NATURISMO. Storia del movimento che ha inventato la vita sana secondo Natura.
1. Sul piano culturale e sociale, alcuni intellettuali, medici, scienziati, bohèmiens e la nascente opinione pubblica cominciano ad avere non solo una vaga nostalgia, ma anche la concreta consapevolezza d’un millenario equilibrio naturale perduto, con l'emergere di nuovi mali ambientali e malattie, e per reazione il bisogno di “tornare alla Natura”, se e dove possibile, in tutti i campi del vivere.
2. Sul piano scientifico matura tra gli studiosi naturalisti l’intuizione dell’interrelazione dei viventi tra loro e con l’ambiente naturale, cioè d’un rapporto stretto e complesso tra piante, animali (Uomo compreso) e terra. E’ l’ecologia (oikos = casa, ambiente; logos = studio), nuova branca della “storia naturale” teorizzata nel 1866 dal naturalista darwiniano tedesco Ernst Haeckel.
Comincia a imporsi nella nascente società industriale e liberale, insomma, quello che già gli intellettuali greci e romani avevano intuito: la stretta dipendenza, anche biologica, dell’uomo dalla Natura.
Réclus è uno strenuo fautore della medicina naturista, cioè fondata sugli elementi naturali (difese del corpo umano e sostanze naturali) e della sana alimentazione naturale come gli Antichi (si definisce “légumiste”, cioè mangiatore di verdure), e accetta anche il vegetarismo. Agli albori della "Riforma della vita" in tutti i suoi aspetti, che è il tema, anzi l'obiettivo fondamentale del Naturismo, fa sua – a metà Ottocento! – anche l'utopia della nudità, come simbolico ritorno alla semplicità primigenia. E in questo senso parla di nudité, non certo di naturisme come i suoi connazionali pudichi e ipocriti di oggi. «Pour les hygiénistes – scrive – c’est une question jugée que celle de la nudité» (per gli igienisti, la nudità è una questione assodata). Nudità che dichiara più igienica e salutare del vestitismo («Non c’è dubbio che la pelle riprende la sua vitalità quando è liberamente esposta all’aria, alla luce e agli agenti esterni. La traspirazione non è più impedita, le funzioni della pelle sono ristabilite. Questa diventa più leggera e resistente insieme, non impallidisce più come una pianta isolata privata della luce del giorno. Gli esperimenti fatti sugli animali hanno provato che quando la pelle è sottratta all’azione della luce, i globuli rossi diminuiscono, insieme all’emoglobina. Come dire che la vita diventa meno attiva e meno intensa». Ma la nudità è anche utile all’armonico sviluppo sociale, fisico e morale dell’uomo.
Si diffonde, così, tra gli intellettuali come Reclus, un movimento di alternativa culturale teso a contrastare gli “eccessi della civiltà industriale” e a ripristinare per quanto possibile una “vita secondo Natura”. Questa filosofia del “ritorno alla Natura” è il Naturismo (talvolta sostituito dal sinonimo “igienismo”, quando si parla dell’ igiene corporale e ambientale, specialmente negli spazi chiusi come case, scuole, uffici e fabbriche)).
Fu naturale che la nuova tendenza comprendesse anche l’antico movimento che da secoli tendeva a riportare la medicina e il cibo, e dunque gran parte della vita quotidiana, alla Natura e all’uomo. In quegli anni la farmacia chimica faceva i suoi primi passi sperimentali, spesso devastanti, col metodo “per prove ed errori” (errori spesso disastrosi, che facevano morire insieme malato e malattia) mentre la pessima alimentazione dei nuovi ceti urbani, dimenticate le tradizioni contadine, creava già le prime malattie “da civilizzazione”. Riprese vigore, perciò, innanzitutto per una reazione di difesa, l’antichissima medicina e filosofia di vita dell’ ippocratismo, definita medicina naturista.
Ippocratismo? Prendeva nome da Ippocrate, fondatore della medicina scientifica e ancor oggi nome-simbolo dei medici (“giuramento di Ippocrate”), ma nello stesso tempo divenuto per una tradizione plurisecolare anche il simbolo della medicina naturista o naturale, fatta di alimenti (“zuppa di Ippocrate”, pane integrale ecc.), di piante curative (i “semplici”, da cui il nome “semplicista” dato agli erboristi), dell’azione di aria, acqua, luce e terra, di igiene naturale, di vita sana, di unitarietà del corpo umano e di interrelazione tra tutti gli organi. Va ricordato che molti medici del passato – e la tendenza durò addirittura fino ai primi anni dopo la II Guerra Mondiale – erano e si definivano “ippocratici” anche nel secondo significato di “naturisti”, ovvero fautori della prevenzione, della medicina e del “vitto” secondo Natura. Anziché intervenire con farmaci e veleni artificiali, preferivano prescrivere il “vivere bene” e, semmai, curare con mezzi blandi e naturali: il cibo, l’acqua, le piante, l’aria, la terra, il sole. Del resto, ancor oggi, sono migliaia i farmaci – dall’acido acetilsalicilico alla digossina, al tassolo – il cui principio attivo è stato ricavato da una pianta o da altra sostanza naturale.
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1. come igiene, prevenzione e medicina popolare, cioè vero e proprio ippocratismo (cfr. le prescrizioni di Catone il Vecchio a base di cavoli e altri alimenti, nel suo De Agri Cultura; ma anche l’uso igienico-terapeutico dell’idroterapia nelle Terme e del sole nella popolare apricatio o bagno di sole degli anziani, che oggi la scienza approva come unico mezzo efficace per sintetizzare vit. D e rafforzare le ossa);
2.. come cultura generale, filosofia o utopia di vita, come si legge nel vero e proprio “manifesto” poetico naturista del De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro, dove si coglie una profonda nostalgia per l’epoca degli Antenati, diventata il Mito atavico della “Età dell’oro” (aurea aetas) di una vita secondo Natura, come Esiodo l’aveva dipinta nelle Opere e i Giorni (VIII sec. a.C.), quando gli esseri umani certamente vivevano in un Paradiso terrestre di Natura incontaminata, in cui cresceva spontaneamente ogni genere di pianta e di frutto, senza leggi, fatiche, miseria, malattie né guerre.
L'antico ippocratismo ebbe poi momenti di ciclica espansione, come nel XVI e XVII secolo. Si pensi solo al salutista veneziano Alvise Corner (Luigi Cornaro) che nel 1558 pubblica un libro che sarà ristampato per secoli, il Discorso sulla vita sobria, eccentrica guida personale sul come mantenersi sani e vivere a lungo mangiando poco o pochissimo. E poi è da ricordare il medico e poeta toscano Francesco Redi, che nel Seicento prescriveva nei suoi Consulti medici un regime di vita sano e secondo Natura utilizzando “l’orto piuttosto che la bottega dello speziale”, dove nel frattempo accanto alle erbe avevano fatto la loro disastrosa comparsa sostanze chimiche mai usate prima come mercurio e bismuto.
Su questa antica base della medicina naturista, molto praticata e accettata ovunque, nasceva e si espandeva tra Ottocento e Novecento il movimento della Lebensreform (“Riforma della vita”) o Naturismo, che promuoveva il “vivere sano secondo Natura” in ogni attività dell’uomo. Ma come mai sorgeva e si espandeva proprio in quel momento?
