02 luglio 2008

NATURISMO. Storia del movimento che ha inventato la vita sana secondo Natura.


NATURISMO? CHE COSA VUOL DIRE, E COME E' NATO? 
Nella seconda metà dell’Ottocento in Europa e in tutti gli altri Paesi dell’Occidente con la modernizzazione, il libero scambio e l’industrializzazione (spesso a ritmi forzati per l'ingenuo entusiasmo di alcuni e le mire speculative di altri) stavano arrivando, dopo i secoli bui dell’autoritarismo, del clericalismo e della povertà, finalmente igiene, ricchezza, iniziative culturali ed economiche, progresso di idee e soprattutto libertà. Ma si videro subito (v. lo smog a Londra) anche i primi effetti disastrosi sulla vita degli uomini d'un mutamento così repentino e poco meditato: inquinamento delle città, malattie nuove, malessere psicologico, distruzione della Natura incontaminata, perdita di tradizioni alimentari e stili di vita millenari.
      Si verificò, perciò, un duplice fenomeno:
      1. Sul piano culturale e sociale, alcuni intellettuali, medici, scienziati, bohèmiens e la nascente opinione pubblica cominciano ad avere non solo una vaga nostalgia, ma anche la concreta consapevolezza d’un millenario equilibrio naturale perduto, con l'emergere di nuovi mali ambientali e malattie, e per reazione il bisogno di “tornare alla Natura”, se e dove possibile, in tutti i campi del vivere.
      Perché la Natura, sia esterna, come ambiente, sia interna all'Uomo, come corpo e psiche, può anche aiutare a prevenire, ridurre e perfino guarire le malattie, come aveva intuito Ippocrate, padre della medicina scientifica, che tra l'altro aveva intuito la stretta correlazione, positiva ma anche negativa, tra cibo e malattia.
       2. Sul piano scientifico matura tra gli studiosi naturalisti l’intuizione dell’interrelazione dei viventi tra loro e con l’ambiente naturale, cioè d’un rapporto stretto e complesso tra piante, animali (Uomo compreso) e terra. E’ l’ecologia (oikos = casa, ambiente; logos = studio), nuova branca della “storia naturale” teorizzata nel 1866 dal naturalista darwiniano tedesco Ernst Haeckel.
      Comincia a imporsi nella nascente società industriale e liberale, insomma, quello che già gli intellettuali greci e romani avevano intuito: la stretta dipendenza, anche biologica, dell’uomo dalla Natura.          
Reclus_elise giovane (foto Nadar 2.a metà 800)
      Negli stessi anni il geografo francese Élisée Réclus (1830-1905), grande personalità di intellettuale libertario e umanitario, versatile come pochi, si interessa di tutto. E’ uno dei primi appassionati e teorici di un Naturismo globale, modernissimo, già perfetto – ci sembra oggi – posto a fondamento di un’intera filosofia di vita, sorprendente anticipatore sia dell’ecologia scientifica, sia della tutela della Natura a partire dalla bellezza del paesaggiio.
      Il Naturismo "inventa" la Natura, e teorizza possibili regole di convivenza tra la civiltà e la naturalità dell'ambiente circostante, per la prima volta dando attuazione pratica alle intuizioni poetiche degli Antichi.
      Réclus è uno strenuo fautore della medicina naturista, cioè fondata sugli elementi naturali (difese del corpo umano e sostanze naturali) e della sana alimentazione naturale come gli Antichi (si definisce “légumiste”, cioè mangiatore di verdure), e accetta anche il vegetarismo.  Agli albori della "Riforma della vita" in tutti i suoi aspetti, che è il tema, anzi l'obiettivo fondamentale del Naturismo, fa sua – a metà Ottocento! – anche l'utopia della nuditàcome simbolico ritorno alla semplicità primigenia. E in questo senso parla di nudité, non certo di naturisme come i suoi connazionali pudichi e ipocriti di oggi. «Pour les hygiénistes – scrive – c’est une question jugée que celle de la nudité» (per gli igienisti, la nudità è una questione assodata). Nudità che dichiara più igienica e salutare del vestitismo Non c’è dubbio che la pelle riprende la sua vitalità quando è liberamente esposta all’aria, alla luce e agli agenti esterni. La traspirazione non è più impedita, le funzioni della pelle sono ristabilite. Questa diventa più leggera e resistente insieme, non impallidisce più come una pianta isolata privata della luce del giorno. Gli esperimenti fatti sugli animali hanno provato che quando la pelle è sottratta all’azione della luce, i globuli rossi diminuiscono, insieme all’emoglobina. Come dire che la vita diventa meno attiva e meno intensa». Ma la nudità è anche utile all’armonico sviluppo sociale, fisico e morale dell’uomo.
      Insomma, gli artifici e le costrizioni della “civiltà”, come anche l’eccesso di vestiti – conclude un modernissimo Reclus – sono tutti esempi che «i progressi della civiltà non sono necessariamente dei veri progressi, e che bisogna sottometterli al controllo della scienza» (Reclus É. La question des vêtements et de la nudité (in “L'Homme et la Terre”, Paris 1905-1908). 
      Come si vede, la scienza non viene negata, come fanno oggi certi ottusi ecologisti o naturisti che pare vogliano tornare all’oscurantismo del Medioevo, ma anzi è invocata come unica forma di conoscenza possibile, per dare forza con le sue antiche e nuove scoperte al recupero sia del corpo umano, sia della Natura.
      Si diffonde, così, tra gli intellettuali come Reclus, un movimento di alternativa culturale teso a contrastare gli “eccessi della civiltà industriale” e a ripristinare per quanto possibile una “vita secondo Natura”. Questa filosofia del “ritorno alla Natura” è il Naturismo (talvolta sostituito dal sinonimo “igienismo”, quando si parla dell’ igiene corporale e ambientale, specialmente negli spazi chiusi come case, scuole, uffici e fabbriche)).
Essai sur le Naturisme, M.Le Blond 1896 [Letteratura]      Il termine “Naturismo”, del resto, era già di moda. E’ già attestato in Francia negli anni 90 dell’Ottocento, nel senso proprio di pensiero o filosofia “secondo Natura”, negli ambiti più diversi, perfino in letteratura, come dimostra un “Saggio sul Naturismo” di Maurice Le Blond (Essai sur le Naturisme, Paris 1896, v. immagine a lato). Segno, quindi, che il termine Naturismo era già molto diffuso, e con significato inequivocabile, tanto che nel saggio si distingue tra “naturalisme” e “naturisme”.
      Fu naturale che la nuova tendenza comprendesse anche l’antico movimento che da secoli tendeva a riportare la medicina e il cibo, e dunque gran parte della vita quotidiana, alla Natura e all’uomo. In quegli anni la farmacia chimica faceva i suoi primi passi sperimentali, spesso devastanti, col metodo “per prove ed errori” (errori spesso disastrosi, che facevano morire insieme malato e malattia) mentre la pessima alimentazione dei nuovi ceti urbani, dimenticate le tradizioni contadine, creava già le prime malattie “da civilizzazione”. Riprese vigore, perciò, innanzitutto per una reazione di difesa, l’antichissima medicina e filosofia di vita dell’ ippocratismo, definita medicina naturista.
      Ippocratismo? Prendeva nome da Ippocrate, fondatore della medicina scientifica e ancor oggi nome-simbolo dei medici (“giuramento di Ippocrate”), ma nello stesso tempo divenuto per una tradizione plurisecolare anche il simbolo della medicina naturista o naturale, fatta di alimenti (“zuppa di Ippocrate”, pane integrale ecc.), di piante curative (i “semplici”, da cui il nome “semplicista” dato agli erboristi), dell’azione di aria, acqua, luce e terra, di igiene naturale, di vita sana, di unitarietà del corpo umano e di interrelazione tra tutti gli organi. Va ricordato che molti medici del passato – e la tendenza durò addirittura fino ai primi anni dopo la II Guerra Mondiale – erano e si definivano “ippocratici” anche nel secondo significato di “naturisti”, ovvero fautori della prevenzione, della  medicina e del “vitto” secondo Natura. Anziché intervenire con farmaci e veleni artificiali, preferivano prescrivere il “vivere bene” e, semmai, curare con mezzi blandi e naturali: il cibo, l’acqua, le piante, l’aria, la terra, il sole. Del resto, ancor oggi, sono migliaia i farmaci – dall’acido acetilsalicilico alla digossina, al tassolo – il cui principio attivo è stato ricavato da una pianta o da altra sostanza naturale.
      Le radici del Naturismo erano antichissime, come si è detto. Basti dire che in Italia il Naturismo era diffuso in tutta la civiltà etrusco-romana nei suoi due filoni:
      1. come igiene, prevenzione e medicina popolare, cioè vero e proprio ippocratismo (cfr. le prescrizioni di Catone il Vecchio a base di cavoli e altri alimenti, nel suo De Agri Cultura; ma anche l’uso igienico-terapeutico dell’idroterapia nelle Terme e del sole nella popolare apricatio o bagno di sole degli anziani, che oggi la scienza approva come unico mezzo efficace per sintetizzare vit. D e rafforzare le ossa);
      2.. come cultura generale, filosofia o utopia di vita, come si legge nel vero e proprio “manifesto” poetico naturista del De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro, dove si coglie una profonda nostalgia per l’epoca degli Antenati, diventata il Mito atavico della “Età dell’oro” (aurea aetas) di una vita secondo Natura, come Esiodo l’aveva dipinta nelle Opere e i Giorni (VIII sec. a.C.), quando gli esseri umani certamente vivevano in un Paradiso terrestre di Natura incontaminata, in cui cresceva spontaneamente ogni genere di pianta e di frutto, senza leggi, fatiche, miseria, malattie né guerre.
      L'antico ippocratismo ebbe poi momenti di ciclica espansione, come nel XVI e XVII secolo. Si pensi solo al salutista veneziano Alvise Corner (Luigi Cornaro) che nel 1558 pubblica un libro che sarà ristampato per secoli, il Discorso sulla vita sobria, eccentrica guida personale sul come mantenersi sani e vivere a lungo mangiando poco o pochissimo. E poi è da ricordare il medico e poeta toscano Francesco Redi, che nel Seicento prescriveva nei suoi Consulti medici un regime di vita sano e secondo Natura utilizzando “l’orto piuttosto che la bottega dello speziale”, dove nel frattempo accanto alle erbe avevano fatto la loro disastrosa comparsa sostanze chimiche mai usate prima come mercurio e bismuto.
      Su questa antica base della medicina naturista, molto praticata e accettata ovunque, nasceva e si espandeva tra Ottocento e Novecento il movimento della Lebensreform (“Riforma della vita”) o Naturismo, che promuoveva il “vivere sano secondo Natura” in ogni attività dell’uomo. Ma come mai sorgeva e si espandeva proprio in quel momento?
      Il Naturismo, filosofia, scienza e pratica del vivere secondo Natura, sorge nell’800 come reazione alle nuove abitudini artificiali e innaturali della vita cittadina e della civiltà moderna, dovute ai primi eccessi e ai primi disastrosi effetti collaterali dell’industrializzazione senza regole.
      Come movimento organizzato, tocca l’apice della diffusione in Germania nei primi decenni del Novecento (quando si intersecò anche col movimento giovanile dei Wandervogel), finché il nazismo di Hitler lo stroncò nell’associazionismo e nell’editoria, ma non nella pratica medica o nelle scelte individuali e private di vita. Si diffuse in tutte le sue branche, dalla medicina all’alimentazione, dalla vita all’aria aperta al vestiario, in tutta Europa, nel Nord-America e nei Paesi di lingua inglese e francese. Riprese poi nel Dopoguerra, anche se meno forte di prima, perché le dittature e le guerre diseducano le giovani generazioni a pensare in modo critico, e poi perché l’abbondanza di cibi e il benessere portato dalla modernizzazione impose modelli di vita più consumistici e dannosi.
      LA “RIFORMA” DELLA VITA. La Lebensreform (o Naturismo), cioè la filosofia e pratica del “vivere secondo Natura”, propugnava per l'uomo moderno una vera e propria trasformazione di quello che oggi i medici chiamano lo "stile di vita", sulla base della tutela della Natura in tutti i suoi aspetti, dalle piante agli animali,  la riforma dell’alimentazione col ripristino del cibo grezzo, integrale (cereali e legumi), sano e non-violento (forte era la corrente vegetariana), l’igiene, la salute, la prevenzione e le medicine naturali (con piante, cibo, sole, aria, acqua, terra), l’agricoltura naturale, la riforma e semplificazione del vestiario (fino al nudismo in una sua corrente estrema), l’esercizio fisico nella Natura, il vivere quanto più possibile all’aria aperta nella Natura selvaggia, l’autosufficienza, il far da sé, il rifiuto del consumismo, la lotta al tabacco e all’alcol, il rifiuto della violenza, la solidarietà e fratellanza. 
      Insomma, erano convinti che si potesse letteralmente riformare la società moderna industrializzata (“Zeit Reform”) proponendo e praticando il Naturismo in tutti i suoi aspetti.
Medicina naturista III Acqua e moto (Hermes anni 30)Oggi gli ambientalisti e gli "ecologisti" o Verdi (partito politico che   scoprono come cosa moderna e rivoluzionaria il risparmio energetico, il compost, il riciclaggio dei rifiuti, il mangiar sano, ecc. Benissimo, meglio tardi che mai. Ma mentre loro tendono a "buttarla in politica" e a trasformare queste pratiche tradizionali elementari e individuali naturiste in obblighi di legge, gli Antichi e ogni fattoria naturista (e in certi luoghi ogni famiglia) del primo Novecento le mettevano in pratica a livello individuale spontaneamente. Noi naturisti siamo sempre stati specialisti nel “non gettare via nulla”, nel ridurre al minimo i rifiuti già in casa propria. Anche perché a differenza di molti ambientalisti o ecologisti siamo per natura anti-consumisti e contrari alle mode. Altro che bicicletta elettrica o alimenti esotici! Eppure a tutt’oggi il tipico uomo della strada, e non solo a Napoli, Roma o Palermo, che magari può anche apprezzare i Verdi, queste regole non le conosce o non le mette in pratica. Loro sono e si sentono irresponsabili. La colpa è sempre degli altri, spesso degli avversari politici. E comunque, a tutto ciò che ai loro occhi meschini appare un po’ razionale, ordinato, quindi faticoso o sgradevole devono pensare "gli altri", “il Comune”, "lo Stato", magari con regole, divieti, leggi, penalità. Al contrario, il principio individualistico, attivistico, positivo e liberale di contare sulle proprie forze, l’autosufficienza, come anche il complementare principio solidaristico e sociale di dare una mano a chi, pur impegnandosi, non ce la fa, sono princìpi base dei naturisti. E non per caso il Naturismo è un movimento nordico.

