STAMPA. Giornalisti con le bollicine in testa, che neanche al liceo…
Il tipico giornalista italiano di solito è laureato in lettere, quando va bene. Non vi dico che succede con gli articoli che hanno qualche risvolto tecnico-scientifico. Alcuni articolisti e titolisti vanno ad orecchio: "Si rovescia autobotte di varecchina. Trenta intossicati per le esalazioni dell’acido". Acido? Ma la candeggina, ipoclorito di sodio diluito in acqua, è un potente anti-acido, cioè alcalino. E il gas liberato è cloro.
Nell’alimentazione, poi, tema fisso in Italia, quasi tutto è scienza, e spesso complessa. Vaglielo a dire ai cronisti della Rai-tv e dei quotidiani, e alle redattrici dei settimanali femminili, la seconda categoria italica - dopo i politici - che si sente abilitata ad occuparsi di Tutto senza sapere Nulla.
Anni fa proponemmo ad una rivista di far rivedere gli articoli di nutrizione almeno da un giornalista scientifico: mi presero per uno troppo esigente, un invidioso, forse un caratteriale. E sì, perché le redazioni italiane sono affollate di bassa manovalanza non specializzata, e i giornalisti esperti sono rari.
In caso frequente di titolo sbagliato, poi, il titolista si difende facendo notare che i termini usati li ha trovati nell’articolo: quindi la colpa è sempre dell’articolista.
Ma torniamo alle "bollicine", titolo cretino d'un articolo sulle bibite gassate del Corriere della Sera, che è davvero emblematico d'un certo modo italiano di fare giornalismo: confusionario e alla carlona.
Titolo: "Le bollicine fanno male?" spara il titolista che non ha capito niente dell’articolo, cautelandosi malamente con l’interrogativo. Occhiello, da nonna di provincia: "Non solo stomaco gonfio". Sommario: "Pare che un additivo presente in alcune bibite gassate possa provocare problemi ben più gravi. Ma è ancora da dimostrare". E già si comincia a intuire l’equivoco in cui sono caduti titolista e articolista. Dunque non sono le bollicine, cioè l’anidride carbonica, ma un conservante chimico.
Dopo aver esordito con la leggenda da "signora sotto l’ombrellone" che le bibite gassate "gonfiano" (certo, ma non perché gassate, l’anidride carbonica è subito eliminata) e "fanno ingrassare" (ah, ecco, ma è lo zucchero aggiunto, non il gas delle bollicine. Che confusione!), si capisce subito che le bollicine del titolo sono state messe solo per fare colore. Nella mente della titolista-casalinga di Isernia le bollicine sono sinonimo di bibite: non si rende conto che così mette nei guai anche l’incolpevole acqua gassata, la bevanda con le bollicine più comune in Italia. Generando allarme ingiustificato, mistificazione e disinformazione.
Tratteniamo la rabbia, e chiediamoci come mai perfino al Corriere vengono assunti giornalisti così, che in quanto a precisione e serietà non passerebbero la licenza liceale.
Ma non è finita: "Uno studio britannico - questa è farina d’agenzia - rivela che alcuni soft drink potrebbero essere responsabili di gravi danni alle cellule del nostro organismo, provocando effetti normalmente associati all’invecchiamento o all’alcolismo". Giusto. Ma finora la giornalista ha parlato solo di bollicine e zucchero. E il lettore è frastornato dai loro... terribili effetti.
"Nel mirino - prosegue imperterrita l’articolista cambiando le carte in tavola - un additivo contenuto in diversi nelle bevande in questione, il sodio benzoato - o E211 - che potrebbe portare a cirrosi epatica o a malattie degenerative come il morbo di Parkinson".
E questo conservante a rischio da dove sbuca? Com’è che nel titolo non ve n’è cenno, ma si parla di "bollicine", che farebbero pure "ingrassare"?
Insomma si scopre che è tutta colpa del benzoato, detto tra di noi un conservante inutile usato in aranciate, Coca Cola e simili, che potrebbe essere sostituito con l’innocuo acido citrico se la legge costringesse l’industria a mettercelo. Chissà da che cosa dipende questa resistenza dei produttori: forse il benzoato è chimicamente più stabile nel tempo o meno costoso?
"Come spiega The Independent - continua il pezzo - il conservante incriminato viene usato da decenni dall’industria delle bollicine, [rieccole, ma è una fissazione, NdR], ed è presente praticamente in tutte le bibite più famose. In passato, tra l’altro, il sodio benzoato era già stato messo sotto accusa, sospettato di essere cancerogeno…"
Altro che "bollicine", come ripete stupidamente l’articolista destando allarme tra i milioni di Italiani che assumono ogni giorno con l’acqua minerale le bollicine dell’anidride carbonica. Sono del tutto innocue, sia chiaro, anzi con un pH più acido conservano più a lungo l’acqua in bottiglia batteriologicamente pura, e la rendono più digestiva.
Se l’articolista fosse stato professionale avrebbe dovuto preoccuparsi di evitare equivoci ed escludere espressamente l’acqua gassata. Bastava scrivere "bibite industriali", "bevande imbottigliate" da bar, oppure aranciate in bottiglia e lattina, chinotti e Cola. Non "bollicine". Ha voluto fare il brillante e lo spiritoso, ma non lo sa fare: è solo infantile e impreciso.
Siamo al giornalismo dei dilettanti, da blog di provincia, perfino sul "migliore" dei giornali italiani. Figuratevi gli altri. Ecco come nasce l’allarmismo pseudoscientifico involontario in Italia. In quanto a quello volontario, be', è un'altra cosa: ne riparleremo.
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"One O'Clock Jump", Count Basie Orchestra
3 Comments:
ben scritto. dopo tanti tuoi libri sull'alimentazione naturale, quel prodigioso ricettario piatto verde e l'incantevole mono sul ginseng, dovresti pubblicare un libro tutto dedicato a bibite e bevande varie: sarò il primo acquirente e sponsor
SIRHADDOCK
Ti ringrazio, ma prima dovrei ripubblicare gli esauritissimi e richiesti Manuale di Terapie con gli Alimenti e Alimentazione Naturale, aggiornati. Sono pronto e motivato, sto solo cercando l'editore giusto.
..speriamo bene!!!
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