ci si nutre non in cucine fumose e sporche, ma in razionali "cubicoli nutrizionali" ideati da architetti progressisti. E' vietato accendere fuochi e bruciare legna, per impedire la produzione di anidride carbonica e benzopirene. Debellati Aids e altre infezioni, gli "scienziati-filantropi" del Nuovo Governo Mondiale mettono a punto un igienico sistema sex-olografico in tre dimensioni che non solo fa apparire belli e seducenti uomini e donne, ma rende il sesso pulito, perfetto e senza rischi. Spariti fastidiosi animali come insetti, topi, serpenti, mucche, maiali e uccelli, rarefatta la vita biologica sul pianeta, le ultime rondini sono osservate con curiosità zoofila dagli oblò dei rifugi anti-sporcizia in cui l’umanità vive reclusa per terrore dell’inquinamento. Medicina e tecnologia fanno enormi passi in avanti. Gli organi di ricambio sono diffusissimi. Perciò tutti sono mezzi automi, bionic-men, costretti a bere ogni giorno una bevanda lubrificante, la Oil Cola, che la pubblicità si incarica di diversificare e di rendere gustosa e trendy. Così le avanzate classi dirigenti della prima società "ecologicamente corretta" della Storia amministrano l’umanità nella più illuminata e crudele delle dittature. Senonché…. Lo scontento del popolo reazionario cova sotto la cenere, ed esploderà in manifestazioni di disobbedienza civile e sanguinose ribellioni….
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“Erezione... E-re-zi-o-ne..." andava ripetendo il vecchio conte aggiustandosi il monocolo e lasciando cadere il croissant sul giornale aperto. "Ma certo, erezione: ecco un termine antico davvero, mia cara Lilíth. Che dici? Ah, sì. Forse. Chi lo può dire, my darlíng. Si sarà trattato d'una statua in bronzo, o d'un funereo monumento di marmo bianco come usava allora, darling.

Dalla poltrona del suo "angolo del ricamo", come lo chiamava lei, la giovane contessa annuì senza guardarlo. Eppure le sue dita affusolate ebbero un fremito appena percettibìle sul fazzoletto di seta color lavanda...
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Ma no, siamo proprio sicuri che questo embrione narrativo, questo scarno nocciolo di racconto breve in stile "fine ottocento" sia adatto a fare da starter ad uno scenario di vita quotidiana che rappresenti la fine di alcuni abusati miti d'oggi, ormai decaduti a manie personali e quotidiane? Pensiamo alle maniacali fissazioni dell'asepsi e dell’igiene, della salute e della prevenzione, alle idee correnti sul cibo, e al consumo del sesso. Che cosa cambierà e che cosa resterà immutato tra 400 o 500 anni nella civiltà del tardo Homo technologicus? E la società cibernetìca avanzata, sicuramente più pulita e "preventiva" di quella d'oggi, non sarà anche più nevrotica, più sottomessa, più repressa e perfino più affamata? Per saperlo, chiudiamoci a chiave a doppia mandata in un immaginario laboratorio del dottor Caligari, dove fumi esalanti odori pungenti dì acidi da bèute e matracci, e lampi improvvisi di tumultuose reazioni chimiche creeranno l'opportuna atmosfera del kitsch cinematografico, come si addice ad una scena privata tratta da un lontano futuro, si spera immaginario. Proviamo per esperimento a sviluppare l'idea iniziale dello spezzone narrativo con la curiosa esclamazione del conte. Rinnoviamo le ambíentazíoni, rivoluzioniamo i particolari tecnologici, spargiamo a piene mani il pimento dell'inquietudine esistenziale. Diamo all'esile filo conduttore lo spessore e le articolazioni d'una vicenda, sia pur minima, e soprattutto proviamo a collocare l'azione in un futuro lontano ma non troppo, per esempio nell'anno 2400, cioè tra poco meno di sedici generazioni. Siamo a Londra. Sul set iniziano le riprese. Suvvia, ricominciamo. Ciack, si ri-gira.

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Bionic man”Erezione... e-re-zio-ne...”, sillabava il conte come uno scolaro di prima elementare, rimuginando tra sé la parola sconosciuta senza darsi pace. Infilò la mano meccanica nella scatola di biscotti proteici di emovitulina allo yohimbe e ne addentò un paio come se si fosse trattato d'un sandwich. Dagli oblò dei nuovi rifugi di Belgravia, illeggiadriti con archi e colonne pretenziose dai soliti architetti postmoderni che allora furoreggiavano tra la borghesia degli arricchiti del bionic-style, la Torre di Londra appariva curiosamente solare, come il faro biancazzurro di un'isola greca, sbattuto dalle onde e dal meltèmi d'agosto .

