22 settembre 2008

CAPO D’ACQUA. Sorpresa per il sub: le trote nuotano nell’antico mulino

L’Italia è così: dietro ogni scoglio costiero, dietro ogni collina, dietro ogni monte c’è una sorpresa. Fino ad un’ora fa non sapevo neanche che esistesse il lago di Capo d’Acqua, anche se il toponimo è frequente nell’Italia centrale, e in genere si riferisce a qualche fosso con sorgente.
E’ un laghetto dalle acque così trasparenti e chiare che le foto dei sub danno piuttosto l’impressione di un paesaggio all’aria aperta, tutt’al più un po’ nebbioso. Il perché è subito spiegato: il poco noto lago di Capo d’Acqua, vicino a Capestrano (L’Aquila), immerso nel verde incontaminato del Parco del Gran Sasso e della Laga, è un lago recente, formato come riserva idrica per l’irrigazione dei terreni, e oggi utilizzato anche per produrre energia elettrica, e alimentato da più fonti di acqua sorgiva. Il che probabilmente crea una continua circolazione d’acqua che impedisce il formarsi della caratteristica e antipatica fanghiglia dei laghi di bassa quota.
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Per contrasto – consentitemi una parentesi – penso al bel lago di Martignano, vicino a Bracciano, 25 km circa da Roma nord, che negli anni 70 e 80 era il mio preferito per discreti bagni nudisti nelle tante calette di sabbia immerse nel verde della natura vergine, con la nostra Lega Naturista. Era pieno di alghe e piante acquatiche, e in profondità opaco per la fanghiglia sollevata dai nuotatori. Le sue acque, ricordo, si potevano bere, almeno al largo, prima che se ne interessassero gli ecologisti politici di professione.
Fatto sta che le folle di turisti motorizzati, che prima non c'erano perché era faticoso arrivarci zaino in spalla, le centinaia di auto attirate dal parcheggio gestito da una cooperativa ("tutti hanno diritto di godere la natura, non pochi privilegiati", dicevano i furbi, ignorando che la democrazia non c'entra, e l’impatto antropico è un problema di numeri), e tutte le altre iniziative della solita Legambiente, hanno fatto allargare le strade di campagna, e hanno portato tutti, anche i pigri, anche scolaresche svogliate e rumorose, anche casalinghe e pensionati che lasciano in terra una scia di bucce d'arancia, fazzoletti di carta e involucri di caramelle. "Comitive organizzate", ovviamente a caro prezzo, dai soliti club speculativi sorti come funghi con la scusa della Natura. Insomma, cani e porci.
Cani in coma diarroico che si trascinavano sulle rive del lago incontaminato a compiervi l’ultima, fatale, scarica, prima di morire, campeggiatori disseminanti urbi et orbi mollette, tiranti e mutande, bagnanti unti che affidavano alla sabbia il perenne ricordo del vuoto, inutile, contenitore oleico, lavatori ostinati di pentole con spugnette e detersivi, fanciulle shampiste in proprio, pisciatrici elusive schifiltose dell’attiguo bosco. Per non parlare delle vacche, defecatrici anarchice e ubique… Tutti questi animali distrussero il lago di Martignano, ora, ahimé, non più bevibile né "balneabile", come ammoniscono i cartelli dei burocrati diplomati alla Cepu.*
Ma per il laghetto di Capo d’Acqua non ci sono questi pericoli. Forse solo un eccesso di pesca selettiva che ha quasi eliminato la colonia fiorente di granchi di acqua dolce. Ora sono rimaste le magnifiche trote, e guai a chi le pesca, aggiungo.
Il lago me lo ha fatto conoscere con le sue foto l’amico Davide, informatico e sub, non nuovo a queste imprese (belli i suoi passaggi in grotta a Capo Palinuro). Pochi giorni fa il suo gruppo ha organizzato una immersione, con guida, e mi ha inviato il collegamento ad una piccola galleria di immagini da lui scattate in profondità, davvero un ambiente incredibile.
Come potete vedere perfino nella piccola immagine che riporto, si ha quasi l’impressione di essere non nelle oscure acque d’un lago, ma all’aperto, magari in montagna, in una giornata di leggera foschia.
Ah, dimenticavo, non fate sapere a Legambiente dove si trova…
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* Questo capoverso, che mi è venuto del tutto spontaneo, è scritto in uno stile che si rifà al mio scrittore preferito, il più grande prosatore del Novecento italiano, Carlo Emilio Gadda. Valga come omaggio al Genio dell'Ingegnere.

