Per la scuola ippocratica o naturista classica, che si ispira a Ippocrate, padre della medicina scientifica, ma in realtà sintetizza tutta la millenaria cultura botanica-medica di Romani e Greci, la lattuga (
Lactuca sp.), in tutte le sue specie e varietà, è certamente molto più interessante per le doti curative che nutritive.
È bene precisare subito che la specie
Lactuca sativa, cioè
coltivata, presente sulle tavole moderne conserva solo in minima parte le
proprietà terapeutiche e in particolare analgesiche, ipnotiche e sedative delle
specie originarie.
Il suo
lactucarium o lattucario
(come il nome lattuga, deriva dal latino
lac-lactis = latte), linfa bianca lattiginosa o lattice che trasuda quando si rompe
un gambo o la base d’una foglia, è solo un ricordo di quello ben più potente e
amaro delle specie spontanee da cui è probabile, secondo la genetica, che sia
derivata, cioè
L. serriola, più che
L. virosa. Eppure conserva ancora effetti narcotici
analoghi all'oppio, seppur molto minori – puntualizza ancora nel primo Ottocento il dr. Pouchet – purché
la pianta sia giunta a piena maturazione in un Paese caldo. Non per caso
L. virosa (che, va sottolineato, è una pianta tossica, tanto che si contano tra i raccoglitori inesperti alcuni
avvelenamenti gravi ancora ai giorni nostri; mentre la tossicità di
L. serriola è molto minore e riservata alla pianta adulta in fiore) era stata denominata anche
L. papaveracea. Il lattucario, lasciato evaporare, è stato chiamato
“tridace” (da tridax, nome greco della
lattuga) dal dr. François e utilizzato nella medicina naturista, sia quella
popolare, sia quella colta fondata sulla “materia medica”, fino a tutto
l’Ottocento e oltre, almeno fino al 1911. Lo raccomandano numerosissimi medici
e farmacisti, tra cui il dr.Hopft.
Le indicazioni nella medicina popolare e
medica erano di antitussivo, sedativo, antalgico, debole anestetico, anti-afrodisiaco,
moderatore del transito intestinale, sudorifero, stimolante generale (a deboli
dosi), soporifero (a più forti dosi). Ma si ricorda che i Greci antichi
l’impiegavano perfino contro il morso dei serpenti (Pouchet).
La tradizione medica naturista è concorde: Ippocrate,
Dioscoride, Galeno, Celso, Oribasio attribuirono alla lattuga, o meglio al
genere
Lactuca – soprattutto alle specie spontanee – virtù analoghe all’oppio. L’analogia
dell’azione psicotropa del lattucario della lattuga, ben diverso dall’abituale
estratto acquoso di lattuga già presente nelle farmacie, con quella della
sostanza estratta da
Papaver somniferum appariva fondata, e perciò se ne approvava l’uso popolare tradizionale al posto del raro, costoso e pericoloso oppio. E' la tesi del chimico farmacologo H. Aubergier, attivo a metà
Ottocento, tra i maggiori valorizzatori e propagandisti del lattucario,
inventore di formulazioni per preparati da vendersi in farmacia, di cui parlano già importanti
riviste di medicina (p.es.
The Lancet 43, 31 dec 1842). Le sue osservazioni sono sintetizzate
(tradotte)
qui. Del resto, già il grande Dioscoride constatava che ai suoi
tempi si sofisticava addirittura l’oppio col lattucario seccato al sole (Pouchet), il che è
una prova, sia pure in negativo, che semplicisti, erboristi, medici e gli stessi
pazienti hanno sempre colto una qualche analogia tra i due rimedi pur così diversi.
