12 luglio 2007

PIANTE. La sociologia vegetale: nell’orto si coltivano anche simpatie e antipatie.

interazioni tra piante (NV, Nature et Progres 1983).color.

AGRONOMIA SPERIMENTALE

AMORE E ODIO

NELL’ORTO

E’ vero che tra le piante nascono simpatie e antipatie, amori e odi travolgenti, come tra gli esseri umani? Le sostanze chimiche prodotte dalle piante possono avere azione stimolante o inibente su altre piante che crescono vicine. Dalla monocoltura (cioè dalla coltivazione di una sola specie su ogni appezzamento di terreno), si sta passando in alcune zone a colture differenziate di più specie che si migliorano a vicenda. L’agricoltura potrebbe uscirne rivoluzionata.

NICO VALERIO, Scienza 2000, dicembre 1995

Silenziosamente, senza che i grandi organi di stampa se ne siano accorti, una piccola rivoluzione culturale è scoppiata nelle «Health Farm» di Gran Bretagna, Germania Federale, Francia, Stati Uniti e Israele. Nelle fattorie agricole dove si coltiva la terra con metodi biologici o biodinamici i ricercatori hanno finalmente trovato le prove sperimentali di un fenomeno che era in parte già noto anche al contemporanei di Columella, il celebre agronomo romano del I secolo d.C.

Le piante ‑ hanno accertato ‑ si comportano un po' come gli uomini nell'ambiente sociale: si attraggono secondo simpatia oppure si odiano fino alla morte. Le più furbe stipulano tra loro veri e propri accordi o matrimoni d'interesse; altre godono di comode sinecure vita natural durante, a spese della pianta debitrice; le più timide e insicure cercano la vicinanza d'una pianta dalla forte personalità, mentre quelle dalle narici delicate vivono meglio a qualche palmo di distanza da una vicina troppo profumata.

Anche nell'orto o nel frutteto, insomma, la sociologia imperversa. Le specie vegetali sono equiparate ai gruppi sociali, e in effetti sembra che tra di loro si instauri in ogni fase riproduttiva un complesso rapporto dialettico. Perfino la psicopatologia troverebbe nell'insospettabile mondo verde un'abbondante messe di inquietanti dati caratteriali. Piante rampicanti kamikaze che si avviluppano, a rischio della vita, ad un albero notoriamente omicida; piante civetta (o forse, sirena) che attirano con irresistibili effluvi, come certe maliarde care a Guido da Verona, arbusti goffi e provinciali alle loro prime esperienze in società; unioni imprevedibili e divorzi altrettanto clamorosi tra fiori ed erbe, in un complicato rapporto di amore-odio.

Che riguardi piante spontanee o coltivate, individui grandi o piccoli, giovani o vecchi, alberi maestosi e fiorellini dei sottobosco, peperoni o ortica, sembra proprio che il misterioso sistema fondato su ataviche affinità elettive che regola i rapporti di buon vicinato tra le piante cominci finalmente ad essere svelato, sia pure in parte. E, poiché è balenata anche la possibilità di una utilizzazione economica di questi strani amori consumati nell'orto, ecco che i bio-agronomi si sono gettati con entusiasmo nella nuova sperimentazione.

Senza spendere una lira in concimi chimici e fitofarmaci inquinanti, nelle Health Farm britanniche e americane è stato scoperto che la semplice «simpatia» tra piante vicine può rafforzare, una pianta da orto o un albero da frutto e aumentarne la produttività anche del 100%, Attenti a non generalizzare, però. Accanto alle piante «amiche» esistono innumerevoli piante «nemiche» di questo o quel vegetale, capaci di impedirne la crescita e perfino di ucciderlo.

Il Collegio dei bio-agronomi di Gran Bretagna, ad esempio, ha messo a punto l'habitat ideale per le piante di fragole col­tivate. Daranno frutti più abbondanti, aro­matici, saporiti e succosi solo se saranno cresciute accanto a timo, fagioli bianchi, lattuga, spinaci e soprattutto borragine, op­pure sotto gli abeti del genere Picea. Le piante di cavolo, invece, dovranno esser tenute a debita distanza dalle fragole.

