10 agosto 2009

MUTILAZIONI genitali femminili: una vergogna per l’Islam, l’Africa e l’Asia.

MUTILAZIONI FEMMINILI
CLITORIDECTOMIA E INFIBULAZIONE

LA DONNA? NON DEVE GODERE

Cento milioni di donne islamiche – 23 mila nella sola Italia – soffrono per tutta la vita a causa del taglio della clitoride e della cucitura della vulva imposti sadicamente dalla gelosia maschile

Ilona Rovice (anagr. di Nico Valerio), Teknos, 1996

Mutilazioni-genitali-femminili Le vecchie dei villaggi pensano a tutto: le schegge di selce tagliente, i pezzi di vetro, le spine. Intorno a piazza Vittorio, a Roma, cosí come nei quartieri islamici di Milano, si usano anche il rasoio e il filo di seta. Le bambine attendono tremando e piangendo, ma neanche immaginano il dolore che proveranno tra poco. In Africa, nella fascia subsahariana, dal Mali al Sudan al Corno d'Africa, in Egitto e nei Paesi islamici dell'Asia fino alla Birmania, prima della pubertà quasi tutte le donne subiscono il loro primo martirio. In Somalia, secondo il rapporto Hosken, sono il 100 per cento delle donne. A gambe divaricate, inutilmente confortate da madri e sorelle, dopo aver bevuto pozioni di erbe ritenute antidolorifiche, subiscono in pochi, lunghissimi secondi il taglio parziale o totale della clitoride, talvolta anche quello delle grandi labbra.

Tra i somali e altri popoli (Galla, Afar) alla clitoridectomia si aggiunge la infibulazione, cioè la quasi totale cucitura per mezzo di acuminate spine vegetali delle piccole labbra, a eccezione di un forellino attraverso cui a malapena passa l'urina. Oggi, con l'emigrazione, questa scena raccapricciante può svolgersi normalmente anche in Italia, in Francia, in Inghilterra, nel cuore stesso dell'Europa del diritto.

Qual è lo scopo di questa mutilazione genitale che sa di Medioevo e di costumi barbarici? I moralisti depositari della tradizione islamica vogliono assicurarsi da una parte che la donna viva nella castità più assoluta fino al matrimonio ‑ tanto che il marito sia costretto a improvvisarsi macellaio aprendosi la strada con un affilatissimo coltello la prima notte di nozze ‑ e dall'altra che non provi troppo piacere nell'atto sessuale e non si abbandoni a presunte tendenze "viziose" e libidinose".

“Il presupposto ‑ denuncia il sessuologo e psicologo Luigi De Marchi è sempre quello sessuofobico, il terrore che la donna possa placare quella "fame insaziabile" di sesso che tanto preoccupa l'uomo tradizionale islamico. Insomma, dietro c'è una profonda insicurezza, un curioso senso di inferiorità sessuale del maschio represso dalla cultura maschilista". Nient'altro che la banale gelosia, allora? E la tanto strombazzata religione? Macché. Fa paura la potenziale disponibilità sessuale della donna" prosegue De Marchi. Il timore di perdere il dominio sessuale spinge l'uomo africano e islamico a pretendere ancor oggi una forma di mutilazione che è l'emblema della crudele natura misogina e maschilista di una vasta parte della cultura islamica

E il fenomeno è davvero cosí diffuso? Secondo il club inglese Foreward, che tutela le donne africane, sono 100 milioni le donne sessualmente mutilate in vario modo ‑ da un taglietto simbolico all'escissione totale ‑ come precisa Claudia Di Giorgio che si è occupata della materia per la televisione europea Euronews, di Lione. Di recente, in Gran Bretagna una richiesta di clitoridectomia è stata respinta dalle autorità sanitarie in base alla legge del 1985 contro le mutilazioni. Certo, la sorte delle bambine nere o islamiche immigrate è segnata. "Anzi, all'estero tali pratiche anacronistiche finiscono per funzionare da collante sociale, cioè rafforzano l'identità del gruppo", commenta la Di Giorgio.

Ma le conseguenze pratiche sono atroci. Basti considerare che in occasione di un banale parto, l'ostetrico è costretto ad aprire chirurgicamente la vulva infibulata.

Senza contare, poi, che il taglio della clitoride priva per tutta la vita la donna del piacere ricavato dallo sfregamento dell'organo sessuale maschile con il piccolo organo erettile femminile. Un piacere, quello clitorideo, ritenuto oggi il più importante per la donna, secondo i sessuologi.