L'uso, anzi, il mito, della lattuga curativa si perde nella
notte dei tempi. E' sacra alla tradizione ebraica e fa parte come
chazeret dei
merorim cioè delle cinque erbe amare da consumare durante la cena di
Pasqua o
Pesach. Ma per un altro motivo: perché di sapore amaro doveva
rammentare le mitiche amarezze subite dagli Ebrei in Egitto. Ma la lattuga oggi
coltivata non è amara,
ammette il Rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, rav Di Segni, sia pure a parer nostro per superare troppo facilmente
l’obiezione.
Però è amara la lattuga selvatica. E questo, anzi, è un ulteriore
duplice indizio che in tempi remoti sia la lattuga prescritta da Mosè agli
Ebrei fuggiti dall’Egitto, sia quella offerta nello stesso Egitto dal Faraone al
dio Min (se quest'ultima era davvero lattuga; v. oltre) dovevano essere lattughe amare, cioè selvatiche o da poco selezionate,
comunque ben diverse dall’odierna lattuga da tavola.
E poi un’altra stranezza intrigante: la banale lattuga nasconde un difficile rebus culturale
e farmacologico. Per gli antichi Egizi la lattuga era afrodisiaca. Almeno, così
interpretano gli archeologi la scena raffigurata nella pittura tombale di Tebe (v. immagine oltre) in cui un uomo o il Faraone stesso offre cespi affusolati di color verde al dio Min, sempre raffigurato
in stato di erezione (itifallico).
Com’è possibile? E’ una tesi aliena dalla nostra
cultura, contraria all'evidenza, non suffragata da nessun medico o erborista nella Storia occidentale degli ultimi 3000 anni. E
anche ammesso che fosse Lactuca, di qualsiasi varietà, anche selvatica, chi ci
assicura che, al contrario, non costituisse proprio il rimedio farmacologico ideale per il
patologico priapismo del Dio? Ma in realtà, chissà quale pianta era quella
raffigurata nella tomba! E’ probabile, sostiene Samorini, che quella
degli Egizi fosse o derivasse da un’altra specie, probabilmente L. serriola,
comune ancor oggi allo stato spontaneo, e che nei bassi consumi (fino a 1 g di
lattucario) prevalessero gli effetti sedativi e calmanti di sostanze presenti
nel lattucario come lattucina e lattupicrina; e invece nei consumi più elevati
(cioè a partire da 2-3 g) prevalessero gli effetti eccitanti, stimolanti e
allucinogeni indotti dall’alcaloide tropanico, presente non per caso anche in
Solanacee allucinogene come giusquiamo, mandragora e datura.
Ma, insistiamo, è una tesi doppiamente insostenibile. Intanto la
L. serriola non ha assolutamente forma affusolata. Come mostrano chiaramente le raffigurazioni sui sarcofaghi di Tebe (v,. in basso, due serie di immagini desunte dallo stesso
sito di Samorini), le piante estremamente stilizzate e affusolate non hanno niente a che fare con qualsiasi lattuga selvatica. Ed è davvero improbabile che nessuno dei grandi medici antichi, tutti anche naturalisti e botanici, che hanno sperimentato per secoli su migliaia di uomini le più diverse specie del genere
Lactuca, compresa ovviamente la comunissima
serriola, non si siano accorti di una reazione afrodisiaca: E poi, insistiamo, la pittura egizia mostra chiaramente un cespo a forma molto allungata, fusiforme. E non c'è bisogno di una laurea in botanica o archeologia per sapere che nessuna pianta di
Lactuca, tranne la lattuga coltivata della varietà oggi definita "romana", ma solo se è privata delle prime foglie, ha questa forma, sia pure stilizzata. E la lattuga romana è stata più che sperimentata: non è certo un afrodisiaco, anzi, è il suo contrario.
