MUSICA. Quell’avanguardia ferma agli anni ’70, reazionaria e manierista
L’Istituto Svizzero di Roma dopo aver organizzato una colorita performance del percussionista-batterista-rumorista svizzero Fritz Hauser nella chiesetta accanto alla Villa Maraini, ha proposto ieri sera l’intero gruppo del Quartet Noir, mai come in questo caso "nomen omen", un nome un destino.Sul programma di sala erano stati descritti quasi tutti come musicisti con esperienze di jazz contemporaneo. Ma era solo per predisporre bene il pubblico, sempre diffidente dopo tante fregature di fronte alla sedicente "avanguardia" o musica "sperimentale". In realtà il jazz, anche il free più rivoluzionario, c’entrava come i cavoli a merenda.
Credevamo, in tutta sincerità, che quelle lontane, inutili, torture acustiche, i soffi, i gorgoglii, gli sbuffi, i rumoretti, le prolungate cacofonie, gli strumenti smontati e violentati, gli oggetti più disparati sbattuti tra loro o fatti cadere per terra, la gestualità narcisistica, l'atteggiamento ieratico di chi si prende molto sul serio, insomma tutto l'abusato caravanserraglio del rumore extramusicale, che poi è la contestazione al suono stesso, il disprezzo iconoclastico per la musica in sé, fossero ormai relegate nell’aneddotica del decennio "alternativo", i "favolosi anni 70".
A quel tempo felice i giovani che mostravano di essere del giro e di aver capito tutto (anche dove non c’era assolutamente nulla da capire), si sedevano per terra a gambe incrociate nonostante che ci fosse posto a sedere - una cosa che agli occidentali non riesce bene come agli orientali - e i critici occhialuti delle prime file ai passaggi più arditi assentivano gravemente col capo, come per dire di essere politicamente della partita.
Ma quale partita? Nel concerto del Quartet Noir si era al più puro manierismo. Quello che doveva essere un salutare, catartico momento di rottura, di crisi, di passaggio, in vista d’una successiva maturazione, la costruzione d’una "Nuova Musica", si è fossilizzato, bloccato a mezz’aria, e incurante del ridicolo si ripete di continuo, è ormai una coazione nervosa dai probabili risvolti psicoanalitici.
Tutto pessimo? No, naturalmente. L’approccio tecnico agli strumenti era, non poteva non esserlo, avanzato. Creative e perfino piacevoli certe clownesche invenzioni rumoristiche del percussionista. Mal utilizzato, purtroppo, il pianismo della Crispell, che si intuiva avere un discreto passato alle spalle. L’unica vera perla, l’originalità della voce della Joelle sullo strumento, i suoi fonemi geniali che diventavano tiritere, scioglilingua assonanti, rasentando più che l’antico canto "scat" o gli shout del pre-jazz, il non-sense del teatro infantile e popolaresco.
2 Comments:
Verissimo. Non se ne può più di certi furbi. E magari quelli si sentiranno pure "de sinistra"... come tutte le finte avanguardie. Mentre culturalmente sono di estrema destra. D'altra parte il futurismo...
Hai detto bene. Lo stesso era con Glass e i suoi imitatori, ti ricordi?
Veramente sul programma si azzardava un parallelo con Scelsi, figuriamoci...
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