Il Naturismo, filosofia, scienza e pratica del vivere secondo Natura, sorge nell’800 come reazione alle nuove abitudini artificiali e innaturali della vita cittadina e della civiltà moderna, dovute ai primi eccessi e ai primi disastrosi effetti collaterali dell’industrializzazione senza regole.
Come movimento organizzato, tocca l’apice della diffusione in Germania nei primi decenni del Novecento (quando si intersecò anche col movimento giovanile dei Wandervogel), finché il nazismo di Hitler lo stroncò nell’associazionismo e nell’editoria, ma non nella pratica medica o nelle scelte individuali e private di vita. Si diffuse in tutte le sue branche, dalla medicina all’alimentazione, dalla vita all’aria aperta al vestiario, in tutta Europa, nel Nord-America e nei Paesi di lingua inglese e francese. Riprese poi nel Dopoguerra, anche se meno forte di prima, perché le dittature e le guerre diseducano le giovani generazioni a pensare in modo critico, e poi perché l’abbondanza di cibi e il benessere portato dalla modernizzazione impose modelli di vita più consumistici e dannosi.
LA “RIFORMA” DELLA VITA. La Lebensreform (o Naturismo), cioè la filosofia e pratica del “vivere secondo Natura”, propugnava per l'uomo moderno una vera e propria trasformazione di quello che oggi i medici chiamano lo "stile di vita", sulla base della tutela della Natura in tutti i suoi aspetti, dalle piante agli animali, la riforma dell’alimentazione col ripristino del cibo grezzo, integrale (cereali e legumi), sano e non-violento (forte era la corrente vegetariana), l’igiene, la salute, la prevenzione e le medicine naturali (con piante, cibo, sole, aria, acqua, terra), l’agricoltura naturale, la riforma e semplificazione del vestiario (fino al nudismo in una sua corrente estrema), l’esercizio fisico nella Natura, il vivere quanto più possibile all’aria aperta nella Natura selvaggia, l’autosufficienza, il far da sé, il rifiuto del consumismo, la lotta al tabacco e all’alcol, il rifiuto della violenza, la solidarietà e fratellanza.
Insomma, erano convinti che si potesse letteralmente riformare la società moderna industrializzata (“Zeit Reform”) proponendo e praticando il Naturismo in tutti i suoi aspetti.
MEDICINA, IGIENE, VITA E ALIMENTAZIONE SANA: IL NUCLEO DEL NATURISMO. L’alimentazione sana e naturale, l'igiene e la medicina naturale, oltre all’attenzione all’ambiente, sono storicamente i primi e fondamentali temi del Naturismo. Il Naturismo nasce in ambiente medico-igienista, perché deriva dagli antichi medici ippocratici, come movimento che si basa sulla ricerca della salute attraverso il cibo, l'igiene e lo “stile di vita”, come diremmo oggi.
Ma è la Natura
"Le naturisme est la doctrine qui consiste à laisser agir la nature plutot que d'intervenir de manière artificielle" (Il Naturismo è la dottrina che consiste nel lasciare agire la Natura, piuttosto che intervenire in maniera artificiale), scrive il medico belga Dr Jean Baptiste Luc Planchon (1734-1781). Significativo anche il titolo del suo libro: "Le Naturisme, où la nature considérée dans les maladies et leur traitement conforme à la doctrine et à la pratique d'Hippocrate et ses sectateurs" (1778). E’ la prima fonte scritta del termine.
Come si vede, il nome, oltreché il concetto, di “Naturismo” nasce da un medico, parla di Ippocrate, si occupa di salute. Niente nudismo. Lo seguirà pochi anni dopo il tedesco Christoph Wilhelm Hufeland, medico naturista del re di Prussia e di Goethe, che nel 1796 pubblica un libro sull’arte di vivere a lungo secondo natura con una alimentazione salutista e vegetariana ricca di cibi crudi, inventando il neologismo “Makrobiotik”, nel senso greco di “lunga vita.
Seguendo Ippocrate, il Naturismo nasce anche e soprattutto come alimentazione naturista, nel senso di “sana secondo il Naturismo” o “tipica dei Naturisti”. E se oggi viene detta di preferenza alimentazione naturale, a partire dal mio Manuale omonimo del 1980, così intitolato per evitare gli equivoci di una parola che già all’epoca cominciava ad essere di significato incerto, ammetto che in gran parte è colpa mia, e mi cospargo il capo di cenere.
In compenso credo di essermi fatto perdonare dando un significato antropologico: naturale nel senso di “naturale per l’Uomo”, da tempi atavici, insomma “adatta all’Uomo”, “tipica della specie Uomo”. E così si collega bene all’origine del Naturismo. Nello stesso senso è intitolato alla “Alimentazione Naturale” e non “Naturista” anche il mio blog dedicato. E tra i simboli dell’alimentazione naturista o "naturale", la Lebensreform prevede il nutrirsi in modo semplice e con cibi non raffinati, il mangiare molta frutta e verdura, il preferire le crudità (v. il raw food vegan di oggi), il pane integrale anziché quello bianco raffinato, il miele o lo zucchero scuro di melassa al posto di quello bianco, l'uso quotidiano dei cereali integrali e dei legumi, il mangiare poca carne (o anche escluderla: molti naturisti delle origini sono vegetariani). Senza contare, poi, l’enfasi sulla abbondante colazione del mattino come pasto cardine della giornata, il famoso muesli, zuppa crudista di fiocchi di cereali e frutta, per decenni assurta addirittura a simbolo caratteristico del Naturismo igienista, oggi raccomandato dalla Scienza. Insomma, tutte scelte oggi attualissime e indovinate, secondo gli studi e le prescrizioni di epidemiologi, cardiologi, oncologi, nutrizionisti e dietologi, che sono state non solo per millenni le usanze dell’Uomo antico, ma anche i simboli recenti del movimento del Naturismo.
Altro che passatista e reazionario, a forza di guardare all’altro ieri, il Naturismo è stato un grande precursore dell’alimentazione scientifica di oggi, dell’igiene e dello stile di vita protettivo oggi proposto dalla Scienza. E la cultura italiana è stata in primo piano. In Italia, il siciliano Salaparuta per naturismo intendeva proprio il mangiar sano, come risulta dal titolo del suo famoso libro Cucina vegetariana e naturismo crudo (v. più avanti).

Mentre è semmai la dieta povera degli Antichi, di tutti gli Antichi, “salutisti senza saperlo” e per necessità. Regime alimentare in Italia conservatosi più a lungo a causa della Natura più rigogliosa d'Europa (oltre la metà di tutte le specie botaniche europee sono in Italia) e dell’arretratezza industriale e sociale della Penisola. Mentre nei Paesi del Nord Europa, artefici della Riforma protestante, quindi culla del liberalismo, la Riforma della vita (Lebensreform o Naturismo) è stata vista come un progresso, in quanto presa di coscienza individuale e collettiva. Fatto sta che storicamente la riforma del cibo è alla base della Riforma della vita, e la riforma della vita altro non è che il Naturismo.
Ma cibo e medicina non bastano. Il Naturismo deve toccare tutti i suoi temi storici, cioè la “Riforma della vita” o Lebensreform nella sua completezza e circolarità, fino a diventare vera e propria riforma epocale della società (Zeitreform). Oppure non ha senso. Ritenere che il Naturismo sia solo alimentazione naturale o medicine naturali, è riduttivo, anche se certamente meno sbagliato che prenderlo come sinonimo di nudismo, come si fa oggi da parte delle persone ignoranti che addirittura si vergognano del termine.
