La mia Lega Naturista contesta lo Zoo, e la cosa non piace alla rivista femminile.
Roma, ottobre. «Domenica, se farà bel tempo, ti
porteremo allo zoo a vedere le scimmie e gli elefanti». Quante volte abbiamo
fatto questa promessa ai nostri figli? I genitori sono convinti tra l'altro
che una visita allo zoo sia non soltanto divertente, ma addirittura
necessaria, in quanto unico mezzo per permettere la conoscenza del mondo
animale.
Ma è poi veramente così? Lo zoo serve davvero? Per
l'ennesima volta questo problema si è posto, in termini precisi e immediati,
ai romani. Recentemente, infatti, dopo cinque settimane di chiusura per
lavori di ristrutturazione e restauro, lo zoo di Roma è stato riaperto al
pubblico. E al momento
della riapertura, com'era da aspettarsi, è subito risorta l'annosa polemica
sull'opportunità dell'esistenza degli «zoo lager». Davanti alle porte del
giardino zoologico, gli aderenti alla Lega Naturista esibivano cartelli di denuncia.
Ci ha detto Nico Valerio,
della Lega Naturista: «Siamo
contrari agli zoo per una infinità di ragioni. La prima: gli zoo mutano l' equilibrio
creato dalla natura tra gli esseri viventi. Faccio un esempio. Attorno a ogni
animale grosso si trovano, sempre, tanti animali piccoli con i quali, di
fatto, il primo stringe una mutua alleanza. Bene, se noi allontaniamo
l'animale grosso dal suo luogo naturale, anche gli animaletti piccoli spariscono,
modificando in qualche modo le abitudini di vita dell'animale grosso.
« Il "secondo punto" », prosegue Valerio, « per cui auspichiamo la
soppressione di questi orrendi recinti è che anche dal punto di vista
psicopedagogico lo zoo è completamente sbagliato. Non è educativo che i bambini imparino a
conoscere gli animali dietro le sbarre in quanto finiscono per considerare
giusta la violenza e la sopraffazione dell'uomo».
Fino a che punto ciò è vero?
Risponde il pedagogista Rovaglioli: « Per il bambino è
importante vedere gli animali da vicino, perché ai suoi occhi gli animali
diventano dei veri e propri simboli: il leone è la forza, la scimmia è l'astuzia,
il cervo è la timidezza e così via. Ma se è vero che questi simboli sono
stimoli necessari alla fantasia, è anche vero che, nel vederli chiusi in
gabbie, il bambino avverte l'esistenza di una separazione, acquisisce perciò
il fatto che gli uomini, per soddisfare il proprio piacere o il proprio
egoismo, possono dominare gli altri esseri viventi».
Ma se aboliamo le gabbie, nessun bambino (e nessun adulto)
potrà conoscere e vedere da vicino i cosiddetti animali feroci. E allora? «Si vedranno al cinema»,
è la drastica risposta della Lega.
Per tutti gli altri casi, la soluzione è quella dei parchi nazionali, dove
l'habitat dell'animale è completamente rispettato. Solo nel suo ambiente
naturale, infatti, l'animale conserva
il suo comportamento e le sue abitudini. Fra lo zoo tradizionale (tanti
animali, di ogni paese, in poco spazio) e il parco nazionale (pochi animali,
tutti nostrani, in tanto spazio) c'è una via di mezzo.
A proporla è Arturo Osio, membro del WWF (World Wildlife Fund): «Per migliorare questa
situazione» dice, «basta rendere le gabbie meno anguste, recintarle con delle
siepi, attaccarvi un cartello con su scritto le abitudini e le differenze di
ogni razza. In fondo a Basilea, Francoforte e Londra le cose vanno meglio,
anche se gli zoo continuano a esistere.
«Ma il problema dello zoo», spiega ancora Osio, «non è tutto
qui. Un discorso a sé meritano quelle organizzazioni che per rifornire gli
zoo comunali non si fanno scrupoli sia per quanto riguarda la cattura di
queste povere bestie, sia per le condizioni in cui le spediscono sui mercati
europei. Catturano gli oranghi dando fuoco agli alberi, spediscono i falconi
cucendogli le palpebre, infilano i puma in
cassette da gatti. È un'orrenda speculazione che si può facilmente abolire: basta un continuo
scambio di animali, riprodotti in cattività, tra i vari giardini zoologici».
In queste condizioni uno zoo più «umano» è possibile?
Non ancora o, almeno. non subito: anche gli uomini devono imparare ad andare allo zoo. Dice infatti Sergio Spinelli, zoofilo e allevatore, consulente della Rai-TV: « La gente pensa che l'animale non ha sensibilità e perciò lo addita, lo deride, lo spaventa, quando non gli getta cibo pericoloso per la sua salute. E poi, comunque, tanta gente tutta insieme, come alla domenica, disturba la sua tranquillità. Lo zoo, insomma, per trasformarsi in un luogo "vivibile" per gli animali deve innanzi tutto insegnare agli uomini cosa sono realmente gli animali e di che cosa realmente hanno bisogno ».