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IMMAGINI. In alto: i resti dell'antico mulino immerso nelle acque del lago, così come sono apparsi al sub (foto di Davide Amato), In basso: un panorama del lago con lo sfondo dei monti della Laga (internet)
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JAZZ. Ecco il cool jazz più tranquillo e popolare, quello che riuniva intere famiglie, dalla nonna ai nipoti. E che piaceva anche a chi… non amava il jazz. Dave Brubeck (piano), Paul Desmond (sax alto), Joe Morello (drums) e Gene Wright (bass) nel Tour del 25 anniversario del loro famoso e popolare quartetto nel lontano 1976 probabilmente alla Symphony Hall di Boston. Particolare drammatico: il sassofonista Desmond all’epoca era gravemente malato di cancro, ricorda oggi in un commento che gronda commozione e nostalgia un "ragazzo" del pubblico che allora aveva solo 17 anni. Il brano è il celebre Take Five, e dopo il tema iniziale ha un curioso intermezzo pianistico di sapore classico. Una concessione ai papà e ai nonni?

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16 settembre 2008

ENTOMOFAGIA. La pasta e la carne rincarano? E allora mangiate insetti.

Insetti su vassoio ristorante A noi vegetariani, questa alternativa non interessa minimamente, anzi fa doppiamente ribrezzo: già abbiamo i nostri problemi col rincaro di frutta, verdura e cereali. Ma se voi onnivori vi lamentate del prezzo della bistecca, se siete (o avete figli adolescenti) magrolini e insulsi, se comunque avete un aspetto penoso voi stessi, se siete obesi, se soffrite di carenze nutritive, soprattutto se volete dare una mano a ripulire la nostra beneamata Terra dai troppi parassiti, che aspettate?, sentite a me: datevi all’entomofagia. Insomma, mangiate regolarmente insetti.

Insetti mostruosi con salsa nel piatto in Cambogia "Che schifo"? E allora i gamberetti con le zampine croccanti, le viscide lumache, il formaggio "bruss" coi vermi bianchi che prima di finire nella bocca dei cosiddetti buongustai si muovono aggrovigliati nella morbida pasta dove vivono, mangiano e defecano?

Defecano? A proposito, chi glielo dice ai romani tradizionalisti e alle signore snob che a Testaccio chiedono con aria da cospiratori i famosi "rigatoni con la pajata", che i budellini dei vitelli concessi sottobanco dai furbi ristoratori (anni fa erano vietati, forse per la "mucca pazza") non devono essere né aperti né lavati, ma devono conservare tutto il loro nauseante contenuto, quel “chilo” che in parole povere è il precursore della cacca, se no non sarebbero giudicati "buoni" dagli esperti? Quindi, per favore, non fate gli schizzinosi.

mangiare-insetti-qFatto sta che se davvero l’uomo occidentale fosse razionale come dice, dovrebbe prendere in considerazione l'idea di mangiare insetti. Sono infatti ricchi di proteine e poveri di grassi: nutrono e non ingrassano. Inoltre sono digeribilissimi. Lo svizzero Comby ha scritto un intero libro sulla dieta a base di insetti, e mi ha convinto.

Ma sì, l’entomofagia è una dieta nutriente, proteica, sana ed ecologica. Insomma, una dieta ideale. Per gli altri, s’intende.

In molti Paesi gli insetti sono un'importante risorsa alimentare, un alimento facilmente reperibile, ad alto contenuto energetico e soprattutto con proteine di alta qualità. Tutti gli insetti usati nell’alimentazione sono selvatici, quindi senza traccia di sostanze chimiche da allevamento, ormoni e mangimi (come invece accade nella classica bistecca o nel pollo), sicuramente "naturali" perché che se ancor oggi milioni di uomini li mangiano, a maggior ragione è indubbio che anche l’uomo antico se ne sia nutrito. E gli esiti della specie umana sono sotto gli occhi di tutti.