PER FORTUNA C'E' ANCORA QUALCHE DIZIONARIO COMPLETO. Diamo uno sguardo alla voce "Naturismo" sul Grande Dizionario della Lingua Italiana (2 voll.) del Gabrielli (Mondadori 1999), forse il migliore trai pochi che non si limitano a registrare passivamente gli usi più balordi cancellando quelli corretti, ma riferiscono in modo esauriente sulla vera origine documentata delle parole. E dunque fa al caso nostro. Ci sono due significati, entrambi veri, entrambi attuali: il primo nato nell'Ottocento tra i terapeuti, che giustamente ripete il concetto medico-ippocratico del Dr. Planchon, il secondo affermatosi nel Novecento alla nascita del “movimento”:
"NATURISMO: dottrina che affida alla natura l'azione risanatrice dell'organismo malato, riconoscendo alla terapia medica una funzione puramente ausiliaria. Sec.XIX".
"NATURISMO: movimento che si propone di porre l'uomo a più intenso e diretto contatto con la natura, come necessaria compensazione igienica della civiltà industriale, in cui è costretto a vivere. Sec.XX".
Belle definizioni, validissime, che si completano a vicenda. Per secoli il Naturismo è stato "la" Medicina naturale, la medicina ippocratica, il modo igienista e secondo natura di prevenire e curarsi con gli alimenti (cfr, l’aforisma di Ippocrate: "Il cibo sia la tua medicina, la medicina il tuo cibo"), con le erbe, la luce (i primi club naturisti si chiamavano Lichtbund, cioè Associazioni della Luce), l'acqua, la terra, l’aria. Il naturista Beniamino Franklin, che soffriva d’insonnia, la sera usciva all’aperto vestito solo di un ampio camicione da notte, per prendere il famoso "bagno d’aria" dei naturisti. Così, scrive in una lettera, calmava il nervosismo e riusciva a dormire. Vedi al riguardo, più sotto, il Dr. Lahmann. E l’influenza medica durerà fino all’ultimo anteguerra. Basti pensare che sono i fratelli medici Gastone e Andrea Durville che ancora nel 1930 si adoperano per la diffusione del nudismo in Francia: i primi club insieme naturisti e nudisti sono stabilimenti di cura che utilizzano le proprietà terapeutiche dei raggi solari, del mare e del vento. Ma, certo, il Naturismo è stato anche una visione del mondo, un modo di intendere la vita, una filosofia di vita, o piuttosto una scienza del viver sani in armonia con se stessi e con la Natura.
NUDISMO COME RITORNO ALLA SEMPLICITA’ E INNOCENZA DELLE ORIGINI. Una corrente minoritaria del Naturismo già a metà Ottocento (cfr. Reclus) porta alle estreme conseguenze la ricerca della naturalezza e innocenza degli Antenati e riscopre la nudità e il vivere nudi. Del resto nell’Antichità pagana la nudità era più comune – spesso legata alla povertà e alla meditazione – e non destava scandalo come in epoca cristiana. Me perfino all’avvento del Cristianesimo la setta paleocristiana degli Adamiti (II sec d.C.) praticava la nudità – come Adamo – in pubblico. Tutti nudi mangiavano, pregavano e dormivano insieme, perché si ritenevano ormai redenti dal “peccato originale” e quindi tornati allo stato primordiale di innocenza. Erano contrari al matrimonio e, secondo alcuni, in gran parte praticavano la castità. I Carpocratiani (da Carpocrate di Alessandria, scomparso nel 138 d.C.), rifacendosi alla semplicità atavica secondo i vangeli gnostici predicavano anch’essi la nudità pubblica, ma avevano liberi costumi sessuali, con matrimoni collettivi aperti e donne in comune.
"Il Naturismo, come movimento umanitario interdisciplinare e filosofia di vita, è fondato sull'armonia con le leggi della Natura; sulle regole igieniche, alimentari e comportamentali volte ad assicurare una vita sana e naturale; sul rispetto prioritario di ogni forma di vita vegetale ed animale; sulla salvaguardia più radicale dell'ambiente naturale".
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IL NATURISMO CAMBIA LA VITA. La sintesi dei vari Autori naturisti, dalla Tradizione più antica alle più recenti tecnologie, consente al Naturismo moderno di intervenire in numerosi campi di attività. In pratica, l'intera vita dell'uomo potrebbe essere modificata "secondo natura", come riportava l'art. 4 della nostra Lega Naturista.
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- Alimentazione sana e naturale
- Igiene naturale
- Prevenzione e terapie naturali
- Agricoltura biologica
- Tutela delle piante
- Tutela degli animali
- Tutela dell'ambiente naturale
- Risparmio, autosufficienza e anti-consumismo
- Energie pulite e rinnovabili
- Escursionismo naturalistico e sportivo
- Attività ginnica e cultura del corpo libero
- Riforma del vestiario e nudismo..
Che, comunque Naturismo e Nudismo fossero diventati già dal Dopoguerra due concetti e due pratiche diversissime, nonostante gli ipocriti proclami, lo ammettevano in privato alcuni dirigenti più illuminati delle associazioni nudiste. Il grande Giuseppe Ghirardelli (1911-1995), il maggior diffusore e organizzatore del nudismo moderno in Italia, fondatore della più grande associazione nudista, la ANITA, bella personalità di riformatore e idealista nudista, e anche abbastanza naturista (l'ho inserito tra i miei "personaggi" della vita), mi dava ragione quando ripeteva – lui nudista al cento per cento, come me del resto – che “Il nudismo in fondo è l'ultima, estrema, conseguenza della riforma dell'abbigliamento del Naturismo”. E ribadiva in modo ancora più esplicito in una lettera del 1978, poi pubblicata e inviata come comunicato ai nudisti italiani, che “Il nudismo, quale pratica preferita dai naturisti quando si trovano in ambiente naturale e favorevole, è una delle diverse pratiche naturiste, sicuramente la più appariscente, ma non la più importante” (Info-Naturista, luglio-settembre 2000, v. in basso la citazione completa).
Ghirardelli citava di continuo come "libro sacro" del Naturismo italiano il saggio di Lamberto Paoletti (1881-1944), "Naturismo, arte del vivere", del 1933 (v. immagine della copertina), di cui volle regalarmi una copia con sua dedica. Ma nel libro di Paoletti al nudismo sono dedicate poche righe, e anche poco chiare. Il che gli valse le critiche dello storico del nudo-naturismo italiano ed europeo Ernesto Gorischegg, secondo il quale "l'ambiguo" Paoletti in Germania si proclamava nudista, ma in Italia prendeva le distanze. Forse per paura del Regime fascista? Ad ogni modo, Paoletti, Gorischegg e Ghirardelli, ovvero i tre massimi esponenti del movimento nudista italiano, hanno confermato che si può essere naturisti senza essere nudisti, e viceversa. Anzi, questo è quello che di norma accade (v. oltre).