In compagnia della vite

In California, ed ora anche in qualche apprezzamento di viticoltura sperimentale del Monferrato (Piemonte) e del Chianti, ci si preoccupa di come migliorare biologicamente i dolci grappoli cari a Bacco. Anche qui, attenti alle cattive compagnie. Intanto c'è chi ha riscoperto come tutori viventi della vite il vecchio olmo, lodato da Catone e Columella; e il gelso. Sembra che non ci sia nulla di meglio per far crescere una vigna forte e rigogliosa. E per avere, più grappoli? Basta alternare ai filari varie piantine di odoroso issopo, dai fiori azzurro-violetto, pianta officinale che oltretutto è molto richiesta dalle erboristerie e dall'industria farmaceutica. Le specie dei genere Euforbia, e specialmente la cyparissia, hanno un effetto nocivo sui grappoli d'uva e possono perfino rendere sterile la vigna.

Quando L.I. Rodale introdusse gli insegnamenti di Sir Albert Howard negli Stati Uniti, verso il 1940, dando così origine al movimento per l'agricoltura naturale e il giardinaggio biologico, non si rendeva conto certamente che una simile branca dell'ecologia vegetale (termine quasi del tutto sconosciuto all'epoca) un giorno avrebbe fatto proseliti negli orti e nei frutteti. Ma guai a parlare di «agricoltura scientifica», che ha sempre significato in realtà una programmata violenza alle piante e al terreno, e ha considerato l'ambiente naturale un nemico da vincere piuttosto che un alleato, come sostiene l'agronomo sperimentale H.H. Koepf, di Spring Valley (New York). Meglio parlare di agricoltura biologica, che utilizza per la coltivazione delle piante alimentari principi di ecologia vegetale come quello della concorrenza per lo spazio vitale, l'acqua e gli elementi nutritivi.

Gli americani e i francesi, in particolare, stanno lavorando ad una mappa completa e ragionata delle compatibilità vegetali nell'orto, nel frutteto, nel giardino degli aromi, nel campo dì graminacee, nelle coltivazioni speciali. Cominciò Richard Bartlett Gregg negli anni '40 a sperimentare gli accostamenti tra piante secondo il metodo biologico, aiutato in questo dalla moglie Evelyn. Anni dopo, sempre negli Stati Uniti, fu Helen Phil­brick, esperta di giardinaggio biologico, a proseguire le prove pratiche sulle influenze reciproche tra piante coltivate. Gli agrono­mi francesi del club «Nature et Progrès» dopo decenni di esperimenti sul campo, hanno messo a punto uno studio quasi completo sugli abbinamenti e le incompatibilità, ovvero gli amori e gli odi tra specie coltivate interagenti, che ha destato l'inte­resse delle grandi imprese agricole ma ha anche sollevato molta sorpresa e parecchie perplessità tra i sostenitori della moderna monocultura (1).

Uno dei primissimi risultati dello studio delle reciproche interrelazioni tra vegetali, infatti, è stato la scoperta della estrema dannosità per le singole piante del sistema di coltivazione a monocultura, oggi in uso. Come intuivano i contemporanei di Columella, la scienza ha oggi finalmente messo in chiaro che l'ambiente ideale. per le spe­cie vegetali è la multicoltura, cioè l'alternanza ‑ sia contemporanea che successiva ‑ in un medesimo spazio coltivato di più specie (a file, a settori, a corona ecc.).

Facciamo il caso. dell'asparago e del pomodoro. Vicini non possono essere, perché il primo si pianta in marzo-aprile, e il secondo in aprile-maggio. Ma possono, nello stesso spazio, alternarsi nel tempo aiutandosi a vicenda. Il diserbo ripetuto degli asparagi, infatti, è un lavoro defatigante per l'ortolano. Dopo la loro raccolta, alla fine della primavera, il medesimo terreno è pronto a ricevere le piante di pomodoro, che impediscono la crescita delle erbacce, così come quelle del prezzemolo. L'asparago, da parte sua, rende il favore al pomodoro neutralizzando grazie all'ormone noto come asparagina alcuni parassiti del suolo dannosi per i rossi frutti, specialmente i nematodi. E questi non sono che alcuni esempi delle molte interrelazioni che corrono tra le due piante.

Rivoluzione nell'orto

Gli unici a non meravigliarsi di questa piccola rivoluzione nell'orto sono stati i botanici più acculturati nelle recentissime scoperte della biologia delle piante. La scienza oggi, dà ragione a Columella quando asserisce che proprio una grande varietà di piante in una piccola area produce i frut­ti migliori e più abbondanti. Anche se, occorre aggiungere, nell'ortofrutteto divenuto all'improvviso «paradiso terrestre» la rac­colta meccanizzata sarà molto più faticosa, e spesso impossibile.