Scorpione in padellaMa sarebbe soprattutto un comportamento alimentare altamente ecologico. Vista la sovrabbondanza di insetti, perfino fastidiosi e comunque dannosi alle coltivazioni (si ritiene che il danno procurato soltanto dalle cavallette sia di svariati milioni di euro), anziché spargere stupidamente pesticidi, perché non toglierne un po’ di mezzo per metterli sulla padella o al forno o sugli spiedini? Non faremmo altro che bene alle popolazioni povere e sottoalimentate non vegetariane, e potremmo ristabilire quella selezione e predazione che oggi è carente, per la rarefazione dei naturali predatori.

La moda del cibo etnicamente ed ecologicamente corretto si sta diffondendo ovunque in Europa, da Bruxelles (articolo di Marco Zatterin sulla Stampa) a Milano, dove si sono tenute cene sperimentali a base di insetti in un ristorante in cerca di pubblicità. Una di queste cene, però, con menù fisso a 30 euro, è stata posta sotto sequestro dai NAS dei Carabinieri. D’altra parte, mettetevi nelle loro divise, per loro giustamente gli insetti equivalgono a  cattiva igiene, e quando in una cucina di ristorante li trovano chiudono il ristorante, non lo premiano con quattro stelle. Comunque, a parte disavventure, inevitabili per gli “antesignani” di ogni campagna di sensibilizzazione, le pietanze a base di insetti sono ormai una tendenza, come dice Roberto Flore, che sia pure con molte resistenze da parte di ristoratori, gastronomi, leggi dell’Europa e NAS dei Carabinieri, sta faticosamente uscendo dalla prima fase, quella della provocazione.

E c’è chi assicura di aver trovato da Carrefour e Auchan, a Parigi, leccornie del genere. National Geographic riporta una piccola guida fotografica agli “Otto insetti buoni da mangiare”.

Insomma, avevo visto giusto nel lontano 1995, quando stimolato dal libro d’un originale svizzero scrissi un articolo non solo sulla cucina degli insetti, ma anche di animali insoliti e per noi stupidamente raccapriccianti (serpenti e altro), che nella redazione di Teknos, rivista di divulgazione scientifica, fece scalpore non certo tra i giornalisti, notoriamente cinici abituati a tutto, ma tra le segretarie. Una, ricordo, incaricata di scegliere le foto di insetti, maneggiava le foto, allora cartacee, prendendole con le punte di due dita e mal celando una visibile smorfia in volto, come se quegli insetti li avesse dovuti mangiare lei, in Redazione, per obbligo contrattuale, lì per lì….

