Tra tante notizie inutili, centinaia di spettacolini penosi pompati ogni giorno da giornali, tv e web (magari solo per far piacere a questo o a quello), la notizia che il celebre pianista dell’hard bop, l’ormai anziano Barry Harris, avrebbe tenuto un workshop di quattro giorni all’Università La Sapienza di Roma, non l’ha data nessuno. E, cosa più grave, solo pochissimi sapevano che avrebbe suonato in jam session nell’Aula Magna. Così, alla simpatica riunione hanno partecipato un centinaio di persone, per lo più ragazzi dell’Università e gente dell’ambiente jazzistico, che lo avevano saputo col vecchio ma efficace sistema del passaparola. Evviva l’èra della comunicazione. Barry Harris, che ha infilato tra i temi perfino
Anema e core, era accompagnato dal bassista Alex Milosevic e dal batterista Max Dall’Omo e, come ospiti, dal
sassofonista tenore americano Steve Grossman (da ricordare il suo impetuoso assolo in
April in Paris) e dall’ottuagenario metà santone - capelli lunghi e lunga barba bianca - e metà Zorro nerovestito che è il clarinettista Tony Scott, che ormai vive a Roma da anni. Scott si è prodotto oltre che al clarinetto anche in un divertente vocalizzo "scat" in duetto col pianoforte. D'accordo, un ottantacinquenne vitale come lui, anche se incerto sulle gambe, ci tiene a far sapere che ha ancora del fiato, ma qualcuno dovrà dirgli di non abusare dell' "urlo della tigre", verso a cui ormai da anni si è ridotto il suo fraseggio, che non fa che mettere in imbarazzo i colleghi e il pubblico più esperto. Sul registro basso, invece, è ancora ascoltabile, a tratti, considerata l'età eccezionale. In quanto ad Harris, è soprattutto un grande didatta e organizzatore di lezioni, seminari e workshop, come li chiamano negli Stati Uniti. Interessante ed eclettico pianista dell’hard-bop (il suo primo disco
è del 1960), certo avrebbe meritato maggior fama. Curiosa nella sua vita la parentesi del "beneficiato dalla mecenate invaghita". Fu quando venne ospitato a lungo, insieme a Thelonious Monk, nella villa dell’eccentrica baronessa Pannonica ("Nica") de Koeningswarter, fan del jazz e dei musicisti be-bop. Ma oggi, pur continuando ad insegnare, Barry Harris, che ha ormai 77 anni, suona solo di tanto in tanto in concerto, con quel suo tocco lieve, quel suo fraseggio nervoso e sintetico, tipico dei grandi pianisti. Perciò, l’occasione dell’Aula Magna dell’Università è stata una piacevole sorpresa.
.Foto: 1. Copertina di un disco del 1960, 2. Barry Harris prima del comcerto all'Aula Magna della Sapienza con Tony Scott (foto Maurizio Bonsignori), 3. Barry Harris, Tony Scott e Steve Grossman (foto Maurizio Bonsignori).
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