Infatti, Greci e Romani, e poi tutta la tradizione medica ippocratica
ed erboristica che ne seguirà fino ai nostri giorni, concordemente attribuiscono
alla lattuga un effetto anafrodisiaco, cioè deprimente la libido, il desiderio,
l’erezione, la sfera sessuale e perfino la fertilità.. Sarà poi col Cristianesimo contemplativo la pianta preferita
degli orti conventuali, la più adatta ai monaci votati alla castità. Ma già per
i pitagorici è "la pianta degli eunuchi" che rende gli uomini impotenti: “Coloro che più sono affezionati alla
lattuga, meno sono atti ai piaceri dell’amore”. Perciò Eubulo scrive: “Non
mettermi davanti sulla tavola la lattuga, o moglie, o la vergogna sarà tua”,
si legge nel
Deipnosophistes di Ateneo di Naucrati. Proprietà che diventerà
proverbiale e sarà fatta propria dalla medicina erboristica e naturista fino ai
nostri giorni. Infatti su questo
concordano già i vari sapienti ellenici riuniti a convito nell'opera di Ateneo.
Nella cultura erboristica tradizionale, infatti, la lattuga
fa parte dei “semi freddi minori”, così detti perché capaci di proprietà
“refrigeranti” degli umori, secondo la teoria ippocratica. In realtà il lattucario della specie coltivata ha solo un debole effetto calmante, che faceva
chiamare la lattuga comune “erba dei filosofi” dal medico Galeno, il quale più
banalmente aveva l’abitudine di mangiarla la sera per prendere sonno, come se si fosse trattato d'un sonnifero. « Proprietà che però sembrerebbe appartenere specialmente allo stato
adulto della pianta» – precisa Pouchet esperto di botanica – cioè vicina alla
fioritura.
«Ippocrate già utilizzava la lattuga nella pratica medica; Celso la prescriveva ai tisici, eppure i moderni la ignorano» lamenta Pouchet. Che
ci sorprende quando dice che per i medici romani all’occorrenza poteva
rivelarsi, e per ben altri mali, perfino un “rimedio eroico”, cioè drastico ed
energico. Drastica, la lattuga? Il che conferma che le moderne varietà
ingentilite e addolcite hanno ormai poco a che fare con le antiche. Infatti,
con una sua famosa dieta a base di lattuga di cui aveva scritto anche in un
libro di alimentazione terapeutica e ricette curative, il medico romano Antonio Musa aveva guarito l’imperatore
Adriano da una grave malattia (alcuni ritengono gastrica o epatica), come riporta
Plinio: «La lattuga salvò il divino Augusto durante una malattia grazie alla
saggezza del medico Musa; mentre il medico precedente, C.Emilio, per eccessivo
scrupolo l’aveva proibita» ( Plinio).
Poi più nulla: se ne perdono le tracce nella cultura medica e la lattuga è relegata per secoli alle ricette
ripetute per sentito dire dai semplicisti di villaggio. Finché l’americano dr.Cox, di Philadelphia, nel 1792 non rammenta ai
contemporanei che il succo del genere Lactuca, che chiama lattucario, agisce
come quello omonimo del papavero, e nel 1810 il medico scozzese dr.Duncan e ancora
molti altri dimostrano le proprietà calmanti dell’estratto di questa pianta e
le vantano con convinzione nella tisi, per calmare la tosse e i dolori.
Così ritorna di moda anche tra i medici moderni, ed è riutilizzata per tutto il secolo XIX con qualche pretese scientifica nei
disturbi più modesti e generici dove occorre un sedativo – ma non solo – al posto
dell’oppio, molto più potente ma rischioso. La "materia medica" dell’Ottocento prevede la Lactuca in varie altre malattie, curiosamente descritte ancora
all’antica, che potremmo definire sindromi ottocentesche, come “febbri biliose”
e “idropisia”, “infiammazioni catarrali” e “congestioni” (Pouchet).