MEDICINA, IGIENE, VITA E ALIMENTAZIONE SANA: IL NUCLEO DEL NATURISMO. L’alimentazione sana e naturale, l'igiene e la medicina naturale, oltre all’attenzione all’ambiente, sono storicamente i primi e fondamentali temi del Naturismo. Il Naturismo nasce in ambiente medico-igienista, perché deriva dagli antichi medici ippocratici, come movimento che si basa sulla ricerca della salute attraverso il cibo, l'igiene e lo “stile di vita”, come diremmo oggi.
      Ma è la NaturaCarton, Traité de Médecine,d'Alimentation et d'Higiène Naturistes 1931, esterna e interna, cioè l’ambiente circostante e anche la “natura dell’Uomo”, al centro del Naturismo. Dunque mangiare secondo Natura, curarsi secondo Natura, vivere secondo Natura. Nella consapevolezza che l’Uomo lo ha sempre fatto così, e perciò deve continuare a farlo, ora che l’industrialismo avanza. Ma è paradossale che il termine “Naturismo”, dopo millenni di pratica senza un nome, sia inventato proprio quando il vivere naturale è ormai entrato in crisi a causa della Rivoluzione industriale in Europa, cioè nel Settecento:
      "Le naturisme est la doctrine qui consiste à laisser agir la nature plutot que d'intervenir de manière artificielle" (Il Naturismo è la dottrina che consiste nel lasciare agire la Natura, piuttosto che intervenire in maniera artificiale), scrive il medico belga Dr Jean Baptiste Luc Planchon (1734-1781). Significativo anche il titolo del suo libro: "Le Naturisme, où la nature considérée dans les maladies et leur traitement conforme à la doctrine et à la pratique d'Hippocrate et ses sectateurs" (1778). E’ la prima fonte scritta del termine.
      Come si vede, il nome, oltreché il concetto, di “Naturismo” nasce da un medico, parla di Ippocrate, si occupa di salute. Niente nudismo. Lo seguirà pochi anni dopo il tedesco Christoph Wilhelm Hufeland, medico naturista del re di Prussia e di Goethe, che nel 1796 pubblica un libro sull’arte di vivere a lungo secondo natura con una alimentazione salutista e vegetariana ricca di cibi crudi, inventando il neologismo “Makrobiotik”, nel senso greco di “lunga vita.
      Seguendo Ippocrate, il Naturismo nasce anche e soprattutto come alimentazione naturista, nel senso di “sana secondo il Naturismo” o “tipica dei Naturisti”. E se oggi viene detta di preferenza alimentazione naturale, a partire dal mio Manuale omonimo del 1980, così intitolato per evitare gli equivoci di una parola che già all’epoca cominciava ad essere di significato incerto, ammetto che in gran parte è colpa mia, e mi cospargo il capo di cenere. 
      In compenso credo di essermi fatto perdonare dando un significato antropologico: naturale nel senso di “naturale per l’Uomo”, da tempi atavici, insomma “adatta all’Uomo”, “tipica della specie Uomo”. E così si collega bene all’origine del Naturismo. Nello stesso senso è intitolato alla “Alimentazione Naturale” e non “Naturista” anche il mio blog dedicato. E tra i simboli dell’alimentazione naturista o "naturale", la Lebensreform prevede il nutrirsi in modo semplice e con cibi non raffinati, il mangiare molta frutta e verdura, il preferire le crudità (v. il raw food vegan di oggi), il pane integrale anziché quello bianco raffinato, il miele o lo zucchero scuro di melassa al posto di quello bianco, l'uso quotidiano dei cereali integrali e dei legumi, il mangiare poca carne (o anche escluderla: molti naturisti delle origini sono vegetariani). Senza contare, poi, l’enfasi sulla abbondante colazione del mattino come pasto cardine della giornata, il famoso muesli, zuppa crudista di fiocchi di cereali e frutta, per decenni assurta addirittura  a simbolo caratteristico del Naturismo igienista, oggi raccomandato dalla Scienza. Insomma, tutte scelte oggi attualissime e indovinate, secondo gli studi e le prescrizioni di epidemiologi, cardiologi, oncologi, nutrizionisti e dietologi, che sono state non solo per millenni le usanze dell’Uomo antico, ma anche i simboli recenti del movimento del Naturismo.
      Altro che passatista e reazionario, a forza di guardare all’altro ieri, il Naturismo è stato un grande precursore dell’alimentazione scientifica di oggi, dell’igiene e dello stile di vita protettivo oggi proposto dalla Scienza. E la cultura italiana è stata in primo piano. In Italia, il siciliano Salaparuta per naturismo intendeva proprio il mangiar sano, come risulta dal titolo del suo famoso libro Cucina vegetariana e naturismo crudo (v. più avanti).
      Solo che in Italia, Francia e Spagna, per lo più a tradizione cattolica, quindi reazionaria e anti-liberale, l’alimentazione naturale e il Naturismo sono un ritorno alla "tradizione”. In Italia, addirittura, c’è chi vorrebbe dare ad intendere (“Slow food”) che coincidono col mantenimento dello stile di vita contadino e di quella astrazione mai esistita che gli Americani hanno chiamato “dieta mediterranea". Insomma, come se si trattasse di una reazione, d’un tornare indietro, ad un’epoca pre o anti-industriale, e per questo felice.
      Mentre è semmai la dieta povera degli Antichi, di tutti gli Antichi, “salutisti senza saperlo” e per necessità. Regime alimentare in Italia conservatosi più a lungo a causa della Natura più rigogliosa d'Europa (oltre la metà di tutte le specie botaniche europee sono in Italia) e dell’arretratezza industriale e sociale della Penisola. Mentre nei Paesi del Nord Europa, artefici della Riforma protestante, quindi culla del liberalismo, la Riforma della vita (Lebensreform o Naturismo) è stata vista come un progresso, in quanto presa di coscienza individuale e collettiva. Fatto sta che storicamente la riforma del cibo è alla base della Riforma della vita, e la riforma della vita altro non è che il Naturismo.
Battaglie Naturiste copertina libro (Ferrari 1939)      Perciò i naturisti – quelli veri, cioè completi – sono rispettati e anzi portati ad esempio dai medici: perché, partendo anch’essi da Ippocrate, sono arrivati molto prima dei medici moderni e della scienza moderna a capire quel “segreto della vita” che è la “vita sana secondo Natura”, a cominciare dal cibo e dalla medicina. Intendendo per “natura” la natura dell’Uomo.
      Ma cibo e medicina non bastano. Il Naturismo deve toccare tutti i suoi temi storici, cioè la “Riforma della vita” o Lebensreform nella sua completezza e circolarità, fino a diventare vera e propria riforma epocale della società (Zeitreform). Oppure non ha senso. Ritenere che il Naturismo sia solo alimentazione naturale o medicine naturali, è riduttivo, anche se certamente meno sbagliato che prenderlo come sinonimo di nudismo, come si fa oggi da parte delle persone ignoranti che addirittura si vergognano del termine.