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PERCHÉ NO?
ZUPPA DI GRILLI E
TARTINE DI UOVA DI MOSCA
Capricci della gente: l’anguilla sì e il serpente no? Come possono scandalizzarsi nel pensare di dover mangiare neri coleotteri, formiche rosse o lombrichi rosa i "civili" occidentali degustatori abituali di "vermi di formaggio", viscide chiocciole, nude rane, scivolose ostriche, mollicce uova di storioni, crostacei adunchi come granchi, gamberi e aragoste?
.NICO VALERIO, Teknos, maggio 1995
I popoli "civilizzati" che mangiano ostriche, vongole, chiocciole, gamberetti e rane, senza contare il "formaggio con i vermi", hanno diritto o no di rifiutare schifati cibi del tutto analoghi per contenuto proteico e probabilmente per gusto, come larve di farfalle, uova di mosche, termiti, grilli e cavallette? Se esistesse da qualche parte un tribunale del buon senso, i giudici risponderebbero di no. L'entomofagia, cioè l'alimentazione con gli insetti, molto praticata in Africa del centrosud, Asia, Australia e America Latina, viene invece stranamente rifiutata in Occidente. Eppure offre notevoli vantaggi nutrizionali e gastronomici.
In Sud Africa le larve delle farfalle saturnidi ("masonja") sono un piatto prelibato, tanto che un giornale economico, il South African Bureau of Standard, con la neutralità che si addice agli affari riporta compiaciuto che i locali mercati ne vendono ben 1.600 tonnellate l'anno. In Messico, dove pure molti italiani vorrebbero vivere, uno studio ha rivelato che sono usate in cucina ben 101 specie di insetti e i ristoranti più alla moda offrono tortillas con larve di farfalle esperidi e bruchi dell'agave. Una vera leccornia questi ultimi, tanto che si sta progettando di allevarli su larga scala. In Thailandia, Laos e Birmania, poi, il consumo di insetti è ancora piú diffuso. Nella provincia di Prachirnburi (Thailandia) un’invasione di incaute cavallette si è risolta in un'epica frittura (10 tonnellate in peso lordo, prima di aver tolto ali, testa e coda). I croccanti e squisiti snack fritti dal sapore di gamberetti – spiegano le locali guide gastronomiche – servono egregiamente per accompagnare in serate mondane aperitivi e alcolici.
Nel libro Delicieux insects: les proteines du futur, ricco di gustose ricette, lo svizzero Bruno Comby rivela che in peso secco il grillo offre 62g di proteine per 100g (secondo Nakagaki), la larva di ape 68,3g e 16,4g di grassi (Hocking e Matsamura), la termite 36 g di proteine e 44,4 g di grassi (Tihon). Larve di mosca, uova di formica e crisalidi di lepidotteri (farfalle) sono mangerecce. E sembrano quasi un nostro cibo elettivo "naturale".
La prova? Il nostro organismo assimila benissimo gli insetti, molto più della pasta, del riso o dei fagioli. Il loro coefficiente di utilizzazione digestiva, cioè il valore biologico delle proteine, è altissimo: dal 78 al 99 % (De Conconi, Defoliart). Proteine pregiate, dunque, come quelle di fagiano, aragosta e caviale, ha commentato con inusitato garbo il dietologo E. Djalma Vitali, che di solito ha da ridire su tutto. La FAO non è affatto contraria. E come potrebbe? Non si è sempre battuta per la conservazione. delle tradizioni alimentari locali? E tra le fonti di buone proteine, nel suo manuale Aminoacid content of foods (p. 120), in ordine alfabetico dopo Pork e prima di Sausages (salsiccia), non ha infilato il Rat (ratto) col 17 per cento di proteine di buona qualità (indice chimico: 70)? Senza contare, poi, che l'aumento del consumo di insetti, almeno nei Paesi poveri, ridurrebbe il grave deficit di proteine complete. Solo una categoria avrebbe tutto il diritto di non apprezzarli: i vegetariani.
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IMMAGINI. Ormai le immagini di insetti da gastronomie sono numerose, diversamente dai tempi in cui fu scritto l’articolo riportato della seconda parte: sushi, fritture, risotti, arrosti con grilli, scorpioni, cavallette, larve di mosca, vermi vari.
JAZZ. Il grande sassofonista e improvvisatore Eddie "Lockjaw" Davis in Ghost Of A Chance (4.49), meravigliosa ballad con lunghissimo e ispirato assolo. La musica è quella registrata su disco che conosciamo. L'autore del video, vero e proprio "Tributo a Eddie Davis", vi ha aggiunto qualche bella immagine fissa in bianco-nero.
AGGIORNATO IL 26 NOVEMBRE 2014

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13 settembre 2008

ORSI IN TRENTINO. E ora inseguono anche i poveri ciclisti, mamma mia!

Incontri ravvicinati con un terribile grizzly con gli unghioni ancora sporchi di sangue? Ma per favore… I trentini hanno buonsenso e sono naturalmente portati all’umorismo, e lo hanno mostrato anche in questa occasione. Hanno sommerso di battute sarcastiche, con commenti che sono la cosa più gustosa della vicenda, la poco credibile avventura raccontata al giornale.L’Adige  da un noto giovane ciclista sportivo locale, che a quanto pare deve essere un personaggio. Sembra che capitino tutte a lui, e che sempre avventurosamente se la cavi per il rotto della cuffia, come quella volta che una valanga lo trascinò giù per 200 metri. E lui, illeso. Stavolta l’ha scampata all’attacco d’un orso. Madonna!

Infatti, che un timido e crepuscolare orso europeo, braccato da turisti con macchina fotografica e cacciatori, abituato a fuggire l’uomo, si metta a inseguirne uno, sia pure per la solita curiosità di certi animali giovani, è cosa del tutto irreale.