Ecco, quindi, i porri sposarsi utilmente alle carote, dalle quali traggono vantaggio nella crescita e a cui restituiscono il favore respingendo la mosca della carota. I porri, poi, aiutano lo sviluppo del sedano e del sedano-rapa. L'aglio si lega alla rosa (le due piante si aiutano a vicenda) aumentandone la forza e l'aroma; inoltre favorisce la crescita della veccia. Per contro, l'aglio, la cipolla e lo scalogno inibiscono la crescita del pisello e del fagiolo. Le essenze solforate dell'aglio proteggono frutta e ortaggi perfino dopo il raccolto. Qualche spicchio d'aglio lasciato nei contenitori del grano evita la presenza dei parassiti, così come un infuso dì aglio, cipolla o erba cipollina può impedire gli attacchi tardivi, della peronospora della patata e dei pomodoro, o la muffa dei frutti con nocciolo. L'avena, da parte sua, si lega bene alle fave, mentre le secrezioni delle sue radici ritardano la crescita dei giovani albicocchi. E la terribile, invadente gramigna? La si può soffocare seminando soia o miglio su terreno ben lavorato e col tempo secco, oppure con due semine consecutive di segale, o piantando pomodori.

Le diverse varietà del cavolo (dal cavol­fiore ai cavolini di Bruxelles) son ‑ o favorite da piante ricche di fiori o molto aromati­che. Sono migliorate in qualità e quantità da finocchio selvatico (aneto), camomilla, salvia, assenzio, rosmarino, menta di ogni specie. Il cavolo, invece, non sopporta la,vicinanza della fragola. Il sedano fa bene in particolare al cavolfiore, il quale a sua volta favorisce la crescita dell'ortica, se questa è troppo vicina. Il cavolo-rapa cre­sce bene con la barbabietola rossa e la ci­pollai ma ha effetti disastrosi sul pomodoro e cresce stentatamente vicino ai fagioli. La pieride, uno dei più nefasti parassiti del ca­volo, è allontanata dalla presenza di pomodoro, salvia, menta, citronella, issopo, timo e altre piante aromatiche.

Considerata ingiustamente una dannosa pianta infestante, l'ortica è invece la pianta forse più altruista dell'orto. Gli orticultori biologici hanno scoperto che rende più resistenti tutte le piante vicine, modificandone perfino i processi chimici. F. Lippert, che si è occupato per molto tempo di coltivazioni di orti aromatici conto di industrie farmaceutiche; riferisce che l'ortica (U. dioica) piantata in associazione aumenta il tenore di olio essenziale della valeriana (20%), dell'angelica (più dell'80%), della maggiorana (dal 10 al 20%), della salvia (10%) e della menta piperita (10%). Per di più la presenza di ortica stimola la formazione dell'humus, come è facile osservare praticando dei fori nel terreno attorno alle radici. Del resto è antica tradizione della coltura biodinamica, secondo Rudolf Steiner, l'utilizzazione di un humus a base di foglie di ortica per accelerare la fermentazione dei compost; il concime organico a base di scarti biologici e vegetali

Tra le incompatibilità, alcune sono state già definite, nella loro eziologia, altre non lo sono ancora. Là pianta del finocchio, unica eccezione tra le piante aromatiche ha effetti decisamente nocivi su pomodoro cavolo‑rapa, fagiolo bianco e cumino. De resto, assenzio e finocchio sono tra lor acerrimi nemici. là stato anche calcolato i loro «spazio vitale» minimo in caso di vicinanza delle due specie. Una pianta di finocchio piantata a pochi centimetri da una di assenzio sarà sette volte più piccola, di un'altra piantata a 1,20 m.

La regola generale è che le piante ricche di olii essenziali non hanno simpatia tra loro. Ad esempio l'alloro e la lavanda, piantati vicini, deperiscono entrambi. Fanno eccezione salvia e rosmarino che diventano più rigogliosi se piantati insieme. L'abete rosso e il rododendro si fanno una lotta spietata con le radici; converrà quindi piantarli a debita distanza tra loro. Lo stesso avviene tra l'arundinaria e la felce. I garofani, poi, sono mostri di egoismo: non tollerano accanto nessun'altra pianta.