PER FORTUNA C'E' ANCORA QUALCHE DIZIONARIO COMPLETO. Diamo uno sguardo alla voce "Naturismo" sul Grande Dizionario della Lingua Italiana (2 voll.) del Gabrielli (Mondadori 1999), forse il migliore trai pochi che non si limitano a registrare passivamente gli usi più balordi cancellando quelli corretti, ma riferiscono in modo esauriente sulla vera origine documentata delle parole. E dunque fa al caso nostro. Ci sono due significati, entrambi veri, entrambi attuali: il primo nato nell'Ottocento tra i terapeuti, che giustamente ripete il concetto medico-ippocratico del Dr. Planchon, il secondo affermatosi nel Novecento alla nascita del “movimento”:

"NATURISMO: dottrina che affida alla natura l'azione risanatrice dell'organismo malato, riconoscendo alla terapia medica una funzione puramente ausiliaria. Sec.XIX".

"NATURISMO: movimento che si propone di porre l'uomo a più intenso e diretto contatto con la natura, come necessaria compensazione igienica della civiltà industriale, in cui è costretto a vivere. Sec.XX".

      Belle definizioni, validissime, che si completano a vicenda. Per secoli il Naturismo è stato "la" Medicina naturale, la medicina ippocratica, il modo igienista e secondo natura di prevenire e curarsi con gli alimenti (cfr, l’aforisma di Ippocrate: "Il cibo sia la tua medicina, la medicina il tuo cibo"), con le erbe, la luce (i primi club naturisti si chiamavano Lichtbund, cioè Associazioni della Luce), l'acqua, la terra, l’aria. Il naturista Beniamino Franklin, che soffriva d’insonnia, la sera usciva all’aperto vestito solo di un ampio camicione da notte, per prendere il famoso "bagno d’aria" dei naturisti. Così, scrive in una lettera, calmava il nervosismo e riusciva a dormire. Vedi al riguardo, più sotto, il Dr. Lahmann. E l’influenza medica durerà fino all’ultimo anteguerra. Basti pensare che sono i fratelli medici Gastone e Andrea Durville che ancora nel 1930 si adoperano per la diffusione del nudismo in Francia: i primi club insieme naturisti e nudisti sono stabilimenti di cura che utilizzano le proprietà terapeutiche dei raggi solari, del mare e del vento. Ma, certo, il Naturismo è stato anche una visione del mondo, un modo di intendere la vita, una filosofia di vita, o piuttosto una scienza del viver sani in armonia con se stessi e con la Natura.

NUDISMO COME RITORNO ALLA SEMPLICITA’ E INNOCENZA DELLE ORIGINI. Una corrente minoritaria del Naturismo già a metà Ottocento (cfr. Reclus) porta alle estreme conseguenze la ricerca della naturalezza e innocenza degli Antenati e riscopre la nudità e il vivere nudi. Del resto nell’Antichità pagana la nudità era più comune – spesso legata alla povertà e alla meditazione – e non destava scandalo come in epoca cristiana. Me perfino all’avvento del Cristianesimo la setta paleocristiana degli Adamiti (II sec d.C.) praticava la nudità – come Adamo – in pubblico. Tutti nudi mangiavano, pregavano e dormivano insieme, perché si ritenevano ormai redenti dal “peccato originale” e quindi tornati allo stato primordiale di innocenza. Erano contrari al matrimonio e, secondo alcuni, in gran parte praticavano la castità. I Carpocratiani (da Carpocrate di Alessandria, scomparso nel 138 d.C.), rifacendosi alla semplicità atavica secondo i vangeli gnostici predicavano anch’essi la nudità pubblica, ma avevano liberi costumi sessuali, con matrimoni collettivi aperti e donne in comune.

CONTENUTI DEL NATURISMO. In ogni attività dell’uomo ha spaziato questa bella filosofia, o piuttosto scienza, anzi, meglio, "arte del vivere" sano e naturale. Ecco come definiva il Naturismo all'art. 3 lo statuto della Lega Naturista (da me fondata nel 1975 al Congresso Radicale di Bologna, ben 10 anni prima dei Verdi), primo e unico club in Italia che ha perseguito "tutti" i temi naturistici nella loro giusta gerarchia:
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"Il Naturismo, come movimento umanitario interdisciplinare e filosofia di vita, è fondato sull'armonia con le leggi della Natura; sulle regole igieniche, alimentari e comportamentali volte ad assicurare una vita sana e naturale; sul rispetto prioritario di ogni forma di vita vegetale ed animale; sulla salvaguardia più radicale dell'ambiente naturale".
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IL NATURISMO CAMBIA LA VITA. La sintesi dei vari Autori naturisti, dalla Tradizione più antica alle più recenti tecnologie, consente al Naturismo moderno di intervenire in numerosi campi di attività. In pratica, l'intera vita dell'uomo potrebbe essere modificata "secondo natura", come riportava l'art. 4 della nostra Lega Naturista.

