22 agosto 2021

La mia Lega Naturista contesta lo Zoo, e la cosa non piace alla rivista femminile.

GLI ZOO SERVONO, OPPURE SONO DEGLI INUTILI LAGER?

 "In occasione della riapertura dello zoo di Roma [il 31 agosto 1976], la Lega Naturista ha inscenato una violenta (*) manifestazione per chiedere, in tutta Italia, la chiusura dei «lager degli anima­li». «Anche per i bambini rappresentano un'immagine diseducativa». «Sono diventati solo un luogo di sopraffazione e di violenza». È vero? Sentiamo gli esperti"

 Daniela Manasse, Annabella n.42, 19 ottobre 1976 

Roma, ottobre. «Domenica, se farà bel tempo, ti porteremo allo zoo a vedere le scim­mie e gli elefanti». Quan­te volte abbiamo fatto que­sta promessa ai nostri fi­gli? I genitori sono con­vinti tra l'altro che una visita allo zoo sia non sol­tanto divertente, ma addi­rittura necessaria, in quanto unico mezzo per permettere la conoscenza del mondo animale.

Ma è poi veramente co­sì? Lo zoo serve davvero? Per l'ennesima volta questo problema si è po­sto, in termini precisi e immediati, ai romani. Re­centemente, infatti, dopo cinque settimane di chiu­sura per lavori di ristrut­turazione e restauro, lo zoo di Roma è stato ria­perto al pubblico. E al mo­mento della riapertura, com'era da aspettarsi, è subito risorta l'annosa po­lemica sull'opportunità dell'esistenza degli «zoo lager». Davanti alle porte del giardino zoologico, gli aderenti alla Lega Naturi­sta esibivano cartelli di de­nuncia.

Ci ha detto Nico Vale­rio, della Lega Naturista: «Siamo contrari agli zoo per una infinità di ragio­ni. La prima: gli zoo muta­no l' equilibrio creato dalla natura tra gli esseri viven­ti. Faccio un esempio. At­torno a ogni animale gros­so si trovano, sempre, tan­ti animali piccoli con i quali, di fatto, il primo stringe una mutua allean­za. Bene, se noi allonta­niamo l'animale grosso dal suo luogo naturale, anche gli animaletti piccoli spa­riscono, modificando in qualche modo le abitudi­ni di vita dell'animale grosso.

« Il "secondo punto" », prosegue Valerio, « per cui auspichiamo la soppressio­ne di questi orrendi recin­ti è che anche dal punto di vista psicopedagogico lo zoo è completamente sba­gliato. Non è educativo che i bambini imparino a conoscere gli animali die­tro le sbarre in quanto fi­niscono per considerare giusta la violenza e la sopraffazione dell'uomo».

Fino a che punto ciò è vero?

Risponde il pedagogista Rovaglioli: « Per il bambi­no è importante vedere gli animali da vicino, perché ai suoi occhi gli animali diventano dei veri e pro­pri simboli: il leone è la forza, la scimmia è l'astu­zia, il cervo è la timidez­za e così via. Ma se è ve­ro che questi simboli sono stimoli necessari alla fan­tasia, è anche vero che, nel vederli chiusi in gabbie, il bambino avverte l'esisten­za di una separazione, ac­quisisce perciò il fatto che gli uomini, per soddisfare il proprio piacere o il pro­prio egoismo, possono do­minare gli altri esseri vi­venti».

Ma se aboliamo le gab­bie, nessun bambino (e nessun adulto) potrà cono­scere e vedere da vicino i cosiddetti animali feroci. E allora? «Si vedranno al cinema», è la drastica ri­sposta della Lega. Per tutti gli altri casi, la so­luzione è quella dei par­chi nazionali, dove l'habi­tat dell'animale è comple­tamente rispettato. Solo nel suo ambiente natura­le, infatti, l'animale conser­va il suo comportamento e le sue abitudini. Fra lo zoo tradizionale (tanti anima­li, di ogni paese, in poco spazio) e il parco nazionale (pochi animali, tutti nostrani, in tanto spazio) c'è una via di mezzo.

A proporla è Arturo Osio, membro del WWF (World Wildlife Fund): «Per migliorare questa situazione» dice, «basta rendere le gabbie meno anguste, recintarle con delle siepi, attaccarvi un cartello con su scritto le a­bitudini e le differenze di ogni razza. In fondo a Ba­silea, Francoforte e Lon­dra le cose vanno meglio, anche se gli zoo continua­no a esistere.

«Ma il problema dello zoo», spiega ancora Osio, «non è tutto qui. Un di­scorso a sé meritano quel­le organizzazioni che per rifornire gli zoo comunali non si fanno scrupoli sia per quanto riguarda la cat­tura di queste povere be­stie, sia per le condizioni in cui le spediscono sui mercati europei. Cattura­no gli oranghi dando fuoco agli alberi, spediscono i falconi cucendogli le palpebre, infilano i puma in cassette da gatti. È un'or­renda speculazione che si può facilmente abolire: ba­sta un continuo scambio di animali, riprodotti in cattività, tra i vari giardi­ni zoologici».

In queste condizioni uno zoo più «umano» è possibile?