Ma il primo problema
è la minima quantità di lattucario che si può ottenere dalle piante senza
che si alteri: si tratta di grammi o poche decine di grammi per volta. Per
primi, finalmente, i farmacisti Young di Edimburgo e Probart di Londra trovano
un metodo per raccogliere in grande quantità e concentrare il lattucario, rimettendolo
così in auge come medicamento pratico per tutti, dopo tanti secoli. Ma è il più pratico e
fortunato farmacista H.Aubergier che ne ha generalizzato l’impiego con una Memoria all’Accademia delle Scienze di Parigi nel novembre 1842,
dimostrando che un lattucario identico a quello di
L. sativa, ma enormemente più
abbondante, si poteva ricavare dall’imponente
L. quercina o
altissima. Il che
gli permette la produzione di centinaia di chili per volta, riportano i
testi dell'epoca (Guiber in Histoire ecc).
Ed è una rivoluzione nella storia della lattuga come farmaco. Anche il chimico italiano Piero Peretti analizza un succo di lattuga
evaporato alla ricerca del vero principio attivo; ma senza grandi risultati a
causa delle modeste conoscenze e tecnologie chimiche dell’epoca. Ad ogni modo isola
una gomma-resina (senza la quale il liquido cessa di essere amaro) che ritiene
il vero composto attivo. Fatta sperimentare da un medico, questa sostanza conferma
la proprietà narcotica.
Si sperimentano con un certo successo sui malati
vari estratti e preparati, tra cui uno sciroppo al lattucario che avrà una certa fortuna, “efficace contro
la tosse della rosolia”, e anche granuli o pillole di lattucario essiccato, dopo
che si è riusciti a isolare una “materia amara cristallizzabile”. Questo “tridace”,
più concentrato e diverso dal normale succo acquoso di lattuga allora in
vendita in tutte le farmacie, come confermarono anche i francesi Caventou e specialmente il François nelle sue note del 1825 su Archives de
Médecine, «sembra essere sedativo, diminuire la rapidità della
circolazione, ed in conseguenza il calor naturale; da questo lato differisce
molto dall’oppio». Non dà stitichezza come l’oppio, anzi, favorisce come tonico
amaro le funzioni digestive. Utile per favorire il sonno, ridurre nervosismo,
tosse e dolori, senza dare effetti
narcotici, stupidità, costipazione, prurito e altri inconvenienti dei preparati
a base d’oppio (voce “Lattugario” in Lenormand et al, Nuovo Dizionario 1842).
Così il lattucario si consolida nella pratica medica d'ogni giorno, anche perché – riportano le relazioni mediche dell’epoca – agisce là
dove altri farmaci più potenti non arrivano, se non con gravi effetti
collaterali; p.es. calma l'eretismo nervoso e certe forme di eccitazione
sessuale involontaria con congestione degli organi sessuali. Per questo è usato
dai medici tra Ottocento e primo Novecento in pediatria e in ginecologia.
Lo Stato nel frattempo controlla e approva, anche perché
bisogna ridurre per alleggerire la bilancia dei pagamenti le enormi
importazioni di costosissimo oppio dall’Oriente. Una comunicazione del Prefetto
di La Meurthe nel giugno 1863 autorizza le farmacie a vendere tra i nuovi
farmaci anche il nuovo sciroppo del dr.Aubergier.(“Sirop de Lactucarium”). Ma a
leggerne la
formula allegata all’autorizzazione, scopriamo che per 1,50 g di
estratto alcolico di
lactucarium, che è davvero poca cosa, c’è anche una non piccola
quantità di estratto di oppio (0,75 g).
Il punto più alto della ricerca sulla lattuga terapeutica si
raggiunge nel Novecento inoltrato, quando nel
1911 il lactucarium è studiato in
modo approfondito, finalmente con tutti i crismi scientifici di una chimica
analitica nel frattempo progredita, dal Council of the Pharmaceutical Society
of Great Britain. Come mai allora? Perché a quel tempo era ormai matura nella
società, nei Governi e nella classe medica la risoluzione di vietare del tutto l’oppio
per uso voluttuario e terapeutico, tranne casi di dolori gravi (laudano ecc). Cosa
che avvenne nel 1915. Si scoprono e isolano così i due principi attivi del
lattucario: lactucerolo e lactucina.
