28 dicembre 2011

CORPO. Altro che Politica, è la nudità la protesta più dura. Perché dice la verità.

arab_girls_on_beachCacciato, peggio, banalizzato, asservito al consumismo della pubblicità nel “liberale” Occidente, il corpo rischia di risorgere come insopportabile cuneo eversivo, dissacrante, dunque politico, nei confronti  dei regimi fascisti che reggono gli orribili Paesi islamici dell’Oriente e dell’Africa.

Però c’è nudo e nudo. Ma sì, in mancanza di altri argomenti, quando la Cultura culturalista latita, ci si rifà alla cultura antropologica primigenia. E allora il corpo parla più di mille pandette di diritto: è una difesa “fà da te”, un avvocato dei poveri, senza parcella. Frine si denuda da sé davanti al potere dei giudici, come la giovane egiziana Aliaa Magda ElMahdy si spoglia nuda nel suo blog davanti alla dittatura religiosa e politica del suo Paese. Altro che nudità della donna “mercificata” perché alienata. Tra tanti uomini che la denudano per violenza, la donna si denuda da sé per libertà. Nudo maschilista e nudo femminista.

Blogger atea egiziana 20 anni Aliaa Magda nuda protesta femministaE’ il gesto supremo, atroce per gli ottusi perché immotivato e inconciliabile, insopportabile per gli impotenti della psiche e della politica, perché “naturale”. Dunque innegabile. Eppure gratuito,  alla portata di tutti, uomini e donne, vecchi e giovani, belli e brutti, ricchi e poveri.

E così, il nudo, la nudità, il corpo integrale, che dopotutto significa ciò che davvero si è al naturale, finisce per essere il massimo della protesta, anzi, addirittura il simbolo visivo – paradossalmente – proprio nei Paesi teocratici che tutto coprono, per non vedere la verità, quella dello spirito e del corpo. A cominciare dal corpo femminile, su cui si accaniscono vigliaccamente le religioni più autoritarie, quelle monoteiste: oggi l’Islam, incomparabile in questa vergogna, e fino a ieri anche il violento Cristianesimo, ma di tanto in tanto, ancor oggi, perfino l’Ebraismo, visto che in una cittadina d’Israele i fanatici zeloti inveiscono, gridano, sputano addosso ad un’innocente bambina di otto anni, rea di camminare per strada nei “loro” quartieri con i vestiti a colori vivaci tipici della sua età e le braccine nude. Fortuna che questi veri e propri maniaci sessuali debbano poi vedersela con le leggi laiche e con gli ebrei razionali e di buon senso che sono la stragrande maggioranza. Perché in Israele, a differenza che oggi nei Paesi islamici e ieri nello Stato della Chiesa, lo Stato è laico.

DEonjne nude solidarietà con Aliaa Magda Elmahdy 2011Così il nudo di protesta si impone nei Paesi islamici al seguito della “primavera araba”. Ma ci vorranno almeno 50 anni, cioè due generazioni, perché si formino in quei Paesi che mai sono stati liberi quelle élites borghesi e liberali che in Europa hanno impiegato secoli per formarsi, maturarsi e acquistare potere.

E allora? Ecco che dove non è riuscita la confusa rivolta popolare a Damasco, Cairo, Bengasi, Tripoli, Tunisi, Algeri, riesce Aliaa Magda Elmahdy, studentessa egiziana di 20 anni (studia arte alla locale Accademia Americana), per di più ateista, che sul proprio blog ha pubblicato una propria foto (mediocre, forse volutamente) di un ingenuo e castissimo nudo frontale, appena bilanciato dalle scarpe rosse e un fiore di ibisco tra i capelli.

Due niqabitch islamiche a Parigi Perché lo fa, oltretutto a rischio della vita? Per protestare “contro una società piena di violenza, razzismo, sessismo, dominazione sessuale e ipocrisia”. Mostrare il proprio corpo in un momento in cui gli islamisti hanno in Egitto un grande potere è l’atto ultimativo, il più disperato, di ribellione. Non dimentichiamo che gli islamisti sono misogini, temono e disprezzano più di ogni cosa il corpo femminile, e che le donne per loro sono l’origine della corruzione, del caos, e per questo devono essere sempre coperte, e mai debbono essere viste né ascoltate. Quella islamista è una società-convento, un convento rigidamente maschile, dove, come in tutti i conventi, vige la depravazione.

