INCUBI. Al seggio come al Golgota. Liberali alle urne. Perplessi
Ditemi voi come interpretare la scientifica eliminazione di quasi tutti i candidati liberali dalla Destra e dalla Sinistra. Tranne i radicali nella Rosa del pugno, s’intende, ma quelli sono la specie più selvatica, allevata in modo spartano e razionale in apposite gabbie a cielo aperto da Pannella, e perciò più robusta e molto più adatta al combattimento di quegli smidollati di liberalini-snob.
Eliminati dalle liste quasi ovunque, i liberali sopravvivono senza alcuna possibilità di essere eletti in Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia (Pli), in Veneto, Puglia e Sicilia (Riformatori liberali). Di quest’ultima formazione Della Vedova è l’unico sicuro dell'elezione, ma è presentato in FI, come Calderisi, che però ha minori possibilità. Silenzio dai poco candidi candidati Martino e Biondi (FI) e Zanone (Margherita), che evidentemente non vogliono più farsi notare come "pericolosi liberali". Semmai se ne dovesse accorgere il cardinal Mazza-Ruino.
Gli unici che hanno avuto il coraggio di parlare (e mai in modo estremistico), anche contro l’Unione, che li teme come il demonio facendo finta di amarli, sono i Radicali nella Rosa del pugno. Dopo l’ascesi mistica da digiuno, ecco la giusta ascesa del contrappasso Divino: da eterni sfigati a lista trendy, alla moda. Quando si dice una Nemesi che funziona. Già al comizio di piazza Navona si sono riviste dopo trent’anni le prime fighe radicali (non sono le stesse: le nipoti) e anche i giocolieri. Amarcord morboso? No, davvero sembrava un revival degli anni 70-80, anni turbolenti, ma i migliori dei radicali. Mancava solo Cavallo pazzo, quello che mi rubava il trench e chiedeva le 10 mila a tutti i giornalisti. Eh, che vuol dire il successo. Invidiatissimi dai cugini liberali. Ora si faranno le più belle fighe dei salotti, pensano diessini e forzitalioti, molto simili tra loro, gente concreta che il successo lo vede così.
Ma stamattina non mi sento bene. Gli occhi mi si appannano. Guardie svizzere presidiano i seggi. Il "delegato" si aggira occhiuto tra i votanti. "Chi sgarra nella segreta finisce, mizzica", minaccia un brigadiere con targhetta SCV. Che mal di testa. Vedo che il presidente di seggio veste una lunga tonaca rosso-violetto e ha in testa la papalina. Mah, sarà la nuova divisa dei presidenti di seggio. Gli scrutatori sono tutti in clergymen. Non si parla, si bisbiglia. Traversando la sala del seggio noto che tutti si genuflettono rivolti al tabernacolo. Dove intanto l'officiante ripone con gesti calibrati e ieratici le particole consacrate cartacee. Ma è tutto vero o è un incubo. Non saprei. E poi, in che secolo siamo? Non si sa. "Una statua della Madonna a grandezza d’uomo presidierà il locale pubblico adibito alle sacre votazioni", minaccia con sprezzo dell'umorismo involontario un cartello con le chiavi di S.Pietro. Lontani i tempi atei, anzi, peggio, laicisti, in cui nelle cappelle delle elezioni c’era solo un piccolo crocifisso. Così piccolo che tutti se ne fregavano. Tanto che qualcuno, non visto, si grattava pure le palle. E se la Madonna guarda come voti? Ma il voto non è segreto? Oddio, che tanfo di muffa. E di naftalina. Sarà per le vecchie tonache tirate fuori all'ultimo momento dai bauli della sacrestia. Sanfedisti del cardinale Ruffo, reazionari di Destra e Sinistra, a noi! All’odore dolce delle candele di paraffina si sovrappone quello acre dell’incenso. Mamma, mamma, perché il seggio è in chiesa? Zitto e vota. La processione dei votanti è scossa da un fremito: qualcuno si commuove. Non vorrei che per un miracolo si sciogliesse anche il sangue del vescovo presidente di seggio. Papà, papà, che fa quell’uomo nero con la candela in cabina? Silenzio e fai la croce. Stupido, sulla scheda. O che voluttuosa confusione di sensi, o qual piacevole deliquio. "Contessina, ecco i sali". Ma in che secolo siamo? "Gertrude (nome antiquato), a che ora ci sarà l’udienza di papa Pio IX per la nobiltà nera? Come, non c’è più…Gesummaria, un attentato?" Tutta colpa di quei puttanieri o gay, a scelta (si decidano, però) dei liberal-radicali. Sicuramente sono i masnadieri Capezzone e Cappato, anzi no, i Liberi Muratori (polacchi, che nelle ristrutturazioni degli appartamenti costano meno), ma che dico, dei "dinamitardi" Carbonari. Sono predestinati: essendo già di carbone mangiano zolfo e clorato di potassio, basta un fiammifero e …pum! Mi fischia uno zuavo pontificio biancovestito. No, non voglio finire a Castel S.Angelo. "Dicaaa! A dotto’, guardi che lì ‘a macchina 'sta male'…" Mi riprendo, vado a... soccorrerla.
L'incubo è svanito. "Saliamo al seggio come a un piccolo Golgota", dice l’amico liberale che ama le frasi ad effetto, mentre traversiamo il parco un po’ scosceso per andare a votare. Ma tu non mi ascolti. Che ti succede? Non so, ma stamattina proprio non mi sento bene. Gedda e i Comitati civici dicevano che votare fa tanto bene allo Spirito (ah, ma allora è una fissazione), ma a me liberale sembra, visto il fiatone, che faccia male anche al corpo. Fortuna che ci stanno almeno Emma, Marco e Daniele.
2 Comments:
Letto e linkato: http://jimmomo.blogspot.com/2006/04/domenica-della-passione-liberale.html
ciao
rosapugnoni: prossimo congresso in una "gabina" balneare a Fregene.
Ammazza che sfiga!
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