NUDISMO. Escursionismo e ginnastica terreno comune tra nudisti e naturisti.
Vogliamo fare i “naturisti”? Per essere credibili – sembrano essersi detti i nudisti più intelligenti e colti – cominciamo a praticare almeno qualcuno dei più importanti temi naturisti classici, dall’alimentazione alle medicine naturali, dall’ecologismo all’escursionismo. Magari cominciando dall’ultimo, proprio il nudismo (in tedesco, FKK o Freie-Korper-Kultur, cioè cultura del corpo libero).
Infatti, a detta dei grandi teorici e pratici del movimento, il nudismo è nato come l’ultimo punto, per di più facoltativo e non essenziale, del Naturismo, che è un ben più vasto e antico movimento scientifico e filosofico del “vivere secondo Natura”, dal quale sono derivate grandi conquiste, che hanno aiutato l’Uomo “civile” a reagire agli eccessi della civilizzazione: il culto della salute del corpo, le medicine naturali, l’alimentazione sana e naturale, le terapie con gli alimenti, l’autosufficienza, il risparmio di beni e di energia, l’autoproduzione e l’anticonsumismo, la tutela di piante-animali-ambiente, l’ecologismo ecc. Si veda nella lettera del grande nudista-naturista Giuseppe Ghirardelli, che definì correttamente il nudismo come ultima “estrema conseguenza” del Naturismo (v. il fondamentale e, vi assicuro, originale articolo monografico sul “Naturismo”, che corregge la sbagliatissima e sottoculturale voce su Wikipedia e la meschina definizione campeggistico-commerciale dell’INF).
Perciò, se proprio si vuole cominciare a praticare il Naturismo partendo dal nudismo, almeno lo si coniughi con qualcuno degli altri e più importanti temi. Se dunque i nudisti di oggi, pigri, sedentari, poco o per nulla salutisti, che non sanno niente del vero Naturismo e delle sue origini, cominciano a recuperare almeno l’escursionismo e l’attivismo sportivo nella Natura, fanno solo bene. Una piccola cosa, d’accordo, ma è sempre meglio di niente.
Fatto sta che in Svizzera (ma il cantone conservatore dell’Appenzell oggi commina severe multe), Germania, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia, e solo molto raramente in Italia, la gioiosa e liberatoria pratica del “nude hiking”, cioè della camminata sportiva nudista nella natura selvaggia (foreste, ruscelli, laghi, vette, perfino sulla neve), sta prendendo sempre più piede. Per quanto insufficiente, si guardi la voce “Nude Hiking”, andando poi a vedere i link di riferimento in basso, e a chi non sa nulla di questo movimento del contatto “primigenio” con la Natura si aprirà tutto un mondo. Vedrà nei pochi filmati allegati a mo’ di esempio, come la “Randonnue” (randonnée nue, camminata sportiva nudista) a Tharaux del 2010, che in certi luoghi così paradisiaci lo stesso buonsenso impone di andarci nudi, così come solo gli stupidi metterebbero il costumimo bagnandosi in una caletta vergine e deserta. In un altro filmato, sulla Randonnée des Concluses del 3 agosto 2010, l’operatore si mette a intervistare gli escursionisti vestiti che i nudisti incontrano sul sentiero, evidentemente molto frequentato.
E le risposte sono molto interessanti. Possiamo capire e perfino apprezzare, psicologicamente ed esteticamente (beau geste artistico, un po’futurista), il nudo provocatorio in città, come extrema ratio dell’esasperazione, dell’infrazione della norma. Perché il nudo è l’ultima chance, la protesta estrema, anzi la verità assoluta. Ma sul piano generale e razionale non è una buona cosa. In fondo, è una piccola forma di violenza. Siamo contrari, da liberali e non-violenti, a imporre visivamente il nostro corpo nudo agli altri. Anche se abbiamo “antropologicamente” e biologicamente ragione. Dobbiamo rispettare anche i tabù e le idee “sbagliate” del prossimo, ignorante del valore del corpo, e comunque non ancora maturo per capire le nostre conquiste. A meno che, a titolo sperimentale o in alcune comunità di avanguardia, non si sia tutti d’accordo per il nudismo anche sui luoghi di lavoro. A noi piacerebbe molto: siamo sicuri che molto mobbing sparirebbe (al massimo sostituito da qualche invidia o gelosia tra donne…). E infatti sembra che col nudismo in ufficio perfino la produttività aumenti.