TUTTI TEMI DEL NATURISMO  
  • Alimentazione sana e naturale
  • Igiene naturale
  • Prevenzione e terapie naturali
  • Agricoltura biologica
  • Tutela delle piante
  • Tutela degli animali
  • Tutela dell'ambiente naturale
  • Risparmio, autosufficienza e anti-consumismo
  • Energie pulite e rinnovabili
  • Escursionismo naturalistico e sportivo
  • Attività ginnica e cultura del corpo libero
  • Riforma del vestiario e nudismo.. 
NATURISMO E NUDISMO. Come si vede qui sopra, e come soprattutto si dimostra nel mio saggio Guida al Nudo (Sugarco 1980) con ricchezza di esempi storici e prove culturali difficilmente confutabili, il nudismo, che è certamente un grande e originalissimo movimento riformatore, non è certo al primo posto, né storicamente, né concettualmente, nel Naturismo. Eppure, curiosamente, Philippe Cardin, allora presidente della influente Fédération Francaise du Naturisme, tutta incentrata sul nudismo da vacanza, incontrato a Villata (Corsica), mi aveva dato stranamente ragione, non so se per ésprit de politesse tutto francese. Fatto sta che poi, in una recensione da me non richiesta (anzi, mai avrei pensato che un francese, sia pure di origine italiana, si facesse spedire un libro sul nudismo dall’Italia), scrisse della Guida al Nudo su Naturisme informations (n.28, III trimestre 1983): «A notre connaissance, il n'existe pas en Europe d'ouvrages qui analysent de façon aussi complète le nudisme» (A nostra conoscenza, non esistono in Europa opere che analizzano in modo così completo il nudismo).
      Che, comunque Naturismo e Nudismo fossero diventati già dal Dopoguerra due concetti e due pratiche diversissime, nonostante gli ipocriti proclami, lo ammettevano in privato alcuni dirigenti più illuminati delle associazioni nudiste. Il grande Giuseppe Ghirardelli (1911-1995), il maggior diffusore e organizzatore del nudismo moderno in Italia, fondatore della più grande associazione nudista, la ANITA, bella personalità di riformatore e idealista nudista, e anche abbastanza naturista (l'ho inserito tra i miei "personaggi" della vita), mi dava ragione quando ripeteva – lui nudista al cento per cento, come me del resto – che “Il nudismo in fondo è l'ultima, estrema, conseguenza della riforma dell'abbigliamento del Naturismo”. E ribadiva in modo ancora più esplicito in una lettera del 1978, poi pubblicata e inviata come comunicato ai nudisti italiani, che “Il nudismo, quale pratica preferita dai naturisti quando si trovano in ambiente naturale e favorevole, è una delle diverse pratiche naturiste, sicuramente la più appariscente, ma non la più importante (Info-Naturista, luglio-settembre 2000, v. in basso la citazione completa).
      Ghirardelli citava di continuo come "libro sacro" del Naturismo italiano il saggio di Lamberto Paoletti (1881-1944), "Naturismo, arte del vivere", del 1933 (v. immagine della copertina), di cui volle regalarmi una copia con sua dedica. Ma nel libro di Paoletti al nudismo sono dedicate poche righe, e anche poco chiare. Il che gli valse le critiche dello storico del nudo-naturismo italiano ed europeo Ernesto Gorischegg, secondo il quale "l'ambiguo" Paoletti in Germania si proclamava nudista, ma in Italia prendeva le distanze. Forse per paura del Regime fascista? Ad ogni modo, Paoletti, Gorischegg e Ghirardelli, ovvero i tre massimi esponenti del movimento nudista italiano, hanno confermato che si può essere naturisti senza essere nudisti, e viceversa. Anzi, questo è quello che di norma accade (v. oltre).
      Principio che la Corte di Cassazione, forte delle ricerche culturali in materia (evidentemente quei giudici hanno letto molto più di tanti nudisti), ha potuto inserire in una famosa sentenza. Anzi, questa distinzione tra Naturismo e nudismo era la norma precedentemente al 1945, come ha confermato con l'abituale chiarezza Gorischegg. D'altra parte, la canottiera, il costume da bagno, i calzoncini corti e l'ampia tunica per il bagno d'aria (senza nulla sotto) di Franklin erano considerati "abiti naturisti", tipici della riforma naturista del vestiario iniziata con gli "abiti riformati" dell'800 in America. I riformatori allora ce l'avevano a morte con i busti stretti delle donne e il cappello degli uomini, rei di far male alla salute. E nelle moderne case del primo Novecento imposero agli architetti anche ampie finestre, capaci di far entrare la luce, vista non solo come elemento psicologico e vitalistico ma anche preventivo e terapeutico. Erano tutte soluzioni "naturiste", ma non c'entravano nulla col nudismo.
      E oggi? Culturalmente si è addirittura più indietro. Nessuno sa più che cosa è il Naturismo; i pochi che conoscono il termine lo prendono per "nudismo", sbagliando. Anzi, esiste una vera divaricazione tra naturisti (in pratica oggi potrebbero essere considerati come i naturisti del passato gli ecologisti, se fossero anche personalmente igienisti) e nudisti. Fatto sta che decenni di attenta osservazione di entrambi i fenomeni inducono a prendere atto del fatto paradossale che un po’ ovunque, ma soprattutto in Italia, in pratica nessun nudista è naturista e nessun naturista è nudista. Tranne rarissime eccezioni, per lo più tra persone molto colte, anziane e nordiche. Tuttavia, storicamente, culturalmente e scientificamente, tutti i temi naturistici classici sono intimamente collegati. Anzi, il legame più debole è proprio col nudismo. Ed è a causa della circolarità del Naturismo – anche dopo che e nudisti e gli ambientalisti o ecologisti si sono staccati dal movimento ed hanno iniziato una vita indipendente – ci ostiniamo da utopisti a considerare tuttora uniti i vari filoni naturistici sopra elencati.
IL RITORNO DEL CORPO. Oggi sembra normale mettersi la canottiera e pantaloncini corti per fare sport. Ma è un’invenzione "naturista" abbastanza recente, tipica anch’essa della semplificazione del vestiario proposta dal Naturismo. Fino all’800 in palestra scolari e atleti, ad imitazione delle esercitazioni militari degli eserciti di Napoleone, si esercitavano vestiti di tutto punto, cioè in giacca e cravatta. Perfino in montagna si scalava (con le scale!) o camminava in giacca e cravatta: ci sono le foto a testimoniarlo. In precedenza la ginnastica era stata sconsigliata a lungo dai medici. Mentre già Greci e Romani sapevano che faceva bene. E basti ricordare che si chiama così proprio perché nell’Antichità la si praticava nudi (gimnòs). Ginnastica, dunque, significa letteralmente: “esercizio fisico in nudità”. Per igiene, per avere meno impedimenti, per essere davvero uguali tra concorrenti. Sì, vaglielo a far capire agli attuali nudisti, che con i vegetariani italiani sono tra le persone più pigre al mondo, che quasi mai siamo riusciti a convincere a partecipare ad una escursione in montagna…
      E i bagni? Neanche i re si lavavano. Quando puzzavano si cambiavano camicia e si irroravano di profumi e talco. "Lavarsi spesso fa male", sostenevamo i medici moderni fino all’800. La Chiesa, responsabile della chiusura delle terme romane, portò indietro la civiltà del corpo degli Europei, importante capitolo della Civiltà tout court. Altro che "radici cristiane". Avevano dimenticato l’amore degli antichi per la semplicità del vestiario, la corporeità, le terme e il bagno. Bisognerà aspettare l’arrivo dei grandi terapeuti naturisti (Arnold Rikli, Vincent Priessnitz, Sebastian Kneipp ecc.) per spiegare all'uomo moderno che per progredire doveva tornare all’Antichità classica, cioè al naturismo, anche in questo: l’acqua fa bene, facciamo più docce e semicupi e bagni possibile. Come gli antichi Romani.

MEDICI, DIETOLOGI, DIVULGATORI E UTOPISTI NATURISTI. Molti medici tra fine 800 e inizi 900 erano naturisti, e seguivano le antiche indicazioni della medicina naturista e ippocratica (innanzitutto prevenire, e poi aiutare l'organismo a curarsi da sé (oggi l'immunoterapia è una scienza all'avanguardia), con l'aiuto di alimenti, aria, acqua, luce, erbe, terra ecc.), basti pensare al tedesco Heinrich Lahmann, capostipite dei terapeuti naturisti, autore di vari trattati, uno dei quali sul "bagno d'aria", che inventò ed esportò negli Stati Uniti il "latte vegetale"  (probabilmente di soia, mandorle e avena), per cui ancor oggi stravedono i vegan, al francese dottor Paul Carton, grande e austero seguace di Ippocrate (v. ritratto in alto), che vedeva in alcol, zucchero e carne les trois aliments meurtriers (i tre alimenti che uccidono), e anch'egli utilizzava in modo corretto i termini naturismo e naturista, come si (G.Bambini, Il metodo naturale. Medicina e dietetica naturista (G.Bambini)vede perfino dai titoli dei suoi libri, primo tra tutti il Traité de medécine, d’alimentation et d’higiène naturistes, Paris 1920, ma anche dal saggio sullo pseudo-naturismo di Rousseau (Le Faux Naturisme de Jean-Jacques Rousseau, 1931), o il divulgatore nutrizionista americano Gayelord Hauser, mondano consigliere di attrici famose, che prescriveva tanta frutta, e diffuse i primi tre alimenti integratori naturali: germe di grano, lievito e yogurt. Tra questi medici, lo svizzero dottor Maximilian Bircher-Benner. Anche lui, come Ippocrate che era stato il creatore della medicina razionale (cfr. la prescrizione del pane nero in caso di stipsi e disturbi digestivi, e la tradizionale "zuppa di Ippocrate"), curava i malati con gli alimenti. Il che non salvò Bircher dalla condanna della medicina ufficiale e dell'Ordine dei medici svizzeri. 

Cucina vegetariana e Naturismo crudo copertina libro (Salaparuta)      In Italia, nessuno lo ricorda, i medici naturisti erano numerosi, e usavano giustamente il termine naturismo. Tra di essi Giuseppe Tallarico, clinico e divulgatore di fama, autore del libro “La vita degli alimenti”, Ettore Piccoli, fondatore dell'Unione Naturista Italiana (“L'alimentazione dell'uomo”, 1921; “Norme di Igiene Nuova”, 1923), Lino Businco e Giuseppe Panegrossi, clinici docenti all'Università di Roma (il secondo scrisse “Il naturismo nei confronti della scienza e della civiltà”, 1937), e Luigi Rovetta che raccolse un’antologia di terapeuti e metodi “naturisti” di cura (“Verso il Naturismo scientifico”, 1940, v. immagine sopra, accanto ai 12 Temi del Naturismo). Insomma, era una parte stessa della medicina ufficiale ad esortare a riscoprire le capacità di guarigione del corpo e nella Natura, dei cereali integrali, della frutta e della verdura, del vegetarismo. 

Livre cuisine naturiste et macrobiotique (Van der Seelen et al. part.)      Tra i divulgatori non medici della tipica alimentazione naturista, il primo è certamente il colto aristocratico siciliano Enrico Alliata di Salaparuta, aperto alle correnti europee, autore di un primo tentativo in Italia di manuale pratico di ricette vegetariane, alcune facili e oggi banali, altre astruse (il pane “crudista”) di quella che chiama “gastrosofia naturista”. Interessante perché nel titolo usa il termine “Naturismo” come sinonimo di alimentazione sana e naturale, vegetariana e tendenzialmente crudista (Cucina vegetariana e naturismo crudo, ultima ed. 1973). Non mancarono altri manuali di “cucina naturista”, come quello di Van Seelen e Gevaert qui raffigurato.
      A Trieste, intanto, l’insegnante Eugenio Paulin, che aveva capito bene la circolarità e interdipendenza tra tutti i temi del Naturismo, come l’amico Gorischegg, scrive articoli e libri sulla dieta parca, il mangiar crudo, il massaggio e la ginnastica, e nel 1937 pubblica il saggio Nudità e Naturismo.

