05 marzo 2018

CAPI mediocri. 5Stelle e Lega vincono anche per i tanti errori di Renzi e del PD.

Il Partito Democratico in Italia, dopo tante sconfitte, è finalmente entrato in crisi dopo l’ultima e più disastrosa nelle elezioni politiche del 4 marzo. Il ragazzotto di Rignano sull’Arno che ne è Segretario, l’unico ancora convinto della propria furbizia, ringrazi quanti hanno insistito per conservare alle elezioni italiane il sistema proporzionale e hanno detto ‘no’ nel Referendum al suo progetto di eliminare il Senato. Perché altrimenti, col solo maggioritario voluto dal PD e a suo tempo teorizzato ottusamente dai Radicali (proprio loro che da un sistema simile sarebbero stati penalizzati), i CinqueStelle "buoni a nulla e capaci di tutto" si sarebbero presa tutta l’Italia in un attimo.
      Renzi e i Democratici hanno irritato gli Italiani soprattutto col loro molle “buonismo” da Cattolici di sacrestia verso gli immigrati illegali, quelli che non fuggendo da guerre o persecuzioni non possono chiedere asilo politico, ma cercano soltanto migliori condizioni economiche. E non pochi di questi immigrati irregolari, per di più, hanno anche commesso reati o dato problemi di ordine pubblico. L’impressione è stata che il PD eseguisse pedissequamente gli inviti di papa Francesco, sovrapponendo agli interessi concreti degli Italiani l’etica universalistica del Cattolicesimo, a cui non interessa nulla della Nazione Italia e dell’economia italiana. Ma se fosse possibile, anche i poveri Italiani emigrerebbero in cerca di fortuna negli USA, Gran Bretagna o in altri Paesi. A queste centinaia di migliaia di immigrati asiatici e africani si sono dati – o almeno così è apparso agli elettori – più attenzioni, cure e soldi che ai milioni di cittadini italiani poveri. Insomma, quello che ha offeso profondamente e allontanato dal PD è stato questo insopportabile cinismo clericale della “buona azione di Stato”, una sorta di “fioretto di massa” in stile papa Leone XII, il fanatico cardinale della Genga.
      Inoltre, Renzi stesso non è adatto, non ha doti psicologiche per muoversi in Politica. Resta un velleitario e spesso patetico sindaco di provincia. L’ambizione non sorretta dall’intelligenza non basta, anzi è vistosamente controproducente. Si è reso odioso col suo continuo apparire in tv esibendo la parola sciolta da imbonitore e battutista (anche poco intelligente: la precedente esperienza negativa di Berlusconi non gli aveva detto niente?), col carattere prepotente, autoritario, di chi fa piazza pulita coram populo degli oppositori interni (con i quali è stato più duro – càpita sempre così a questi tipi – molto più duro, che con gli oppositori esterni, v. citazioni continue e inseguimento dei Grillini nella gara della demagogia). Ha stancato e innervosito i telespettatori con la sua sicumera esibita, con la pretesa – questa, sì, infantile – di essere considerato “giovane” a quarant’anni, con l’atteggiamento, perfino la camminata dondolante tipica del gradasso di paese copiata dai film western di terza visione delle sale parrocchiali degli anni Cinquanta.
      E ha concentrato su di sé l’antipatia congenita d’un intero Paese, i cui cittadini da molti secoli coltivano l’arte dell’antipatia e della simpatia preconcette come pochi al Mondo, e in base a questi sentimenti primordiali e infantili, come tutti gli immaturi, giudicano sia sul piano personale nella vita quotidiana, sia nel lavoro, sia in Politica. Specialmente al Sud. E questa concentrazione di antipatia politica ha cominciato a cristallizzarsi a partire da quel Referendum sbagliato, caduto sui cittadini inopinatamente, mentre ben altri erano i problemi che non le norme della Costituzione, le regole del gioco. Serviva per perdere tempo e “far vedere” qualche risultato, uno qualunque. Dopo la clamorosa sconfitta a quel Referendum, Renzi doveva dimettersi, abbandonare la Politica. Invece si è comportato da persona poco intelligente, caparbia e meschina. Fu l'inizio della fine.
      Certo, tutto questo parla da sé, ma solo per chi sa osservare e fare confronti, come appunto per la base media PD, nettamente superiore sul piano intellettuale e critico a quella, poniamo, dei Grillini, che sopporta dai suoi Capi e capetti, di molto inferiori a Renzi in tutto, questo e altro. Base PD e “liberals” sparsi che l’hanno giustamente punito. Infatti, tanti laici e liberali senza casa lo avevano votato in precedenza come un dignitoso e presentabile “male minore”..
      Ma ora, basta, un Capo di partito così inadeguato ha davvero passato il segno massimo della mancanza di autocritica. L'ennesima sconfitta segna la sua fine di leader e forse di politico, proprio mentre entra paradossalmente per la prima volta in Parlamento. L'uomo non è emendabile: in lui il carattere è prevalente sulla personalità: caso gravissimo in Politica. Nelle sue condizioni, in Politica, che non è solo una scienza, ma anche un’arte fondata sui rapporti interpersonali, sull’apparire, sulla psicologia sociale, finisce per contare più “com’è” il capo e il suo “cerchio magico” (v. Boschi, Lotti ecc.) delle loro eventuali “idee”. Vedi anche il parallelo caso umano e politico di D’Alema, ben superiore a Renzi in tutto per qualità, eppure cancellato, anche qui con una certa aberrante ma comprensibile “giustizia” elettorale popolare.
      Con questi atteggiamenti ed errori, con questa mancanza di intelligenza politica che gli ha impedito di cogliere in tempo il malessere dei cittadini, Renzi ha fatto crescere l’astio, lo scontento e soprattutto il movimento che voleva radunare gli scontenti di tutte le risme, la Lega e i Grillini. Un errore analogo, ma meno grave perché non era al Governo, lo ha commesso Berlusconi.
      Furbizia, se non intelligenza politica, avrebbe voluto che modificasse in corsa l’ottuso programma buonista di quello che io chiamo ormai il “PD dei chierichetti” sull’Europa, tenera e accondiscendete sugli speculatori e severa, implacabile, sui cittadini; cosa che invece hanno capito perfino i socialdemocratici tedeschi. Perché, si sa, a certi politici conviene conservare più a lungo possibile uno spauracchio efficace da brandire, per intimorire e convincere gli avversari interni ed esterni.
      Ora che gli spauracchi Lega e 5Stelle dopo tanto minacciare hanno finalmente vinto, al PD, su cui grava non solo il peso di una Sinistra democratica ormai perdente, ma anche la responsabilità di una buona parte della democrazia in Italia, non resta che riscoprire la propria natura vera, che non è quella democristiana e cattolica, ma quella  laica e socialista. Con ciò favorendo indirettamente un circolo virtuoso di “ritorno alle idee” che potrebbe far rinascere per analogia anche aggregazioni autenticamente liberali e non solo caricaturalmente "liberiste". Altro che accordi coi 5Stelle. Chissà, forse proprio dall’opposizione più che dal Governo, i democratici italiani potranno ritrovare se stessi.

AGGIORNATO AL 4 LUGLIO 2018