Ma è certo che il nudismo è perfetto per la Natura. Sebbene, anche in villaggi e montagne sia prudente saper scegliere oculatamente. Perché c’è il rischio, oltretutto, di scatenare reazioni di sindaci e polizie locali che potrebbero stroncare il movimento, come infatti sta accadendo nel cantone Svizzero anzidetto (100 franchi svizzeri di multa, più ben 3300 FS di spese processuali, un patrimonio!).
No, il nudismo libero, statico, balneare o itinerante, va praticato solo dove la Natura non solo è selvaggia, ma anche difficilmente raggiungibile dalla massa o dai curiosi. Dove, cioè, è “presumibile in buona fede” che non ci sia nessuno. Solo in questi casi la legge ci difende.
Evviva, perciò, l’escursionismo nudista. Se il contatto attivo con la natura vergine diventa la base minima di uno stile di vita che coinvolge tutto il corpo, e dunque anche la mente, è altamente probabile che poi, a poco a poco, anche gli altri e più importanti temi naturistici, come il salutismo, le medicine e l’alimentazione naturale, la difesa di piante, animali e Natura, la manualità, il far da sé e l’autosufficienza, l’anticonsumismo, la riduzione al minimo o il riciclaggio casalingo dei rifiuti ecc., troveranno un terreno favorevole, e si faranno strada da sé, anno dopo anno, fino a ricostituire nella vita e nell’animo di ciascuno di noi quell’unità e circolarità filosofica, scientifica ed esistenziale che è il vero Naturismo.
E invece, che accade? Che perfino il nome “Naturismo” non è conosciuto o è gravemente equivocato (molti lo considerato sinonimo di nudismo), a causa dell’ignoranza abissale che regna oggi tra le nuove generazioni, facilitata anche da tutti i trucchi della mistificazione e dell’ipocrisia. Tanto che quando abbiamo dovuto scrivere per disperazione un documentato articolo monografico con l’Abc della storia e del vero significato del termine “Naturismo”, parecchi lettori, perfino quarantenni e cinquantenni, alcuni dei quali si definiscono “naturisti” da anni, sono caduti dalle nuvole e sono rimasti a bocca aperta, come se avessero avuto chissà quale rivelazione. A loro dire, leggevano quelle cose per la prima volta. Incredibile. E qualcuno di loro è addirittura dirigente di un club nudista (sedicente “naturista”)! Davvero incredibile. Un fenomeno di sottocultura e incultura tipico di questa Italia e di questa Europa senza studio, e quindi senza passato.
Insomma, gli sprovveduti “naturisti” all’italiana (anzi, alla francese, perché la colpa dell’ipocrisia linguistica e della pochezza intellettuale dei nudisti di oggi è soprattutto dei Francesi), in realtà solo e a malapena nudisti – spesso soltanto sporadicamente – usano un nome sbagliato, senza sapere che cosa significhi, o al massimo vanno a guardare la pietosa descrizione fatta da qualcuno dei loro amici di incultura su Wikipedia, secondo la quale il naturismo sarebbe il nudismo! Fonte “scientifica”? Testi storici, filosofici, medici, c’è da immaginare. No, solo una frasetta, nientemeno, scritta da una federazione internazionale di club di vacanze nudiste, la FNI-INF, in un articolo… del proprio statuto. E’ come se un’associazione di appassionati di cucina nel proprio regolamento decidesse che i “cereali” sono quei prodotti industriali in scatola che alcuni usano per colazione, e non il più proprio e vasto settore dei grani, dei fiocchi e delle farine, dal frumento all’avena, che ha fatto la storia dell’uomo e la sua alimentazione. E per i mediocri che non hanno mai aperto un libro di saggistica in vita loro, si sa, Wikipedia è il vangelo.