E oggi? Culturalmente si è addirittura più indietro. Nessuno sa più che cosa è il Naturismo; i pochi che conoscono il termine lo prendono per "nudismo", sbagliando. Anzi, esiste una vera divaricazione tra naturisti (in pratica oggi potrebbero essere considerati come i naturisti del passato gli ecologisti, se fossero anche personalmente igienisti) e nudisti. Fatto sta che decenni di attenta osservazione di entrambi i fenomeni inducono a prendere atto del fatto paradossale che un po’ ovunque, ma soprattutto in Italia, in pratica nessun nudista è naturista e nessun naturista è nudista. Tranne rarissime eccezioni, per lo più tra persone molto colte, anziane e nordiche. Tuttavia, storicamente, culturalmente e scientificamente, tutti i temi naturistici classici sono intimamente collegati. Anzi, il legame più debole è proprio col nudismo. Ed è a causa della circolarità del Naturismo – anche dopo che e nudisti e gli ambientalisti o ecologisti si sono staccati dal movimento ed hanno iniziato una vita indipendente – ci ostiniamo da utopisti a considerare tuttora uniti i vari filoni naturistici sopra elencati.

E i bagni? Neanche i re si lavavano. Quando puzzavano si cambiavano camicia e si irroravano di profumi e talco. "Lavarsi spesso fa male", sostenevamo i medici moderni fino all’800. La Chiesa, responsabile della chiusura delle terme romane, portò indietro la civiltà del corpo degli Europei, importante capitolo della Civiltà tout court. Altro che "radici cristiane". Avevano dimenticato l’amore degli antichi per la semplicità del vestiario, la corporeità, le terme e il bagno. Bisognerà aspettare l’arrivo dei grandi terapeuti naturisti (Arnold Rikli, Vincent Priessnitz, Sebastian Kneipp ecc.) per spiegare all'uomo moderno che per progredire doveva tornare all’Antichità classica, cioè al naturismo, anche in questo: l’acqua fa bene, facciamo più docce e semicupi e bagni possibile. Come gli antichi Romani.

A Trieste, intanto, l’insegnante Eugenio Paulin, che aveva capito bene la circolarità e interdipendenza tra tutti i temi del Naturismo, come l’amico Gorischegg, scrive articoli e libri sulla dieta parca, il mangiar crudo, il massaggio e la ginnastica, e nel 1937 pubblica il saggio Nudità e Naturismo.
Qui, però, c’è una novità lessicale. Per motivi di facilità di comunicazione, nel titolo e in tutto il testo l’alimentazione naturista diventa “alimentazione naturale”, nel senso proprio di naturista, cioè “secondo Natura”. Natura dell’Uomo, ovviamente. Tra un termine ormai incomprensibile alla massa ed equivoco, per colpa di molti nudisti, e uno generico, l’autore ha scelto il secondo, come sinonimo di naturista, cioè sia come facente parte del grande movimento del Naturismo, e sia anche e soprattutto nel senso antropologico tipico dell’evoluzione umana. Il cibo naturista, cioè, come cibo naturale, ovvero scelto dall’Uomo nella sua lunga evoluzione, per prove ed errori, come cibo tipico della specie.
COMUNITA’, CASE DI CURA, “COLONIE”. E poi ci sono state le colonie naturiste, preventive e curative, in cui i pazienti vivevano in totale immersione nella natura, a contatto con gli elementi terapeutici, tipici del Naturismo: luce-aria-acqua-piante-alimenti. Vivere “secondo Natura” come avevano insegnato gli antichi naturisti ippocratici, e come avevano messo in pratica nelle loro colonie i terapeuti naturisti Rikli, Priessnitz e Kneipp. Oggi del tutto dimenticato (se non ci fosse almeno una scheda su di lui in Wikipedia) è il divulgatore ligure Fortunato Peitavino (1875-1945). Autodidatta, poi allievo della scuola di naturismo medico-alimentare (a base vegetariana) e di “trofologia” (scienza del nutrimento), fondata a Barcellona da José Castro e Nicolas Capo, aprì una “colonia naturista” terapeutica nella pace agreste di un campo a Isolabona (Imperia). Sull’esempio della Colonia Arnaldi, allora naturista.
La comunità naturista vegetariana della Casa Anatta sul Monte Verità, vicino ad Ascona, nella Svizzera italiana, fondata da Ida Hofmann e Henry Oedenkoven nel 1900, andava oltre, ben al di là della malattia o della prevenzione, fino a prefigurare un vero stile di vita “alternativo” e intellettuale, mettendo in pratica non solo la Lebensreform e l’autosufficienza, ma anche nuove forme utopistiche di convivenza libera, la filosofia della non-violenza, la creatività artistica, la totale libertà del corpo (dal “bagno d’aria” al nudismo come terapia igienista), l’amore libero e l’emancipazione femminile, oltre a tutti i temi classici del Naturismo: alimentazione naturale, vegetarismo, cure naturali, agricoltura biologica. In sostanza fu per vari decenni una secessione non violenta dalla società industrializzata e autoritaria del tempo che unì stranamente anarchici e aristocratici, ricchi e poveri. Fin dagli inizi, ai primi del ‘900, e attraversò varie fasi (sanatorio naturista, eventi artistici, albergo ecc) la comunità ospitò gli artisti e le intelligenze più brillanti e anticonformiste d’Europa (Ernst Jung, Hermann Hesse, Isadora Duncan, Thomas Mann, Paul Klee, Rudolf Steiner, André Gide, e molti altri).
In quegli anni l’utopia del Naturismo totale come filosofia di vita e pratica individuale e di gruppo sembra prendere corpo. E in memoria della filosofia degli Antichi si riscopre la bella parola “gimnosofia” che unisce anche nell’etimologia la nudità (gymnòs) alla saggezza(sophia), e che gli stessi filosofi greci e gli intellettuali romani che già andavano in Oriente facevano risalire ai saggi indiani nudi (gimnosofisti), la cui interessante storia è ancora sconosciuta ai più.
Nel 1905 è fondata nel Regno Unito la English Gymnosophist Society. Nel 1922 in Unione Sovietica sorge il movimento “Abbasso la Vergogna” che contro la “vecchia morale borghese” organizza marce nude e “Serate del Corpo Nudo”. Nel 1926 in Francia K. De Mongeot fonda la Societe Internationale de Gymnosophie. Nel 1930 un gruppo di idealisti fonda la American Gymnosophical Association (AGA), attiva fino agli anni Cinquanta, che coniuga il recupero della nudità con la saggezza di un’idea di vita secondo Natura. Quindi gimnosofia e gimnosofismo sono altri nomi, alternativi, per nudismo naturista.
IL NATURISMO COMPLETO, PRECURSORE DELLE RIFORME. Fatto sta che i naturisti veri, quelli completi, quelli che secondo la circolarità del Naturismo cercano di applicarlo alla maggior parte dei temi sopra elencati (l'ultimo dei quali, non il primo e unico, è il nudismo), sono stati i precursori delle attuali scoperte scientifiche sul cibo sano, il vegetarismo, la dieta povera, la dieta mediterranea, il curarsi col cibo, la prevenzione continua e il curarsi da sé, il curarsi con le erbe e gli altri elementi naturali, ed anche dell'ecologismo e del risparmio energetico.
