07 settembre 2011

SCIOPERO. Il sindacato non capisce che la lotta di classe è interna al ceto medio?

sciopero-generale1 Ancora uno “sciopero generale”. A che cosa, a chi, serve, nel 2011, uno sciopero generale “politico”, come quello che si è tenuto ieri, niente di meno contro la “crisi”, contro i “tagli” e i risparmi di spesa per ridurre il deficit di bilancio dello Stato, contro una legge che vuole ridurre i lacci per le aziende in difficoltà consentendo di assumere più facilmente, in quanto sarà più facile, in casi estremi, licenziare?

Ma poi, è davvero uno strumento utile un rito da “primo Novecento” nel bel mezzo di una crisi europea, anzi mondiale, iniziata da speculazioni finanziarie e avventate pratiche borsistiche permesse con leggerezza incredibile dai Governi occidentali, cioè dalla Politica, ma alimentata da una crisi che è anche economica, e in quanto tale investe soprattutto i produttori, e che ha prodotto anche crollo della domanda e stagnazione? E, ancora, il mito dello sciopero generale serve o no ai sindacati, alla Sinistra, e in fin dei conti alla società moderna europea e occidentale?

Visto che gli editoriali e i commenti dei giornali girano attorno al problema senza affrontarlo di petto, vediamo perché riteniamo, al contrario di molti commentatori, che ogni sciopero politico, e quello generale in particolare, sia ormai inutile e anzi dannoso a tutti, tranne ad un solo soggetto, come vedremo. A tal punto che l’indizione di uno sciopero generale, come quello di ieri della CGIL, basta da solo a esemplificare il grave errore e la posizione ormai auto-referenziale, poco intelligente e ultraconservatrice di questo sindacato, ma anche del sindacalismo in generale in Italia. Una sintesi schematica servirà a fissare meglio i punti più critici. A cominciare da una premessa storico-giuridica:

1. Lo sciopero, mezzo sacrosanto di autotutela dei lavoratori, sancito da tutte le Costituzioni liberali, è stato inventato contro il datore di lavoro, per analogia si è esteso – e si può ammettere – contro i padroni del medesimo comparto industriale, specie se egoisti e ingiusti, và da se, perché altrimenti basta la trattativa o l’accordo contrattuale. Ma lo sciopero non è nato per essere indirizzato contro lo Stato, i suoi organi, o gli altri cittadini. In questo caso, invece, come dicevano striscioni e parole d’ordine, si manifestava soprattutto contro il Governo per alcuni suoi progetti di leggi, impedendo però ai cittadini di viaggiare, di lavorare, di approvvigionarsi di beni, di leggere i giornali (o meglio, alcuni…). Perché la controparte di uno sciopero devono essere gli incolpevoli cittadini?

2. Se lo sciopero invece verte su temi generali (leggi, politica economica, misure fiscali ecc), cioè su temi politici, è a forte rischio di illegalità secondo molti esperti di diritto privato e costituzionale, non tanto perché fa le veci di un Partito (non c’è alcun divieto, ci mancherebbe: i partiti non hanno l’esclusiva della politica), ma piuttosto perché sancisce l’obbligo dell’interruzione collettiva del lavoro, con un danno alla produzione che nessuno risarcirà mai.
Lo sciopero  in tal caso si prende i vantaggi dell’uno e dell’altro, senza i rischi (controllo democratico del voto elettorale, pubblicazione dei bilanci ecc). Dunque quando il sindacato fa il partito può protestare ma senza far assentare la gente dal lavoro.

3. In tempi di crisi economica grave e di rischio di un rafforzamento d’una opinione pubblica di Destra poco o nient’affatto democratica, o comunque di soluzioni populistiche e carismatiche (da Peron a Berlusconi), fare scioperi generali è politicamente un errore grave: perché dà ragione, offre il pretesto, a questa opinione pubblica, e con i disservizi pubblici e privati (p.es. nel trasporto, nel commercio, addirittura nella stampa, soprattutto quella non amica, il che tocca la libertà di stampa e di informarsi) allarga il solco già esistente tra classe media e sindacati (e sinistra), e soprattutto aumenta il divario psicologico tra lavoratori garantiti-che-protestano e non-lavoratori-in-cerca-di-lavoro o disoccupati.

