TURISMO in Medio Oriente. Un viaggio avventuroso: il caso della sposa-bambina.
Non c’è bisogno di arrivare in
India. La piaga delle spose-bambine, come Lei sa, signor Giudice, imperversa
ormai anche nell’antica Mezzaluna Fertile e nei Paesi circostanti, oggi deserti
non solo di vere piante, ma anche di veri uomini. Sul confine con la Siria
càpito per caso senza mascherina in un lercio caffè della cittadina turca di
Ilioglou, dove peraltro, signor Giudice, giuro, nessuno aveva la mascherina, ma
la metà delle donne era già mascherata di suo (e però, come guardavano di
sottecchi i maschi occidentali, e come ancheggiavano improvvisamente sbattendo
a destra e sinistra i loro veli e scialli), e vengo avvicinato da alcuni loschi
bulli locali che appena vedono il mio tablet facendo finta di scherzare
(comincia sempre così, signor Giudice, anche la ‘ndrangheta da noi usa questo
sistema) mi minacciano di denuncia presso il locale ministro Speranza o a
scelta presso un pari grado del gen. Figliuolo, se non li aiuto a risollevare
le sorti del giornaletto-web cittadino, sempre meno finanziato da macellaio,
barbiere, droghiere, tappezziere, fornaio, calzolaio e mullah, e ormai morente
con 850 visualizzazioni al mese. Prometto di raddoppiare in un giorno la
diffusione dell’inguardabile sito, in cambio di un’altra fetta di halvà e di un
doppio yogurt di vera pecora, così enorme, solido e sapido di formaggio da
ricordarmi – altro che le femminee madeleinettes proustiane – il mitico virile
yaourti-ke-meli alle noci del fu caffè Britannia in piazza Omonia, nell’Atene
degli avventurosi anni 70, gli anni della libertà in cui tutto era possibile.
Gli chiedo di trasmettermi sul mio tablet il loro archivio di foto locali.
Sùbito attrae la mia attenzione una singolare e disarmonica donna-bambina
armata di un’enorme ascia più grande di lei, dall’inquietante espressione.
Decido di puntare su quello scoop. All’arrivo del dolcissimo stomachevole
caffè, ho già fatto:
“Promessa dal padre senza cuore a un
rozzo e anziano possidente dotato di ben 135 vacche, un primato nella poco
ubertosa valle del fiume Urish, Arina, giovanissima donna di 14 anni, appena
pubere, come poi attesterà la locale dottoressa del Pronto Soccorso della
confinante cittadina di Achtrash – probabilmente pagata, riferirono voci del
Mercato, dai parenti del ricco vaccaro – decide di improvvisarsi femminista
vendicatrice copiando per metà Giovanna d’Arco e per metà Santa Maria Goretti.
Pur irrimediabilmente negata a qualsiasi venustà, si traveste da patetica
“femme fatale” e fa in modo di incontrare con un tranello l’obeso e ributtante
allevatore, a cui recide di nette il pene facendolo morire dissanguato. Fuggita
dal quartiere del Mercato sul carro da fieno del cugino che invano la bramava
da anni e che così può soddisfare le sue voglie facendola sua sul fieno odoroso
di stabbio equino, la mancata sposa-bambina non può evitare di dare nell’occhio
una volta arrivata nell’arretrata e moralistica città rivale di Achtrash, dove
il cugino viene arrestato come sospetto terrorista e lei schedata come
prostituta è trascinata dalla Gendarmeria religiosa nel locale Ospedale dove
viene sottoposta a sterilizzazione coatta dopo essere stata ripetutamente
violentata dal personale sanitario, donne comprese. Consegnata alle Autorità di
Ilioglou che intanto la ricercavano per l’omicidio dell’influente allevatore, è
accompagnata da un certificato che attesta che si è concessa a tutti da
consenziente, e perciò non merita più la sola morte, ma anche una lunga e
irriferibile tortura pre-esecuzione. A meno che – si sa a che punto arriva la
disonestà umana, e specialmente nella poco ubertosa valle di Urish – qualche
potente locale non arrivi a salvarla da entrambe le pene, lei che un pene aveva
troncato di netto. E’ quello che vi sveleremo, cari lettori di Ilioglou Star,
nel prossimo articolo, ricco di sorprese incredibili, che apparirà solo dopo –
ne siamo sicuri – migliaia di visualizzazioni e centinaia di abbonamenti”.
Ma ora che sono in carcere, signor Giudice, devo rivelarle che lo scoop ebbe un successo clamoroso, quindi il mio lavoro lo feci bene e professionalmente. L’articolo fu letto da ben 17.653 persone, con un’impennata di abbonati-sostenitori che da 9 salirono a 330, andando a rimpinguare in una volta sola le casse del sito pagato dai maggiorenti locali di Ilioglou, uno dei quali, solo uno, era morto, è vero, ma tutti gli altri stavano benissimo, anzi, meglio di prima, signor Giudice, perché in virtù d’una millenaria tradizione furono “costretti”, così dissero, a spartirsi il patrimonio delle 135 vacche, più le due case del vecchio possidente, onde evitare secondo il quattordicesimo comandamento delle Tavole del 3500 a.C. incise in caratteri sumerici che nessuno più comprendeva salvo loro nove, fosse “disperso ai nemici il patrimonio della città”, reato equiparato al tradimento. Ma, signor Giudice, nulla mi fu detto dai bulli incontrati nel caffè, che ordirono l’inganno ai miei danni perché xenofobi, e che perciò sono gli unici veri colpevoli del disastroso errore. Che ne sapevo io, per di più straniero di passaggio, colpevole solo di possedere un tablet e ricattato perché senza mascherina, che la foto della bambina rappresentava nientemeno che la impeccabile e onoratissima figlia primogenita del riveritissimo e lodatissimo signor Podestà di Ilioglou, proprietario dei due caseifici e dell’unica manifattura di tappeti della città, nonché primo finanziatore del sito, ripresa da una compagna di giochi durante la mascherata rituale del Misfahrah di febbraio?
AGGIORNATO IL 6 MAGGIO 2021
4 Comments:
Geniale, caro. come sempre. Ma perché non pubblichi quel libretto di racconti folli scritto in Grecia, come mi dicevi anni fa?
Ciao, cara. Perché sono solo appunti-bozza scritti a mano di getto sotto il sole, che dovrei decifrare, correggere, trascrivere sul computer ecc. E poi erano troppo brevi, fulminanti. Sono sicuro che lontano da quei momenti ispirati se li allungo li rovino...
Che racconto curioso!
Fulminante, appunto... BRAVO
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