ETICA e responsabilità. Se muove a pietà più la morte di un’orsa che d’un uomo.
«Ogni animale ha un preciso compito affidatogli da madre natura – ha scritto Laura Fasano, vice-direttrice del Giorno-Quotidiano – ovvero, garantire la vita, riprodursi, proteggere le creature fragili della propria specie. Dunque, anche gli orsi. Due zampate a un escursionista che si ripara dietro un albero per vedere i cuccioli dell’orsa, sono davvero poca cosa e non sono il sintomo della pericolosità di un plantigrado… Eppure in Trentino si è voluto rispondere emotivamente alle paure ataviche di una parte ignorante della popolazione, scatenando una caccia senza tregua e senza pietà nei confronti di Daniza e rinunciando a informare seriamente la gente e a farle capire che, soprattutto, si deve ricostruire un rapporto con la natura andato perduto. Provocatoriamente ci piacerebbe sapere quante persone sono state uccise da un orso negli ultimi 50 anni in Italia. Non troveremo caduti per mano di plantigradi. Eppure fin dall’inizio la vicenda è stata viziata da un approccio scorretto che rispondeva solo ad una logica di pancia indegna di un Paese civile».
AUTORITA’ INCOMPETENTI, ESPERTI NON ESPERTI. Il comportamento delle “Autorità competenti” (e mai questi nomi sono apparsi più inadatti) del Trentino, il Presidente della Provincia Ugo Rossi e l'assessore provinciale all'ambiente Michele Dallapiccola, è grave, non solo perché sbagliato, sbrigativo, ed esempio negativo per altre Amministrazioni, ma proprio perché degli incompetenti hanno deciso contro i pareri tecnici di esperti in materia come Corpo Forestale dello Stato (che aveva manifestato a tempo debito “forti dubbi” sulla cattura, e ora ha avviato un’inchiesta), naturalisti, zoologi, etologi, compresi gli esperti italiani e stranieri di orsi.
LE PROTESTE. Così, una marea inarrestabile di proteste si è levata in tutta Italia, in Europa e dappertutto nel Mondo già al momento della decisione della cattura dell’Orsa madre dei due cuccioli da parte degli amministratori della provincia di Trento. E ora, dopo la morte ampiamente “annunciata”, un’ondata di commozione e indignazione si è sparsa ovunque alla notizia della sua morte.
LA VIGNETTA SATIRICA. Fatto sta che su Facebook un sito di satira “intelligente” e umorismo impegnato (Kotiomkin) così provoca pensando di mordere le coscienze addormentate e conformistiche: «Sapevate che a Mosul la Jihad ha trucidato 400 ragazzi? Niente? Nessun ribrezzo?» E contrappone perfidamente: «La ridico così: sapevate che a Mosul la Jihad ha trucidato 400 orsetti trentini? Adesso?»
MA L’OBIEZIONE NON REGGE. Sembra una provocazione intelligente. Sembra. Ma è piuttosto qualunquistica. Lo posso dire, perché credo di essere tra i non molti che si indignano per ogni tipo di violenza e prepotenza (contro umani, animali e vegetali), però – come dico più avanti – non in modo ottuso, ma facendo le giuste distinzioni.
PERCHE’ GLI ANTI-ANIMALISTI SBAGLIANO? Per tanti motivi, che provo a elencare alla buona:
1. LA SENSIBILITA’ verso i viventi considerati dall'Uomo "inferiori" (piante e animali) è insieme rivelatrice ed educatrice della sensibilità verso i viventi considerati "superiori" (Umani). Fior di filosofi, ormai, e ben prima di Singer (già Seneca, tanto per fare un esempio), lo hanno accertato. E per vari motivi. Innanzitutto perché gli animali vanno difesi e tutelati in sé, per quello che sono e rappresentano, non certo in alternativa agli uomini. Perché sono, insieme con le piante, il nostro tramite con il mondo della Natura primigenia, l’ultimo. Ma poi anche perché l’amore per gli animali (e le piante) dimostra capacità e integrità morale da parte degli uomini migliori, capaci cioè di alti sentimenti. Poi per il carattere di esempio per i bambini e i giovani di un rapporto non-violento con gli altri viventi. Infine vuol dire che se una sensibilità esiste, questa si ripartisce ovunque. Infatti, è accertato che chi non s’indigna mai, anche per le cosiddette (a torto) “piccole” cause, come potrà indignarsi per una cosiddetta “grande” causa (ammesso e non concesso che ci possano essere differenze del genere)? Se un pittore non ha sulla tavolozza il colore rosso dell'indignazione o della protesta, come farà a usarlo quando dovrà protestare per qualunque violenza, anche su se stesso? Ecco perché è bello e nobile indignarsi per gli animali, esseri indifesi rispetto ai nostri evoluti mezzi di distruzione, mentre è ignobile non indignarsi mai per niente, come accade a quasi tutti gli uomini-massa. E perciò, comprendendo così tante motivazioni, davvero l’amore e la difesa degli animali, non solo come specie (conservazionismo scientifico), ma anche come individui (animalismo), diventa di per sé un grande obiettivo. Perfino quando si tratta di salvare un solo orso, un solo lupo, un solo animale, selvatico o domestico.