Solo che l'approccio naturista non è politico e sociale, o coercitivo, ma individuale, esemplare, libero. A differenza di molti ecologisti che amano vietare e dicono agli altri quello che devono fare, ma poi personalmente sono come tutti, noi naturisti ci comportiamo in modo quanto più possibile coerente individualmente anche quando nessuno ci vede. Non "dobbiamo", ma "ci piace" essere naturisti. Questa è la nostra forza (testimonianza, etica, determinazione), ma anche la nostra debolezza (mancanza di potere): non siamo capaci di fingere nel "teatrino della politica". Senza nessun fondamentalismo, s’intende: ci possono sempre essere uno o due temi per i quali non siamo ancora preparati: poco male, il Naturismo si matura a poco a poco, ed evolve sempre insieme a noi.

C'è da vergognarsi di una definizione così riduttiva, sottoculturale e banalmente vacanziera, ma questo offre il business turistico nudista di oggi. Per la gioia e gli interessi dei proprietari di campeggi e stabilimenti balneari, il Naturismo attuale sarebbe, secondo i burocrati del turismo dell'INF, "un modo di vivere in armonia con la natura, che si esprime attraverso la nudità in comune, unita (aggiungono, ma queste sono banalità che si richiedono a tutti) al rispetto di sé, degli altri e dell'ambiente".

LE LOBBIES VINCONO PER L'IGNORANZA DELLA GENTE. E neanche i più attivi organizzatori nudisti italiani ed europei, ammesso che lo volessero, potrebbero farci nulla, di fronte a quest'andazzo generale. Però, almeno, potrebbero adoperarsi per non tenere più a lungo i propri iscritti nella ottusa ignoranza della storia, della cultura e del significato del movimento e perfino del nome del Naturismo. E invece in tutti i loro comunicati e le loro riviste c’è solo, banalmente, (un po’ di) nudismo, sempre organizzato, sempre definito per pudore e conformismo deprimenti in chi è nato anticonformista e non lo sa, “naturismo”. Un errore grossolano, da matita blu.
Certo, la stupida e sottoculturale definizione del naturismo che dà l'INF è un ostacolo da rimuovere. Dopotutto, perché iscriversi alla INF? La lobby franco-tedesca del nudo-turismo e del nudo-business impera, ed ha ormai imposto a tutto il mondo i suoi modelli consumistici, che fanno a pugni con i principi del Naturismo, movimento anticonsumista ed eclettico per eccellenza. Questo accade per un deficit di cultura del Naturismo, cioè non si sa che cos'è. Ecco perché prima di aver risolto questo problema di ignoranza generale è inutile fare pressione sul Parlamento per avere una leggina che autorizzi una spiaggia o un campo nudista (straparlando di "naturismo"), cioè ulteriore consumismo vacanziero. Confermerebbe presso la popolazione ignorante il luogo comune recente che il "naturismo" significa solo abbronzatura integrale e basta. In realtà, soprattutto in Italia, manca una cultura generale del Naturismo, in tutti i suoi aspetti. Il nostro nemico non è il perbenismo, ma l'ignoranza. Nessuno studia più. Tutti copiano gli altri, specialmente i francesi, che sono più ignoranti di noi. Queste cose, invece, i vari Ghirardelli (v. sotto, una sua lettera) e Gorischegg le sapevano benissimo e le condividevano.
I nudisti francesi, primi responsabili della censura alla parola nudismo e di tutti gli equivoci che ne sono seguiti, sono così ipocriti, perciò lontani dal vero spirito naturista, che fin dagli anni 30 si vergognano della parola, ritenuta “volgare”. Al suo posto hanno provato di tutto, perfino il termine filosofico "gimnosofia", come gli antichi gimnosofisti (v. sopra), usato in Francia nel 1926 sulla rivista "Vivre d'Abord" da Marcel Kienné de Mongeot, fondatore del movimento nudista francese, per denotare un nudismo sapiente, dotato di una sua filosofia di vita. Ma la pratica nudista di ogni giorno dimostra, al contrario, che altro che filosofia: è proprio la cultura, compresa la Storia del Naturismo (basta leggere l’orribile voce su Wikipedia e sui loro siti web!) ad essere del tutto assente dai club nudisti (oggi definiti per pudore “naturisti”).
Non voglio dare la croce addosso agli amici nudisti organizzatori, però, qualche conferenza per i soci, un bel sito web di approfondimento culturale, o qualche articolo con nomi e termini giusti, e la vera storia del Naturismo, di cui il nudismo è solo un aspetto, bellissimo e entusiasmante, ma solo un aspetto, potrebbero farla. Anziché i soliti articoletti da dopolavoro ferroviario sul torneo di petanque (bocce).
Servono pedagogia e didattica. Intanto, perché, per chiarezza scientifica e onestà laica, non recuperare i bellissimi nomi "nudismo" e "nudista" come già si sta facendo in America e Australia (guarda caso, dove la dittatura francese non arriva)? L'ho già scritto nella "Guida al Nudo" del 1980: mentre siamo nudi in una spiaggia noi non siamo naturisti, ma solo nudisti. Non vi basta? Per essere naturisti ci vuole ben altro, state sicuri, ché di queste cose sono esperto. E allora? Ci vergognamo delle parole, abbiamo bisogno di "foglie di fico" lessicali non potendo usare quelle vere, oppure temiamo chissà quali ritorsioni da parte della lobby franco-tedesca?
Resta, comunque, il fatto scandaloso che un club privato, l'INF-FNI, in cui non credo proprio che siedano scienziati e storici, si permetta nel proprio statuto di definire che cosa sia il Naturismo, una dottrina ben più grande di loro, restringendo in modo ridicolo a piccola pratica di vacanza, senza il minimo approfondimento storico-culturale, con una definizione sbagliata che però conviene alla sua politica turistica, un antico, ampio e nobile concetto storico e scientifico.
Ecco perché nella prima inchiesta sul nudismo pubblicata in Italia (Nico Valerio, Repubblica 1978), che non so bene come riuscii a far accettare dalla Redazione, e che impose all’attenzione degli Italiani il fenomeno della nudità pubblica come un valore, il Nudismo era non solo ben distinto dal Naturismo, ma anche diviso al suo interno in almeno quattro tipi.
Ma, poi, in fin dei conti, che almeno fossero nudisti! La nudità è ormai un optional, più tollerata che praticata, specie dai giovani. Già nella "favolosa" Villata (Corsica) degli anni 80, che oggi tutti rimpiangono. Sarà pure stato un paradiso terrestre, però l'amico Philippe Cardin, allora presidente della Federazione dei nudisti francesi FFN, si lamentava con me che gli Adami e le Eve erano sempre più spesso vestiti. Già nel 1981. Gli risposi: eh, vedi che succede a dire che il naturismo è il nudismo, e quindi a far entrare chiunque voglia fare il bagno, per far soldi, senza aver prima educato, cioè spiegato ben bene in conferenze e festival, magari con una "campagna" d'informazione sui mass media e nelle scuole, che cosa è il Naturismo, in tutte le sue forme?
Ma il curioso è che perfino lui, a quattr’occhi, si dichiarava d'accordo con me, tanto da scrivere a proposito della mia "Guida al Nudo" su "Naturisme Informations", n.28: "Il n'existe pas en Europe d'ouvrages qui analysent de façon aussi complète le nudisme". Ma poi all'atto pratico neanche lui riusciva a staccarsi dalla mentalità vacanziera dominante fondata sulla gestione di spiagge, centri turistici e campeggi.
Fatto sta che oggi il business internazionale del finto "naturismo" è in aperto contrasto non solo col vero Naturismo, cioè con una coerente filosofia di vita “secondo Natura”, ma anche col semplice nudismo.