Il 10 maggio Joachim Malinowski ultimo discendente d'una famiglia che aveva piazzato dodici generali in tre case regnanti, due manager in altrettante ditte di computers e un direttore in una fabbrica di anticoncezionali per automi, aveva varcato felicemente la soglia dei settantacinque anni. Avrebbe dovuto, di regola, darsi un contegno da vecchio decrepito. E invece, no, si sentiva in gran forma, eccettuato il solito dolorino al braccio amputato, più insopportabile che mai al venerdì.

Era stato un incidente il suo di cui si erano occupati a suo tempo tutti i giornali. Un giovane bionic-man suo collaboratore era stato avvelenato da un gelato sintetico all'isopropano che allora faceva furore tra i giovani "yellows" alla moda. Impazzito l'uomo bionico gli aveva scagliato contro, manovrandone la volontà grazie al cifrario segreto, uno di quegli automi a basso costo pesanti una tonnellata e ormai fuori mercato che la Gran Bretagna faceva costruire allora in Corea. Con le sue pinze il rozzo robot antropoide gli aveva strappato di netto il braccio all'altezza dell'omero con tutto il fascio di tendini. L'industria dei gelati di sintesi, temendo il tracollo in seguito all'indignazione popolare, aveva fatto pressioni enormi sulla stampa per mettere a tacere l'avvenimento. "Una sordida vicenda di gelosie professionali e di segreti industriali", avevano scritto i giornali liquidando il caso.

Ora, però, il conte aveva l'impressione che il nuovo arto elettronico multi-funzione Fait-O amplificasse in qualche modo il dolorino virtuale all'arto amputato. Una reazione abbastanza comune secondo ortopedici e psicologi. Pazienza, non sarebbe stato certo il lontano incidente a turbare in quella splendente mattina di giugno la serenità del conte Malinowski. Piuttosto, quel termine antico in cui si era imbattuto scorrendo al video-book un volume della Public Memory Collection dedicato alla paleo-biologia lo aveva dapprima incuriosito e poi allarmato. "Erezione ... Ma sì, mi pare di ricordare..." disse tra sé Joachim Malinowski accarezzandosi d'istinto la scatola della memoria aggiuntiva applicata sulla zona temporale sinistra. Due rondini guardarono incuriosite dentro un oblò.

Pareva che il suo neuro-finder, il localizzatore neuronico che gli aveva paternamente concesso in uso al compiere dei settanta anni il NSA, il Nuovo Stato Assistenziale (le maiuscole erano obbligatorie, e i trasgressori disfattisti passibili di carcere) funzionasse come un pennello elettronico sullo schermo d'un monitor tv, scandagliando linea dopo linea, da sinistra a destra, e poi di nuovo da sinistra una linea più in basso, i miliardi di solchi incisi nel suo cervello, che riassumevano - così garantivano le istruzioni del costruttore - "oltre 2000 anni di conoscenze umane".

Ora aveva caldo e la gola secca. Aprì il frigo e si versò automaticamente un bicchiere di Oil-Cola al gusto Smoke-Like, un lubrificante aromatizzato al tabacco che la Titan Estomac consigliava agli uomini bionici per la quotidiana manutenzione degli organi artificiali interni. La bevve tutta d'un fiato: era ghiacciata. Si sentì meglio, e per prima cosa tentò disperatamente di ricordare.

Strizzò un poco gli occhi, come un marinaio sulla Manica alle prime brezze dell'autunno, quasi per aguzzare ancor più quel foto-diodo rivelatore sensibile al più piccolo bagliore cerebrale. Ma invano. Aggiustò il monocolo a raggi infrarossi appena in tempo prima che cadesse a terra, e un poco prostrato lasciò spegnere dal telecomando a psico-timer la pagina di cronaca nera del Morning Thelegraph, edizione serale del 2 giugno del 2405 proprio mentre lo schermo dava la notizia dell'ennesimo stupro, questa volta ai danni di una ottuagenaria bionda ex collaudatrice di moto da camera, compiuto da uno di quei poco affidabili automi tuttofare importati dal Terzo Mondo. Giacque in poltrona.

