CAPO D’ACQUA. Sorpresa per il sub: le trote nuotano nell’antico mulino
.jpg)
E’ un laghetto dalle acque così trasparenti e chiare che le foto dei sub danno piuttosto l’impressione di un paesaggio all’aria aperta, tutt’al più un po’ nebbioso. Il perché è subito spiegato: il poco noto lago di Capo d’Acqua, vicino a Capestrano (L’Aquila), immerso nel verde incontaminato del Parco del Gran Sasso e della Laga, è un lago recente, formato come riserva idrica per l’irrigazione dei terreni, e oggi utilizzato anche per produrre energia elettrica, e alimentato da più fonti di acqua sorgiva. Il che probabilmente crea una continua circolazione d’acqua che impedisce il formarsi della caratteristica e antipatica fanghiglia dei laghi di bassa quota.
.
Per contrasto – consentitemi una parentesi – penso al bel lago di Martignano, vicino a Bracciano, 25 km circa da Roma nord, che negli anni 70 e 80 era il mio preferito per discreti bagni nudisti nelle tante calette di sabbia immerse nel verde della natura vergine, con la nostra Lega Naturista. Era pieno di alghe e piante acquatiche, e in profondità opaco per la fanghiglia sollevata dai nuotatori. Le sue acque, ricordo, si potevano bere, almeno al largo, prima che se ne interessassero gli ecologisti politici di professione.
Fatto sta che le folle di turisti motorizzati, che prima non c'erano perché era faticoso arrivarci zaino in spalla, le centinaia di auto attirate dal parcheggio gestito da una cooperativa ("tutti hanno diritto di godere la natura, non pochi privilegiati", dicevano i furbi, ignorando che la democrazia non c'entra, e l’impatto antropico è un problema di numeri), e tutte le altre iniziative della solita Legambiente, hanno fatto allargare le strade di campagna, e hanno portato tutti, anche i pigri, anche scolaresche svogliate e rumorose, anche casalinghe e pensionati che lasciano in terra una scia di bucce d'arancia, fazzoletti di carta e involucri di caramelle. "Comitive organizzate", ovviamente a caro prezzo, dai soliti club speculativi sorti come funghi con la scusa della Natura. Insomma, cani e porci.
Cani in coma diarroico che si trascinavano sulle rive del lago incontaminato a compiervi l’ultima, fatale, scarica, prima di morire, campeggiatori disseminanti urbi et orbi mollette, tiranti e mutande, bagnanti unti che affidavano alla sabbia il perenne ricordo del vuoto, inutile, contenitore oleico, lavatori ostinati di pentole con spugnette e detersivi, fanciulle shampiste in proprio, pisciatrici elusive schifiltose dell’attiguo bosco. Per non parlare delle vacche, defecatrici anarchice e ubique… Tutti questi animali distrussero il lago di Martignano, ora, ahimé, non più bevibile né "balneabile", come ammoniscono i cartelli dei burocrati diplomati alla Cepu.*
.jpg)
Ma per il laghetto di Capo d’Acqua non ci sono questi pericoli. Forse solo un eccesso di pesca selettiva che ha quasi eliminato la colonia fiorente di granchi di acqua dolce. Ora sono rimaste le magnifiche trote, e guai a chi le pesca, aggiungo.
Il lago me lo ha fatto conoscere con le sue foto l’amico Davide, informatico e sub, non nuovo a queste imprese (belli i suoi passaggi in grotta a Capo Palinuro). Pochi giorni fa il suo gruppo ha organizzato una immersione, con guida, e mi ha inviato il collegamento ad una piccola galleria di immagini da lui scattate in profondità, davvero un ambiente incredibile.
Come potete vedere perfino nella piccola immagine che riporto, si ha quasi l’impressione di essere non nelle oscure acque d’un lago, ma all’aperto, magari in montagna, in una giornata di leggera foschia.
Ah, dimenticavo, non fate sapere a Legambiente dove si trova…
.
* Questo capoverso, che mi è venuto del tutto spontaneo, è scritto in uno stile che si rifà al mio scrittore preferito, il più grande prosatore del Novecento italiano, Carlo Emilio Gadda. Valga come omaggio al Genio dell'Ingegnere.
.
IMMAGINI. In alto: i resti dell'antico mulino immerso nelle acque del lago, così come sono apparsi al sub (foto di Davide Amato), In basso: un panorama del lago con lo sfondo dei monti della Laga (internet)
..
JAZZ. Ecco il cool jazz più tranquillo e popolare, quello che riuniva intere famiglie, dalla nonna ai nipoti. E che piaceva anche a chi… non amava il jazz. Dave Brubeck (piano), Paul Desmond (sax alto), Joe Morello (drums) e Gene Wright (bass) nel Tour del 25 anniversario del loro famoso e popolare quartetto nel lontano 1976 probabilmente alla Symphony Hall di Boston. Particolare drammatico: il sassofonista Desmond all’epoca era gravemente malato di cancro, ricorda oggi in un commento che gronda commozione e nostalgia un "ragazzo" del pubblico che allora aveva solo 17 anni. Il brano è il celebre Take Five, e dopo il tema iniziale ha un curioso intermezzo pianistico di sapore classico. Una concessione ai papà e ai nonni?
Etichette: acqua, animali, ecologisti, fotografia, jazz, laghi, natura, pesci, sub