Avete presenti i tanti furbi politici che si definiscono “liberali” o “democratici”? Ebbene, il primo imbroglio è sempre lessicale. Copiando gli snob e ipocriti francesi, i club di vacanze nudiste si sono impossessati abusivamente del termine “serio” e “alto” Naturismo, vergognandosi evidentemente del nome appropriato Nudismo. Perché, dicono i francesi, il termine nudiste è volgare, in Francia. Ah, buono a sapersi: questo è il loro vero retro-pensiero! E col cattivo esempio dei francesi, che dovunque vadano impongono autoritariamente le proprie idee (o fisime), perfino i tedeschi hanno abbandonato la definizione di Freie Korpe Kultur (FKK) o “cultura del corpo libero”, che aveva almeno una sua dignità poetica e storica. Oggi la usano solo vecchi nostalgici. Dunque, per queste meschino snobismo prude e piccolo borghese dobbiamo cambiare vocabolario e confondere le idee alla gente? E i due termini non sono affatto sinonimi, anzi stanno tra loro come il tutto (la filosofia del Naturismo) e una piccola parte, oltretutto eventuale, del tutto (la pratica del nudismo).
Eventuale? Sì, perché il grosso del movimento naturista attuale non è nudista, ma (oggi si dice) “ecologista”. Tutti e tre i principali filoni storici del Naturismo, l’alimentazione naturista (che nel mio libro ho chiamato “naturale” per farmi capire meglio), la medicina naturista (o ippocratica) e l’ecologismo, non c’entrano nulla col nudismo. Non solo nell’800, ma ancor oggi, nessuno dei medici o dietologi naturisti, per non parlare degli esperti ambientalisti, è nudista. Anzi, ci prendono in giro, ovviamente a torto (v. più avanti Fulco Pratesi del Wwf). L’unico in Italia, e forse in Europa, tra gli esponenti noti o pubblici, nel senso che si sono esposti e hanno pubblicato qualcosa, ad essere fautore o esperto ugualmente di alimentazione e medicina naturiste, come pure di tutti gli altri temi del Naturismo, compreso il Nudismo, è purtroppo il sottoscritto Nico Valerio. Lo scoraggiante paradosso dei tempi moderni, quindi, con questa singolare eccezione, è che “nessun naturista è nudista, e nessun nudista è naturista”. Altro che termini “sinonimi”! Anche se da qualche anno, aggiungo, dai e ridài con le mie filippiche, libri, articoli con dimostrazioni storiche, e con lo stesso boom dell’ecologismo, qualcuno dei nudisti (ne fanno fede le email che ricevo) si sta timidamente aprendo agli altri temi.
E così, per questa mistificazione del nome, il vastissimo movimento che prende le mosse da Ippocrate e che nientedimeno doveva fare la “Riforma della vita” (Lebensreform, si veda la lunga voce, in tedesco, su Wikipedia), dal cibo alla medicina, si riduce a togliersi il costumino prima di fare il bagnetto in mare, ad agosto… Ovviamente sfumacchiando e bevendo alcol come tutti, abbuffandosi di schifezze allo snack bar come tutti, e perfino sporcando spiagge e facendo rumore come tutti.
Però qualcosa sta cambiando, finalmente, tra i nudisti solo nudisti. E’ sempre vero che i nudisti di oggi sono pigri (in questo ricordano dannatamente i vegetariani…), si muovono pochissimo, e perciò l’escursionismo nudista nella realtà è poco o nulla praticato, specialmente in Italia. Però in qualche gruppetto locale e spontaneo, soprattutto all’estero, i legami con le origini attivistiche e salutistiche a tutto campo del Naturismo, ben noti fino a 30 anni fa, cominciano a riemergere, magari per merito di qualche capo-gruppo sapiente o meno ignorante degli altri. In questo filmato, per esempio, si vede chiaramente che la guida, il personaggio carismatico intervistato, è un nudista tendenzialmente naturista, non un semplice nudista. Per lo meno il suo naturismo abbraccia la Natura e l’esercizio fisico, che è già abbastanza. Insomma, si capisce che ha letto qualche libro, oltre a esporre le chiappe al sole.