La luce accecante del sole artificiale di Kensington penetrò attraverso gli oblò fermando come in un lampo di stroboscopio il frullare d'ali d'un balestruccio giovane inseguito dalla madre che apparve e scomparve sopra Hyde Park.

Dalla cucina che ormai gli architetti alla moda chiamavano "cubicolo nutrizionale", giunsero soffocati scoppi di risa e strane urla ovattate. Si sarebbe detto che qualcuno in casa si stava divertendo a parlare in un imbuto collegato con una bottiglia. Invece, no. Sembravano le voci dei bambini infilati a due a due nei piccoli silos automatici, alle prese con la solita ricca colazione del mattino. Nulla di strano. Solo che per un guasto dell'impianto elettronico, le voci giungevano un poco soffocate a causa dei caschi anti-batteri.

A quel tempo, infatti, la TPS (Total Prevention Society), la nuova società "ordinata, illuminata e progressista" che reggeva le sorti della Terra, aveva reso obbligatori i caschi igienici personali fino ai quattordici anni di età per evitare che l'infanzia fosse attaccata, come nei secoli bui dell'antigienismo, da virus, batteri, funghi, lieviti ed altri agenti esterni apportatori di malattie. Del resto le epidemie avevano mietuto vittime e la società doveva pur difendersi. Ma le conseguenze di questo eccesso di previdenza governativa erano state le più imprevedibili.

Un'acuta, sorda, nostalgia per i lontani tempi sporchi e felici era subito dilagata nell'umanità. Celata pudicamente nei ricordi e nei racconti di famiglia, nascosta come una tara vergognosa o una piaga ributtante, l'atavica memoria dello sporco in realtà teneva desto l'ultimo guizzo di vitalità di uomini e donne. La suggestione delle care sudicerie dei tempi antichi era irresistibile, perfino nella moda e nella chimica dei coloranti, che ora avevano preso a utilizzare tessuti e tinte - purtroppo non sporcabili, per legge - che davano l'impressione dell'usato, del non-pulito, del sudicio. Antichi oggetti d'uso quotidiano, pervenuti senza l'ombra d'un lavaggio nelle rapaci mani di mercanti d'antiquariato e collezionisti, venivano fatti oggetto d'un culto smodato e feticistico. Nelle aste pubbliche raggiungevano prezzi da capogiro.

Prima sommessamente, poi in modo più aperto e sfrontato, aveva cominciato a prender corpo una vera e propria ribellione mondiale contro la pulizia. Le lettere anonime ai giornali virtuali, ormai unico sfogo possibile, esprimevano bene il nuovo struggente desiderio di sporcizia, cioè di libertà. Dov'erano più ormai - lamentavano i lettori - quei commoventi polsini orlati di nero indelebile delle antiche camicie impiegatizie, i grassi e cremosi bordi dei vecchi cappelli Borsalino tramandati di padre in figlio senza aver mai subito per la taccagneria dei proprietari l'onta della lavanderia, le unte impronte di mani sulle porte delle autorimesse d'epoca, gli aloni grigiastri attorno ai campanelli elettrici dei condomini, il pulviscolo appiccicoso color sabbia sulle antiche automobili a ruote, le gialle gocce di urina disseccata nei lavabo degli alberghi a due stelle, gli schizzi di feci dissenteriche nelle obsolete latrine alla turca delle stazioni ferroviarie, le ditate di sangue mestruale sui tamponi assorbenti che qualche gatto (al tempo in cui questi odiosi felini non erano stati ancora eliminati) tirava fuori coi denti dai cumuli di rifiuti abbandonati?

Tutto sparito, pensò Malinowski. Un ben di Dio di sollecitazioni visive, olfattive e psicologiche perduto per sempre. Una perdita secca sensoriale ormai irreparabile, lamentavano gli ultimi psicologi non allineati, tutti messi all'indice dal Governo.