Daniela Manasse
NOTE
(*) "Violenta"? E' chiaro che al settimanale femminile la nostra protesta non piaceva. Tutta la mia intervista fu tagliata, e rimase una frasetta ottusa, che non ricordo proprio di aver detto, che mi fa apparire una specie di talebano. Cosa impossibile. Difendevo gli animali, certo, e a quei tempi erano ristretti in recinti non a misura di vita animale. Ma non ero affatto un estremista. In realtà, ad Annabella lo zoo tradizionale piaceva: le mamme vi potevano portare i bambini. E poi quale "violenza"? Tre ragazzi assolutamente non-violenti che reggevano tre grandi cartelli, come allora si usava. Gli "uomini-sandwich" li avevano inventati sulle strade di Londra e New York proprio come alternativa alle proteste violente, con urla, amplificatori e slogan aggressivi. Ricordo che io stesso, preparando l'azione davanti al restaurato Zoo di Roma il 31 agosto 1976, la prima manifestazione della neonata LEGA NATURISTA [v. sul movimento del Naturismo l'unico articolo storicamente fondato] da me fondata pochi mesi prima, avevo avvertito debitamente la Questura e i Vigili Urbani, invitandoli a presenziare, assicurando che neanche i megafoni sarebbero stati usati, e che i tre manifestanti sarebbero rimasti fermi davanti all'ingresso di Villa Borghese. E così fu. Arrivarono anche i fotoreporter dei due più importanti quotidiani della città, Il Messaggero e il Tempo. Quelle rare e preziose foto le ho perse nella chiusura della editrice Tattilo negli anni 90: erano rimaste sui tavoli di lavoro perché avevamo appena pubblicato su Scienza 2000 un articolo rievocativo. Le sto cercando di nuovo. Ma ora mi è molto difficile contattare da privato i nuovi responsabili degli Archivi fotografici dei due quotidiani romani. Comunque, volete saperla tutta? Oggi rifarei tutte le mie battaglie di gioventù della Lega Naturista, dal I Referendum contro la Caccia all'Alimentazione naturale e integrale; ma forse, anzi, sicuramente, quella sulla chiusura degli Zoo non la rifarei, e proprio per le considerazioni del pedagogista Rovaglioli qui intervistato. Giù allora c'erano meravigliosi filmati a colori di National Geographic e BBC (altro che "li vedano al cinema!" come mi fa dire la giornalista prevenuta: erano comunque filmati costosi e non alla portata di tutti. Gli zoo, magari resi più selvaggi e ingranditi, li terrei. Con tutto che oggi ci sono meravigliosi video di animali selvatici per bambini e adulti, allora impensabili (pensiamo solo all'aggressività dell'ippopotamo... chi se l'immaginava? o alla velocità e agilità eccezionale del facocero, allora ritenuto un placido e perdente suino, fino all'invisibile gatto selvatico rivelato solo dalle foto-trappole di notte), visibili gratis a tutte le ore anche su YouTube. NICO VALERIO
3 Comments:
Salve,è la prima volta che commento in questo blog anche se lo seguo da dieci anni.Sono una studentessa di scienze amante della cultura e della natura.Le scrivo perchè è in atto tramite la digitalizzazione un attacco a queste ultime.Il green pass è un condizionamento per introdurre il credito sociale stile Cina.Vedo che sempre più le università che dovrebbero essere luogo di cultura sono diventate aziende,i giovani nati a inizio millennio vengono totalmente assorbiti dagli schermi che li fanno cadere in stato para ipnotico con danni irreversibili -come denuncia il libro " demenza digitale "del neuroscienziato Manfred Spitzer.Soggetti come Schlaube del WEF mi fanno paura .Mi fanno paura realtà come l human capital finance e il social impact investing e la gig economy.Sto cercando di fare del mio meglio per diffondere la cultura e per preservarla tenendomi lontana da tutta la follia dei digitalizzatori :)
Un saluto e complimenti per il blog :)
Mi scusi il refuso.. solo ora mi accorgo di aver scritto un nome sbagliato non mi riferivo a Schauble bensì a Klaus Schwab del WEF con le sue follie transumaniste.
Scusi...sono l'anonima dei post sopra spero di non tediarla se le mostro in un link un orribile pubblicità segnalata da un canale di un'attivista che da tempo seguo su youtube la quale lotta contro gamification e virtualizzazione-che consiglio vivamente di seguire :)-...che c' entra la protezione della natura con sta roba che manco le peggio distopie?Controllo sociale allo stato puro...
https://www.youtube.com/watch?v=3478zAOcEbU.
Mi scuso se l ho tediata ma spero che sempre più persone vedano i pericoli e i rischi di queste pseudotecnologie.
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