Fatto sta che proprio grazie all’escursione, alla camminata, all’esercizio fisico, allo sport, al movimento, il nudismo esce dal sedentarismo consumistico e commerciale dei club, delle saune, delle palestre, dei campeggi e delle spiagge estive, dove ormai è relegato, oltretutto ridotto sempre più a momento marginale (prima del bagno…), specialmente tra i giovani, molto conformisti e vergognosi.
E’ un vero peccato, perché il nudismo escursionista non è praticato neanche dove la Natura lo consente. Nelle Alpi meno battute dai terribili e vocianti “merenderos”, i famigerati gitanti della domenica che pretendono di arrivare con la loro automobile (non c’è bisogno di scomodare Freud: l’auto è un rassicurante “scudo” protettivo psicologico) fino sul prato del pic-nic, ma soprattutto sugli ancor meno frequentati Appennini, nel Lazio e in Abruzzo, molte bellissime zone naturalistiche sono talmente poco antropizzate che vi si può camminare totalmente nudi, e in gruppi anche numerosi, sia pure con qualche elementare accortezza.
Ci sono stati gruppi – condotti da me fin dagli anni 70 e 80 – che camminavano nudi non solo lungo le ultime spiagge selvagge del litorale, ma anche e soprattutto nei boschi, nei valloni e sui prati, che salivano verso una vetta, o si arrampicavano sui faggi, o scendevano giù per dirupi, in regolari escursioni sportive, anche a 25 chilometri da Roma! Tanto che ne parlò anche Repubblica, nella prima inchiesta in Italia sul nudismo come fenomeno di costume e ideologia, tanto che io stesso che avevo proposto l’inchiesta mi meravigliai molto che fosse subito accettata dalla redazione, e col nome giusto “nudismo” (solo in un titoletto riuscirono a infilarci “naturismo” come sinonimo!).
L’idea insinuata dalla mia inchiesta su Repubblica era che il nudismo si potesse fare anche e soprattutto nella Natura vergine. Cosa che non piacque a qualcuno, tanto che alcuni amici ecologisti e pure Fulco Pratesi, allora presidente del Wwf, che pure mi lodava per i miei libri di alimentazione, che aveva sempre sulla scrivania, me lo rimproverò. Come i nudisti non capiscono gli ambientalisti, così ci sono anche gli ambientalisti che non capiscono i nudisti. Chi glielo dice ad entrambe le categorie che fanno parte del medesimo club ideale, quello dei Naturisti? Ecco, questo era appunto il nostro scopo: rimettere insieme i due filoni separati del Naturismo.
E poi, che male facevamo noi escursionisti nudisti all’ambiente? Nessuno. Anzi, meno inquinamento cromatico. Cioè? E’ noto che i colori vivaci (rosso, giallo), che sono una fissazione degli escursionisti ad imitazione degli alpinisti che hanno a che fare con la neve e vogliono essere visti subito in caso di incidenti dal soccorso del CAI, allarmano moltissimo gli animali, specialmente gli uccelli, i quali fanno il tipico verso discendente di allarme e scappano via. I nudisti, invece, come anche gli escursionisti vestiti con colori rigorosamente mimetici (verde scuro, sabbia, bruno chiaro), come infatti richiedevo ai partecipanti della mia Lega Naturista, oltre al divieto di bacchette, hanno il vantaggio di poter osservare più a lungo gli animali. E’, in versione rigorosamente non violenta e di bird-watching, lo stesso trucco dei cacciatori, anche loro mimetici, sia pure per fini secondo noi ignobili.
Infine, solo di rado il vestiario in montagna, o comunque in escursione negli ambienti selvaggi, ha anche una funzione di protezione, sia dall’ambiente circostante (rovi, pietre ecc.), sia dagli agenti atmosferici (freddo, sole eccessivo ecc.).