Lo scontento popolare era perciò al culmine. Era naturale e anche prevedibile che in queste condizioni una parte della popolazione si desse a coltivare e a custodire la sporcizia in clandestinità. Molti segretamente nell'intimità dei rifugi casalinghi, i più arditi anche in pubblico, con tutti i rischi del caso. Questo tipo di criminalità era in preoccupante aumento, aveva denunciato in un appello televisivo il ministro dell'interno. Eppure le pene per i maniaci dello sporco erano già severissime. E più della condanna penale colpiva i malcapitati una ben orchestrata emarginazione sociale imposta dall'alto: divieto di presenziare a feste e cerimonie pubbliche e private, ineleggibilità attiva e passiva, perdita del diritto a usare la metropolitana aerea ecc. I giovani, che per la loro età non potevano avere memoria della sporcizia, coltivavano questo mito vintage in bande specializzate. Ma una minoranza aveva finito per considerare e usare il luridume come una sorta di nuova e più inebriante droga.

Sbandati, irregolari, giovinastri addirittura privi di targa di riconoscimento, si riunivano alle periferíe delle città più popolose in bande armate dedite allo sporco, e perciò definite dai sociologi e dai criminologhi più colti "Brigate cacofile". Invano ricercati da tutte le polizie regionali, notoriamente inefficienti, questi teppisti si abbandonavano ai più innominabili atti di sudiceria e lordume asociale, arrivando perfino a distruggere i metabolizzatori pubblici di quartiere e a versarne il disgustoso contenuto sulle strade aeree e sui tapis roulants, fino a formare dei laghetti di odoroso liquame nel quale sguazzavano ostentatamente, beati, alla presenza dei giornalisti. Aveva suscitato enorme scalpore proprio in quel tempo l'orribile forma di protesta scelta dalla giovane astronauta Rhoda Peeters, del partito radicale transnazionale, celebre per essere stata la prima donna ad aver soggiornato su Marte. Si era presentata ad una riunione del Centro delle Ricerche Scientifiche di Camarillo City col corpo nudo interamente spalmato di feci umane. Il Governo Regionale United States-1 era stato costretto alle dimissioni.

Il conte Malinowski, benché per la sua età fosse un uomo "fine secolo", come amava ripetere pure non approvava quegli scalmanati reazionari. Però, alla nostalgia degli odori del cibo e del contatto della pelle, sensazioni entrambe vietatissime, neanche lui sapeva resistere. Chissà che cosa era diventata nel frattempo - pensava talvolta quando cenava da solo nel cubicolo - la vecchia cucina della nonna materna a Lodz, nella Polonia centrale, così felicemente odorosa di fritture di grasso rancido e di kasha di cavolo nero, ormai severamente repressi. Vi tornava ogni estate per le vacanze scolastiche, lo ricordava benissimo, a bordo di una antidiluviana macchina a ruote di proprietà della sua famiglia, un lusso egoista che oggi sarebbe stato inconcepibile. Eppure la nostalgia per le rustiche e calde cucine d'una volta odorose di aromi, piene di stoviglie, e risonanti di rumori e di voci, era sempre viva in lui.

Ora i "nipotini", affidati alla sua famiglia dal Servizio Sociale non si ponevano ancora simili problemi. Erano golosi dell'ultimo tipo di latte vegetale iperproteico milk-simile, pubblicizzato in tv, somigliantissimo al buon latte usato anticamente prima che le vacche smettessero per sempre di produrlo e fossero poi sterminate, giustamente, come animali inutili. Lo usavano per inzuppare tutta una gamma di simìl-cereali di emicellulosa integrata, messi in commercio in costose scatole retrò spacciate per raro "cartone vegetale" che raffiguravano un antico mulino ad acqua. Ma in realtà erano di plastica anch'esse.

Muhabbar e Kofti, i due chiassosi automi africani appena acquistati, erano intanto entrati rumorosamente nei cilindri del cubicolo per riordinarlo e preparare il pranzo. Il conte trasalì come accadeva ogni volta alle prime parole di Kofti, l'automa di sesso femminile: la sua voce gli ricordava in modo impressionante quella della sua cara sorella Edith, ascoltata per l'ultima volta al citofono di casa prima di una fatale escursione in montagna senza casco né tuta anti-radiazioni.

Ma proprio in quel momento una rondine di Westminster venne a posarsi sul trespolo delle vecchia mangiatoia a sensori, e beccò di malavoglia i granelli di policarbonato al plancton predisposti dall'Allevamento comunale dopo la scomparsa dall'Europa di insetti e vermi. Malinowski la osservò come si guarda un oggetto curioso per la prima volta con un interesse misto ad apprensione.