Alimentazione Naturale copertina II ed. mela (NV medio 1993)      Ma il primo coerente manuale sistematico di alimentazione naturista è certamente il nostro, riedito per venti anni, che ha formato tutta una generazione di naturisti dell’alimentazione (Nico Valerio, L’Alimentazione Naturale, Mondadori, I ed. 1980, ultima ed. 2001, pag.760), medici compresi, e che rivolgendosi al più largo pubblico, dalla casalinga al nutrizionista, ha coniugato la tradizione del Naturismo alimentare con le novità della scienza moderna, sulla scia dei medici ippocratici moderni, Carton in testa.
      Qui, però, c’è una novità lessicale. Per motivi di facilità di comunicazione, nel titolo e in tutto il testo l’alimentazione naturista diventa “alimentazione naturale”, nel senso proprio di naturista, cioè “secondo Natura”. Natura dell’Uomo, ovviamente. Tra un termine ormai incomprensibile alla massa ed equivoco, per colpa di molti nudisti, e uno generico, l’autore ha scelto il secondo, come sinonimo di naturista, cioè sia come facente parte del grande movimento del Naturismo, e sia anche e soprattutto nel senso antropologico tipico dell’evoluzione umana. Il cibo naturista, cioè, come cibo naturale, ovvero scelto dall’Uomo nella sua lunga evoluzione, per prove ed errori, come cibo tipico della specie.

COMUNITA’, CASE DI CURA, “COLONIE”. E poi ci sono state le colonie naturiste, preventive e curative, in cui i pazienti vivevano in totale immersione nella natura, a contatto con gli elementi terapeutici, tipici del Naturismo: luce-aria-acqua-piante-alimenti. Vivere “secondo Natura” come avevano insegnato gli antichi naturisti ippocratici, e come avevano messo in pratica nelle loro colonie i terapeuti naturisti Rikli, Priessnitz e Kneipp. Oggi del tutto dimenticato (se non ci fosse almeno una scheda su di lui in Wikipedia) è il divulgatore ligure Fortunato Peitavino (1875-1945). Autodidatta, poi allievo della scuola di naturismo medico-alimentare (a base vegetariana) e di “trofologia” (scienza del nutrimento), fondata a Barcellona da José Castro e Nicolas Capo, aprì una “colonia naturista” terapeutica nella pace agreste di un campo a Isolabona (Imperia). Sull’esempio della Colonia Arnaldi, allora naturista.
      La comunità naturista vegetariana della Casa Anatta sul Monte Verità, vicino ad Ascona, nella Svizzera italiana, fondata da Ida Hofmann e Henry Oedenkoven nel 1900, andava oltre, ben al di là della malattia o della prevenzione, fino a prefigurare un vero stile di vita “alternativo” e intellettuale, mettendo in pratica non solo la Lebensreform e l’autosufficienza, ma anche nuove forme utopistiche di convivenza libera, la filosofia della non-violenza, la creatività artistica, la totale libertà del corpo (dal “bagno d’aria” al nudismo come terapia igienista), l’amore libero e l’emancipazione femminile, oltre a tutti i temi classici del Naturismo: alimentazione naturale, vegetarismo, cure naturali, agricoltura biologica. In sostanza fu per vari decenni una secessione non violenta dalla società industrializzata e autoritaria del tempo che unì stranamente anarchici e aristocratici, ricchi e poveri. Fin dagli inizi, ai primi del ‘900, e attraversò varie fasi (sanatorio naturista, eventi artistici, albergo ecc) la comunità ospitò gli artisti e le intelligenze più brillanti e anticonformiste d’Europa (Ernst Jung, Hermann Hesse, Isadora Duncan, Thomas Mann, Paul Klee, Rudolf Steiner, André Gide, e molti altri).
      In quegli anni l’utopia del Naturismo totale come filosofia di vita e pratica individuale e di gruppo sembra prendere corpo. E in memoria della filosofia degli Antichi si riscopre la bella parola “gimnosofia” che unisce anche nell’etimologia la nudità (gymnòs) alla saggezza(sophia), e che gli stessi filosofi greci e gli intellettuali romani che già andavano in Oriente facevano risalire ai saggi indiani nudi (gimnosofisti), la cui interessante storia è ancora sconosciuta ai più.
      Nel 1905 è fondata nel Regno Unito la English Gymnosophist Society. Nel 1922 in Unione Sovietica sorge il movimento “Abbasso la Vergogna” che contro la “vecchia morale borghese” organizza marce nude e “Serate del Corpo Nudo”. Nel 1926 in Francia K. De Mongeot fonda la Societe Internationale de Gymnosophie. Nel 1930 un gruppo di idealisti fonda la American Gymnosophical Association (AGA), attiva fino agli anni Cinquanta, che coniuga il recupero della nudità con la saggezza di un’idea di vita secondo Natura. Quindi gimnosofia e gimnosofismo sono altri nomi, alternativi, per nudismo naturista.

IL NATURISMO COMPLETO,  PRECURSORE DELLE RIFORME. Fatto sta che i naturisti veri, quelli completi, quelli che secondo la circolarità del Naturismo cercano di applicarlo alla maggior parte dei temi sopra elencati (l'ultimo dei quali, non il primo e unico, è il nudismo), sono stati i precursori delle attuali scoperte scientifiche sul cibo sano, il vegetarismo, la dieta povera, la dieta mediterranea, il curarsi col cibo, la prevenzione continua e il curarsi da sé, il curarsi con le erbe e gli altri elementi naturali, ed anche dell'ecologismo e del risparmio energetico.
      Solo che l'approccio naturista non è politico e sociale, o coercitivo, ma individuale, esemplare, libero. A differenza di molti ecologisti che amano vietare e dicono agli altri quello che devono fare, ma poi personalmente sono come tutti, noi naturisti ci comportiamo in modo quanto più possibile coerente individualmente anche quando nessuno ci vede. Non "dobbiamo", ma "ci piace" essere naturisti. Questa è la nostra forza (testimonianza, etica, determinazione), ma anche la nostra debolezza (mancanza di potere): non siamo capaci di fingere nel "teatrino della politica".  Senza nessun fondamentalismo, s’intende: ci possono sempre essere uno o due temi per i quali non siamo ancora preparati: poco male, il Naturismo si matura a poco a poco, ed evolve sempre insieme a noi.
MA IL NATURISMO E' VITA, NON POLITICA. Politicamente aveva ragione, pur sbagliando secondo scienza, la compagna radicale Rosa Filippini che verso il 1976, dopo avermi ascoltato a una conferenza, così sbottò nel corridoio del Partito Radicale in via Torre Argentina, dov'era la sede della mia Lega Naturista (primo club ecologista e naturista completo in Italia): "Ma vuoi capire che gli uccellini e la macrobiotica non sono politica?"

[Voleva riferirsi al mio naturista "no alla caccia", visto che con la mia Lega Naturista, proprio in casa radicale, avevo proposto nel 1978 il primo Referendum anti-caccia, e all'alimentazione naturale integrale, tipica di noi naturisti. Ma sbagliava termine: la macrobiotica, al contrario, non sempre è sana e naturale, perché ricca di cibi salati, fritti, stracotti, conservati, e addirittura vede con sfavore i cibi più protettivi, come frutta e verdure e cibi crudi, cardini del Naturismo alimentare! NdA]. 

