AERONAVI. Quel misterioso dirigibile che volò su Roma per oltre un anno.
Infatti siamo a bordo di uno di quei mastodontici sigari volanti che accesero la fantasia dei nostri padri nell'età compresa tra le due guerre. Cinquant'anni dopo le trasvolate di Umberto Nobile in Alaska e al Polo Nord col dirigibile Norge e con lo sfortunato Italia, ecco una nuova silenziosa « nave del cielo » volare nei cieli italiani: si tratta del dirigibile Europa, giunto in questi giorni dagli stabilimenti inglesi di Cardington, dove è stato costruito, nella sua nuova base di Capena, a venti chilometri da Roma.
Prodotta da una società americana che ha già al suo attivo la fabbricazione di oltre trecento dirigibili di ogni tipo, l'aeronave solcherà ogni anno i cieli dell'Europa centrale e settentrionale in primavera e in estate, mentre nei mesi invernali agirà in Italia, dove sarà impiegata in attività di interesse pubblico e in programmi civili senza fini di lucro: insomma al servizio della comunità (così almeno ci assicura un opuscolo della ditta costruttrice).
Oggi è giornata di voli all'aeroporto-base e gli addetti hanno il loro daffare a tenere a bada tutti i visitatori che vorrebbero salire a bordo. Nell'epoca delle passeggiate sulla Luna, dei jumbo e degli aerei ad ala variabile, chi non se la sente di rischiare un modesto volo su un romantico ma sicuro dirigibile? Nella calca, tra giornalisti, « ospiti di riguardo » vestiti di scuro, robuste signore di mezz'età con pelliccia e odiosi ragazzini frignanti, le graziose hostess azzurro-vestite che fanno gli onori di casa appaiono piuttosto spaurite. Favorito da una fortuna sfacciata supero di sbieco due arzille vecchiette che, illuminate da una vocazione tardiva, si apprestavano a ricevere il battesimo dell'aria, ed eccomi a bordo.
Siamo in sette, compreso il pilota, nella piccola cabina sopraffatta dalla imponente mole dell'involucro di neoprene che rinchiude il gas raro e costoso al quale dobbiamo il nostro sostentamento, l'elio. Volteggiamo leggermente nel limpido pomeriggio romano nella luce radente di un sole che già declina, accompagnati dal tenue rombo dei motori - non più fastidioso di quello di una grossa automobile - mentre sotto di noi scorre lentamente il Tevere nelle sue anse regolari ad angolo retto. Il volo è piacevole. La cabina panoramica, la velocità estremamente contenuta e una bassissima quota di volo ci consentono dì ammirare a nostro agio campagne e paesi sottostanti.
Proprio sotto di noi è l'antichissimo Lucus Feroniae, bosco sacro alla dea Feronia e mitico luogo di culto degli Etruschi capenati; poco più in là, su una bassa collina, la cittadina di Capena, già potente città etrusca e poi romana, offre alla nostra indiscreta incursione dall'alto le sue cupe chiese medievali, le torri non troppo ben conservate (ahi, la difesa delle nostre opere d'arte!), le casette basse di architettura spontanea. Di lontano, staccato in maniera stupefacentemente netta dalla pianura circostante, domina il paesaggio l'imponente massa del monte Soratte, che non sorpasseremo perché il pilota ormai punta deciso su Roma.
Scontati ricordi letterari, sepolte visioni dell'infanzia possono assalire il passeggero di un dirigibile, e può accadere che per uno scherzo dell'addetto al montaggio della nostra memoria il capitano Nobile si trasfiguri fino a identificarsi col capitano Nemo, il dirigibile Italia si confonda col sommergibile Nautilus e alcuni tranquilli paesani di Monterotondo che agitano le braccia in segno di saluto, sotto di noi, finiscono per assumere le sembianze dei buoni Congolesi che il celebre dottor Livingstone, scendendo dal suo bianco aerostato, si appresta a civilizzare.
