NARCISI D'ITALIA. Quelli che non leggono, ma scrivono libri
La scrittrice Dacia Maraini – è di lei che stiamo parlando – deve essere abituata a sentirsi una cassetta delle lettere ambulante, visto che mezza Italia, quella un po’ sottoculturale e narcisista che non legge un libro, ma il libro vuole "scriverlo", la insegue tentanto di consegnarle dattiloscritti con "opere prime" da valutare, semmai correggere , e perché no, segnalare a editori e giornali. Ne ha ricavato un articolo per il Corriere.
Certo, siamo un popolo unico al mondo anche in questo. Un tempo nei paesini agricoli e nelle cittadine di provincia, soprattutto al centro-sud, il libro era così raro nelle case da essere destinato ad abbellire l’unica scansia d’una finta libreria. Le più adatte erano le raccolte del Reader’s Digest, perché avendo una legatura rigida sembravano, visti di dorso, più "seri". Così, oggi, continuando il libro ad essere raro, estraneo alla vita della maggior parte degli Italiani, professionisti, artigiani e imprenditori compresi (d’altra parte "a che serve un libro? a nulla", giustamente…), proprio per questa sua lontananza diventa un simbolo di stato sociale.
Ma se fosse solo così, basterebbe correre alla più vicina libreria. No, il libro lo devono scrivere. Come scriverlo, poi, è tutto da vedere. Anzi da leggere. Non avendo dimestichezza con quella strana risma di carta stampata, effettivamente "noiosa da guardare" (come si espresse una mia amica rossa e procace, la stessa che mi chiedeva ogni volta: "Uh, quanti libri, ma li hai letti tutti?", cercando secondo lei di prendermi in castagna), i nipoti o figli dei contadini, oggi nella società benestante, vogliono essere finalmente come quegli intellettuali pallidi e con gli occhiali che vedono in tv, a cui tutti, pure i politici, si inchinano, e che tutti chiamano "professore". E il libro "scritto" in proprio, magari stampato dalla tipografia sottocasa, che li bastona per benino con un conto salato, è ormai l’ingresso in società di professionisti, medici, insegnanti, poetesse botaniche (se non sai tutti i fiori di Kew Garden o della Riviera, è inutile che ti metti al computer, tanto la metrica non esiste, la famosa "sintesi poetica" neppure…).
A quando un nuovo Marx che faccia appello agli umili paria della sottocultura nazionale: "Ignoranti di tutt’Italia, unitevi: iscrivetevi al Sindacato scrittori"? Solo così, per eccesso paradossale, diventeremmo tutti lettori di libri: se tutti gli italiani scrivessero un volume all’anno, ecco che tutti leggerebbero automaticamente almeno un libro, il proprio. "Cercansi immigrati, meglio se dell’Est europeo…". Più alfabetizzati degli autoctoni saranno.
4 Comments:
ciao Nico..se ti puo' consolare anche io faccio fatica ad inserire varie cosette sul mio blog..ho cambiato varie cose, ma non riesco ancora ad inserire lateralmente il link preferiti e vorrei mettere la misuca come sottofondo.e pensa che se io lo apro con mozzilla mi appare diverso da come lo apro con explorer
cmq bel blog ,
ciao erre
Non ti ho identificato. Se sei Carla hai scelto un format (lo stesso che ho scelto io per le poesie: la "carta da lettere") carente e difficile. Io l'ho modificato facendo attenzione e inserendo col copia-incolla i link da un "modello" di un altro mio blog di format diverso.
Altrimenti cambia format: con 2 clic.
La musica te la sconsiglio: ognuno ha i suoi gusti, ed è una cosa fstidiosissima aprire un sito e doversi sciroppare una musica che non piace: si corre subito all'altoparlantino per abbassare il volume e poi si cambia sito.
Consigli sui blog li hai anche sui NG (usa il "trova" e cerca blog)
Pensa che anche io ho scritto un libro, sarò anche io un ignorante narcisista? speriamo di no :-)
Be', allora io ne ho scritti 13, avrò ben 13 motivi per esserlo...
Fuor di scherzo, spero che si sia capito che chi ha davvero qualcosa di originale da dire, e sa anche come dirlo bene e in modo efficace, ha tutto il diritto di scrivere. Ci mancherebbe altro.
Si ironizzava su chi, più che scriverli, i libri dovrebbe leggerli, e magari quelli della scuola... E sono tanti in Italia a trovarsi in questa situazione.
Caso a parte, poi, quello di scrittori famosi, magari bravi ed efficaci, che p.es. fanno errori madornali, oppure non sanno usare la punteggiatura [gliela devono correggere gli impiegati della casa editrice...]. Ma sono peccati veniali (anzi, "venali")
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