Vallo a spiegare a chi, magari più bravo di te, non trova lavoro, che tu lavoratore a tempo indeterminato fai uno sciopero perché in teoria, in certe condizioni abbastanze estreme (qual è, di norma, quell’imprenditore che licenzia per capriccio un operaio bravo che gli serve e che potrebbe non trovare più sul mercato? suvvia…) potresti anche essere licenziato.

In Italia è ancora un dramma, certo, il licenziamento facile, proprio perché il mercato del lavoro è statico, bloccato. Chi perde il lavoro non è affatto detto che lo riacquisti in poco tempo, anzi. All’estero, e nei Paesi più avanzati, invece (Inghilterra, Canada, Stati Uniti, Germania ecc), è uno dei tanti accadimenti della vita. Solo che lì il mercato del lavoro è più aperto e mobile, e il cambiamento di lavoro non è un dramma: se ne trova subito un altro. (Anche se la cosa è molto meno vera oggi, con la crisi economica dell’intero Occidente).

Insomma, un rischio un po’ più alto di instabilità e licenziamento per chi ha un contratto a tempo indeterminato è pur sempre un piccolo dramma, in confronto alla vera tragedia di centinaia di migliaia di lavoratori a tempo, trimestrali, a settimana, a giornata, e di milioni di giovani e adulti – alcuni addirittura attempati – del tutto privi di lavoro da anni. E’ uno schiaffo. Il sindacato, infatti, si occupa quasi soltanto dei propri iscritti, perfino di chi non lavora più (i pensionati, che anzi ora sono la maggioranza), e invece poco o nulla dei non lavoratori.

Insomma, la cosa appare agli occhi di un’opinione pubblica toccata dalla crisi economica come la tutela dei privilegi di una Casta lavoratrice (tutto è relativo), rispetto al popolo dei non-lavoratori. Il che vuol dire per il sindacato, che oggi raduna solo “vecchi”, cioè lavoratori maturi e pensionati, perdere quei pochi consensi rimasti tra i giovani.

4. E’ proprio la controparte che è cambiata. Il sindacato è talmente arretrato e ottuso che non capisce che oggi la divisione vera di classe non passa più tra operaio e padrone, ma tra lavoratori e non-lavoratori, tra lavoratori protetti e privilegiati e lavoratori occasionali e non protetti. E ogni volta che fa scioperi generali ricompatta, è vero, ed semina entusiasmo tra lavoratori anziani ed ex-lavoratori iscritti, ma diffonde disagio e antipatia tra gli altri, spesso più numerosi, facendo aumentare di migliaia di voti i voti della Destra, a cui tendono ad aderire, appunto, i non-lavoratori, sorretti dai parenti e amici: in totale, milioni di persone.

E’ questo che vuole? Sì, paradossalmente, come sembra ormai accertato. Perché, guardando egoisticamente non oltre il proprio naso, con la Destra al potere un sindacato può protestare, dunque prospera, mentre con la Sinistra si sente imbarazzato, deve frenarsi. In ogni caso il sindacato non tutela gli interessi veri della gente, ma persegue solo i propri. Ma è un egoismo di bottega che dà pochi frutti e solo per poco tempo.

5 [Appendice]. Senza contare che il sindacato è oggi Casta, quindi malvisto, per i suoi grandi privilegi: l’influenza determinante su Parlamento e altri organi dello Stato, i bilanci non pubblicati integralmente, le prebemde dei suoi dirigenti, le tasse ridotte o inesistenti, il personale interno che può essere licenziato senza problemi, le trattenute in busta paga dei lavoratori che di fatto configurano una sorta di iscrizione coattiva, per accennare all’enorme patrimonio, a cominciare dagli immobili, ereditati gratis per legge dai sindacati fascisti.