2. INVECE, un'altra contraddizione avrebbe dovuto rivelare la pagina qualunquistica di FB (ma il suo autore non sembra proprio arrivarci): occorre criticare semmai quegli animalisti che non sono coerenti nella vita quotidiana, cioè sono iper-sensibili verso gli animali, specie quelli “da compagnia”, ma poi sono inutilmente aggressivi e violenti proprio con gli umani, come parenti, amici, colleghi, estranei, se stessi (p.es. con diete strampalate ecc.), o addirittura con alcuni animali di serie B non meritevoli del medesimo amore (zanzare, mosche, api, vespe, topi, serpenti, scarafaggi, pipistrelli ecc.).
3. NON C’E’ equiparazione tra umani e animali sul piano delle responsabilità, perché gli animali non hanno colpe morali, quindi non sono giudicabili eticamente. E’ perciò anche stupido e infantile ucciderli se hanno aggredito qualche uomo. A differenza degli umani, che possono scatenare guerre, regimi dittatoriali, attentati, violenze d'ogni tipo, oppure masochisticamente attirare i violenti e stupidamente provocarli, agli animali non è possibile imputare nulla.
COSI’, a differenza degli animali, non tutti gli uomini che muoiono di morte violenta sono da compatire. Per esempio, la drammatica morte dei dittatori; l’uccisione del jiadista islamista, brigadista, rapinatore o mafioso in uno scontro a fuoco o in un attentato; la fine del ragazzotto che vuole vivere pericolosamente e si dà al teppismo o alla piccola criminalità sfidando la polizia e non fermandosi all'alt; perfino le violenze o la morte di una donna adulta che si è scelto come compagno un uomo violento seguendo un intuito o "istinto" che non può avere, anziché la ragione, possono richiedere poca o nessuna indignazione in confronto alla morte di un’umile orsa o di un lupo.
PERCHE’ quegli esseri umani avevano a disposizione una Ragione e un buonsenso che non hanno usato, perché hanno voluto vivere con la violenza o col rischio accanto. La morte – per così dire – l’hanno messa nel conto, “se la sono cercata”, mettendo oltretutto a repentaglio la vita di altri umani incolpevoli. Nulla di così aberrante possono “volere” gli animali, che fanno solo ciò che la Natura vuole che facciano. E l’uomo, se davvero è intelligente come dice, sa già in anticipo quale potrà essere il comportamento dell’animale selvatico, il cui primo compito è quello di difendere i figli piccoli. Come ha fatto, appunto, la orsa Daniza.
4. PER DI PIU’, gli eventi non sono mai in contrapposizione diretta e alternativa: i 400 poveri ragazzi vittime della jihad NON sono stati massacrati esattamente durante l’assassinio dell'orsa. I mass-media hanno avuto tutto l’agio di occuparsi diffusamente di entrambi gli episodi. E' quindi stato possibile a tutti, anche agli animalisti, provare e manifestare indignazione per entrambe le vittime, umane e animali.
5. ANZI, vista la criminalità di certi Umani e la naturale innocenza di tutti gli animali, mi piace ribaltare i termini della questione. All'opposto di Kotiompkin io dico: attenti, prima di esprimere troppa commozione, solidarietà e indignazione per la morte di un Umano a occhi chiusi. Prima occorrerebbe vedere se egli stesso non ha contribuito in modo determinante, con le sue scelte, al proprio destino, cioè se non ha “meritato” la propria fine. Il che, sia chiaro, non è proprio il caso dei poveri ragazzi irakeni vittime dei barbarici jiadhisti islamisti a Mosul.
