ARTE. Ecco i “miei” inquietanti piccoli disegni da spiaggia. Creati dalla Natura.
Il minaccioso e sgraziato “Gallinaccio danzante” (a fianco) agita nell’aria due moncherini di ali e sembra saltare su zampe di legno. Un uccello dal becco lungo e robusto, un allampanato “Picchio-Pannella” (che faccio, lo picchio o non lo picchio? No, sono non-violento. Però alle volte Marco, non il picchio, mi fa incavolare talmente…) con tanto di berretto frigio, è doppio come Giano bifronte. Visto dall’altra parte, tac, miracolo: si trasforma in Giuliano Amato, spiccicato. Il che farebbe la felicità doppia d'un disegnatore di satira politica, che già è doppio di suo (distrugge ma crea anche fama, colpisce ma liscia, getta discredito ma anche réclame) e che con una fava prenderebbe due piccioni risparmiando così tempo e inchiostro (fig. 2). Ebbene, i due soggetti-oggetti sono stati trovati bell'e fatti in legno in un boschetto di Pinus alepensis, dietro la spiaggia d’una piccola isola greca vicino a Naxos, bruttina e inospitale – il Re è nudo, diciamolo, suvvia – come lo sono molte isole greche, al contrario di come le va dipingendo da decenni l’impiegato medio italiano o europeo quando torna in ufficio, per farsi bello.
Io, da parte mia, mi sono "limitato" a disegnarli su carta. Quasi senza malizia, in 5-10 minuti ciascuno, sotto il sole di luglio o di agosto e spesso nel vento da tempesta.
Invece, una spettacolare “Testa di cammello”, trovata tale e quale rimestando nella cenere ancora calda dopo un incendio sulla medesima spiaggia selvaggia. E poi, mettendo insieme due diversi “reperti”, ecco la “Giovane gallina e il vecchio albero”, un improbabile incontro in stile Esopo o Fedro, in cui la parte dell’ingenua tocca al pennuto e quella del cattivo e aggressivo (ma forse più saggio) al contorto e spoglio vegetale.
E così per le altre 50 (e più) piccole tavole a china che ho disegnato per il mio blog dedicato al disegno Arte della Natura. Andate a guardarlo, sù, non fate gli adulti seriosi e poco seri, cioè imbecilli: almeno provate a fare una volta i bambini fantasiosi, critici e osservatori, com'è tipico delle persone intelligenti. E le sorprese non mancheranno.
In tutti questi casi l'autore vero delle piccolissime sculture, ci tengo a dirlo, è la Natura stessa. Io le ho solo cercate (avevo in testa una precisa "ipotesi di lavoro"), trovate e, per fermare il tempo che avrebbe potuto degradarle, le ho ritratte con inchiostro di china un po' avventurosamente: sotto il sole cocente, nel vento di bufera del "meltemi" (una specie di bora), e cercando di evitare gli spruzzi del mare. “La vera arte – diceva Gandhi – consiste nell’imparare dalla natura, senza lottare contro di essa”. Io però, senza minimamente tentare di farla, lottavo contro il vento, il mare e il sole…
I bambini, si sa, vedono animali e mostri dappertutto: nelle screpolature o nelle macchie dei muri, nelle venature del marmo, nella graniglia dei pavimenti, in alcune ombre, linee e sfumature, perfino nelle nuvole. Siamo soliti da sempre perdonarli per il loro "eccesso di fantasia". Sono bambini, amano le favole, i racconti immaginari e fantastici.
Però, lo dicevano i filosofi presocratici, i sensi sono spesso ingannevoli anche per noi adulti che abbiamo già una certa esperienza degli spettacoli naturali. E’ comprensibile, p.es, che nella penombra tra il fogliame fitto degli alberi il gioco della luce possa creare effetti speciali, che nella corteccia d’un albero possiamo indovinare le forme d’un oggetto noto.
E quanti oggetti strani, che nessuno vede, si nascondono nell’incerta terra di nessuno tra Natura e Civiltà. Io li ho innanzitutto cercati ("ipotesi di lavoro"), poi trovati e raccolti, insomma fisicamente collezionati (anche per cautelarmi: li avrei poi mostrati agli increduli), poi finalmente copiati e interpretati con l’inchiostro di china su carta.