Il Nudismo, o FKK (Freie Korper Kultur, cultura del corpo libero), che tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 soprattutto artisti e intellettuali tedeschi ripresero dalla corporeità del Mondo classico e dalla nudità promiscua delle terme romane, estendendo a tutti la pratica già tollerata della nudità sociale nella sauna di gruppo, comune nei Paesi nordici così come lo era stata nell’antica Roma, e dalla terapia elioterapica prescritta dai medici contro la tubercolosi, fu una reazione di massa all’eccesso di vestitismo della società vittoriana e ai costumi tradizionali ossessivi e bigotti, non più confacenti né alla nuova borghesia liberale né agli strati operai e popolari, entrambi emersi come ceti attivi dalla rivoluzione industriale di fine 800.
L’origine del movimento nudista organizzato è in gran parte anche se non totalmente tedesca, come mostra questo documentario video, e si colora di tendenze riformatrici, liberal-socialiste, e perfino utopistiche e anarchiche. In quest’ultimo caso, il mito della “società ideale” secondo Natura non tiene conto che la società è nata in opposizione alla Natura. I giovani camminatori ed escursionisti selvaggi di Berlino, i Wandervogel (1896), sorta di movimento scout laico, avevano preso l’abitudine di bagnarsi nudi nei laghi e torrenti. Ma fu Heinrich Pudor (cognome davvero paradossale) che nel 1893, nella ipocrita Germania di Guglielmo II, aveva pubblicato il saggio rivoluzionario Nachtkultur, o “cultura del nudo”, teorizzando un vero e proprio “diritto alla nudità”. Con lui nasce il nudismo, cioè il movimento della nudità in pubblico. Secondo alcuni fu Fedor Fuchs ad aprire il primo centro nudista nei pressi di Berlino, ma i due primi grandi apostoli che insegnarono e diffusero con passione e competenza il “costume” e l’etica nudista furono Paul Zimmermann, che nel 1903 aprì ad Amburgo il primo club nudista, il "Freilichtpark" ("parco della libera luce"), e Richard Ungewitter (autore di libri come Nacktheit (Nudità, 1906), Nackt (Nudo, 1908), ecc.). Quest’ultimo sosteneva che la combinazione di movimento e benessere fisico (l'attuale fitness), la luce solare, i bagni di aria fresca e la pratica nudista, contribuiscono a migliorare di molto l’equilibrio fisico, psichico e morale dell’Uomo. E fu Adolf Koch a diffondere il nudismo organizzato dei campi facendolo diventare una sorta di sport di massa. Negli anni 20 erano così tanti i nudisti che si facevano concorrenza club liberali e club socialisti, per lo più intitolati giustamente, anziché al sole, alla luce (Lichtbund, associazione della luce). Prima che il Nazismo sciogliesse i club nudisti, il movimento nudista era ormai penetrato in tutta Europa e nel Nord America.
Perché questo rifiuto lessicale, che è una vera e propria auto-censura? Una scusa che lascia allibiti è che "nudista" sarebbe volgare (in Francia). Segno che loro hanno permesso che diventasse volgare, perché non sono più nudisti: si vergognano. Un'altra scusa inventata è che loro "non sono semplici nudisti". Bugia sfacciata, perché nessuno può capire le eventuali motivazioni ideali guardando un corpo nudo steso al sole. E' solo nudista. Ma, come già detto, ormai molti turisti nel nudo sono solo dei normali tessili. (basta vedere le squadre sportive di pallacanestro, pallavolo, talvolta perfino corsa e bocce organizzate dai club o dalle Federazioni nazionali: tutti vestiti). Solo il nuoto resiste nudo.
La verità, come sempre, è nella psicologia. E' che il termine corretto "nudista", a loro dire, non è gradito ai politici (da tener buoni per leggi favorevoli) e agli amministratori locali (per concessioni ), e a quelle masse turistiche su cui contano per rilanciarsi economicamente e chiedere finanziamenti agli Stati. Ecco come nasce "naturismo" al posto di "nudismo". Ma alla lunga è un trucco vano, perché il nudismo sedicente "naturista", ambiguo, privo di ideali e di valori chiari e comprensibili (dov'è la Natura in una distesa di bungalows, ombrelloni e tende?) è in crisi gravissima e sempre crescente, ed è ormai composto quasi solo da vecchi. Segno che le bugie non pagano.

Eppure, tutti i temi collegati erano ben presenti ai nudisti della vecchia scuola, non solo i citati Ungewitter e Zimmerman, ma anche il mitteleuropeo Ernesto Gorischegg, austriaco trapiantato a Trieste, testimone fin dalla gioventù di tutte le evoluzioni del Nudo-naturismo germanico, cioè europeo. Anch'egli persona semplice e gentile, come sono tutti i veri naturisti, e molto longevo. Mi onoravo di essere in corrispondenza con lui.
Nel 1980, quando scrivevo la Guida al Nudo, mi inviò i suoi articoli scritti nei lontani anni '20 e '30 sul pane nero, l'alimentazione sana e il "vitto crudo". Pensate, Gorischegg non era un medico naturista, e neanche un uomo di cultura, ma un normalissimo nudista FKK. Eppure propagandava sulle riviste non solo la bellezza della nudità, ma anche il pane integrale, l'alimentazione naturale e il crudismo, fin dal 1920 circa! Segno che allora anche i semplici nudisti ancora condividevano e conservavano parecchio dell'igienismo originario del Naturismo. Che differenza con i banali e ignoranti nudisti di oggi, che si sono fatti scippare tutta la cultura del Naturismo: l'alimentazione sana, la medicina naturale e l'ecologia, i suoi tre filoni fondamentali. In cambio si accontentano di affollati villaggi-vacanze. Si si può essere più ottusi?
. QUEL RIDICOLO, VERGOGNOSO PARADOSSO. E' davvero grave, perciò, anzi uno scandalo, che una parola tanto gloriosa e densa di significati come Naturismo sia usata oggi come "foglia di fico" da chi non solo è soltanto nudista ed ha perso la memoria storica e il legame col Naturismo, ma oltretutto si vergogna del nudismo stesso, tanto da censurare il termine. Una vera appropriazione indebita che ha finito per danneggiare in modo irrimediabile il termine Naturismo. Con la brutta conseguenza che oggi, in Italia, con l'eccezione mia e forse di altre 2-3 persone (tra cui l'amico Carlo Consiglio di Uni-Lazio e Lac, che non per caso si formò negli anni '70 nella mia Lega Naturista), vige il ridicolo, vergognoso, paradosso secondo cui nessun nudista è naturista e nessun naturista è nudista. E' per questo che nelle immagini sopra riportate ho scelto alcune testimonianze dell'uso corretto del termine. I nomi nella cultura nascondono, anzi sono tutto.
