VITTIME della Croce. Papi fatti santi a furor di popolo e per ragion di Stato.
Noi illuministi ridiamo delle tante strane coincidenze che il Caso ci offre, e non crediamo ai presagi, ai sogni e ai segni premonitori. Superstizioni, le definiamo. Ma i religionari e gli spiritualisti dovrebbero crederci. E allora, come la mettono col fatto che, proprio due giorni prima della tanto strombazzata duplice santificazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II (“evento mediatico mondiale”, i cui altissimi costi la Chiesa scarica, col solito cinismo indifferente, sull’Italia e su Roma), un’enorme quanto discutibile croce ricurva dedicata a papa Giovanni Paolo, posta in dispregio della legge che tutela Parchi e Paesaggio in pieno Parco dell’Adamello (diciamolo: brutta e di cattivo gusto, e deve averlo pensato anche il Vescovo, se l’ha fatta togliere da Brescia e relegare su quel dosso sperduto), crolla all’improvviso e uccide un ragazzo, ma non uno qualunque, si badi, bensì un giovane dell’Oratorio in escursione con altri fedeli “ultrà del Catechismo” parrocchiale, per di più abitante in una via intitolata al papa Giovanni XXIII? Roba da far impazzire i giocatori del lotto a Napoli.
“Side effects”, danni collaterali della religione? Noi atei commentiamo cinicamente che la tragedia appare “tutta interna alla Chiesa”. Una specie di curioso regolamento di conti da prete a prete, anzi, da Divinità a credente. Ma i tanti esoterici e scaramantici, che sicuramente si troveranno tra le tonache nere o rosse delle alte gerarchie della Chiesa, saranno terrorizzati.
E la Croce, poi... Un simbolo forte in questa inquietante serie di coincidenze piene di simboli. Siamo certamente i più duri critici in Italia dell’arrogante e deturpante moda di “segnare il territorio” delle montagne con croci, da parte di parroci, popolani, confraternite, dopolavori, militari del corpo degli alpini, e perfino iscritti al Club Alpino che non hanno capito nulla né di Natura, né di montagna, né di libertà religiosa, né di tolleranza. Come se la montagna fosse terreno privato, e se la Croce, anziché testimonianza rispettabile e discreta d’una credenza religiosa individuale, fosse uno sfacciato logo pubblicitario, usabile senza pudore all’esterno – dove la Natura è più fragile e indifesa – come mezzo di bassa propaganda psicologica tra le anime afflitte e di scarso comprendonio (l’hanno detto loro, che Gesù è dei “poveri di spirito”).
E perché poi sulle vette o comunque in montagna? Perché la pubblicità sia più “visibile” dal largo pubblico e mostri che un ulteriore territorio, nella spregiudicata guerra di “conquista delle anime”, è stato conquistato al nemico. Ma anche come – non dicano di no – luogo eletto per eccellenza, perché elevato. Ma sì, altezza è mezza bellezza, anche per la Chiesa: le cupole, inutili se non per essere viste da lontano e richiamare fedeli, i conventi abbarbicati sulle alture, le croci sulle vette. Occupare le posizioni più elevate, dicono i generali. E poi è come se una vetta fosse “più vicina al cielo e quindi a Dio”, e se la Terra – ovvio – non girasse. Perché si sa tra i semplici e sottoculturali del Medioevo che il buono e il santo stanno in “alto”, nel Paradiso, mentre il cattivo e il diabolico stanno in “basso”, negli abissi dell’Ade, nell’Inferno.
Ma poi, perché giudicare gli eventi straordinari con due pesi e due misure? Immaginiamo che il povero ragazzo morto sotto il peso della Croce (e senza neanche risorgere al terzo giorno, direbbe un comico da tv), con quel po’ po’ di coincidenze che si portava appresso, dopo averla toccata fosse guarito all’improvviso da un male incurabile. Non sarebbe stato considerato dalle Autorità della Chiesa un “miracolato”? Eccome. E allora, perché non valutare oggi il crollo della croce e la morte del giovane come un “segno negativo di Dio”? Per usare argomentazioni e linguaggio cari ai cattolici, se i due papi sono fatti santi per eventi straordinari positivi (i “miracoli”) che a detta di persone semplici e ingenue avrebbero “compiuto”, questa drammatica coincidenza non è forse un altrettale evento straordinario, sia pure negativo” di analoga portata, insomma, una sorta di “miracolo negativo”, per di più accaduto sotto gli occhi di tutti e incontrovertibile? E se un miracolo parlerebbe della volontà di Dio a favore del possibile santo (“prova a favore”), questo evento così mirato e negativo, per di più dal duplice e preciso collegamento (addirittura ridondante, come a sottolineare con forza), non dovrebbe significare – se crediamo negli spiriti e nella volontà di Dio che si spande dappertutto – che stavolta la divinità stessa è come minimo sfavorevole (“prova contraria”)?
Però siamo ammirati da cotanta potenza ironica del Caso. Sembra quasi che Dio, ammesso e non concesso che esista, sia un ateista sfegatato, un supremo attentatore, il primo degli infiltrati, il più insospettabile. Stavolta in un colpo solo ha colpito direttamente o indirettamente quattro entità cattoliche: la Croce, i fedeli ultrà, e ben due Papi.