Ebbene, lì per lì ne fui scandalizzato, perché con la mia Lega Naturista, io che avevo sotto gli occhi l'esempio dei Radicali, proprio quello volevo fare per primo in Italia, il "partito della Natura", che poi avrebbero fatto - senza essere minimamente esperti di Natura - alcuni politici autodefinitisi "Verdi" 10 anni dopo, e pure male e solo su pochi temi. Tanto che per anni citai con ironia l'episodio come esempio di incomprensione dei politici, perfino Radicali, verso la Natura e la salute dell'Uomo. Ma ora, ripensandoci, credo che avesse paradossalmente ragione: come tendenza al ritorno alla Natura in tutti i campi e a uno stile di vita sano (tant'è vero che oggi lo consigliano i medici) il Naturismo è di tutti.
      Il fallimento di chiunque abbia voluto strumentalizzarlo in chiave politica (ecologisti), industriale ("green economy", bio-industria ecc.) o turistico-commerciale (campeggi, club vacanze ecc.) dimostra che il Naturismo è pratica individuale e stile di vita, su basi scientifiche e culturali, e perciò neutrale dal punto di vista ideologico-politico, economico e sociale. Tutti possono, anzi, dovrebbero farlo proprio e praticarlo: ricchi e poveri, conservatori e progressisti, liberali e socialisti, destra e sinistra. Come la chimica, la medicina o la pastasciutta, il Naturismo non ha e  non deve avere nulla a che fare con la Politica. Certo che riguarda anche la libertà del cittadino, ma come qualsiasi altra attività.
      Eppure si sa (e me lo ricordava spesso l'ing. Ghirardelli dell'Anita) che alle sue origini, nell'Ottocento, il Naturismo era motivato da una critica agli eccessi della nuova società industriale, anche consumistici, da vaghe forme di utopismo socialista e perfino anarchico, dal bisogno di isolarsi anche in piccoli gruppi dal frastuono della oppressiva ed estraniante città tecnologica, fino a casi di eremitaggio, da solidarismo e fratellanza ingenua, poi realizzati nelle collettività, come le comunità di fattorie autosufficienti. Vero. Come è anche vero che sul piano psicologico il Naturismo era ed è basato su un forte individualismo (persona, famiglia o comunità che sia), sull’anticonformismo, sulla tutela dei diritti di libertà. Perciò è caratteristica del Naturismo anche la componente liberale, nell'esigere rispetto, tutela dei diritti (uomo o minoranze), tolleranza verso di sé e verso gli altri, conoscenza, scienza (accettata, tradizionale o alternativa). Obiettivi non realizzati ancor oggi. Certo, pochi stili di vita richiedono forte iniziativa e coraggio individuale come il Naturismo, in tutti i suoi temi: si pensi alla determinazione dei singoli, e al senso di gruppo e identità, di vegetariani, ambientalisti, animalisti, difensori degli alberi, protezionisti del paesaggio, cultori di medicine tradizionali, escursionisti nella natura, utilizzatori di erbe curative, nudisti ecc. E quindi nel Naturismo collettivo e individualismo si integrano. Ma sono tendenze generali, vaghe; è troppo poco per piegarlo a una visione politica. 
      E visto che per Storia e vastità delle conoscenze il Naturismo è stato insieme individualista e socialista, eremita e collettivo, vegetariano e onnivoro, tradizionalista e progressista, nudista e vestitista ecc., comunque sempre collegato alla scienza (da Ippocrate e le antiche conoscenze alla scienza sperimentale moderna), non può appropriarsene nessuna fazione o partito. Qualunque cosa ne dicano i più faziosi o furbi in ciascuno dei suoi almeno dodici settori d'interesse (dall'alimentazione all'agricoltura, dall'ecologia alle energie, dall'esercizio fisico al nudismo, è una continua mistificazione commerciale o politica), il Naturismo appartiene a tutti, e non è incompatibile con nessuna idea politica e sociale,  E se è inteso correttamente, non può essere nemmeno usato come pretesto brutale per far soldi. Perciò, in quanto il Naturismo si alimenta di libertà, tolleranza, diritti delle minoranze, conoscenze diffuse, rigore, neutralità, rispetto per la scienza (le varie scienze), al fine di garantire l’imparzialità, l’omogeneità e il collegamento tra temi e correnti diverse, per offrire alla Cultura e alla Società moderna il prezioso contributo del legame tra Tradizioni e problemi dei Tempi moderni, e di uno stile di vita alternativo, efficace e coordinato di conoscenze scientifiche, il tutto retto da regole obiettive, indiscutibili e valide per tutti, come quelle di Natura, Diritti e Scienza, non può che essere libero e liberale (v. mio blog di ecologia). 
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QUANTI FINTI "NATURISTI", IN REALTÀ SOLO NUDISTI ! Diverso il discorso dei tanti club che oggi in tutto il mondo si definiscono "naturisti" mentre in realtà sono solo nudisti, e della peggiore specie, quella vacanziera e incolta. Infatti è proprio un problema di deficit di cultura: nessuno dei dirigenti insegna ai suoi iscritti la vera storia del Naturismo, che del resto essi stessi ignorano. I capi dei club se vogliono fare carriera e tentare di diventare rappresentanti internazionali devono legarsi mani e piedi alla politica scopertamente turistica, campeggistica e commerciale della federazione internazionale INF-FNI (inserita nell'Unesco, l'ente culturale dell'ONU...), secondo cui il naturismo - figuriamoci - sarebbe in pratica quello stabilito ad Agde (1974), cioè in pratica prendere il sole insieme ad altri in spiaggia o in campeggio...: "Naturism is a way of life in harmony of nature, expressed through social nudity... Le naturisme est un mode de vie en harmonie avec la nature, qui s'exprime par une nudité commune..."
      C'è da vergognarsi di una definizione così riduttiva, sottoculturale e banalmente vacanziera, ma questo offre il business turistico nudista di oggi. Per la gioia e gli interessi dei proprietari di campeggi e stabilimenti balneari, il Naturismo attuale sarebbe, secondo i burocrati del turismo dell'INF, "un modo di vivere in armonia con la natura, che si esprime attraverso la nudità in comune, unita (aggiungono, ma queste sono banalità che si richiedono a tutti) al rispetto di sé, degli altri e dell'ambiente".
I fondatori del Naturismo, medici o no, si rivoltano nella tomba. Il naturista tipo, secondo loro, sarebbe quello che si limita a stare nudo magari solo per fare un bagnetto di cinque minuti (Nackt-baden), e che poi magari si riveste subito per correre al bar della spiaggia per ingozzarsi di salsicce bruciacchiate colanti grasso, un tramezzino di farina raffinata e sofisticata, e birra. Il tutto per una settimana di vacanza all'anno in squallidi campeggi organizzati e affollatissime spiagge piene come tutte di ombrelloni, windsurf , canotti a motore, rumore, fumo di sigarette, inquinamento. Disturbate oltretutto da bar e ristoranti (dove mai, dico mai, si mangia naturista, e l'alcol - nemico dei vecchi naturisti - scorre a fiumi), "normali" piste da ballo, radio e altoparlanti. E tutti portano in spiaggia il costume, sia pure per uno squallido continuo toglie-e-metti (specie le ragazze).