Se poche specie sono così altruiste da immolarsi per il bene delle piante circo­stanti, come l'issopo che fa di tutto per attirare su di sé l'attenzione della cavolaia, sal­vando così i cavoli, e il lino che allontana la dorifora della patata, molte altre specie sviluppano un comportamento aggressivo, tanto da potersi definire avvelenatrici. Il ri­bes è colpito spesso da una malattia fungina con un decorso relativamente benigno e senza danni. Piantato vicino ad un pino sil­vestre, il ribes gli trasmette la malattia in una forma molto più grave, praticamente incurabile. Le radici della patata emettono una sostanza tossica che inibisce la crescita dei pomodori. Ma anche il ciclamino è for­temente tossico per il cavolo, così come la cicuta è letale per la ruta e il coriandolo per il finocchio.

Un attento osservatore noterà certamente che sotto i pini non cresce quasi nessuna pianta. Come mai? Dipende ‑ hanno scoperto i bio-agronomi di «Nature et Progrès» ‑ non solo dal cono d'ombra dell'albero che svantaggia le piante eliofile (il che si potrebbe sostenere per ogni tipo d'albero e specialmente per le latifoglie, come il faggio), ma soprattutto dalle particolari secrezioni emesse dagli aghi di pino caduti. là stato provato l'effetto potentemente inibitore sul grano e su altre graminacee dell'acqua piovana di dilavamento che si arricchisce per contatto delle secrezioni resinose degli aghi di pino.

Anche il buon tarassaco, o soffione, impedisce la crescita delle piante vicine. I bio-agronomi hanno scoperto che emana tracce di gas etilene dannoso allo sviluppo delle piante, ma stranamente favorevole alla maturazione precoce dei soli frutti e dei fiori vicini. L'etilene, del resto, è il gas usato nelle stive delle navi bananiere per maturare durante la navigazione i frutti raccolti ancora verdi, oppure per accelerare la maturazione delle arance nei magazzini.

Genericamente definite coline o blastocoline (dal greco blastos, germe, e cholycin, impedire) le sostanze emesse dalle radici, dal fusto, dalle foglie o dai fiori delle piante interagiscono di continuo trasformando orti e frutteti in veri e propri laboratori di biochimica, come ha dimostrato Krasilnikov in ricerche sul campo durante venti anni. là per mezzo di tali blastocoline che i giovani getti di frumento e di loglio impediscono la germinazione dei semi di camomilla e di matricaria, così come le piantine di fagiolo fermano la germinazione dei semi di lino e di frumento, e le giovani violette inibiscono i semi di frumento.

La somma di tali conoscenze viene utilizzata oggi dalle grandi aziende agricole sperimentali per la determinazione ottimale delle associazioni tra piante nelle colture miste o intercalate Ma anche altri fattori, come la concorrenza per la luce, l'acqua e i nutrienti del suolo, possono essere motivo di rivalità o di alleanza tra specie vegetali. Lo sanno bene i bio-agronomi, che evitano di affiancare specie eliofile, che hanno bisogno di una grande quantità di luce, a piante che producono molta ombra come le latifoglie e le specie di grande mole.

Il lupino sulla fava

Neanche è opportuno piantare vicine due specie che hanno bisogno di molta umidità o che si nutrono più o meno degli stessi elementi chimici. La complementarità della nutrizione delle diverse specie, anzi, alla base della antica pratica della rotazione delle colture, che oggi la scienza bioagronomica ha definitivamente avvalorato. Se la veccia o il favino, e in generale tutte le piante leguminose, favoriscono le piante vicine e perfino quelle che saranno piantate nella successiva semina sulla stes­sa area, è perché i loro tubercoli radicali fissano l'azoto dell'aria al terreno producendo nitrati utili come concime a molte al­tre specie, accontentandosi per il proprio nutrimento di scarsi minerali alcalini.

Si tratta, quindi, di specie che in qualche modo si possono definire «pioniere», perché preparano il terreno povero, lo areano e lo arricchiscono per poi cederlo alle piante più esigenti che verranno dopo. Robert Gregg, che ha condotto lunghi esperimenti sulle zone vulcaniche del Katmai (Alaska) dopo una vasta eruzione, ha provato ripetute volte che la pianta del lupino è la prima a crescere dalle lave e dalle ceneri vulcaniche totalmente prive di azoto e di microrganismi. Le radici del lupino, anche in quelle circostanze eccezionali, mostrarono un abbondante sviluppo di noduli. Altre piante seguirono il lupino e l'intera area fu così colonizzata.