Spesso, al contrario, il solito consumistico vestiario che gli istruttori di montagna o le guide escursionistiche, le riviste specializzate e i siti commerciali delle case produttrici di articoli sportivi consigliano, è più d’impaccio e di danno che di utilità: ostacola il movimento, crea inutilmente caldo, falsa il sistema termo-regolatore del corpo umano, trattiene l’umidità, provoca irritazioni e macerazioni della pelle, provoca sudorazione eccessiva, fa perdere preziosi sali minerali indispensabili per resistere durante lo sforzo fisico, e mette anche in allarme la fauna prima del tempo impendendoci di osservarla.
Senza contare il piacere indicibile che camminare in totale nudità immersi nella Natura provoca. Insomma, dalla primavera all’autunno (e perfino d’inverno nei versanti sud o riparati dove si instaurano veri e propri “microclimi caldi”, come accade spesso nei luoghi scelti per la sosta della colazione), è possibilissimo camminare o sostare nudi. Perfino gli zaini possono essere ridotti o alleggeriti, e addirittura gli scarponi possono essere sostituiti, dove camminare a piedi nudi sull’erba non è possibile, dai sandali robusti dotati di suola molto spessa e anti-scivolo, oggi molto diffusi perfino in città. In sintesi, anche la montagna, anche l’escursione avventurosa, può andare d’accordo col nudismo. Per fortuna esiste una guida CAI che la pensa come noi!
E questo escursionismo nudista noi della Lega Naturista – il primo club naturista totale ed ecologista in Italia (fondato nel 1975) – lo abbiamo praticato spesso e volentieri ad ogni occasione, almeno quando l’ambiente naturale e umano era favorevole, fino agli anni 80 e 90. Nonostante che il nudismo fosse per noi (correttamente, come mostra l’articolo monografico sul Naturismo nel link) proprio l’ultimo tema tra tutti quelli del Naturismo, dopo alimentazione, igiene e medicine naturali, agricoltura naturale, tutela di piante-animali-ambiente, energie rinnovabili, autosufficienza, anti-consumismo, escursionismo, cultura del corpo e nudismo. Vedete, dunque, quanti temi, più importanti ancora, ci sono prima del nudismo, per poter parlare senza farsi ridere dietro di “Naturismo”!
Però, devo anche aggiungere che la nostra Lega Naturista faceva da educatrice per un pubblico del tutto ignaro di questi temi. Basti dire che tra molte centinaia di ragazze e ragazzi, donne e uomini che si sono avvicendati in 20 anni nel nostro gruppo di hiking, cioè normali camminate sportive su sentiero e fuori sentiero, tra boschi, montagne, prati, altopiani ecc), i nudisti già convinti e praticanti saranno stati appena una decina in tutto, a dire tanto. Così, con un entusiasmo contagioso, riuscivamo a far provare l’escursionismo e perfino il nudismo a molti che mai li avrebbero praticati spontaneamente. E ogni occasione durante l’escursione (frutti selvatici, erbe aromatiche, la colazione portata da casa) era buona per parlare anche di alimentazione sana (“naturista”), medicine naturali ecc.
L’escursionismo nudista resta comunque lo sport più bello, rilassante ed entusiasmante. La lunga camminata sportiva nudista in ambienti selvaggi e naturali, senza tracce apparenti dell’Uomo e delle sue costruzioni, oltre che benefica (il famoso “movimento” o “esercizio fisico” a cui ci esortato gli epidemiologi per ridurre tutti i rischi di malattie) e tonificante-rassodante per la pelle, innaturalmente stretta e riparata da schermi artificiali che poi la renderanno più vulnerabile al primo sole o al primo sfioramento di un ramo, è anche educativa, perché ci riporta ad una semplicità primigenia, catartica, e fa capire a giovani e vecchi che perfino il nudismo, tra i tanti aspetti del Naturismo come filosofia, divulgazione scientifica e modo di vivere, può essere praticato anche da chi vive in una metropoli moderna, anzi ne è la tipica reazione terapeutica. Questa consapevolezza che è possibile, pratico, facile, organizzarsi una vita diversa e alternativa, simbolicamente più vicina a quella delle nostre origini culturali, è di per sé rassicurante psicologicamente. E’ noto che molte nevrosi si curano con l’escursionismo. E il nudismo può essere una medicina in più.