"Un termine così antico, my darling – disse - che se ne è quasi perso il significato". E rivolse uno sguardo da professore alle pagine aperte d'un raro incunabolo del 1997, rilegato in un prezioso simil-dacron che ormai non si produceva più da almeno 280 anni. Era l'edizione minore dell'antico Oxford Dictionary, uno degli ultimi libri di carta prodotti in Europa, lasciatogli in eredità dal padre, il conte Pietro Malinowski. E già, cinquemila CPB (Cash Payment Bytes) di valore mica un soldo. E anche il tavolo su cui era posato - pensò Malinowski - doveva avere almeno 150 anni, a dir poco. Si trattava di un oggetto straordinario. Le quattro gambe stilizzate in forma animale secondo i modelli in uso tre secoli prima, erano di puro cloruro di polivinile naturale rinforzato con resine epossidiche d'epoca. Una chimica d'antan. Un gioiello della tecnologia antica. Il basso pianale, che secondo l'antiquario doveva provenire dalla fabbrica della Viscosa di Pioltello (Italy) era databile intorno al 1960-65 ed era stato realizzato con un monolito di speciale e costosissimo plexiglass. Roba ormai introvabile.

Malinowski spostò il cerca-persone transoceanico e il tele comando olografìco, prese da un piattino due dadi della sua Guinness preferita ("puro malto, 10 gradi di simil-alcool", strillava la pubblicità) e li sciolse con flemma nel liquido di governo multi-uso che ormai da un decennio sostituiva negli acquedotti di Londra l'acqua naturale, ritenuta troppo pericolosa per la salute di uomini e bionic-men dall'Istituto di igiene dell'Unìversità. Bevve la sua birra d'un fiato e posò di nuovo gli occhi sul tavolo prezioso.

"Se è per questo darling anche i due posacenere per pipa sono d'epoca. Purissimo teflon anti-fiamma risalente al lontano 1980", lesse con un pignolesco "spelling" da annunciatore d'aeroporto. Tutti oggetti e materiali assolutamente introvabili, se non presso i più prestigiosi antiquari. E Malinowski lo sapeva bene. Un capriccio, quell'antico tavolo da fumo, che gli era costata una vera fortuna. Ed anzi ora che ci pensava, sentiva pungerlo l'ansia sottile del pentimento. Quei 25 mila CPB trasmessi dal suo segretario, un intelligente auto-learner di fabbricazione belga, alla memoria della Brabants & Sons, casa specializzata in "Plastic Antiques" del continente, avrebbe potuto impiegarli più fruttuosamente alla sessione mensile delle aste di Jermin Street, magari per assicurarsi una delle due preziose forme intere di simil-gorgonzola senza latte a fermentazione artificiale controllata "marca Croce", assegnate alla Gran Bretagna dal programma italiano di aiuti ai paesi sottosviluppati per l'anno 2405. Chissà che cosa avrebbero detto quegli invidiosi del Charing Cross Club, il suo circolo. John Priestler, per esempio quello smargiasso che si era potuto permettere per un occhio della testa il nuovissimo "penis electronicus" mod. Quartz della Yamaha, era riuscito a malapena ad assicurarsi all'asta pubblica, per una somma analoga appena una ventina di libbre di antico Triticum durum del 1990, in grani disidratati e liofilizzati, e solo dieci modeste libbre di amygdalus sotto vuoto. Cibi scomparsi. "Per farne che cosa poi?" ironizzò il conte. Priestler andava sostenendo con gli amici del club che questi alimenti antichi gli servivano per riprodurre fedelmente una certa "pastiera" (sì, un nome così) inventata a Naples, piccola cittadina del Mediterraneo ricostruita dopo l'eruzione del Vesuvio del 2305 che aveva coperto di lava la metropoli preesistente, famosa per i suoi occhi elettronici per automi, ma che fino ad un secolo e mezzo prima, come si era visto in un documentario in tv, aveva confezionato milioni di tonnellate di quello strano alimento dolce.

Certo pensò il conte, sarebbe stato bello sbalordire gli amici con una sorpresa del genere. E invece eccolo ora a rimirare stupidamente quel raro ma inutile tavolo da fumo. Proprio davanti all'oblò, una rondine inquieta compì delle evoluzioni acrobatiche e finì per sbattere sinistramente, come un pipistrello accecato contro i doppi vetri. Sembrava quasi, così parve al conte, che avesse voluto comunicare qualcosa. "Joachim - squittì l'interfono auricolare - vieni ad allacciarmi la tuta per favore".