Per altri particolari sui preperati a base di
lactucarium e
sul principio attivo lactucina, si veda il
volume del medico e naturalista
belga V.Guibert sui “nuovi farmaci” del suo tempo (Guibert 1860). Attualmente la
medicina non usa più lattuga, estratti di l. o lattucario in quanto tali,
ritenuti poco efficaci e difficili anche da titolare in percentuale; tuttavia alcune formulazioni ottenute da estratti,
infusi,
Lactuca sp. essiccata, grani, gomme e perfino uno sciroppo al
lattucario sono disponibili in erboristeria.
Negli ultimi anni, anzi, si sta assistendo al pullulare di siti internet, opuscoli, articoli e soprattutto preparati (tra i quali una riedizione del famoso sciroppo) a base dei principi attivi di
Lactuca e così il
lactucarium sembra rivivere una nuova giovinezza. Nel mondo giovanile sta diventando addirittura una "nuova" droga, percepita come "da sballo sano, naturale, senza rischi", tanto che l'Istituto Superiore di Sanità si è affrettato a compilare una bellissima e completa
scheda scientifica equiparando
Lactuca e derivati alle nuove "smart drugs" oggi in auge, mettendo in guardia da equivoci, illusioni e rischi. Ne raccomandiamo la lettura a giovani e vecchi, erboristi e medici. Non capita tutti i giorni che le cose antichissime tornino di moda, nel bene o nel male.
NICO VALERIO
http://nicovalerio.blogspot.it/search?q=lattuga+pouchet
RIFERIMENTI
ATENEO DI NAUCRATI, Deipnosophistes. Si veda, sia pure in una scansione automatica scorretta in formato txt: (Qui)
AUBERGIER MH. Recherce sur le lactucarium. Révue Scientifique et Industrielle, vol.XI, pp.98-110
BESHARAT et al. Wild lettuce (Lactuca virosa) toxicity. BMJ Case Rep. 2009; 2009: bcr06.2008.0134. (Qui)
CAVENTOU JB. Sur la Thridace, Révue Scientifique et Industrielle, 11, 278-280.
DOMENICI V. Lattuga, il viagra naturale degli Egizi, Corriere della Sera 2005. (Qui)
GUIBERT V. Histoire naturelle et médicale de nouveaux médicaments. Bruxelles 1860. (Qui).
LAITUE VIROSE (Qui)
LENORMAND et al. Nuovo Dizionario Universale, trad. it., tomo XXX, Venezia 1842, p.397-399.
PLINIO, Naturalis Historia, XIX, 38, 128
POUCHET F.A, medico e professore di storia naturale alla Sorbona nella prima metà dell’Ottocento, autore di un Traité élémentaire de Botanique appliquée, Paris 1836. La voce “Laitue [lattuga]. Lactuca” è nel tomo II, (Qui).
SAMORINI G. Il lattucario. (Qui); Il dio itifallico Min e la lattuga (Qui).
2 Comments:
Bellissimo saggio, complimenti! Tutti, tranne l'ISS, testi rari dell'Ottocento. Non sapevo nulla di questo argomento: mi si è aperto un mondo. Ciao!
Ancora oggi, alla riapertura del Museo Egizio di Torino, mi è toccato riascoltare un commentatore che ha ritirato fuori questa storia della "lattuga" offerta come afrodisiaco al dio itifallico, cioè sempre in erezione, anziché (se proprio è lattuga, ma dalla forma non sembra proprio), come rimedio contro l'eretismo, cioè come anafrodisiaco. Gli archeologi che non consultano i veri esperti delle discipline, ma credono di essere autosufficienti, compiono spesso degli errori. Mi viene da pensare all'ormai famoso ananas del mosaico romano antico (Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo), derubricato da qualche dottoressa in stile ipse dixit in "pigna", perché l'ananas non cresceva in Africa :-)
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