Ma come si fa a determinare in modo pratico e scientifico la compatibilità tra specie diverse durante la loro crescita? Ehrenfried E. Pfeiffer ha messo a punto una tecnica molto semplice basata sulla cromatografia su carta, adatta anche all'agricoltore e al giardiniere, che descriviamo qui grazie alla collaborazione di Erica Sabarth. Dei dischi di carta-filtro di 15 cm di diametro sono forati al centro in modo da inserirvi una miccia o lucignolo fatto con la stessa carta-filtro. Con una matita si tracciano due cerchi concentrici, uno a 4 cm dal centro del disco e l'altro a 6 cm. Il disco è posto su una scatola aperta di vetro adatta all'allestimento di colture che fa da supporto (capsula di Petri). Nella capsula di Petri si trova un piccolo crogiolo contenente una soluzione di nitrato d'argento allo 0,5% che tende a salire lungo la miccia. Quando il disco di carta-filtro si è impregnato fino a 4 cm dal centro, si toglie dalla capsula e si lascia seccare. Nel frattempo si avrà avuto cura di preparare la soluzione da analizzare.

Per studiare una associazione di piante, per esempio, si prende un grammo di semi, macinati finemente con un mulinetto a mano per cereali, e lo si lascia macerare in 50 mL d'una soluzione di soda caustica a 0,1% per quattro ore, scuotendo e mescolando di tanto in tanto nella prima ora. Si versa il liquido in un matraccio graduato e se ne prendono 5 mL, che si pongono in un crogiolo pulito. Il disco di carta-filtro fatto seccare è dotato di una nuova miccia attraverso la quale sale la soluzione. Lo si lascia impregnare fino al cerchio dei 6 cm. Poi si toglie il disco, lo si mette a seccare perché sviluppi i suoi colori e i suoi disegni nella luce diffusa.

In tal modo si preparano i cromatogrammi con semi, foglie o radici delle due piante da analizzare, ciascuna separatamente. Ma si può fare un terzo cromatogramma con un miscuglio, in determinate proporzioni, di parti delle due piante. Ogni pianta dà un cromatogramma specifico per colore e forma. Ma è l'analisi del cromatogramma del miscuglio che è importante: rivela se le piante hanno una buona o cattiva influenza l'una sull'altra. Per quanto possa apparire strano o esoterico, una relazione favorevole tra le piante apparirà sul cromatogramma come una immagine armoniosa, mostrando le forme caratteristiche delle due piante ottenute nei cromatogrammi individuali intimamente connesse e ben amalgamate.

In caso di rapporto negativo, l'immagine risulterà disordinata, con forme alterate e intricate, oppure le caratteristiche di una pianta potranno essere completamente deformate o cancellate dall'altra. E qui, ovviamente, l'interpretazione visiva dei semi e i colori da parte dell'esperto ‑ lasciano intendere il Pfeiffer e la Sabarth ‑ è determinante. Esiste una vera e propria «semiotica» cromatografica. S'intende che variando le proporzioni degli estratti delle due piante combinate, si può anche vedere se una delle piante è utile all'altra quando entrambe crescono in grande quantità, oppure quando pochi individui di una specie crescono accanto a molti individui dell'altra specie.

Nel corso di ricerche suggeritegli da Rudolf Steiner, il fondatore della agricoltura bio-dinamica, il dr. Pfeiffer inventò un altro metodo, definito della «cristallizzazione sensibile», per scoprire affinità e antagonismi tra piante. Migliaia di esperimenti effettuati dal 1927 al 1938 confermarono l'utilità e le veridicità dei metodo; ma poi il sistema fu praticamente abbandonato e quasi dimenticato. Ora, proprio in questi ultimi tempi, la cristallizzazione sensibile di Pfeiffer è stata ripresa dai bío-agronomi americani ed europei, ed estesa ad un gran numero di combinazioni vegetali. Insomma, si è talmente diffusa che molti sperimentatori e giovani agronomi alle prime armi la ritengono uno dei tanti test avveniristici della bio-agronomia sperimentale d'oggi.