6. IL PARAGONE UOMO-ORSO. L’orso è ormai un animale raro, che sta quasi per scomparire in Europa. Questa circostanza dovrebbe tacitare, spero, i tanti improvvisati pseudo-umanisti, in realtà ottusi, che comparano la morte di un animale – e di un animale selvatico, per di più, e di questa specie, poi – a quella di un uomo, come se si potesse fare un confronto 1 a 1 tra un animale e un individuo della specie Homo sapiens, dotato di un “io” consapevole, capace di scelte, ragionate o no, ma di cui si assume la responsabilità (insieme con tutti i rischi della vita umana). E’ sbagliato, perciò, fare i “moralisti” ipocriti e gli scandalizzati lamentando che non ci siano altrettanti cortei di protesta, p.es, quando un pedone viene investito da un’auto, o ammazzato in un regolamento di conti, o perché inseguito a ragione dalla polizia, o perché caduto in un attentato o in guerra (cosa non vera, oltretutto: questi cortei ci sono, eccome, e l’Italia è piena di monumenti ai Caduti).
Ma è imbarazzante che questa gente non capisca che non è possibile alcun paragone tra Uomo e animale sul piano ecologico, biologico, filosofico, psicologico: sono circostanze, soggetti, qualità, numeri, troppo diversi. Senza contare le tante “corresponsabilità” che sempre ha l’uomo, qualunque cosa gli capiti, corresponsabilità che non solo l’orso in via di sparizione, ma qualsiasi animale non ha, essendo “innocente” e “irresponsabile” per Natura. Naturale, perciò, che sia l’animale a dover essere protetto in particolar modo. Senza contare che l’abc della psicologia della comunicazione insegna che se un uomo viene catturato e ucciso la risonanza in certi casi è minima o perfino nulla. Una maggiore risposta emotiva sarebbe del resto impossibile, visto che gli uomini sono miliardi e muoiono in continuazione. Mentre se viene ucciso un leone o un lupo o un elefante o un orso, animali rari, la risonanza è massima. Di qui il diverso trattamento emotivo e mass-mediatico.
CONOSCERE E’ MEGLIO CHE UCCIDERE. NUOVE NORME PER LA CONVIVENZA UOMO-ORSO. L’orso (come il lupo, i cervidi, e perfino i cinghiali alloctoni importati dai cacciatori abusivamente) è ormai una realtà con cui dobbiamo convivere in un certo equilibrio, in un ambiente naturale come quello dell’Italia così ricco di specie vegetali – siamo i primi in Europa – ma di cui zoologi e naturalisti hanno lamentano per decenni la biodiversità animale, in particolare la “mancanza di medi e grandi predatori” al vertice della “catena trofica” (colpa dei troppi cacciatori in Italia e della loro ineducazione naturalistica), al fine di migliorare la stessa selezione naturale delle specie animali. L’analogia si attenua se consideriamo che l’orso è un animale vorace, sì, ma a differenza del lupo è onnivoro a prevalenza grani-frugivora, e solo di tanto in tanto anche carnivoro.
Comunque, come è stata migliorata (anche se c’è ancora da fare) la convivenza tra uomo e animali predatori carnivori piccoli e medi (lupo, volpe, donnola, lince, cani randagi di montagna ecc.), così bisogna migliorare la convivenza tra uomo e orso, specie nelle nuove zone di insediamento (Trentino-Friuli-Lombardia), e portarla almeno ai livelli – appena sufficienti o mediocri – del Parco d’Abruzzo e aree confinanti (Molise, Lazio). Come? Con semplici accorgimenti pratici, e soprattutto con l’educazione dei giovani e l’informazione minuziosa e costante della popolazione (scuole, conferenze, tv, giornali, enti naturalistici, club escursionistici, associazioni micologiche e cercatori di funghi, tabelle, mappe, dépliant con precise “norme di comportamento” nella Natura ecc.), dislocazione opportuna di alberi di meli e alveari, nuove norme tecniche per gli allevamenti, e ovviamente risarcimenti puntuali per le vittime (pecore, asini, vacche, puledri).
Se l’attuale generazione verrà rieducata alla migliore convivenza con l’orso (presenza ancora abituale in Italia fino a tutto il Seicento, come testimoniano i menù a base di bistecche di orso delle locande di posta: a Roma sopravvive l’antica Locanda dell’Orso), come è stata educata quella precedente a convivere con volpi, lupi, donnole e faine (ed era una povera civiltà agricola, per cui anche un agnello o una decina di galline erano un valore!), il “problema orso” si attenuerà fino a essere dimenticato. Dopotutto, Paesi civilissimi come gli Stati Uniti hanno trovato senza panico tra la popolazione il modo di convivere passabilmente e con bassi rischi medi perfino con grizzly, serpenti mortali e coccodrilli.