Olga Malinowska era nel camerino con i bei capelli sciolti e la tuta d'argento indossata a metà, intenta a guardarsi in un miroir francese. Era perfettamente consapevole di possedere un corpo da statua del Pollaiolo, formosa ma insieme tutta nervi, con i fianchi poco pronunciati e il seno piccolo da adolescente. Se la sua vita con Joachim fosse stata appena un po' serena e felice, Olga avrebbe saputo, eccome, utilizzare il proprio corpo per risollevare il morale sempre più cupo dell'insopportabile vegliardo che la sorte gli aveva dato per marito. Ma così, trascorreva lunghe ore a studiarsi e ad analizzarsi, nuda, davanti al grande specchio a foto-diodi, per accertarsi che il suo busto, le sue gambe, il suo sedere a mandola, avessero ancora il potere di riaccendere gli sguardi degli uomini, come ai tempi in cui era stata eletta miss all'Unità di produzione No. 7 di Varsavia.

Malinowski fece scorrere con calma la chiusura lampo lungo il dorso incurvato a esse, incespicò nell'incavo della bassa schiena, risalì vittorioso sulla sporgenza dei glutei, si perse nella valle profonda sotto il coccige, si riprese infine sul rettifilo delle gambe perfettamente diritte, ma dovette chinarsi a fatica per guidare la linguetta di plastica fino ai polpacci. Questa assurde tute all'ultima moda, pensò, fìniranno per impedire alle donne di camminare.

Nel frattempo era sopraggiunto un languore acutissimo, lancinante. Malinowski afferrò meccanicamente il tubetto giallo di creatina condensata, ne svitò il tappo a vite, lo strinse forte tra il pollice e l'indice, finché uno spaghetto rosso-arancio di pasta molle non si depositò nelle fauci anemiche dove spiccava l'argento d'un palato artificiale. Poi assaggiò una cucchiaiata di ovoalbumina polivitaminica integrata "al gusto di omelette alle erbe", e infine spalmò con misurati gestì da gourmet o da abitudinario la crema sintetica "ai tuberi e funghi di bosco" su una fetta tostata e ancora calda di emicellulosa cristallina "gusto antico" aromatizzata al pane di forno. Lui sì, teneva alle buone tradizioni gastronomiche della propria terra. Non come i McKinney, tanto per far nomi, che sì riempivano di tutta quella roba sintetica. Mah, contenti loro...

Fu a quel punto che nel salone della living-room accadde qualcosa. Una soavissima musica di cimbali e gong, dapprima lenta e insinuante poi sempre più tumultuosa e irrefrenabile nel suo amplificato clangore di metalli si propagò dai quattro angoli della capsula abitativa. Lo schermo invisibile della HHT, la Home Holographic Television, televisione casalinga messa in onda per la regìa automatica d'un computer, si era acceso da sé, diffondendo la trasmissione onnidirezionale prevista per l'ora di pranzo.

Malinowski se ne accorse perché all'improvviso due splendide e lucide mulatte nude si sedettero proprio ai suoi fianchi, vicinissime.

Il conte non aspettava altro. Accese subito il simulatore tattile, portò il cursore da 10, che era il valore consentito per legge nei giorni non festivi, a 3600 microfields di sensibilità. Immediatamente sentì il contatto caldo delle loro cosce che aderivano strettamente alle sue, i seni appuntiti che premevano sulle sue braccia, le lunghe mani del color dell'ebano che gli carezzavano vigorosamente il petto e le gambe. Ora i tintinnii argentini si erano mutati in un rullio di tamburi a più ritmi, e il conte udì delle voci calde e gutturali (forse parole d'amore in lingua swahili, pensò) soffiate proprio all'altezza delle orecchie. Ebbe l'impressione che molte teste dai capelli crespi lo pungessero dappertutto, sul collo sul viso, sulla schiena, sul basso ventre, e al di sotto di quelle molte enormi labbra a ventosa lo succhiassero e mordessero ovunque, in una sorta di snervante e piacevole tortura... Dalle viscere risalendo fino alla gola, l'onda elettrica del piacere più intenso percorse tutto il suo sistema digestivo, dandogli la scomoda sensazione dì essere tagliato a metà dalla sottilissima lama d'un raggio laser. Poi odori, immagini e suoni si affievolirono e sparirono. Il conte si accasciò in poltrona, divenne triste e cadde in una cupa nostalgia, come sempre.