E ovviamente gli islamisti hanno denunciato Aliaa e il suo fidanzato blogger, per “violazione morale, incitamento dell’indecenza e offesa all’Islam”.

f-k-k-026Ma immediatamente ha risposto la solidarietà dei giovani e degli artisti di tutto il mondo, in prima fila le donne, vista la motivazione “femminista” di Aliaa. Ma non pochi (e non poche) blogger arabi, uomini e donne, ammirati del coraggio della ragazza, tanto più che il coraggio in quei Paesi è considerata una virtù solo maschile. Così, sostenute dal rilievo dato dalla stampa e dai siti web, molte donne, di ogni età e origine, hanno pubblicato sul proprio blog le proprie foto nude, qualcuna, araba, nuda solo parzialmente (a testimonianza di un grado d’imbarazzo maggiore) per solidarietà con la blogger nuda del Cairo. E’ stata una davvero singolare “Rivoluzione fotografica nudista” – ha scritto qualcuno – contro la misoginia islamica e a favore della libera espressione dei diritti delle donne. Non male come simbolo, del tutto inatteso, della pretesa “primavera araba”, proprio quando nello stesso Occidente il nudo declina.

Sila Sahin modella musulmana su Playboy tedesco 2011 "Mi spoglio per dare un segnale forte alle donne musulmane. Vorrei che avessero il coraggio di ribellarsi ai padri che le trattano come oggetti. La nostra femminilità non può essere repressa. Molte sognano di scappare. In poche hanno il coraggio di farlo", ha spiegato l’artista Hanane Zemali, che oggi vive in Italia, al Tgcom. La giovane tunisina, che ora vive in Italia, si è fatta ritrarre in nudità parziali da un fotografo d’arte: la sua – dice – è una protesta contro il maschilismo dei Paesi islamici e la visione maschilista della donna musulmana, ma anche contro le tradizioni della Tunisia e a favore della libertà d’espressione. "Sono cresciuta in un ambiente asfittico – continua la 26 enne – mio padre e mio fratello, il maggiore di tutti i sei figli, non mi permettevano di uscire di casa. Potevo solo fermarmi a parlare con le mie cugine e quando uscivo lo facevo indossando il velo". Al velo, alla ghettizzazione, all'islam femminile, Hanane , si è ribellata scappando dalla Tunisia e raggiungendo sei mesi fa l'Italia. Ora vuole ricordare la situazione della donna musulmana e dare un segnale forte al suo Paese, posando molto parzialmente nuda per il fotografo Alberto Magliozzi, forse l’unico, a conti fatti, beneficiario artistico di tanto poco impegnativa e poco rischiosa azione dimostrativa.

Nude per protesta contro guerra e CPT Appena più convincente la protesta simbolica e piuttosto pudica (molte sono nascoste dietro un ampio striscione) e più ancora quella di Luisa Batista Samora – anche lei, però, non da un Paese islamico – che nel blog Frontaal Naakt (nudo frontale) scrive: “Io sono Aliaa Elmahdy: Luisa”. Peccato che poi proibisca di riprendere la sua foto, in cui la asserita “nudità frontale” (è la traduzione del titolo del blog) per metà è celata da una casuale chitarra.

Certo, è intrigante che al Potere illegale e alla violenza delle religioni si risponda con la nudità. Al posto dell'Uomo mascherato dei fumetti e della cronaca nera, contro gli uomini del Potere e delle Chiese doppiamente vestiti e mascherati (abito più la toga, abito più la divisa, abito più la veste sacerdotale), l'uomo nudo e ancor più la donna nuda, emblematicamente appaiono e sono provocatori in quanto vistosamente inermi tra i violenti super-vestiti.

protesta-ukraina-anti-Putin E dire che il Nudismo, uno dei moltissimi temi del Naturismo,  l’antica filosofia e pratica del “vivere secondo Natura”, anzi, forse l’ultimo per importanza, era nato come movimento tra fine 800 e inizi del 900 proprio con motivazioni analoghe: scuotere le coscienze ipocrite e perbeniste della società autoritaria occidentale d’allora, che faceva dell’abito, pesante, eccessivo, complesso e innaturale, un comodo schermo alle proprie manie, ma nel contempo per riaffermare il diritto atavico alla libera corporeità e alla libertà tout court. Eppure, negli anni 70 alcuni stupidi critici per esorcizzare e screditare il nudismo, avevano detto che era un “fenomeno borghese”. Vero, infatti nei Paesi autoritari – che sono quelli non “borghesi” (per usare il loro linguaggio), i nudisti venivano e vengono arrestati. Ecco perché “conviene” ancor oggi nei Paesi islamici puntare sul nudo affinché una protesta risulti corrosiva e perciò efficace, come hanno ben capito Aliaa Magda e le altre.

