POESIA. Due secoli ha l’Infinito, eppure la lirica di Leopardi oggi è "popolare".
Ho appena ascoltato la lettura di Arnoldo Foà, indicatami come una delle migliori. Macché, nella prima parte fa anche lui delle pause arbitrarie che interrompono il fluire del discorso, cioè segue i versi anziché la punteggiatura e il senso delle frasi. No, bisogna capire i concetti mentre si legge. Eppure è semplice (tanto più che non si tratta di versi in rima): basterebbe seguire punti e virgole, come in una normale prosa.. Così la visione è più ampia, si allarga. Invece, seguire i versi (che sono posticci, è a verso libero) la restringe.
Ad ogni modo, la lirica “l'Infinito” di Leopardi dovrebbe avere ben due secoli di vita essendo stata composta verso il 1819. Strano, ci sembrava così moderna, attuale! Certo, dopo l’immediato favore ottocentesco, quando pochissimi erano in grado di leggere, gran parte del suo successo popolare è recente, dovuto alla società di massa, e favorito anche dalla sua geniale brevità.
In realtà secondo me molto ci sarebbe da dire e ipotizzare sull'intreccio in soli quindici versi, leggeri eppure pesanti, di diversi piani naturalistici, metaforici, simbolici, filosofici, che la critica ha già gravato con un apparato interpretativo in sedimentazioni successive capace di farli affondare.
Ma l’idillio (così lo definisce Leopardi), come certe pitture o composizioni musicali baciate da improvvise e dilaganti fortune, da Caravaggio a Van Gogh, da Beethoven a Coltrane (non che io voglia comparare tra loro questi esempi casuali) la vincerà sul suo immeritato pubblico che banalizza e rovina tutto quello che tocca, e anzi più guarda e ascolta, più rovina.
L'INFINITO
IMMAGINI. 1. Fotografia di Rodney Smith che mi permetto con goliardica iconoclastia di accostare, anche se l'autore non pensava certo al poeta di Recanati. Scherzo benevolo, appunto, leopardiano, perché Leopardi è il mio poeta italiano romantico (anche se lo preferisco come prosatore-filosofo). 2. Autografo dell’Infinito con correzioni e interessanti ripensamenti.
AGGIORNATO IL 29 MAGGIO 2019
4 Comments:
Ricordo ai tempi dell'enciclopedia Encarta, che c'era un audio molto particolare. Quando si parla dell' Infinito di Leopardi si tratta di un infinito che ha dentro di se l'esplosione di un ego particolare, per cui assume un tono poco lirico, ma va dall' idilliaco della pastorale di Beethoven verso il concerto per clarinetto del signor Mozart. Ma gli interpreti lo suonano come un Beehtoven rock, per due ordini di ragione. Uno, gli italiani amano la lirica, come da stereotipo, in parte e' vero riconosciamolo pure. Due 'sti fini dicitori, non ci pensano nemmeno a migliorarsi, e nessuno studia come uscire fuori dalla testa, come interpretare senza la loro componente viscerale di fondo.
Ad ogni modo sono orgoglioso che nella Biblioteca di Napoli sta un manoscritto del nostro, in cui mi sembra corregge uno due "errori". Soffro molto, non leopardianamente, che non posso communicare la bellezza di questo pezzo alle persone straniere. Ma del resto come nota il Nico, (scusx lo sfotto') se i dicitori professionisti, troppo amanti invero delle leguminacee, non riescono a interpretarlo, pensiamo invece alla maggior parte della gente che stroppiata dalla cultura scolastica da adulta non riesce a provar nel core il soave sollazzo di queste poche righe.
Fini dicitori ne parlano come se fosse un pezzo romantico, per cui lo caricano con talmente tanta di quella lirica, che il significato primigenio viene lanciato sugli spalti.I cliche' che ci vogliono drammatici, non mi fanno stupire che una tale scuola di pensiero si sia insidiata. E' un legno che ti porta che non e' dolce, ma leggero. Inizia idilliaco come la pastorale di Beethoven, e diventa il concerto per clarinetto di Mozart. I dicitori sono solo il principio, il problema senza soluzione sono i tanti adulti che scioccati dalla nostra cultura scolastica, non sentono il suono mistico e silenzioso di questo ego leopardiano che era cosi distrutto che quando si rilasso fece uscire una poesia che non si scriveva da 500 anni. Ben vengano le masse, invariabili nel tempo piu' del cibo mediterraneo. Un pane bianco, raffinato dal lirisimo di chi vede l'interpretazione del breve termine. Profitto del profitto che profotte, all'infinito .
Solo per scriverLe un complimento in generale per questo blog che ho appena scoperto.
E' molto bello, molto valido e con argomenti un po' diversi dai soliti,
quindi
Grazie
Anch'io ho cercato e cercato fra i maggiori professionisti qualcun* che sapesse "dire" questa meravigliosa poesia del Filosofo Giacomo Leopardi. Non trovato. d'accordissimo con Te, caro Nico. Tanto è vero che l'ho imparata [quasi] a memoria ed ogni tanto la recito, non malissimo devo ammettere...Sarà lo Spirito del Giacomo ad ispirarmi? Chi sa... La Clessidra. In piedi: scorre il tempo ed è il numero 8. Sdraiata: il tempo non scorre più ed è l'Infinito. Una tua quasi-collega Vegana, anzi Nazi-Vegana...
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