Eppure, il giornalista locale, pur di fare il desiderato pezzo di colore, di fronte alla deposizione "ancora col fiatone" del ciclista narciso o con le traveggole, ha finto di cascarci. Poteva anche ricordare, però, le tante fughe degli orsi del Trentino, invisibili di giorno a chiunque, uccisi quando sconfinano all’estero (ricordate la tragica fine di "Bruno" stupidamente fucilato in Baviera?) o quando di notte incontrano qualche predatore bipede con doppietta.

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JAZZ. La Tv in Italia ai tempi in cui c'era ancora un minimo di cultura. Pensate, il jazz alle 21, in "prima serata" il sabato sera! E quello strano presentatore sembra, è proprio Renato Rascel! Siamo forse nei lontani anni '60, e il duopolio Rai-Mediaset, con l'eccesso di pubblicità e di indici di gradimento, era di là da venire. Suonano dal vivo per Rai-Uno, in bianco-nero, Gianni Basso ts, Oscar Valdambrini tp, Dino Piana tb, Phil Wood as, e poi ancora Azzolini b, De Biase dr ecc. Il brano è "Blue Generation" ed è stato registrato su un disco di vinile dalla Horo nel 1977, come ha ricordato nel commento sotto il filmato YouTube lo stesso titolare Aldo Sinesio (ha un alias evidente)...