Ora ho trovato il tempo di inserire nel mio blog Arte della Natura le 50 mini-tavole più rappresentative tra quelle disegnate lungo alcune estati, sotto il sole cocente, in spiagge sabbiose o di ciottoli, spesso troppo vicino al mare, per lo più in burrasca (e attento dunque ad evitare spruzzi di acqua salata, letali per un disegno), quasi sempre nel vento, ma qualche volta anche nel freddo d'un bosco ombroso di pini d'Aleppo battuto dalla tramontana e a picco sul mare. Un grazie, perciò, va anche all'umile elastico, che ha fermato le pagine del piccolo blocco da disegno "Claire fontaine" (formato A5, l'ideale per viaggi avventurosi) su cui ho lavorato. E alla custodia di plastica che proteggeva dall'umidità i disegni, nello zaino da escursione.
Ma come sono nati gli oggetti che ho trovato e poi disegnato sul posto stesso del ritrovamento?
Le piogge, il sole, il vento, l’alternanza caldo-freddo e umido-secco, l’azione dei microrganismi, la degradazione delle sostanze biologiche, il fuoco degli incendi estivi (a cui debbo la bellissima testa di cammello: sembra scolpita con intelligenza umana!), trasformano in modo incessante fino alla distruzione i legni e le piante selvatiche nei boschi, sugli scogli marini e nelle aree retrostanti le spiagge selvagge. Tutti ambienti in cui da anni cerco gli oggetti "scolpiti dalla natura", legni soprattutto, ma anche ciottoli, alghe marine ed erbe, rotte, sagomate, tagliate, arrotondate ed erose dagli elementi. Il Caso dà loro forme per lo più anodine e insignificanti, ma altre volte li fa assomigliare ad animali curiosi, mostruosi, a figure grottesche e perfino umoristiche.
Così, nei materiali che ho raccolto d’estate nelle isolette delle Cicladi o a Creta, e subito, magari sotto il sole cocente, in pochi minuti riprodotto su carta con inchiostro di china, le somiglianze sono davvero inquietanti e, come dire, riscontrabili obiettivamente da tutti. Ho fatto il giro della spiaggia, prima di copiarla sulla carta, con la presunta "testa di cammello" in mano che avevo trovato frugando tra i resti di un incendio. La mostravo a tutti chiedendo: a che ti fa pensare? E tutti dicevano subito: "Un cammello, è chiaro. Lo hai scolpito tu?"
Ma, a proposito di caricature "naturali", c'è un "Barbagianni-picchio-cane" che pare proprio, spiccicato, l'amico giornalista Dimitri Buffa, pungente come pochi. Ma, giuro, non volevo: me ne sono accorto solo dopo averlo disegnato, col modello appoggiato sulla sabbia. Come in Blow-up.
Così, le stranezze di questi reperti lasciati dalla Natura e modellati dal Caso sono numerose. E hanno lasciato a bocca aperta soprattutto il loro secondo autore, cioè me stesso.
Alcuni oggetti hanno richiesto anche doti supplementari di fantasia, insomma hanno dovuto essere interpretati. Erano solo spartiti, ma poi andavano suonati. Ma come? Insomma, il musicista, il Caso, aveva creato solo gli accordi, anzi solo quelli principali. Ma poi tutti i passaggi, il vero fraseggio, il colore, i tempi reali, li ha messi l’autore-esecutore. Autore ed esecutore sono co-autori.
Ammetto che in alcuni casi la somiglianza non era immediatamente evidente: dovevo girare e rigirare, angolare, perfino integrare (la "Diavolessa" è composta di tre pezzi), per ottenere qualcosa di significativo. Certo, è stato inevitabile – e di questo da persona molto razionale ho avuto onesta consapevolezza fin dall’inizio – che sulla carta l’inchiostro fluisse in modo quasi integrativo e compensatorio, rendendo un po’ più evidente e leggibile il "significato" del reperto.
L’unica vera difficoltà che ho avuto è stata dover ingrandire tutti gli oggetti in carenza di informazioni sufficienti. Mi spiego: quasi tutti i reperti sono minuscoli, anche di pochi centimetri. Quindi, diremmo in linguaggio informatico, avevo a che fare con pochi pixel e dovevo ingrandirli molto. Il rischio era un disegno piatto, senza particolari. Che ho fatto, allora? Ho dovuto munirmi d’un microscopio virtuale che mettesse in rilievo dettagli poco visibili da lontano a occhio nudo.