Una piccola quantità della sostanza da analizzare, p. es. un estratto della radice o delle foglie, si aggiunge a 10 mL d'una soluzione di cloruro di rame (prima, però, si utilizzava il solfato di sodio) al 5%. Dopo aver ben mescolato si versa in una coppa di vetro sterile di 9 cm di diametro, più o meno. Lasciata riposare su una superficie piana in un locale con umidità e temperatura controllate, la soluzione evapora lentamente in 14-17 ore circa e si cristallizza, in una figura che è determinata dalla natura e dalla qualità della pianta analizzata. Una pianta forte e vigorosa produrrà ‑ sostiene Pfeiffer ‑ una struttura cristallina «bella», armoniosa e netta, con raggi dal centro ai bordi. Al contrario, una soluzione con una pianta debole o. malata dara una figura ineguale, irregolare e poco armoniosa.

Facciamo l'esempio del fagiolo e dei cetriolo. Noi abbiamo trovato per ciascuna delle due piante una immagine cristallina caratteristica. La terza analisi, però, fatta con un miscuglio delle due piante, può dare i seguenti risultati. Una immagine più forte del fagiolo, e allora sarà il cetriolo il fattore stimolante. Un'immagine armoniosa e chiara, che mostra un equilibrio tra le due figure specifiche: ciò indica una potente relazione benefica tra le due piante. Se invece l'immagine mostra un deterioramento delle forme rispetto alle due cristallizzazioni originali, oppure degli ispessimenti e dei depositi, dando un'impressione di disarmonia, allora vuoi dire che c'è antagonismo tra le due piante.

Per i vegetali si impiegano soprattutto i semi, ma anche radici, foglie e talvolta tutta la pianta. Negli studi delle interrelazioni in foresta gli estratti delle radici si sono rivelati i più utili. Un grammo di materia vegetale (p. es. di piselli) finemente tritata o pestata è posto a macerare in 20 mL d'acqua distillata. Mescolare dolcemente e far riposare 4 ore prima di filtrare. Si aggiungono 9 mL di cloruro di rame ad 1 mL di quell'estratto. C'è chi mescola 4 mL di estratto vegetale a 4 mL di sale di rame al 10% di soluzione. Tale concentrazione dà immagini più tipiche delle specie, mentre la prima rivela ‑ secondo Pfeiffer ‑ «l'attività delle forze minime agenti sulla pianta».

Per la cristallizzazione d'un miscuglio di piante di cui si voglia studiare il rapporto specifico, si utilizzano due combinazioni differenti di estratti: una in parti uguali, l'altra con un decimo di estratto d'una pianta mescolato a tutto l'estratto dell'altra. La prima combinazione rivela le relazioni favorevoli o sfavorevoli tra le due piante in generale. La seconda può produrre buone immagini anche se la prima ha dato una cristallizzazione sfavorevole. Ciò indica che una pianta deve essere utilizzata solo come bordura, cioè che può avere un'azione benefica a distanza.

Con tale metodo, in cui ‑ come si comprende facilmente ‑  l'interpretazione semiologica è altrettanto importante che in diagnostica medica, si vede che il fagiolo migliora e fortifica la crescita dei cetriolo, se è piantato vicino o meglio in bordura. La carota e i piselli si migliorano a vicenda. Pomodoro e cavolo-rapa, invece, non stanno bene vicini. Neanche il grano e il papavero, al contrario di quanto ci siamo abituati a credere.

L'ultima novità, infine, come. testimonia Erica Sabarth, è l'esperimento della crescita di una pianta nell'estratto più o meno diluito di un'altra. Il dottor Koepf` lavora in laboratorio con tale metodo, sperimentando l'influenza che gli estratti di parti diverse d'una pianta, alle diverse diluizioni, producono sulla crescita controllata (luce, umidità, temperatura ecc.) di un'altra pianta.
NICO VALERIO

(1) PHILBRICK H & BARTLETT GREGG R. Plantes compagnes. Guide pratique des associations de plantes en agriculture biodynamique. Nature et Progrès, Paris 1983.

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JAZZ. Un intero bellissimo album con il meglio dei concerti di Parigi del più grande trombettista del jazz moderno, Clifford Brown. Una registrazione oggi “migliorata” tecnicamente. I brani: Blue and Brown - The song is you - Minority - Keepin' up with Jonesy - Strictly romantic - You're a lucky guy - Brown skins - Come rain or come shine - Salute to the band box - It might as well be spring - Goofin' with me - All the things you are - Baby - All weird - Conception - I cover the waterfront - Deltitnu - Quick Step - Bum's Rush - No Start No End - Venez donc chez moi.