Naturismo e Nudismo sono due concetti ben diversi, dunque, ma che partono dal medesimo filone culturale che prende le mosse dagli ippocratici dell’Antichità, e che poi si è evoluto, all’inizio soprattutto per opera dei medici naturisti dall’Ottocento a tutto il Novecento, come dimostro facilmente nell’articolo sopra citato e linkato. Il nudismo è solo un piccolo aspetto, e per di più secondario ed eventuale, cioè non essenziale, del Naturismo. Ma è pur sempre compreso come ultima, estrema possibilità, nel primo, come era chiaro perfino ai grandi nudisti del passato, fino ai Gorischegg e Ghirardelli. Dopo di loro, una pesante cappa di ignoranza, ipocrisia e mistificazione, perfino sul nome, è scesa sul movimento. Così – lo ripeto da decenni, sulla scorta degli insegnamenti dei grandi naturisti del passato – si può essere perfetti naturisti senza essere anche nudisti, e viceversa. Purtroppo.
Anzi, la pratica di ogni giorno ci insegna che questa separazione profonda, addirittura antitesi, è la norma. E’ infatti rarissimo, specialmente nell’ignorante Italia, trovare naturisti che siano anche nudisti, e nudisti così aperti, colti e coerenti da essere anche naturisti. Oggi, poi, i “naturisti” sono in pratica gli ecologisti. Peccato, però, che sia inevitabile dare alla categoria un valore in qualche modo politico, ora finalmente tornato ad essere trasversale, bipartisan. Il che va d’accordo con la Riforma del cibo e della vita stessa (Reformhaus era la bottega di cibi e oggetti naturali), Lebensreform era la filosofia generale e il programma dei club naturisti del primo Novecento.
Torniamo, perciò, a fare attività fisica, escursionismo, ginnastica e giochi, anche impegnativi, da nudi, come intelligentemente facevano gli Antichi che non per caso crearono la parola “ginnastica” a partire dal termine “nudo” (gymnòs). Capisco che ben pochi oggi studiano il greco, ma sappiano che letteralmente, una escursione “ginnica” vuol dire una camminata nudista!
NOTA. A proposito, è curiosissimo: tutti i nudisti hanno lodato, anzi, mitizzato questo testo Guida al Nudo, che è anche storico-ideologico, e ha dimostrato per la prima volta con abbondanza di prove inconfutabili non solo la differenza concettuale, ma anche di “scala” tra Naturismo e Nudismo: il primo immenso, il secondo piccolissimo. Eppure non ne tengono conto, sia sul piano storico-culturale, sia su quello linguistico. Cosicché i nudisti sedicenti “naturisti” continuano a vergognarsi del… nudismo, e a scrivere su Wikipedia e sulle rivistine di club le solite sciocchezze sul “naturista”, non sul “nudista”, che si espone al sole, sulla base di definizioni arbitrarie, storicamente infondate e che non tengono minimamente conto della grande Cultura Naturista, solo perché espresse nello statuto della federazione di club di vacanze nudiste INF-FNI, per ironia della sorte affiliata all’ente sovranazionale per la “cultura”, l’Unesco! Sembra che la Cultura e la Storia del Nudismo e del Naturismo – due movimenti ben diversi – non esistano per loro, e che spetti ai burocrati dei campeggi, che si vergognano di definire la propria attività “nudista”, coprirsi con la foglia di fico del termine “naturismo”. Tutto questo lo scrivevo già nel libro “Guida al Nudo”, stranamente lodato da tutti… Al contrario dei burocrati INF, i nudisti del passato, da Gorischegg a Ghirardelli, erano persone che avevano letto e studiato, uomini di cultura e di Natura, che sapevano bene che il Naturismo è ben altro che il semplice esporsi nudi al sole estivo in qualche spiaggia! Basti dire che il Gorischegg, ad esempio, scrisse articoli sul pane integrale e l’alimentazione naturista fin dagli anni ‘20, e il Ghirardelli con la sua gloriosa Anita, oggi irriconoscibile, negli anni ‘70 raccoglieva firme contro la caccia e a favore dell’alimentazione sana. Perciò loro, sì, potevano definirsi nudisti e naturisti. Ma i loro eredi, per carità, sono di un’incultura unica! Si veda, perciò anche la monografia sul significato vero e la storia del Naturismo che sostituisce la voce sottoculturale che appare su Wikipedia: è qui.