Infine, in coda, la definizione del più grande organizzatore nudo-naturista dell'Italia contemporanea, lo scomparso Giuseppe Ghirardelli, fondatore dell'Anita, mio caro amico:

"IL NATURISMO – contrapponeva Ghirardelli – è una filosofia di vita, un modo di pensare e di vivere sostanzialmente di contestazione all'attuale civiltà borghese e consumista [in questo prendeva da Elisée Réclus, NdR]; orientamento che caratterizza il singolo naturista quotidianamente in tutti i suoi atteggiamenti e bisogni della vita reale, quale cittadino vestito, e non solo d'estate, al mare o dove preferisce praticare il nudismo. Naturismo che le organizzazioni naturiste italiane più avanzate (tra cui anche l'Anita) realizzano non solo con l'assistenza agli aderenti per i loro periodi di svago, ma anche nella difesa della collettività con azioni contestatarie in favore di una civiltà alternativa, cioè ecologica, con altra alimentazione, altra medicina, altra agricoltura, appoggio alla difesa dell'ambiente, difesa della dignità umana (diritti civili) ed umanizzazione della convivenza. Quindi anche campeggio alternativo.
“IL NUDISMO, invece, – proseguiva Ghirardelli, fondatore dell’ANITA, negli anni Ottanta il maggiore club nudista in Italia – quale pratica preferita dai naturisti quando si trovano in ambiente naturale e favorevole, è una delle diverse pratiche naturiste, sicuramente la più appariscente, ma non la più importante. Nudismo che è da considerarsi anche atteggiamento alternativo a quello tradizionale, cioè un miglior modo di svago all'aria aperta, anche campeggiando in promiscuità di sesso, età e condizione sociale (…), anche una pratica piacevole, rilassante, disintossicante fisicamente e psichicamente".
(Giuseppe Ghirardelli, lettera privata, 13 aprile 1978, poi in Info Naturista, luglio-settembre 2000).
IMMAGINI
1. Ippocrate di Kos (460-377 aC), medico e igienista, a cui si attribuisce tradizionalmente la nascita della medicina "scientifica", ma anche del "naturismo" medico-alimentare, detto ippocratismo. Da cui "mecicina ippocratica", "zuppa d'Ippocrate" ecc.
JAZZ. Lennie Tristano Quintet (anni 50) in Subconscious Lee (7:17) al The Half Note, New York, un jazz club dall'ambiente colorito.Ossessivo l'assolo del grande pianista e stilista cool (di origini italiane). Lee Konitz (as) Warne Marsh (ts) Lennie Tristano (p) Sonny Dallas (b) Nick Stabulas (d). "Look Up & Live" TV broadcast, "The Half Note", NYC, June, 1964.
AGGIORNATO IL 14 NOVEMBRE 2021
Etichette: agricoltura biologica, alimentazione naturale, anticonsumismo, autosufficienza, ecologia, esercizio fisico, libri, medicine naturali, naturismo, nudismo, riforma della vita, salutismo, vegetarismo
28 Comments:
Bellissimo, ho trovato un sacco di cose che non immaginavo neanche, e ho cambiato idea su diversi concetti. Ottimo, lo metterò in memoria.
Ho finalmente capito la differenza tra nudismo e naturismo
Divertente "Girmi il Naturista". A sentire i nudisti di oggi, si tratterebbe d'un cuoco nudo che produce succhi di verdura? Hai ragione, sono proprio ridicoli a vergognarsi di essere nudisti e a definirsi "naturisti", tanto più che tu che sei del settore denunci che "nessuno" di loro è anche naturista. Gravissimo.
Mi piacerebbe sapere con quali argomenti rispondono i furbetti.
Certo, credevo che questi trucchi terminologici avvenissero solo nella politica italiana...
Complimenti per le copertine dei libri (mai visti) e per le foto dei primi terapeuti naturisti.
Quello in vestito bianco, però è morto a soli 45 anni. Non è una bella pubblicità per la sua arte medica.
Bravo, ho conosciuto il grande "Ghira" (l'ing. Ghirardelli)nei lontani anni 60. Di fatto fu lui a creare e diffondere il nudismo in Italia. La pensava più o meno come te (e come me). Infatti ricordo che ci parlava sempre di alimentazione "naturista"
e si batté tra i primi contro la caccia.
Tra l'altro ti ricordo che il nostro vecchio statuto ANITA citava (non so se lo riporta ancora) Lamberto Paoletti, altro nome dimenticato. Nel nudismo, è vero, era tiepido e ambiguo (ha ragione Gorischegg a lamentarsene), ma come visione "globale" del Naturismo era perfetto.
Grazie per aver ricordato queste profonde e strette interconnessioni a nome di tutti i naturisti italiani, nudisti compresi.
Caro Nico, è tutto vero quello che scrivi. Pensa che nella prossima cena sociale dell'UNI Lazio, associazione "naturista" pur da me presieduta (ma non posso organizzare tutto io), il 12 luglio prossimo, si potrà scegliere tra tre menu, uno a base di fritto (pessimo per la salute), uno a base di carne e uno a base di pesce! Eppure tutti i contenuti da te elencati per "naturismo" stanno nello statuto. Ciao. Carlo Consiglio
Carlo Consiglio, degnissimo presidente dell'UNI-Lazio (lo conosco dal 1975, dai tempi della fondazione della nostra Lega Naturista: è uno dei pochissimi naturisti completi in Italia), ha dato una testimonianza diretta dell'alienazione quotidiana in cui siamo costretti a vivere anche noi naturisti nei nostri stessi club. Divertente la scelta tra i tre menù. Ma d'altra parte, che può fare se gli altri soci non hanno questa coerenza e sensibilità?
Una rivelazione: l'ho copiato nei miei appunti. Grazie.
E io che pensavo di essere un perfetto naturista perché con mia moglie la domenica sulla spiaggia vicino Livorno prendo il sole integrale!
Dove si può trovare il tuo "Guida al Nudo"?
Scusa Nico, ma allora sarebbe davvero difficile essere e fare il naturista: tutti quei temi, così importanti, con soluzioni (immagino) che davvero ti cambiano la vita... Per esempio, è obbligatorio essere vegetariani?
Joseph, poni male il problema. Non c'è nessun obbligo. Il Naturismo è solo una visione globale che tende a risolvere tutto, per quanto possibile nella nostra vita cittadina, in modo più sano, semplice, naturale. Se uno è appassionato della cosa, s'intende. P.es, nell'alimentazione non è necessario (né basterebbe, d'altra parte) essere vegetariani. Molti naturisti un tempo erano vegetariani, ma la Storia del movimento dimostra che si ponevano tanti altri problemi più importanti del vegetarismo, come la completezza del cibo e la sua minima trasformazione. Anche per il v. (come per il nudismo), si può essere naturisti senza essere vegetariani.
In quanto al resto, nessun Verbo o dogma, ma una forte attenzione a tutte le soluzioni "secondo Natura", in tutto. E soprattutto secondo la natura dell'uomo. Per dirne una, andare il più possibile a piedi, fare esercizio ogni giorno, ridurre l'uso dell'auto, dell'ascensore e dello stare seduti allo stretto indispensabile, è già un'ottima scelta naturista.
Hai presente la raccolta differenziata dei rifiuti? E' già un tema naturista "socializzato", cioè è lo Stato a fare quello che dovrebbe fare ogni cittadino naturista: gettare via il meno possibile, riciclare, riutilizzare, usare il compost per il giardino i i vasi del terrazzo (o del davanzale).
Come vedi, molte soluzioni naturiste ce le imporrà qualche... legge dello Stato. A tal punto il Naturismo è in piccola parte già nella nostra società.