Comunque, in molti casi è bastato l’ingrandimento per far diventare interessante, minaccioso, inquietante, grottesco, un oggettino che chiunque in un bosco, sulla scogliera o in una spiaggia selvaggia avrebbe calpestato, anzi calpestava, senza pensarci due volte.
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JAZZ. La breve stagione del più geniale trombettista dei tempi moderni, Clifford Brown, fa sì che ogni suo brano sia di per sé abbastanza raro, insomma un documento. Pochi, ovviamente, dati i tempi, i filmati che lo riprendono per l’intera esecuzione d’un brano. Nel video qui riportato è la registrazione musicale che conta, il veloce ed entusiasmante Easy Living. L’appassionato che l'ha inserito se l’è cavata – come capita spesso su You Tube con i jazzisti del passato – con una diapositiva. Gustatevi il lungo assolo.
9 Comments:
Complimenti! Bellissima idea!! Del resto l'artista è proprio colui che vede e sente cose che gli altri non vedono o non sentono, e che vedranno e sentiranno solo dopo che lo ha fatto lui.
Io però invece dell'inchiostro di china avrei usato una fotocamera digitale e una tavoletta grafica ;)
Caro Umberto, come ho confessato nell'articolo il disegno mi è servito per "arrotondare" in funzione semantica le asperità della Natura. Cioè ho reso - non sempre, ma qualche volta - più significativa la eventuale somiglianza. Buon anno a te e a Gianfranca.
LEONARDO DA VINCI - da " Il Trattato della Pittura"
Modo d'aumentare e destare l'ingegno a varie invenzioni
"Non resterò di mettere fra questi precetti una nuova invenzione di speculazione, la quale, benché paia piccola e quasi degna di riso, nondimeno è di grande utilità a destare l'ingegno a varie invenzioni. E questa è se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o in pietre di vari misti. Se avrai a invenzionare qualche sito, potrai lì vedere similitudini di diversi paesi, ornati di montagne, fiumi, sassi, alberi, pianure grandi, valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverso battaglie ed atti pronti di figure strane, arie di volti ed abiti ed infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e buona forma; che interviene in simili muri e misti, come del suono delle campane, che ne' loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabolo che tu t'immaginerai.
Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie, de' muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne' quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l'ingegno del pittore a nuove invenzioni sì di componimenti di battaglie, d'animali e d'uomini, come di vari componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di farti onore; perché nelle cose confuse l'ingegno si desta a nuove invenzioni. Ma fa prima di sapere ben fare tutto le membra di quelle cose che vuoi figurare, così le membra degli animali come le membra de' paesi, cioè sassi, piante e simili .....".
Auguri da Salvatore
Bravo, Salvatore, hai la citazione pronta! Complimenti: il brano l'avevo letto tanti anni fa in una vita di L. e poi anche in una raccolta di suoi scritti, ma l'avevo dimenticato.
La tua opportuna citazione me lo riporta alla mente.
Sì, decisamente, anche Leonardo era un bambino che vedeva qualcosa nelle macchie e negli oggetti casuali della natura. Ciò mi conforta: non sono (del tutto) matto!
Beh, (un poco) matto lo sei, ma di quelli che, se non ci fossero, bisognerebbe proprio inventarli! Come Leonardo, no?
Ciao, ho visto la raccolta sul blog "Arte e Natura" grazie al link, e devo complimentarmi con te. Davvero curiose, ben disegnate e originali. Sarà che io al massimo so fare olio e acquerello, ma il disegno a tratto no.
Caro Nico.... che siano natura o no non ha, ti giuro, la minima importanza....
....é che tu sei uno stupendo disegnatore e che sono bellissimi!!!!
Auguri
SANDRA
Capitano Nemo e Sandra, grazie ma non esageriamo. Il critico che è in me dice invece che in alcune tavole delle 50 esposte in "Arte e Natura", avendo più tempo e condizioni favorevoli (un locale coperto, un tavolo, una sedia, pennini adatti, una lente d'ingrandimento, e tempo) si sarebbe potuto fare qualcosa di più.
Ma l'altro Nico oppone: i modelli erano lunghi solo 5, 10, 15 cm, e soprattutto avevano pochissime informazioni. Non era facile tirar fuori qualcosa di sensato. Sotto il sole, nel vento, sulla sabbia, su un A5, con uno stilo d'un solo diametro. Il problema di "come" tecnicamente disegnare quei reperti mi ha assillato per settimane...
leggere l'intero blog, pretty good
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