AiWeiwe artista cinese posa con donne a Pekino2011 Non per caso gli esponenti della Chiesa, i militari, i giudici, doppiamente vestiti perché fondano il proprio Potere, oltre all’abito, proprio sulla sovrastruttura simbolica della divisa o della toga, hanno fatto a lungo la voce grossa. Protestò lo stesso Papa. “Dal soglio di S. Pietro – scrissi su La Repubblica in un articolo che fece epoca perché rivelò il nudismo a tanti italiani – si è levato un grido di dolore contro le «ostentazioni naturistiche, oscene esaltazioni del nudismo, dell'erotismo, del pansessualismo» (14 luglio 1978). “Ma poi i preti sono entrati nei campi nudisti, i carabinieri si sono voltati dall'altra parte, i giudici hanno cominciato ad assolvere”.

Protesta Greenpeace per ghiacciai e riscaldamento (foto Tunick) Appunto, l’Occidente in parte si redime, si adegua, ammette i propri errori, impara. Perfino la Chiesa cristiana è stata costretta ad accettare a denti stretti il corpo e la nudità. E proprio questo compromesso obtorto collo con la tolleranza e libertà liberale le ha permesso di convivere magnificamente e con vantaggi perfino economici nel bel mezzo della progredita civiltà occidentale. A differenza dell’Islam, che condanna i Paesi che l’abbracciano ad una società-carcere senza cultura, senza progresso e senza speranza.

Perché i potenti e prepotenti del Governo o dell’Altare capiscono benissimo che la nudità è la suprema delle azioni non-azioni di cui è capace la non-violenza. Non-azione perché non è un “fare”, ma un “essere”. Che cosa fa un bambino quando nasce? Non fa il nudo, ma nudo lo è. E non potrebbe essere diversamente. Ecco perché non troverete in nessun codice penale di nessun Paese liberale del Mondo che il semplice nudo è punibile, come scrivevo nella mia Guida al nudo (ed. Sugar, 1980). Anche i giudici e i moralisti maniaci sessuali sanno che sotto vestiti e toghe sono nudi, perché sono nati nudi. E noi non possiamo dimenticare la nostra vera natura. Perciò, per vietarlo, i corrotti reazionari devono inventarsi delle azioni (“violazione morale, incitamento dell’indecenza, offesa all’Islam” ecc). Perché il nudo, da solo, sarebbe non punibile.

Protesta nudista in bicicletta conrtro inquinamento E proprio per questo spaventa. Perché è semplicemente il nostro essere, cioè la verità del corpo e della nostra stessa natura. Non per caso – concludevo l’articolo – nel linguaggio popolare anche “la verità è nuda”. Ed è una verità patente e potente, cioè così appariscente e forte da far vergognare chi questa natura tradisce.

Due sole conseguenze negative dovrebbero preoccupare i veri nudisti di questo diffondersi ovunque – in Oriente ancora timidamente e soprattutto in Occidente – della protesta nuda: da una parte la banalizzazione del nudo, dall’altra l’identificazione – disastrosa a livello psicologico – della nudità come gesto di protesta momentaneo, eccezionale, in qualche modo “patologico” proprio perché anti-norma, anziché come “naturale e serena condizione di vita ancestrale” a cui dovremmo tendere tutti noi, uomini e donne.

IMMAGINI. 1. Giovani donne islamiche in spiaggia.  2. La foto di Aliaa Magda ElManhdy sul suo blog.  3. La protesta nuda di solidarietà con Aliaa di un gruppo di donne israeliane.  4. Due ragazze islamiche anti-niqab (“niqabitch”) protestano a Parigi. 5. La protesta nuda di solidarietà con Aliaa di una donna iraniana di mezz’età. 6. La prima volta di una modella islamica su Playboy tedesco (Sila Sahin, 2011). 7. Nude per protesta in Italia contro la guerra e i CPT. 8. Nude contro Putin in Ukraina. 9. L’artista cinese dissidente Ai Weiwe con alcune donne protesta contro la censura in Cina. Pur essendo la foto molto casta e addirittura vergognosa, è stato denunciato per pornografia. 10. Spettacolare protesta nuda di Greenpeace contro lo scioglimento dei ghiacciai e il riscaldamento globale (autore il geniale fotografo di “masse nude” Spencer Tunick). 11. Una delle tante proteste nude in bicicletta contro l’inquinamento e il traffico.

JAZZ. Sonorità “cool” ma fraseggio entusiasmante, ecco il grande altosassofonista Lee Konitz con l’orchestra di Stan Kenton, in un poco noto Lover Man (1954). Durata: 7:10. Dal disco “Kenton showcase” (Capitol).

1 Comments:

Anonymous Tatiana said...

Bellissimo, lo metto in memoria. Come donna approvo e condivido! Besos!!

30 dicembre 2011 alle ore 12:03  

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