IMMAGINI. Dall’alto in basso: 1. Escursione di “Nude Hiking” sui percorsi più selvaggi e meno frequentati dell’Appennino (l'autore al centro, foto A. Papadato). 2. Gruppo di escursionisti nudisti dietro una laguna in Francia. 3. Ragazza nudista si esercita con l’arco (foto anni ‘20). 4. Una escursionista nudista con zaino. 5. “Doppio misto” nudista di tennis. 6. Ciclisti nudisti. 7. Gara di corsa in un club nudista negli Stati Uniti. 8. Una delle annuali gare di nuoto per i club nudisti europei (Germania). 9. Cavallerizza nudista in un’escursione a cavallo (prob. anni ‘30, Stati Uniti).
JAZZ. Il chitarrista Django Reinhardt nel poco noto brano Nagasaki del 1936 (2:51. Freddy Taylor, vocal).
Etichette: corpo, esercizio fisico, natura, naturismo, nudismo, storia
6 Comments:
Grande articolo!
Concordo assolutamente con tutto quello che hai scritto in questo articolo.
Per anni, all'interno delle associazioni naturiste e al di fuori di esso, ho combattuto contro l'idea assurda che voleva che il termine naturismo fosse considerato sinonimo di nudismo, ed ho persino fondato un gruppo su Yahoo, chiamato "Neonaturismo", da cui è scaturita l'associazione EcoNat, oramai defunta insieme alla Confederazione Naturista Italiana che si poneva come alternativa alla FENAIT, che per qualche tempo ha pubblicato sul web la rivista "Neonaturismo" (si può trovare ancora in rete).
Tutti tentativi inutili e falliti.
Oggi, non rimane che prenderne atto, il grande Naturismo dell'800 è solo uno squallido e vacanziero nudismo che si serve di un grande nome solo per ammantarsi di una pseudocultura priva di contenuti. E usarne il nome per parlare di temi più elevati, quali il salutismo, l'alimentazione naturale, l'ecologia, il vivere secondo natura è un fatto a dir poco imbarazzante, tranne, ovviamente, che per te.
Con stima ed amicizia
Santo Cerfeda
Santo, capisco e condivido la tua delusione. Allora che dovrei dire io che ce l'ho da ancor prima del 1980 (prima ancora di scrivere "Guida al Nudo"?). Invece io sono sicuro che a forza di scrivere e diffondere queste idee e i riferimenti storici (come nell'articolo monografico sul
"Naturismo" in questo stesso blog, che spero tu abbia letto), la gente si evolve e impara a valutare meglio. Io credo ancora nel termine Naturismo, solo che accuso gli altri di mistificarlo. Non bisogna chiudersi in difesa, ma andare all'attacco. E il web si presta meravigliosamente per educare i giovani.
Complimenti, bellissimo articolo condivisibile.
Ciao,
Diego
noi abbiamo avviato quest'anno un gruppo di escursionisti naturisti nel nordovest (Liguria, Piemonte, Val d'Aosta). Siamo pochi, per ora, 3 coppie e 3 single. Aspettiamo adesioni per rinforzare il gruppo la prossima stagione. Io poi vado nudo anche sulla neve. Se qualche"temerario si vuole aggregare è il benvenuto.
19alberto60@hotmail.com
Mi scuso con gli amici nudisti del Nord-Ovest per la ritardata pubblicazione del commento, ma mi ero dimenticato di predisporre l'avviso per email di ogni commento. Ora l'ho installato.
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