Marica Livio, una psicologa lecchese superesperta in materia sull'infibulazione ha scritto una tesi ‑ riferisce che dal congresso nazionale tenuto lo scorso anno a Padova, a cura di Pia Grassivaro Gallo e collaboratori dell'università, è emerso che su 300 ginecologi ben 150 hanno avuto a che fare con casi di mutilazioni e infibulazioni. Su due bambine sono stati trovati segni evidenti di operazioni recenti; in una addirittura era ancora conficcato un bastoncino per il drenaggio.

I medici piú vicini alla comunità fanno quello che possono per limitare i danni di interventi clandestini e sommari. Nella sola Roma, ad esempio, sono attivi i dottori Giovanni Assam e Maria Grazia Scalise. Ma ogni tanto scoprono anche la "mano dell'artista", segno di un intervento clandestino di un collega poco in linea con la deontologia. Il peggio accade dopo le operazioni casalinghe riporta la Livio: infezioni che durano anni, cisti, ascessi, cancrene complicazioni croniche di ogni tipo (mestruazioni e minzioni difficoltose, infezioni renali).

Sui danni della "circoncisione femminile" ha riferito Hami Rushwan (World Health, maggio 1990). Quanti sono i casi in Europa? In Italia 23mila donne a rischio, più o meno come in Francia e in Inghilterra. Ma in Francia sono morte di recente alcune bambine, a causa di queste pratiche. E negli Usa ferve il dibattito culturale e sanitario su un argomento ‑ è il caso di dirlo ‑ cos spinoso: intervenire o no?

Per molti islamici fondamentalisti il tema è tabù, la crudele pratica è "patrimonio culturale": Europa e America rispettino i costumi altrui. Già, ma come può l'Occidente liberale e laico permettere ‑ addirittura sul proprio territorio che siano compiuti atti in contrasto con il diritto all'integrità fisica e psichica dell'uomo, cioè criminali? "E’ evidente l'incompatibilità della circoncisione femminile con i più elementari diritti umani", sostiene De Marchi. E' grottesco che governi che consentono tali atti siedano nella Commissione per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite e che l'Occidente tolleri questa barbarie, forse perché la considera frutto di una tradizione soltanto religiosa".

E' vero che qualche Imam o saggio islamico ha precisato che nulla del genere è previsto dal Corano, così come è vero che la pratica è in auge anche in qualche tribù cristiana copta dell'Etiopia. "Certo ‑ controbatte De Marchi ‑ neanche l'inquisizione cattolica era stata prevista dal Vangelo, e dopotutto l'hanno imitata anche i protestanti. Ma è la realtà sociale che conta, Libro o non Libro. Del resto, anche l'Occidente ha delle colpe.

A eccezione forse del secolo dell'Illuminismo, non ha mai avuto il coraggio di farsi promotore di una rivoluzione planetaria in grado, se fosse il caso, di scontrarsi anche con le tradizioni oscurantiste, comprese quelle religiose. D'accordo con la ragion di Stato, ma è vergognoso che almeno in via di principio non si prenda posizione e ci si inchini alle tradizioni locali che calpestano i più elementari diritti umani".

E, infine, una curiosità. "La clitoridectomia è all'origine della diffusione del consumo di hashish", rivela con il suo consueto humour De Marchi. Possibile? "Certo. I maschi arabi sono presi dal terrore di non soddisfare le loro femmine, che mutilate della clitoride arrivano con più difficoltà all'orgasmo. Così devono fare l'amore per ore, e per resistere devono imbottirsi della droga della Cannabis índica. E’ un fenomeno noto da tempo, confermato vent'anni fa dal capo della polizia egiziana. Proprio così: dal taglio della clitoride si arriva alla tossicodipendenza maschile nei Paesi musulmani".

JAZZ. Incisione rara di un jazz curiosamente “progressive” con alcuni musicisti dell’orchestra di Ellington, compreso il leader. “Oscalypso” è un brano scritto dal contrabbassista e violoncellista ellingtoniano  Oscar Pettiford in quartetto con Duke (New York, 13 settembre 1950). I Musicisti: Billy Strayhorn, celeste; Duke Ellington, p;  Oscar Pettiford, cello; Lloyd Trotman, b; Jo Jones, d.