Erano registrazioni olografiche rare e ormai introvabili, di 190 anni prima. Malinowski vi ricorreva nei frequenti momenti di depressione psichica, con l'affanno e la precipitazione con cui si gusta, al riparo da occhi indiscreti, un piacere segreto o un vizio solitario. Finalmente si riprese e come per accertarsene senza ombra di dubbio rilesse ancora una volta il trafiletto della Public Memory Collection e poi il lemma dell'Oxford Dictionary. "Erezione, s.f., l'atto dell'erigere, innalzamento. Per es.: erezione di un monumento. Nell'uso antico: turgore fisiologico dell'organo sessuale maschile per improvviso afflusso del sangue nelle vene e nei capillari. Si verificava secoli orsono nelle forme primordiali e bestiali di coito con mezzi naturali e anti-igienici. Tale uso è stato di recente proib...".

"No, non è possibile" s'interruppe il conte, come se fosse stato scottato da un cerino acceso. "Si sarà trattato sicuramente di una diga, di un ponte, di un monumento qualsiasi che so?, di una statua olografica, per esempio, in onore di qualche grand'uomo dell'epoca. Come quel... Bocouse, mi pare. Non si dice così, my darling, Bocouse o Bocuse? Ora non ricordo... Ma sì, quel celebre benefattore dell'umanità, quel cuoco famoso... Dovresti saperlo, tu che leggi libri di storia. A Engleton gli hanno dedicato il nuovo Giardino degli automi. Non è carino? Però, chi vuoi che si ricordi di lui dopo 500 anni?"

Gli automi di colore lavoravano nel più rigoroso silenzio e tutto, nella splendida capsula abitativa di Belgravia, funzionava nell'ordine più perfetto. I bambini erano usciti a passeggio con la nuova nurse svizzera, che chiamavano affettuosamente con nomignolo di ET (Electronic Tutor), costata un mezzo patrimonio solo in software. Eppure a conti fatti - pensò Malinowski - non aveva fatto una buona riuscita. E anche oggi c'era da giurarci quella scriteriata li avrebbe condotti come sempre alla pizzeria di Marble Arch, dove lavorava quel bruno automa italiano dalla voce bassa che aveva conosciuto in discoteca. "Neanche delle nurses di San Gallo - aveva sentenziato il conte - ci si può più fidare".

Intanto le rondini grigie volteggiarono, come ogni pomeriggio sui resti di Westminster e la taccola nera che abitava sulla Torre di Londra le inseguì per un po', duettando in una curiosa danza rituale che ricordava le antiche quadriglie rinascimentali. Poi, sdegnosa, le abbandonò al loro destino. Del resto erano secoli che gli uccelli da preda non mangiavano più animali.

"Ma sì erezione... erezione ... Il ripeteva il conte. La sua mano andò di nuovo a pescare nella scatola di crackers al sangue di bue. Estrasse con gesto automatico il visore a cristalli liquidi di destra, lo pulì accuratamente con una pelle di dainex finché non fu trasparente e brillante come quello di sinistra, e lo rimise a posto nell'orbita. Un rondone grigio, forse malato venne a urtare con forza sull'oblò e sembrò cadere tramortito.

La contessa Olga Malinowska, giovane e bellissima nella sua nuova tuta nera aderente col casco "memory protection" di color giallo secondo la moda dell'anno, assentì col capo alle parole del conte, forse un po' mestamente (così era parso a Malinowski), dalla vasca idropneumatica a simulazione d'onda marina dove era solita trascorrere le ore più calde delle sue virtuali vacanze estive. Spense il generatore di raggi solari naturali e il proiettore olografico "multi-sense" che in quel momento ricreava l'ambiente selvaggio dell'isola di Nissos, così com'era stata - assicurava la réclame - nel lontano 1970, con tanto di pini d'Aleppo e spiagge di levigati ciottoli rosa. E subito svanì, insieme alla visione, anche il forte profumo di resina. Divenne triste. Sbocconcellò di malavoglia due cialde di etil-metil-bifenil-carbonato d'orto aromatizzate al sedano, e poiché era a dieta, integrate al carotene. Ma non aveva fame. Un velo d'ombra sembrò attraversare il suo bel volto ancora pallido. Pensò che il giorno dopo avrebbe compiuto ventotto anni..

NICO VALERIO

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