14 aprile 2009

CATASTROFI. E c’è chi non vuol dare “un euro ai terremotati”. A ragione

Incivile, anzi, un vero mascalzone!, ho pensato quando ho letto il titolo di una nota riportata su Facebook. Mi sono precipitato a leggerla per potergliene dire quattro, all'autore, con cognizione di causa. E così ho scoperto che... ha ragione, tanta, da vendere.
Leggete il bell'articolo del siciliano (in realtà nordico, anglosassone) Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia, da copiare e mettere in archivio.

Sì, ma poi non siate così giusti, cioè conseguenti, razionali e crudeli. Anche se siamo attorniati da una classe politica di ladri e profittatori, per un'ultima volta diamolo questo euro ai terremotati, e anche il 5 per mille che non ci costa nulla, anzi, meglio l'8 per mille che lo Stato dà in più, abusivamente, a Santa Romana Chiesa...
La classe politica, la Regione, i sindaci, hanno gravissime colpe. Basta dire che la Regione Abruzzo, anziché il grado di pericolosità 12, come dovuto, si era attribuito il 9 (Il Sole-24 Ore). Per poter costruire di più, ovunque.
Però sono troppe le vittime innocenti di questa classe politica.
Facciamo così: prima diamo una mano alle vittime del terremoto aquilano, poi bastoniamo definitivamente i politici. Basta con questi farabutti che si fingono di Destra o Sinistra solo per comandare, avere e dare favori, e guadagnare tanto, troppo. Fossero, poi, dei geni: tutti dei mediocri. Sanno solo infilare due parole di seguito. Come i venditori di libri e gli avvocaticchi. Non se ne può più (Nico Valerio).

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MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO
di Giacomo Di Girolamo .
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo.
So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda. Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette nostop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro.
E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare. Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie.
Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro. Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo.
Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente? Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità.
E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa?
A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate. Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente. Ma ora basta.
A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima? Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto.
Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know-how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico. E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d’altronde.
GIACOMO DI GIROLAMO, redattore del Giornale di Sicilia
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JAZZ. Il sassofonista soprano e clarinettista creolo Sidney Bechet, in
Indian Summer che nel video è suonato da un disco di ebanite a 78 giri su un giradischi anni 30.

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9 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Grazie delle belle parole. In realtà mi corre fare una precisazione: sono siciliano. Di nascita , e per definizione.
Un abbraccio.
Giacomo Di Girolamo

14 aprile 2009 alle ore 11:50  
Blogger Nico Valerio said...

Sì, l'ho scritto, ma aggiungendo ironicamente "nordico" e "anglosassone" per significare uno che ragiona in termini europei, razionali e onesti.
Complimenti di nuovo.
Mi hai messo in crisi: io così razionale di solito, stavo-sto per indulgere ad una generica pietà che - tu mi hai aperto gli occhi - rischia di essere complice.
Ce ne fossero più persone come te nel Sud, e in Italia in genere!

14 aprile 2009 alle ore 12:15  
Anonymous harryburns said...

bah

14 aprile 2009 alle ore 13:32  
Anonymous giusi d'urso said...

letto e riletto...
ascoltato anche in tv...
io sono siciliana e mi fa stare proprio bene il fatto che un ragazzo come Giacomo scriva queste cose. Sì, perchè la pecca più grande che il sud può avere è la rassegnazione. Il coraggio di dire "non è giusto", "non la penso come te", "non se ne può più", è l'unica cosa che nessuno potrà mai toglierci.
...per fortuna...

19 aprile 2009 alle ore 10:22  
Blogger Nico Valerio said...

"Ragazzo", "siciliano"? Non ci credo: per me questo sedicente Di Girolamo per maturità, senso civico (sì, paradossalmente) e idee generali è un 50nne di Londra o Stoccolma...:-)
Dico questo con l'ammirazione e la sorpresa di chi è un po' prevenuto. E' di 2 anni fa, mi pare, l'indagine demoscopica che ha confermato che gli studenti del Sud si farebbero tutti (e, quelli che possono, si fanno) raccomandare...
Un Di Girolamo solo vale 10 mila "studenti del Sud".

19 aprile 2009 alle ore 13:00  
Anonymous giusi d'urso said...

Ragazzo... e siciliano... sì... è bellissmo leggere le sue idee e sapere che ci sono ragazzi siciliani così!!!

19 aprile 2009 alle ore 13:43  
Anonymous Armando Leotta said...

E' una chiave di lettura cinica ma sofferta. E' un grido di dolore che serve molto di più dell'euro inviato alla protezione civile.
Concordo pienamente e sono felice di avere letto questo articolo che andrò a cercare per commentare direttamente e per riportarlo sul mio blog. Peraltro, su quest'ultimo, ho posto l'attenzione sull'importanza della trasparenza sugli aiuti economici. Della serie, oltre il danno -nuovamente- anche la beffa...?

21 aprile 2009 alle ore 09:26  
Blogger Nico Valerio said...

Armando, sono d'accordo. Certo, nel mondo delle apparenze mediatiche e dei conclamati, esibiti "buoni sentimenti" conformistici, l'articolo di Di Girolamo "appare" cinico, ma non lo è. Certa finta solidarietà ipocrita, come quella di politici e amministratori locali, spesso colpevoli dei disastri, invece è cinica, eccome.

21 aprile 2009 alle ore 18:20  
Anonymous Anonimo said...

Io sono del tuo stesso parere ,non do soldi agli sciacalli ne do abbastanza con le mie tasse,perche' io le pago le tasse e'il mio socio di maggioranza e' lo stato,prima di fare un acquisto chiedo al mio commercialista cosa devo allo stato,e rimando l'acquisto lo rimando sempre,quindi i miei soldi li investissero meglio,per la prevenzione che non ce',e il menefregrismo si sente in mezzo alla gente ma si vogliono lavare la coscienza con un euro.mi piaciono i tuoi articoli...... complimenti....vorrei un tuo parere sullo spostamento del G8,sai sono sarda e molti non sanno che i soldi non li ha messi berlusconi,ma sono i fondi F.A.S e della regione sardegna nati da un emendamento specifico per rivalutare le zone che per 40 anni son state in mano alla nato,penso che l'abbruzzo non abbia bisogno di passerelle,ma noi dei soldi che ci verranno sotratti si .grazie

27 aprile 2009 alle ore 13:33  

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