CULTURA. Ma è proprio vero che noi Italiani siamo tra i più ignoranti?
In quanto, poi, alle maestre di oggi, altro che penna rossa o blu; sembrano avere scarsa dimestichezza con la lettura e la scrittura, dato che agli esami di abilitazione compiono i medesimi errori di grammatica e di sintassi dei bambini a cui dovrebbero insegnare la lingua italiana, come riportano i giornali.
Scrivo spesso che in Italia, per ragioni storiche, influenza della Chiesa, uso generalizzato delle raccomandazioni (amicali a Destra, politiche a Sinistra) e mancanza di concorrenza nel merito, abbiamo una borghesia molto ignorante, con burocrati "dott", laureati in lettere e giornalisti che fanno errori di grammatica o di cultura generale da V elementare, conoscenze scientifiche e musicali minime, disprezzo per l’intelletto, il senso critico e la cultura. In provincia, specie nei paesi, rischiate grosso ad apparire colti: vi prenderanno in giro e vi considereranno un vero deficiente, una macchietta. Vecchio "buonsenso" contadino. Del resto, basta vedere ad una festa su chi, in un gruppo di amici, si appunta l'interesse delle donne: sul più sempliciotto.
Sull’ignoranza della nostra borghesia ci sono diverse inchieste sporadiche (scuola, esami, concorsi, stupidari delle varie categorie ecc). Senza contare che siamo ultimi tra i Paesi sviluppati per numero di laureati (il basso numero è spesso collegato alla bassa qualità, non viceversa), per libri letti pro-capite, molti dei quali oltretutto romanzi.
Ma poco sapevo di indagini più scientifiche presso la popolazione generica.
In un suo articolo su "Newton" di qualche tempo fa, Roberto Vacca scriveva che una indagine demoscopica condotta nel Lazio da Osservatorio Filas su questionari e con criteri standard già provati in altri Paesi, ha mostrato valori sorprendenti. "L’analisi – riferisce – ha interessato un campione rappresentativo di 1.044 persone fra i 18 e i 65 anni. Il questionario comincia con 20 domande generali su concetti, parole, nomi, regole. A 9 domande hanno risposto bene il 95%, ad altre 8 fra il 60 e l’80%. Ci sono cinque domande sul processo della ricerca scientifica e 20 relative a scienza e natura, che dal 1988 sono poste ogni anno a 2000 inglesi (dall’Università di Oxford) e 2000 americani (dalla National Science Foundation). Il confronto coi risultati ottenuti in quei paesi è, quindi, significativo".
"Nel Lazio le percentuali delle risposte giuste a domande tecnico-scientifiche – continua la nota di Vacca - sono in genere fra il 5 e il 10% più alte che fra gli americani e gli europei. Ma dovremmo ripetere "Poco se mi considero, molto se mi confronto". Il 24% dei cittadini del Lazio non sa che la Terra gira attorno al sole (ma è il 29% in USA e il 33% in Europa). La metà crede che gli antibiotici distruggano i virus e il 74% che le vitamine naturali giovino più delle sintetiche".
Che lezione trarne? "Non va bene – conclude Vacca – dare giudizi affrettati su chi è colto e chi no, nè esprimere pie intenzioni di diffondere cultura. Le scuole certo sono importanti (tutte), ma questi numeri dicono che i mass media funzionano male. E’ vitale che le televisioni riprendano a inventare cultura e trasmetterla in modo vivace, stimolante, drammatico invece di gareggiare per vedere chi riesce a scendere più in basso. Anche i giornali dovrebbero offrire testi comprensibili, ampliare le rubriche scientifiche e tecniche, abolire lo spazio di oroscopi e magie, sfatare le leggende invece di crearle e presentarle come cose serie".
Bravo, Roberto Vacca, uno dei miei personaggi (v. colonnino). Ora che è entrato in Facebook - ma tutta quella gente e perfino la pubblicità che si intrufola nella sua pagina gli darà fastidio - dedico questo articolo a lui che considero mio maestro non solo in divulgazione scientifica, ma anche in charezza, rigore (che è sempre anche perfezioinismo e rigore morale), amore dei paradossi e demistificazione di leggende.
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JAZZ. Come molti jazzisti Erroll Garner fu un grande autodidatta, e come non pochi di loro riuscì a diventare grande e famoso senza imparare mai a leggere la musica. Con tutto ciò (o forse proprio per questo?) creò uno stile brillante e riconoscibilissimo anche dai non esperti, fondato su caratteristiche cascate, grappoli di note (block chords), soprattutto nel registro acuto, con un uso determinante della mano sinistra. Con tutto questo riusciva quasi a dare l'impressione d'un tempo veloce anche nei tempi lenti. Il suo genere fu sempre lo swing moderno. Dopo sporadiche registrazioni con Charlie Parker la sua evoluzione si fermò e restò un grande e piacevolissimo intrattenitore, abile i,provvisatore di brani standard. Qui suona in trio, con Eddie Calhoun (bass) e Kelly Martin (drums) in Honeysuckle Rose (5.33).
AGGIORNATO IL 24 FEBBRAIO 2017
Etichette: cultura, indagini demoscopiche, italia, jazz, letteratura
2 Comments:
Divertenza l'equivoco della maestrina dalla penna rossa. In Italia si orecchia tutto, ma documentazione e lettura diretta, zero. La scuola è il grosso problema. L'insufficienza degli insegnanti si riflette e moltiplica sulle nuove generazioni...
E' vero, ho controllato su Google: poiché la gente si limita a copiare da internet la prima cosa che capita senza scegliere tanti hanno ripreso questo errore.
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