Basta conoscere, basta usare la normale prudenza, per prevenire e ridurre i rischi, il che vale per ogni attività umana (e una vita senza rischi non esiste). Per l’orso, infine – ci perdonino i puristi zoologi conservazionisti – qualche furbizia alimentare non guasta, come insegnano i bravi esperti del Parco d’Abruzzo. Si sa che è un ghiottone, attratto da formaggio, miele e frutta (soprattutto mele): possibile che i Trentini non lo sappiano? Che ci vuole a piantare meli e a “dimenticare” sapientemente queste leccornie sui rami bassi degli alberi nei valloni più segreti e meno antropizzati che frequenta? Per un pezzo di formaggio e un barattolo di miele intravisti attraverso le finestre un orso abruzzese è stato capaci di spaccare il vetro. E' successo in Abruzzo. Ma lì, dopo anni di incomprensione, proteste e panico ottuso tra la popolazione ignorante, finalmente l’orso è stato capito, e oggi altro che stereotipo dell’ “orso cattivo” delle favole, l’orso marsicano cade vittima solo per la bravata isolata e impotente d’un cacciatore ubriaco.
CONCLUSIONI. La vignetta satirica avrebbe potuto avere in altre occasioni, non ora, una sua logica: battere il conformismo, la mancanza di senso delle proporzioni, l'emotività contagiosa e gregaria, l’adesione a occhi chiusi a tutte le campagne di sensibilizzazione (internet, Facebook), soprattutto l’incoerenza di alcuni, solo alcuni, animalisti che da una parte vedono in modo infantile e umanizzante l’animale come un orsacchiotto-giocattolo, un innaturale peluche da coccolare, dall’altra – come tutti – schiacciano senza pietà la mosca e la zanzara, urlano se un pipistrello o un topo entra in camera, o un geco si arrampica sul muro del terrazzo, e chiamano i pompieri se un innocuo biacco – neanche una “pericolosissima” vipera – striscia in giardino. Vero, verissimo, lo abbiamo tante volte denunciato, apparendo per questo antipatici, anzi odiosi, che in Italia è la giusta ricompensa per l’onestà e la razionalità.
Però, tutto questo non c’entra niente con quello che è accaduto stavolta. Visto in sé, l'episodio dell'orsa Daniza, per la plateale inadeguatezza e insensibilità ottusa dei “provinciali amministratori della Provincia” di Trento, meritava eccome questo coro di sdegno, nient’affatto conformistico. Stavolta la gente ha fatto benissimo a protestare così. Anzi, è stato bello ed esaltante. Proprio perché l'orsa aveva non solo subìto ma anche fatto qualcosa (qualche unghiata ben assestata all'importuno che si nascondeva dietro un albero, chissà a quale scopo…). In fondo è stato come se miliardi di zanzare-tigre avessero punto dolorosamente tutti i politici della Casta. Alla gente è piaciuto, anche a quelli che hanno paura delle zanzare. Insomma, la gente ha capito. E le vittime di Mosul non c'entrano nulla. E infine la satira è infondata anche per un altro motivo: al contrario di quanto dice la vignetta satirica, tutti ci siamo scandalizzati e indignati per le stragi della criminale jihad islamica.
E allora, dov'è il problema? Non esiste. Solo fumo, insinuazione fantasiosa. Ecco perché la battuta satirica va definita per quello che è: pura provocazione cinica e qualunquista contro la sensibilità popolare.
IMMAGINI. 1-2. L’orsa Daniza con i suoi due cuccioli. E’ stata catturata e uccisa dall’anestetico il 10 settembre 2014. 3. La provocazione del sito Facebook.
JAZZ. I Got Rhythm, brano storico registrato in jam session all’Embassy Auditorium di Los Angeles nell'aprile del 1946 mette insieme musicisti dello swing con Parker e il nascente rivoluzionario be-bop (in realtà una evidente “evoluzione). I musicisti: Lester Young, tenor Sax, Charlie Parker, alto sax, Willie Smith, alto sax, Coleman Hawkins, tenor sax, Buck Clayton, trumpet, Irving Ashby. guitar, Kenny Kersey, piano, Billy Hadnott, bass, Buddy Rich, drums.