23 febbraio 2006
Anche un pollo lo capirebbe. Ma un politico, no, si sa. E neanche i burocrati sanitari, che in quanto a volume della massa cerebrale non competono con quelle delle galline, no, ma con quello degli gnomi di Bruxelles della Comunità Europea. Del resto, tra cervelli da gallina ci si intende. Contro la avian flu, l'influenza avriaria, è molto meglio vaccinare gli animali invece di sterminarli. Non solo dal punto di vista dell'umanità e dell'educazione, perché lo spettacolo di tanti animali gettati ancora vivi nei cassonetti - come ha mostrato più volte la tv - o uccisi in tanti altri modi, è diseducativo per i bambini e procura ribrezzo. Ma anche dal punto di vista dell'economia e dell'inquinamento, visto che esiste anche il problema dello smaltimento delle carcasse. Senza contare che maneggiare il piumaggio dei volatili infetti è altamente rischioso per la salute degli operatori (e le protezioni sono costose). Hanno ragione alcuni commentatori, come Magnus Linklater sul Times: perfino un cervello di gallina capirebbe che la soluzione più intelligente consiste nel vaccinare gli animali invece di sterminarli. Ma noi aggiungiamo anche una bassa insinuazione d'uso tutto italiano e francese: il vaccino sarebbe a carico dei singoli allevatori italiani o francesi, mentre i finanziamenti successivi alla distruzione degli animali infetti saranno senza dubbio a carico dell'Unione Europea. Il che vuol dire: spalmare le spese su tutti. Ma non era meglio prevenire? Macché, sono proprio i disastri il vero affare.
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