LE LOBBIES VINCONO PER L'IGNORANZA DELLA GENTE. E neanche i più attivi organizzatori nudisti italiani ed europei, ammesso che lo volessero, potrebbero farci nulla, di fronte a quest'andazzo generale. Però, almeno, potrebbero adoperarsi per non tenere più a lungo i propri iscritti nella ottusa ignoranza della storia, della cultura e del significato del movimento e perfino del nome del Naturismo. E invece in tutti i loro comunicati e le loro riviste c’è solo, banalmente, (un po’ di) nudismo, sempre organizzato, sempre definito per pudore e conformismo deprimenti in chi è nato anticonformista e non lo sa,  “naturismo”. Un errore grossolano, da matita blu.
      Certo, la stupida e sottoculturale definizione del naturismo che dà l'INF è un ostacolo da rimuovere. Dopotutto, perché iscriversi alla INF? La lobby franco-tedesca del nudo-turismo e del nudo-business impera, ed ha ormai imposto a tutto il mondo i suoi modelli consumistici, che fanno a pugni con i principi del Naturismo, movimento anticonsumista ed eclettico per eccellenza. Questo accade per un deficit di cultura del Naturismo, cioè non si sa che cos'è. Ecco perché prima di aver risolto questo problema di ignoranza generale è inutile fare pressione sul Parlamento per avere una leggina che autorizzi una spiaggia o un campo nudista (straparlando di "naturismo"), cioè ulteriore consumismo vacanziero. Confermerebbe presso la popolazione ignorante il luogo comune recente che il "naturismo" significa solo abbronzatura integrale e basta. In realtà, soprattutto in Italia, manca una cultura generale del Naturismo, in tutti i suoi aspetti. Il nostro nemico non è il perbenismo, ma l'ignoranza. Nessuno studia più. Tutti copiano gli altri, specialmente i francesi, che sono più ignoranti di noi. Queste cose, invece, i vari Ghirardelli (v. sotto, una sua lettera) e Gorischegg le sapevano benissimo e le condividevano.
      I nudisti francesi, primi responsabili della censura alla parola nudismo e di tutti gli equivoci che ne sono seguiti, sono così  ipocriti, perciò lontani dal vero spirito naturista, che fin dagli anni 30 si vergognano della parola, ritenuta “volgare”. Al suo posto hanno provato di tutto, perfino il termine filosofico "gimnosofia", come gli antichi gimnosofisti  (v. sopra), usato in Francia nel 1926 sulla rivista "Vivre d'Abord" da Marcel Kienné de Mongeot, fondatore del movimento nudista francese, per denotare un nudismo sapiente, dotato di una sua filosofia di vita. Ma la pratica nudista di ogni giorno dimostra, al contrario, che altro che filosofia: è proprio la cultura, compresa la Storia del Naturismo (basta leggere l’orribile voce su Wikipedia e sui loro siti web!) ad essere del tutto assente dai club nudisti (oggi definiti per pudore “naturisti”).
      Non voglio dare la croce addosso agli amici nudisti organizzatori, però, qualche conferenza per i soci, un bel sito web di approfondimento culturale, o qualche articolo con nomi e termini giusti, e la vera storia del Naturismo, di cui il nudismo è solo un aspetto, bellissimo e entusiasmante, ma solo un aspetto, potrebbero farla. Anziché i soliti articoletti da dopolavoro ferroviario sul torneo di petanque (bocce).
      Servono pedagogia e didattica. Intanto, perché, per chiarezza scientifica e onestà laica, non recuperare i bellissimi nomi "nudismo" e "nudista" come già si sta facendo in America e Australia (guarda caso, dove la dittatura francese non arriva)? L'ho già scritto nella "Guida al Nudo" del 1980: mentre siamo nudi in una spiaggia noi non siamo naturisti, ma solo nudisti. Non vi basta? Per essere naturisti ci vuole ben altro, state sicuri, ché di queste cose sono esperto. E allora? Ci vergognamo delle parole, abbiamo bisogno di "foglie di fico" lessicali non potendo usare quelle vere, oppure temiamo chissà quali ritorsioni da parte della lobby franco-tedesca?
      Resta, comunque, il fatto scandaloso che un club privato, l'INF-FNI, in cui non credo proprio che siedano scienziati e storici, si permetta nel proprio statuto di definire che cosa sia il Naturismo, una dottrina ben più grande di loro, restringendo in modo ridicolo a piccola pratica di vacanza, senza il minimo approfondimento storico-culturale, con una definizione sbagliata che però conviene alla sua politica turistica, un antico, ampio e nobile concetto storico e scientifico.
Libro sul Nudismo francese anni 40'IL PARADOSSO DEI NUDISTI: DIMENTICATO ANCHE IL FKK (IL NUDISMO). Tutti i temi importanti del Naturismo (v. sopra, la lista) sono dimenticati, anzi osteggiati anche dalla base (v. oltre). E tutti i club sono uguali in questo: si verifica una omologazione negativa. Poiché tutti i club sedicenti "naturisti" del mondo che vogliano avere la tessera internazionale che autorizza l'ingresso nelle spiagge o nei campeggi devono iscriversi alle federazioni nazionali (a loro volta iscritte alla INF-FNI). Sanno bene, quindi, che cosa c'è scritto nello statuto a proposito di "Naturismo", qual è la politica solo vacanziera e campeggistica della federazione. Stile di vita, zero. Alimentazione, igiene e salute, zero. Protezione dell'ambiente, zero. Oggi si vedono anche i nudisti fumatori e i nudisti alcolisti
      Ecco perché nella prima inchiesta sul nudismo pubblicata in Italia (Nico Valerio, Repubblica 1978), che non so bene come riuscii a far accettare dalla Redazione, e che impose all’attenzione degli Italiani il fenomeno della nudità pubblica come un valore, il Nudismo era non solo ben distinto dal Naturismo, ma anche diviso al suo interno in almeno quattro tipi.
      Ma, poi, in fin dei conti, che almeno fossero nudisti! La nudità è ormai un optional, più tollerata che praticata, specie dai giovani. Già nella "favolosa" Villata (Corsica) degli anni 80, che oggi tutti rimpiangono. Sarà pure stato un paradiso terrestre, però l'amico Philippe Cardin, allora presidente della Federazione dei nudisti francesi FFN, si lamentava con me che gli Adami e le Eve erano sempre più spesso vestiti. Già nel 1981. Gli risposi: eh, vedi che succede a dire che il naturismo è il nudismo, e quindi a far entrare chiunque voglia fare il bagno, per far soldi, senza aver prima educato, cioè spiegato ben bene in conferenze e festival, magari con una "campagna" d'informazione sui mass media e nelle scuole, che cosa è il Naturismo, in tutte le sue forme?
      Ma il curioso è che perfino lui, a quattr’occhi, si dichiarava d'accordo con me, tanto da scrivere a proposito della mia "Guida al Nudo" su "Naturisme Informations", n.28: "Il n'existe pas en Europe d'ouvrages qui analysent de façon aussi complète le nudisme". Ma poi all'atto pratico neanche lui riusciva a staccarsi dalla mentalità vacanziera dominante fondata sulla gestione di spiagge, centri turistici e campeggi.
      Fatto sta che oggi il business internazionale del finto "naturismo" è in aperto contrasto non solo col vero Naturismo, cioè con una coerente filosofia di vita “secondo Natura”, ma anche col semplice nudismo.
Il Nudismo, o FKK (Freie Korper Kultur, cultura del corpo libero), che tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 soprattutto artisti e intellettuali tedeschi ripresero dalla corporeità del Mondo classico e dalla nudità promiscua delle terme romane, estendendo a tutti la pratica già tollerata della nudità sociale nella sauna di gruppo, comune nei Paesi nordici così come lo era stata nell’antica Roma, e dalla terapia elioterapica prescritta dai medici contro la tubercolosi, fu una reazione di massa all’eccesso di vestitismo della società vittoriana e ai costumi tradizionali ossessivi e bigotti, non più confacenti né alla nuova borghesia liberale né agli strati operai e popolari, entrambi emersi come ceti attivi dalla rivoluzione industriale di fine 800.
      L’origine del movimento nudista organizzato è in gran parte anche se non totalmente tedesca, come mostra questo documentario video, e si colora di tendenze riformatrici, liberal-socialiste, e perfino utopistiche e anarchiche. In quest’ultimo caso, il mito della “società ideale” secondo Natura non tiene conto che la società è nata in opposizione alla Natura. I giovani camminatori ed escursionisti selvaggi di Berlino, i Wandervogel (1896), sorta di movimento scout laico, avevano preso l’abitudine di bagnarsi nudi nei laghi e torrenti. Ma fu Heinrich Pudor (cognome davvero paradossale) che nel 1893, nella ipocrita Germania di Guglielmo II, aveva pubblicato il saggio rivoluzionario Nachtkultur, o “cultura del nudo”, teorizzando un vero e proprio “diritto alla nudità”. Con lui nasce il nudismo, cioè il movimento della nudità in pubblico. Secondo alcuni fu Fedor Fuchs ad aprire il primo centro nudista nei pressi di Berlino, ma i due primi grandi apostoli che insegnarono e diffusero con passione e competenza il “costume” e l’etica nudista furono Paul Zimmermann, che nel 1903 aprì ad Amburgo il primo club nudista, il "Freilichtpark"  ("parco della libera luce"), e Richard Ungewitter (autore di libri come Nacktheit (Nudità, 1906), Nackt (Nudo, 1908), ecc.). Quest’ultimo sosteneva che la combinazione di movimento e benessere fisico (l'attuale fitness), la luce solare, i bagni di aria fresca e la pratica nudista, contribuiscono a migliorare di molto l’equilibrio fisico, psichico e morale dell’Uomo. E fu Adolf Koch a diffondere il nudismo organizzato dei campi facendolo diventare una sorta di sport di massa. Negli anni 20 erano così tanti i nudisti che si facevano concorrenza club liberali e club socialisti, per lo più intitolati giustamente, anziché al sole, alla luce (Lichtbund, associazione della luce). Prima che il Nazismo sciogliesse i club nudisti, il movimento nudista era ormai penetrato in tutta Europa e nel Nord America.

Guida al nudo ed. Sugar (NV 1980 media)MA PERCHÉ NON SI FANNO CHIAMARE NUDISTI? La domanda sorge spontanea, ma è ingenua. Più volte invitati a denominare nudismo il movimento e nudisti i praticanti, gli adamiti vacanzieri dei club hanno sempre rifiutato con decisione, tranne che in alcune federazioni di Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Eppure i testi storici di cultura nudista parlano correttamente di “nudismo” e di “nudo”, non di naturismo, dal libro di Charles Auguste Bontemps Nudisme: pourquoi, comment (Editions de Vivre, Paris, anni 30-40) al libro di Nico Valerio, Guida al nudo (edizione Sugarco, Milano 1980), che oltretutto alla questione del nome dedica un intero capitolo.
      Perché questo rifiuto lessicale, che è una vera e propria auto-censura? Una scusa che lascia allibiti è che "nudista" sarebbe volgare (in Francia). Segno che loro hanno permesso che diventasse volgare, perché non sono più nudisti: si vergognano. Un'altra scusa inventata è che loro "non sono semplici nudisti". Bugia sfacciata, perché nessuno può capire le eventuali motivazioni ideali guardando un corpo nudo steso al sole. E' solo nudista. Ma, come già detto, ormai molti turisti nel nudo sono solo dei normali tessili. (basta vedere le squadre sportive di pallacanestro, pallavolo, talvolta perfino corsa e bocce organizzate dai club o dalle Federazioni nazionali: tutti vestiti). Solo il nuoto resiste nudo.
      La verità, come sempre, è nella psicologia. E' che il termine corretto "nudista", a loro dire, non è gradito ai politici (da tener buoni per leggi favorevoli) e agli amministratori locali (per concessioni ), e a quelle masse turistiche su cui contano per rilanciarsi economicamente e chiedere finanziamenti agli Stati. Ecco come nasce "naturismo" al posto di "nudismo". Ma alla lunga è un trucco vano, perché il nudismo sedicente "naturista", ambiguo, privo di ideali e di valori chiari e comprensibili (dov'è la Natura in una distesa di bungalows, ombrelloni e tende?) è in crisi gravissima e sempre crescente, ed è ormai composto quasi solo da vecchi. Segno che le bugie non pagano.
      IL FURTO DEL "NATURISMO" NON PAGA. Una situazione di inutile e controproducente appropriazione indebita, di vero e proprio furto del nome, che ricorda, almeno in Italia, due fenomeni recenti: i conservatori che vergognandosi del loro nome si definiscono "liberali", e i clericali che si spacciano per "laici" inventando una differenza semantica con gli avversari laicisti. Eh, quanti imbrogli si fanno con le parole. Ma la gente non ci casca lo stesso.
      NUDISTI DI BASE OGGI: NON AMANO NULLA DEL NATURISMO. Fatto sta che non è solo colpa dei burocrati arrivisti, anche la base nudista finto "naturista" è così. La stragrande maggioranza, anzi quasi tutti i nudisti, specialmente italiani, compresi molti miei amici personali, non vogliono neanche sentir parlare dei principali temi del Naturismo: alimentazione naturale, medicine naturali, ecologia ecc. "Non mi interessa il mangiar sano, la natura o gli animali - si confessa un caro amico - a me del nudismo interessa la carica trasgressiva..." E così la pensano in molti. E nessuno dei dirigenti li corregge. Attenti, però, anche l'esibizionismo nudo è "trasgressivo", ma è fuori sia del Naturismo, sia del Nudismo.
      Eppure, tutti i temi collegati erano ben presenti ai nudisti della vecchia scuola, non solo i citati Ungewitter e Zimmerman, ma anche il mitteleuropeo Ernesto Gorischegg, austriaco trapiantato a Trieste, testimone fin dalla gioventù di tutte le evoluzioni del Nudo-naturismo germanico, cioè europeo. Anch'egli persona semplice e gentile, come sono tutti i veri naturisti, e molto longevo. Mi onoravo di essere in corrispondenza con lui. 
      Nel 1980, quando scrivevo la Guida al Nudo, mi inviò i suoi articoli scritti nei lontani anni '20 e '30 sul pane nero, l'alimentazione sana e il "vitto crudo". Pensate, Gorischegg non era un medico naturista, e neanche un uomo di cultura, ma un normalissimo nudista FKK. Eppure propagandava sulle riviste non solo la bellezza della nudità, ma anche il pane integrale, l'alimentazione naturale e il crudismo, fin dal 1920 circa! Segno che allora anche i semplici nudisti ancora condividevano e conservavano parecchio dell'igienismo originario del Naturismo. Che differenza con i banali e ignoranti nudisti di oggi, che si sono fatti scippare tutta la cultura del Naturismo: l'alimentazione sana, la medicina naturale e l'ecologia, i suoi tre filoni fondamentali. In cambio si accontentano di affollati villaggi-vacanze. Si si può essere più ottusi?