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01 settembre 2008

VENERE. E' il simbolo dell’Italia: senza testa e senza pudore

Un’opera d’arte antica appartenente ad artisti romani, trovata tra le rovine d'una città romana in Africa, scoperta agli inizi del 900 da archeologi italiani. E portata in patria, ovviamente, come hanno fatto per secoli tutti gli archeologi inglesi, tedeschi, francesi ecc. Che altro si vuole per definirla italiana e inalienabile? Ma così non è stato.
Gli errori di politici e magistrati, l'acquiescenza di giornalisti e opinione pubblica, fanno sì che ora l’Italia per assecondare l’orgoglio nazionalistico del dittatore libico Gheddafi si debba privare della bellissima Venere di Cirene. Su questo si legga, tra i tanti giornali che ne hanno parlato col solito indisponente tono neutro, come se fosse la cosa più normale e naturale del mondo, la Repubblica. E questa passività (unica eccezione la benemerita associazione Italia Nostra) dei cittadini, degli uomini di cultura, è ancor peggio della spregiudicatezza cinica dei politici o del formalismo irritante dei magistrati italiani. Vuol dire non avere né orgoglio né dignità di Nazione. Proprio quello che poche settimane fa scriveva il sociologo Ilvo Diamanti sulla Repubblica: noi Italiani siamo spettatori passivi, non cittadini attivi e partecipi.
Ed è inutile consolarsi considerando che in fondo si tratta di una copia romana d'un originale andato perduto risalente al periodo ellenistico, probabilmente della scuola del grande scultore greco Prassitele. Gli Antichi le copie le facevano perfette davvero, tanto che la statua, giunta a noi senza testa, è stupenda. Italia Nostra si è più volte opposta, anche in giudizio, ma ha perduto i ricorsi. In fondo, se ci pensiamo bene, questa assurda donazione che impoverisce il patrimonio artistico italiano, è un’assurda "restituzione" ad un terreno geografico, visto che non esisteva alcuno Stato libico all’epoca del ritrovamento, e che comunque non c'era continuità giuridica con l'attuale dittatura.
E gli arabi, comunque, come i turchi col frontone del Partenone di Atene, non avrebbero saputo che farsene, di un’opera del genere. Per loro, "arte" sono le decorazioni non antropomorfe delle moschee, e il nudo è oltretutto vietato. Un’opera del genere è davvero fuori della loro cultura. Che cosa spiegheranno ai loro bambini i papà libici, quando questi gli chiederanno come mai mamme, zie e sorelle non sono seminude neanche in spiaggia d’estate, e invece quella signora di marmo viene esposta al museo sotto gli occhi – lo immaginiamo – volgarmente concupiscenti di tutti i visitatori maschi? Che coerenza, che logica hanno? Un’opera così non la meritano.
Del resto, a Gaza, in Palestina, c'è chi ha protestato contro una statua romana di Afrodite, peraltro castigata e vestita, perché scandalosa e contraria alla religione islamica.
E' una vergogna, comunque, che un capolavoro artistico sia non restituito, ma regalato, in cambio di qualche gallone di petrolio e della falsa promessa di ridurre il flusso di clandestini. Ce lo ricorderemo alle prossime elezioni: colpevoli sono stati sia il Governo di Centro-sinistra (Dini e PD in primis), sia, con maggior peso, l'attuale Governo di Centro-destra che ha concluso la squallida transazione dol dittatore. I cittadini amanti dell'arte e della cultura dovranno punire i responsabili di questo scempio che grida vendetta.
Ma la bellissima statua senza testa è proprio un simbolo dell’Italia di oggi. Un personale politico di quart’ordine e senza dignità, che non ama l’arte, la cultura, e quindi l’Italia. Perché non si può amare l’Italia se non si difende strenuamente, costi quel che costi, il suo patrimonio artistico, paesaggistico e naturale. E tra questi primati quello artistico è primo nel mondo, e ormai caratterizza l’immagine dell’Italia. Arte che fu scoperta e conservata da individui ben diversi da quelli che governano e amministrano Roma e le varie città italiane, dai municipi alla giustizia. Uomini irrazionali, senza testa, appunto. Che qualche psicologo, se li analizzasse, scoprirebbe affetti da un atteggiamento sottilmente autolesionistico e masochistico, forse anche anti-italiano.
E poiché siamo liberali, per correttezza laica super partes, il primo biasimo lo indirizziamo al liberale Urbani, che per curioso contrappasso vuole passare per "uomo di cultura", che tanto si è adoperato, incurante della vera tutela del patrimonio artistico, per la cessione della statua alla Libia e anche per la "dismissione" di testimonianze storiche non secondarie, come monumenti e fortezze, che avrebbero dovuto essere care ad un vero liberale, così com’erano care agli uomini del Risorgimento, fatti di ben altra pasta. Del resto, a parole, chiunque può definirsi "liberale": bisogna vedere in che senso… Ma le nostre critiche severe si indirizzano anche ai vari burocrati e dirigenti politici, al Governo Prodi e soprattutto a Berlusconi che ora ha perfezionato l’accordo col dittatore libico, e anche alla magistratura formalistica e troppo neutrale, come se non ci fossero interessi superiori che valicano cavilli e promesse di politicanti. Prendano esempio dal Governo degli Stati Uniti: non restituisce mai nulla, e non riconosce mai nessuno giudizio esterno, quando in gioco sono gli interessi dello Stato.
Perciò, la vergogna nella vergogna: stiamo regalando alla Libia il nostro vero simbolo, una statua senza testa e senza pudore...(*)
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(*) Per evitare equivoci e per non essere accusato di contraddizione, io super-nudista e autore dell'unico saggio completo sulla nudità in Italia (Guida al nudo, Sugarco 1980), preciso che in questo caso esiste una analogia solo simbolica, nominale, tra l'assenza di pudore corporale della bella Venere, che per me resta un elemento altamente positivo, e la spudoratezza morale della politica e della vita quotidiana in Italia, che denuncio da anni.
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JAZZ. Per assonanza con la Venere di Cirene, ecco un'altra Venere. Da YouTube è venuto fuori Venus de Milo, il celebre brano della cosiddetta "tuba band" di Miles Davis e Gil Evans che per convenzione segna l'inizio del cosiddetto periodo (e anche stile? ma su questo si può discutere: c'erano già stati vari precedenti) "Cool" del jazz. Non era disponibile nessuna ripresa cine-tv, ovviamente, e così chi ha realizzato questo finto audiovisivo ha puntato tutto sulla musica, limitandosi alle immagini fisse della copertina del celebre disco Birth of the Cool. Gustatevi l'impasto sonoro, i timbri curiosi, le armonie classicheggianti. L'intero disco, completato nel 1949, riflette le idee orchestrali di Gil Evans, anche se come co-arrangiatore di alcuni brani (tra questi mi pare di ricordare proprio Venus de Milo) si segnalò il giovane Gerry Mulligan.

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