Non ancora o, almeno. non subito: anche gli uo­mini devono imparare ad andare allo zoo. Dice infat­ti Sergio Spinelli, zoofilo e allevatore, consulente del­la Rai-TV: « La gente pen­sa che l'animale non ha sensibilità e perciò lo addi­ta, lo deride, lo spaventa, quando non gli getta cibo pericoloso per la sua salu­te. E poi, comunque, tanta gente tutta insieme, come alla domenica, disturba la sua tranquillità. Lo zoo, insomma, per trasformar­si in un luogo "vivibile" per gli animali deve in­nanzi tutto insegnare agli uomini cosa sono realmen­te gli animali e di che co­sa realmente hanno biso­gno ».

Daniela Manasse


NOTE

(*) "Violenta"? E' chiaro che al settimanale femminile la nostra protesta non piaceva. Tutta la mia intervista fu tagliata, e rimase una frasetta ottusa, che non ricordo proprio di aver detto, che mi fa apparire una specie di talebano. Cosa impossibile. Difendevo gli animali, certo, e a quei tempi erano ristretti in recinti non a misura di vita animale. Ma non ero affatto un estremista. In realtà, ad Annabella lo zoo tradizionale piaceva: le mamme vi potevano portare i bambini. E poi quale "violenza"? Tre ragazzi assolutamente non-violenti che reggevano tre grandi cartelli, come allora si usava. Gli "uomini-sandwich" li avevano inventati sulle strade di Londra e New York proprio come alternativa alle proteste violente, con urla, amplificatori e slogan aggressivi. Ricordo che io stesso, preparando l'azione davanti al restaurato Zoo di Roma il 31 agosto 1976, la prima manifestazione della neonata LEGA NATURISTA [v. sul movimento del Naturismo l'unico articolo storicamente fondato] da me fondata pochi mesi prima, avevo avvertito debitamente la Questura e i Vigili Urbani, invitandoli a presenziare, assicurando che neanche i megafoni sarebbero stati usati, e che i tre manifestanti sarebbero rimasti fermi davanti all'ingresso di Villa Borghese. E così fu. Arrivarono anche i fotoreporter dei due più importanti quotidiani della città, Il Messaggero e il Tempo. Quelle rare e preziose foto le ho perse nella chiusura della editrice Tattilo negli anni 90: erano rimaste sui tavoli di lavoro perché avevamo appena pubblicato su Scienza 2000 un articolo rievocativo. Le sto cercando di nuovo. Ma ora mi è molto difficile contattare da privato i nuovi responsabili degli Archivi fotografici dei due quotidiani romani. Comunque, volete saperla tutta? Oggi rifarei tutte le mie battaglie di gioventù della Lega Naturista, dal I Referendum contro la Caccia all'Alimentazione naturale e integrale; ma forse, anzi, sicuramente, quella sulla chiusura degli Zoo non la rifarei, e proprio per le considerazioni del pedagogista Rovaglioli qui intervistato. Giù allora c'erano meravigliosi filmati a colori di National Geographic e BBC (altro che "li vedano al cinema!" come mi fa dire la giornalista prevenuta: erano comunque filmati costosi e non alla portata di tutti. Gli zoo, magari resi più selvaggi e ingranditi, li terrei. Con tutto che oggi ci sono meravigliosi video di animali selvatici per bambini e adulti, allora impensabili (pensiamo solo all'aggressività dell'ippopotamo... chi se l'immaginava? o alla velocità e agilità eccezionale del facocero, allora ritenuto un placido e perdente suino, fino all'invisibile gatto selvatico rivelato solo dalle foto-trappole di notte), visibili gratis a tutte le ore anche su YouTube. NICO VALERIO

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Salve,è la prima volta che commento in questo blog anche se lo seguo da dieci anni.Sono una studentessa di scienze amante della cultura e della natura.Le scrivo perchè è in atto tramite la digitalizzazione un attacco a queste ultime.Il green pass è un condizionamento per introdurre il credito sociale stile Cina.Vedo che sempre più le università che dovrebbero essere luogo di cultura sono diventate aziende,i giovani nati a inizio millennio vengono totalmente assorbiti dagli schermi che li fanno cadere in stato para ipnotico con danni irreversibili -come denuncia il libro " demenza digitale "del neuroscienziato Manfred Spitzer.Soggetti come Schlaube del WEF mi fanno paura .Mi fanno paura realtà come l human capital finance e il social impact investing e la gig economy.Sto cercando di fare del mio meglio per diffondere la cultura e per preservarla tenendomi lontana da tutta la follia dei digitalizzatori :)
Un saluto e complimenti per il blog :)

9 settembre 2021 alle ore 02:12  
Anonymous Anonimo said...

Mi scusi il refuso.. solo ora mi accorgo di aver scritto un nome sbagliato non mi riferivo a Schauble bensì a Klaus Schwab del WEF con le sue follie transumaniste.

9 settembre 2021 alle ore 02:41  
Anonymous Anonimo said...

Scusi...sono l'anonima dei post sopra spero di non tediarla se le mostro in un link un orribile pubblicità segnalata da un canale di un'attivista che da tempo seguo su youtube la quale lotta contro gamification e virtualizzazione-che consiglio vivamente di seguire :)-...che c' entra la protezione della natura con sta roba che manco le peggio distopie?Controllo sociale allo stato puro...
https://www.youtube.com/watch?v=3478zAOcEbU.
Mi scuso se l ho tediata ma spero che sempre più persone vedano i pericoli e i rischi di queste pseudotecnologie.

14 settembre 2021 alle ore 22:19  

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