. QUEL RIDICOLO, VERGOGNOSO PARADOSSO. E' davvero grave, perciò, anzi uno scandalo, che una parola tanto gloriosa e densa di significati come Naturismo sia usata oggi come "foglia di fico" da chi non solo è soltanto nudista ed ha perso la memoria storica e il legame col Naturismo, ma oltretutto si vergogna del nudismo stesso, tanto da censurare il termine. Una vera appropriazione indebita che ha finito per danneggiare in modo irrimediabile il termine Naturismo. Con la brutta conseguenza che oggi, in Italia, con l'eccezione mia e forse di altre 2-3 persone (tra cui l'amico Carlo Consiglio di Uni-Lazio e Lac, che non per caso si formò negli anni '70 nella mia Lega Naturista), vige il ridicolo, vergognoso, paradosso secondo cui nessun nudista è naturista e nessun naturista è nudista. E' per questo che nelle immagini sopra riportate ho scelto alcune testimonianze dell'uso corretto del termine. I nomi nella cultura nascondono, anzi sono tutto.
      Infine, in coda, la definizione del più grande organizzatore nudo-naturista dell'Italia contemporanea, lo scomparso Giuseppe Ghirardelli, fondatore dell'Anita, mio caro amico:
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NATURISMO DIVERSO DA NUDISMO. ANCHE PER GHIRARDELLI. "Vorrei togliere la possibilità di equivoco – così scriveva "Ghira" in una lettera a tutti i nudisti – chiarendo che i due termini Naturismo e Nudismo non sono sinonimi, anche se vi sono dei naturisti che usano dire "naturismo" in luogo di "nudismo" per una forma di garbata pudicizia, anche opportunistica (per niente naturista), che considero controproducente per il giusto collocamento del Naturismo quale Movimento sociale.
       "IL NATURISMO – contrapponeva Ghirardelli – è una filosofia di vita, un modo di pensare e di vivere sostanzialmente di contestazione all'attuale civiltà borghese e consumista [in questo prendeva da Elisée Réclus, NdR]; orientamento che caratterizza il singolo naturista quotidianamente in tutti i suoi atteggiamenti e bisogni della vita reale, quale cittadino vestito, e non solo d'estate, al mare o dove preferisce praticare il nudismo. Naturismo che le organizzazioni naturiste italiane più avanzate (tra cui anche l'Anita) realizzano non solo con l'assistenza agli aderenti per i loro periodi di svago, ma anche nella difesa della collettività con azioni contestatarie in favore di una civiltà alternativa, cioè ecologica, con altra alimentazione, altra medicina, altra agricoltura, appoggio alla difesa dell'ambiente, difesa della dignità umana (diritti civili) ed umanizzazione della convivenza. Quindi anche campeggio alternativo.
      “IL NUDISMO, invece, – proseguiva Ghirardelli, fondatore dell’ANITA, negli anni Ottanta il maggiore club nudista in Italia – quale pratica preferita dai naturisti quando si trovano in ambiente naturale e favorevole, è una delle diverse pratiche naturiste, sicuramente la più appariscente, ma non la più importante. Nudismo che è da considerarsi anche atteggiamento alternativo a quello tradizionale, cioè un miglior modo di svago all'aria aperta, anche campeggiando in promiscuità di sesso, età e condizione sociale (…), anche una pratica piacevole, rilassante, disintossicante fisicamente e psichicamente".
(Giuseppe Ghirardelli, lettera privata, 13 aprile 1978, poi in Info Naturista, luglio-settembre 2000).
NICO VALERIO
[Il presente articolo di Nico Valerio, ha il seguente indirizzo web: 
http://nicovalerio.blogspot.it/search?q=naturismo]

IMMAGINI
1. Ippocrate di Kos (460-377 aC), medico e igienista, a cui si attribuisce tradizionalmente la nascita della medicina "scientifica", ma anche del "naturismo" medico-alimentare, detto ippocratismo. Da cui "mecicina ippocratica", "zuppa d'Ippocrate" ecc.
2. Il geografo e precursore del naturismo globale Élisée Reclus (1830-1905), teorico del collegamento uomo-natura, vegetariano, nudista, anarchico, ateo.
3Il medico naturista francese Paul Carton, medico militare e grande teorico-pratico dell'alimentazione naturista e delle cure con gli alimenti (1875-1947).
4. Il libro Essai sur le Naturisme (Saggio sul Naturismo) di Maurice Le Blond, edito a Parigi nel 1896. Testimonia l’uso del termine “Naturismo” nel senso proprio di pensiero o visione del mondo “secondo Natura” (qui riferito alla letteratura).
5.Il grande medico naturista tedesco Heinrich Lahmann (1860-1905).
6. Il manuale La Medicina Naturista. Vol.III (Acqua e moto). Ist. Hermes, Milano. Anni Trenta. 
7. Il fondamentale trattato di medicina naturista del medico Paul Carton: Traité de Médecine, d’Alimentation et d’Higiène Naturistes, Paris 1931.
8. Il libro di Lamberto Paoletti Naturismo, arte del vivere (ed. 1933 e 1945), un completo vademecum al Naturismo, consigliato dal grande Ghirardelli dell’ANITA, in cui il nudismo occupa però solo pochissime righe e molto moderate.
9. Il libro Battaglie Naturiste, del medico Ettore Ferrari. Sottotitolo: Igiene, Salute, Energia, Forza, Serenità. 1939.
10. Un'antologia di medici e metodi naturisti di cura, di Luigi Rovetta (Verso il Naturismo scientifico, 1940).
11. I due mitici vegliardi del nudismo naturista tedesco FKK, Werner Zimmerman (1893-1982) e Richard Ungewitter (1868-1958), ripresi negli anni Cinquanta. Sapevano bene che nudismo e naturismo sono due cose diverse. Oggi sarebbero scandalizzati dai loro sedicenti eredi affaristi, vacanzieri da "villaggi vacanze" e vergognosetti della Federazione "Naturista" Internazionale.
12. Il medico naturista svizzero Max Bircher Benner (1867-1939), teorico del cibo crudo e integrale, e propagandista della zuppa di cereali crudi o muesli.
13. Il manuale Il metodo naturale. Medicina e dietetica naturista del Bambini (anni Cinquanta).
14. Il manuale di E.Alliata di Salaparuta, Cucina vegetariana e naturismo crudo. Sottotitolo: Manuale di gastrosofia naturista ecc. (Sellerio, ultima ed. 1975).
15. Un libro di ricette molto diffuso in Europa: Livre de la cuisine naturiste et macrobiotique (Van Seelen et al., qui nella traduzione francese, 1980).
16. Il manuale di Nico Valerio, riedito e aggiornato per venti anni, L’Alimentazione Naturale (Mondadori, 1980-2001, pag.760), che sistematizza per la prima volta in modo organico tutta la alimentazione “naturista”, definita “naturale” nel senso che è tipica del vivere secondo Natura, cioè dell’evoluzione e dell’antropologia dell’Uomo.
17. La pubblicità della centrifuga per vegetali "Girmi il Naturista" (1980 circa). A tal punto era diffuso allora il significato corretto di "naturismo", grazie agli sforzi della mia Lega Naturista.
18. L'etichetta di un "risotto naturista" prodotto da un commerciale sedicente (per motivi di lucro) "Club Naturista" (1995). Anche qui, il termine corretto era ancora così comune che se ne impossessava la pubblicità. E fino a pochi anni fa ancora esisteva nelle città qualche "Bar Naturista". Tutto cancellato, dopo che i nudisti si sono arbitrariamente impossessati del nome Naturismo, e i naturisti sono confluiti negli ecologisti.
19, Charles Auguste Bontemps, Nudisme: pourquoi, comment. Editions de Vivre, Paris (prob. anni 30-40). Come si vede dal titolo di questa guida popolare, il nudismo era nudismo, non naturismo.
20. Il manuale di Nico Valerio, Guida al nudo (sottotitolo: Il corpo libero, il nudo e la nudità nel primo manuale completo). Sugarco, Milano 1980.
21. Ernesto Gorischegg, nudista FKK e naturista mitteleuropeo già nei primi anni decenni del 900.
22. Una rara foto presa su una spiaggia dell'isola d'Elba che mi inviò Giuseppe Ghirardelli, nudista FKK e naturista, bella figura di spirito umanitario e idealista, il più grande organizzatore e propagandista nudista in Italia.
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JAZZ. Lennie Tristano Quintet (anni 50) in Subconscious Lee (7:17) al The Half Note, New York, un jazz club dall'ambiente colorito.Ossessivo l'assolo del grande pianista e stilista cool (di origini italiane). Lee Konitz (as) Warne Marsh (ts) Lennie Tristano (p) Sonny Dallas (b) Nick Stabulas (d). "Look Up & Live" TV broadcast, "The Half Note", NYC, June, 1964.

AGGIORNATO IL 14 NOVEMBRE 2021

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