A scuoterci dall'inevitabile torpore - il ronzio del motore, pare abbia un effetto rilassante - giungono le parole del pilota, l'italiano Livio Cavazza, che sta illustrando dati e caratteristiche dell'Europa. Si tratta di un tipo non rigido, cioè privo di struttura interna o di chiglia, chiamato in gergo aeronautico blimp per distinguerlo dagli zeppelin che, come il primo modello costruito da conte von Zeppelin in Germania, sono dotati di una vera e propria carrozzeria portante.
Come i suoi due confratelli americani, il Columbia che è di base a Los Angeles e l'America di base a Houston, l'Europa è lungo circa sessanta metri, alto diciotto e largo quindici. In fondo è uno dei più piccoli: il tipo ZPG-3W usato dalla Marina americana per scopi difensivi fino al 1962 era grande otto volte l'apparecchio sul quale stiamo volando, un vero gigante del cielo. Modelli di dimensioni mastodontiche non mancano nella storia del dirigibile; sono quelli anzi che hanno alimentato per anni la popolarità del romantico aeromobile. Le gesta del Graf Zeppelin e dell'Hindenburg nel trasporto di passeggeri e merci, al culmine degli anni Trenta, avevano spesso l'onore delle prime pagine nei giornali. La stessa costruzione di queste enormi aeronavi rigide poneva problemi di non facile risoluzione.
Il nostro dirigibile invece non ha cifre da capogiro; è anche troppo se con l'aiuto di due motori a elica da duecento cavalli riesce a sfiorare gli ottanta chilometri l'ora. E' dotato in compenso di due enormi schermi laterali sui quali 7560 lampadine di vario colore, comandate da un elaboratore elettronico a nastri magnetici, tracciano scritte luminose e disegni animati, a fini di propaganda, beneficenza ecc.
La riscoperta di questo sicuro e paziente mezzo di trasporto appare una specie di uovo di Colombo. Non si tratta dell'impiego su vasta scala per il trasporto passeggeri, ma d'un mezzo alternativo e a breve raggio di azione per ricerche geografiche, archeologiche, naturalistiche (osservazioni sulle abitudini trasmigratorie di alcuni animali) e come strumento di sensibilizzazione di massa (campagne di educazione stradale, per il rispetto della natura e delle opere d'arte, ecc.).
Certo fa una strana impressione parlare di dirigibili mentre si va sulla Luna, e si corre il rischio di confondere le idee dei « non addetti si lavori ». Come fu il caso per quella nostra amica giovane e belloccia che parlando di conquiste lunari, con una tartina in mano, la sera dell'inaugurazione dell'Europa chiese con un' espressione candida e impaziente a un noto giornalista aeronautico: «Ma insomma, questi russi quando si decidono a mandare anche loro un dirigibile sulla Luna?».
Chissà, le fu risposto gentilmente, non è detto che veicoli simili agli attuali dirigibili non possano essere usati sul nostro satellite, per esempio per costruire grandi impianti e strutture fisse sul suolo lunare. La scienza aeronautica e la storia del volo ci hanno abituati alle sorprese e ai miracolosi «ritorni». Il conte von Zeppelin, anche senza il dottor von Braun, ne sa sempre una più del diavolo.
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(*) Questo articolo fu pubblicato da ben 9 quotidiani italiani: Gazzetta di Mantova (5 ottobre 1972), Il Mezzogiorno (5 ottobre 1972), La Provincia di Como (6 ottobre 1972), Giornale di Brescia (6 ottobre 1972), La Provincia di Cremona (10 ottobre 1972), Il Cittadino di Genova (11 ottobre 1972), Il Giornale di Bergamo (15 ottobre 1972), La Prealpina (1 novembre 1972), L’Unione Sarda (21 novembre 1972).
IMMAGINI. Da Aeromedia, che offre a chi è appassionato di dirigibili anche altre interessanti notizie. Si noti nel filmato del dirigibile Europa, protagonista dell’articolo, l’eccezionale velocità con cui l’aeromobile atterra e decolla nuovamente.
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