Hai ragione, del naturismo in senso globale non parla mai nessuno. Però vedo dall'elenco che tutti i temi sono noti al pubblico, tranne l'autosufficienza. Quindi manca soltanto il nome generale (ora attribuito abusivamente al solo nudismo, che a quanto pare è il meno "naturista" di tutti i temi...) e la consapevolezza che tutti siano collegati.
Sai che c'è, che nel frattempo ha avuto successo per conto suo l'ecologia (che vi ha espropriato di almeno 4 o 5 temi). E nessuno, neanche i giornalisti scientifici, sa che l'ecologia fa parte del movimento naturista.
Ho conosciuto personalmente Ghirardelli, personaggio assolutamente singolare, ed ho putoto conversare due volte con lui: leggendo quanto sopra, ho riconosciuto molti suoi concetti.
Mi tesserò ANITA nel 1980, ho restituito (Metaforicamente) la tessera con la sua firma alla fine del 2007. Troppa politica. Sono promotore di un gruppo spontaneo naturista, PcNat. Niente tessere ne regolamenti, solo buona educazione. Naturisti veri? Credo di no, almeno dopo quanto ho appena letto, però sono sicuro che, per lo meno a livello nazionale, siamo sicuramente il gruppo che ci si avvicina maggiormente. Digitando l'indirizzo www.pcnat.it si potrà accedere al mio personale pensiero sul nudismo/naturismo, ma anche a ciò che potremmo definirlo "il carattere del gruppo". C'è anche qualche pagina che racconta la nostra storia ed altri riempimenti che ritengo importanti, il tutto fatto artigianalmente si, ma con passione. Che dire... per il momento funziona ed è un'isola felice, ne da prova il nostro forum. PcNat
PcNat, ti capisco eccome quando dici "troppa politica". Però, siccome non si capisce bene il passaggio, spieghiamo a chi legge e non sa nulla di quei tempi, che non vuoi certamente riferirti a Ghirardelli, che era un idealista. La cosa più politica che gli ho visto fare era la raccolta delle firme contro la caccia, figurati!
Troppa politica oggi nei club nudisti italiani, che vogliono fare la corte ai politici per ottenere questo o quello.
Ne so qualcosa io che nel 1975 fondai la Lega Naturista, assolutamente indipendente, che non ha mai richiesto finché era in vita alcun riconoscimento a Ministeri o Governi. Auguri per il tuo forum e il tuo gruppo. Se mi spedisci una email ti metto nella mailing list. Poiché voglio fare una nuova edizione aggiornata della mia "Guida al Nudo", sto facendo la mappa del nudismo spontaneo in Italia e Paesi vicini.
Voi in che zona siete?
Sì, ho visto il sito, siete di Piacenza e frequentate il Trebbia. Bello andare per gole e torrenti. Anch'io cominciai così, imparando l'escursionismo nudista con l'ing. Claudio Ranieri, oggi scomparso.
Ciao Nico, benchè tutto quello che dici sia vero, ti ricordo che, a proposito di libertà e indipendenza, in Italia c'è una associazione che dal 2003 fa qualcosa di nuovo, recuperando l'antico. Ti prego però prima di esprimere giudizi di venire a vivere con noi nel primo (ed unico) ecovillaggio naturista italiano ed anche unica struttura/associativa nuova nata da 30 anni a questa parte, per almeno un paio di mesi. AssoNatura e il Villaggio del sole non sono giochi di parole o fraintendimenti terminologici, ma realtà; con tutte le grandi difficoltà che tu descrivi nel tuo testo per chi cerca di fare cultura, verso una massa di pecoroni-cittadini-consumisti-nudisti. Con simpatia.
Davide.
Fondamentale davvero questa monografia! I miei più vivi complimenti. Quasi tutto quello che dici e dimostri non lo sapevo. A tal punto (e hai ragionissima) c'è censura sulla cultura del naturismo. Grazie.
Complimenti, mi hai aperto un mondo. Ma com'è che sulle riviste di sedicente "naturismo", cioè solo nudismo, e per di più solo vacanziero, non c'è nulla di tutto questo? E' proprio una mistificazione terminologica. Hai ragione. I tempi moderni sono quelli che deformano e stravolgono i significati delle parole, secondo come fa comodo. Pensiamo solo a Mussolini e Berlusconi...
Davvero fondamentale. Altro che wikipedia che ha una voce che fa schifo!
Ma scusa non ho capito se per essere davvero naturisti serve abbracciare tutti i temi o solo alcuni o la maggior parte. E quali sono i più importanti di cui proprio non si può fare a meno se ci si vuole considerare naturisti?
Jermin-Elisa, nessun fanatismo o integralismo, ma solo buonsenso. Quali sono i temi minimi che danno l'inpostazione GLOBALE tipica del Naturismo? Lo capiamo tutti: almeno la difesa della Natura (che già vuol dire 3 o 4 temi), cibo sano e vita quanto più possibile all'aria aperta. Ma sui temi si può discutere: l'importante che siano diversi, in modo da avere una visione coerente e globale. Certo non solo il cibo sano o il vegetarismo, non solo le medicine naturali, non solo gli animali, o tantomeno solo il nudismo.
Bel testo!
Il Luigi Rovetta che viene nominato era il nonno di mio marito. Mi ha fatto un certo effetto ritrovarlo qua.
Saluti a tutti dal figlio di "Ghira" (Pietro Ghirardelli)
Pietro, non scappare: ti cercavo. Del Ghira non ci sono foto sul web. Come se non fosse esistito. E' gravissimo. Vorrei onorare la sua memoria pubblicando qui e in un articolo a parte qualche bella sua foto a discreta definizione (anche in b/n). Al mio indirizzo: nico_valerio@tiscali.it
Grazie e a presto.
buongiorno è bello essere nudi e crudi io sono Stefano di Firenze vorrei fare questa esperienza in un campo di nudisti avere la dottoressa medico fisioterapista nudista per un periodo di tempo curarsi con la medicina naturista di Nico Valerio ragazze scrivetemi ho bisogno di affetto di compagnia e provare questa esperienza di vita con serietà gioia allegria dello stare assieme buona giornata naturiste/i.
CArino
Interessantissimo
Molto interessante e mi ha allargato l'orizzonte del naturalismo che per tante caratteristiche differisce dalnudismo. Io non ho ancora provato l'esperienza dello stare nudo in mezzo alla natura ma mi ispira molto l"idea di sentire la natura respirare sulla mia pelle. Grazie
Ehilà Nico, ti ho finalmente ritrovato.
Mi sono permesso di fare un articolo sul mio blog "Mondo Nudo" per rilanciare questo tuo, importantissimo documento e di inserire i link anche nel mio "Glossario nudo" sempre parte del mio detto blog.
Ciaoooooo
Emanuele
Quasi tutti i commenti sono di... nudisti, non di naturisti! :-) Questo dice tutto sulla censura dei media, ma soprattutto sull' ignoranza del largo pubblico conformista e addormentato della società di massa. Come ho studiato io, come ho ricercato io nei documenti culturali potevano farlo gli altri. Ma niente. Vero è che io ho avuto l'intuizioone già da adolescente, traducendo dal latino il De Rerum Natura di Lucrezio. Ebbi subito l'intuizione che tutto fosse collegato. Altro che banale nudismo vacanziero (un concetto da impiegati) ma piante, animali, cibo, medicina, igiene, modo di vivere ecc. Chi non difende gli alberi, p.es, non sarà mai un Naturista.
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