Insomma il sindacato oggi è Casta, Potere, eccome. Un suo sciopero generale, quindi con finalità politiche, è altamente impopolare, innervosisce un larghissimo strato sociale inter-forze: il ceto medio indifferenziato, le casalinghe, i giovani senza lavoro, gli ex lavoratori disoccupati, gli stessi membri della classe politica. Ed è autoreferenziale. Nel mito dello sciopero generale celebra se stesso: i lavoratori sono quasi un ornamento accessorio. E così sembra fatto apposta per avvantaggiare la Destra più cinica e affaristica (nelle cose proprie), quanto inefficiente (nelle cose di tutti), che non aspetta altro che una scusa, dopo 15 anni di malgoverno, di scandali e di mancate riforme, per vaneggiare di “dittatura della Sinistra” e di “prepotenze dei sindacati”.

JAZZ. l’Orchestra di Teddy Wilson con la cantante Billie Holiday negli anni 40 in tre brani molto eleganti in sequenza: When You are Smiling, in 78 giri molto frusciato ritratto dal vivo,  You're So DesirableIf Dreams Come True (dischi Brunswick originali).

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4 Comments:

Anonymous luisa pierantonelli said...

Ahi, ahi!! Ho fatto sciopero e, non è fossi così convinta come del resto non lo sono mai stata negli ultimi anni. Questa volta però un sentimento di grossa contestazione per la situazione in atto, per la mancanza di chiarezza, di proporzionalità e di coesione delle politiche economiche proposte e in atto, mi hanno indotta ad aderire all'unica possibilità di opposizione a ciò che si è presentata. Come al solito la lucida analisi di Nico è totalmente condivisibile ma in certi momenti quali strumenti oggettivamente si hanno in mano per far emergere la totale contrarietà alle scelte di una classe politica miope e vile come quella che non solo gorverna ma che siede in tutto il nostro parlamento? Una classe politica autoreferenziale e intrasolidale e, e .... chi più ne più ne metta senza cadere nella noia di troppi giudizi già dati. Mi chiedo come incanalare nel giusto modo le potenzialità enormi che avrebbe la cosidetta società civile in questo strano paese. E poi, i tedeschi sono arrabiati con noi: loro sono virtuosi e non scellerati, loro sono le formiche e noi le cicale (alcuni di noi si intende...) i tedeschi che lavorano e si rimoboccano le maniche non vogliono pagare le nostre scempiaggini!

11 settembre 2011 alle ore 11:57  
Blogger Nico Valerio said...

Speravo che nessuno lo leggesse...:-) Davvero. Il mio lato piacevole, goliardico, popolare e amante del consenso ("piacione", accusa il Nico-1), cioè il brillante Nico-2, voleva nascondere questo scritto severo dell'antipatico Nico-1 (ideologo, tutto princìpi, razionale, impopolare, controcorrente ecc). Dico davvero, non sto scherzando. La prova? Infatti non lo ha rilanciato su Facebook, come fa con quasi tutti gli articoli... Eh, bella (o brutta) cosa essere gemelli...:-) Psss. Luisa, non lo dire a nessuno...:-)

11 settembre 2011 alle ore 12:27  
Anonymous sally brown said...

questo sciopero generale oltre ad essere inutile come tutti gli sciperi generali, era anche carente di motivazione tanto che c'è voluta la finanziaria a soccorrerlo con la norma (di lavoro)sulla mediazione del sindacato di categoria nelle questioni di licenziamento
ole/.)

11 settembre 2011 alle ore 20:05  
Anonymous Anonimo said...

I sindacati sono, purtroppo, istituzioni corporativiste asservite al potere di turno. Erano originariamente sorti, come giustamente rilevato da Nico, per danneggiare il padrone. Ma se con questo c'è ancora gente che s'illude di poter infierire contro il mega-padrone assoluto del potere tramite una futile azione sindacale, allora è meglio che si dia alle fiabe di Andersen. O meglio, che si dedichi alla sana lettura di alcuni libri come "Sanguisughe" di Mario Giordano. Capirà così perché con o senza Silvio in Italia non potrà mai cambiare nulla, se non decidiamo a cambiare in primis la nostra mentalità.

Mario Pezza

12 settembre 2011 alle ore 12:12  

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