Papi che, oltretutto, sono fatti santi un po’ troppo sbrigativamente e immeritatamente (New York Times, ripreso da Huffington Post, L’Espresso). Del resto, perfino Pio IX, il Papa che dopo una incerta e timida apertura condannò duramente il nostro Risorgimento, inviando truppe a reprimere nel sangue i moti di libertà più non-violenti della Storia, è stato fatto Beato. Una vera provocazione. Non noi, ma un prete, don Paolo Farinella su MicroMega, ricorda che il suo nome è legato al caso Mortara (il bambino ebreo battezzato e convertito a forza)*, al Sillabo, e alla esecuzione di qualche detenuto politico che combatteva contro il “Papa Re”. L’intelligente Paolo VI, invece, ricordiamo noi, sosteneva che la fine del potere temporale dei Papi, insomma Porta Pia, è stato un bene per la Chiesa: l’ha costretta a essere un po’ più spirituale.
E perché, poi, Wojtyla e Roncalli fatti santi insieme? E’ un “enorme ossimoro”, cioè una contraddizione atroce, scrive Farinella nel medesimo articolo. A ben ricordare la loro vita da pontefici, sostiene, dovrebbero essere incompatibili tra loro. “Avremmo preferito – prosegue dopo molte acute osservazioni – che papa Francesco avesse avuto il coraggio di sospendere questa sceneggiata, ma se non l’ha fatto, è segno che si rende conto che la lotta dentro le mura leonine è solo all’inizio, e lui, da vecchio gesuita, è determinato, ma è anche cauto e prudente”.
“Miracoli”? Ma in questi casi, se è la Chiesa a trovarvi l’utile, l’azione parte dalla gente semplice ed esaltata, dai “fedeli”, come già scrivemmo sul Salon Voltaire, criticando la moda mass-mediatica e il presenzialismo “da evento” provocati dalla sapiente teatralità di Giovanni Paolo II che in gioventù era stato perfino attore. Proprio alla Croce malferma e cadente di Wojtyla, ormai malato, ostentata senza pudore nella sua ultima processione del Venerdi Santo, l’artista Job si era evidentemente ispirato nella sua croce monumentale che è crollata a Cevo. Ricordiamo tutti ai funerali di Wojtyla il famigerato “Santo subito” dei turisti e dei “Papa boys”, eccitati come davanti a un cantante rock. E per decidere chi fare Santo la “devozione” popolare è ancora fondamentale per la Chiesa – ha risposto un teologo al conduttore Loquenzi che sollevava il problema (Radio-Rai, Zapping, 24 aprile). Con la solita scusa dello Spirito Santo e del carisma (“grazia” o dono speciale che si riceve da Dio e che si trasmette agli altri, secondo la Chiesa: in parole povere la capacità di sedurre gli altri). Figuriamoci, poi, se tra tanti sedotti e suggestionati non si grida al miracolo, che oggi è quasi sempre di argomento medico – tipica la solita “guarigione inspiegabile”, che fa più presa nel pubblico – come quella di una certa Floribeth del Costa Rica, “guarita da un aneurisma”. Che ora, ovviamente, fa la viaggiatrice propagandista a tempo pieno per spiegare ai Popoli quanto la Fede sia non solo bella, ma anche utile.
La Chiesa è diventata una “fabbrica dei santi”?, si chiede il liberale cattolico Livio Ghersi sul notiziario di FCL (Fond. Critica Liberale, 28 apr. 2014). Quel che è certo, anche dal punto di vista d’un cattolico, è che “la moneta inflazionata si svaluta”. Insomma, “proclamare troppi santi non significa rendere un buon servizio alla causa stessa della santità”. “C'è poi qualcosa di stridente nel fatto che un Papa proclami santi altri Papi suoi predecessori; pensando male, si potrebbe interpretare questa scelta come espressione dell'aspettativa che, in prosieguo di tempo, altri Papi si comportino nello stesso modo con lui”. In realtà un Papa, che “dovrebbe essere fondamentalmente un'autorità spirituale, esercita un ruolo che è anche politico”. E allora, “la smania di fare santo Papa Wojtyla (...) ha qualcosa a che vedere con la caduta del muro di Berlino, la dissoluzione dell'Unione Sovietica, ossia la storica sconfitta del comunismo realizzato?”
Ma poi, perché fare “santi” due papi, due “addetti ai lavori”, per i quali “fare il bene” è un normale dovere professionale, come per preti, suore, poliziotti, vigili del fuoco, medici, infermieri, e in fondo chiunque? E poi che cosa avranno mai fatto di speciale, insomma di “eroico”? «D’accordo, saranno andati fra la gente, si sono espressi e indignati contro il lusso e gli sprechi, hanno baciato i bambini e gli oppressi, hanno visitato i carcerati, ecc. Ma non è niente di speciale per un Papa. E’ normale che un Papa sia così. Lo è anche il nostro Bergoglio! Capisco che non possa essere santo il Borgia, ma questi due non hanno fatto altro che la loro professione e il loro dovere di Papa» (Agnese De Donato, esperta di comunicazione, per anni ufficio stampa e pubbliche relazioni di eventi culturali, su Facebook).
Anzi, forse proprio un Papa, per le cose che fa o non fa come capo della Chiesa, dovrebbe in teoria avere meno possibilità di essere santo. “I papi, quali che siano le loro intenzioni, sono comunque i capi di questa organizzazione che, per sopravvivere e prosperare, si è spesso piegata alla logica spietata del potere. Ritengo, quindi, impossibile o quasi che un papa (anche quello più animato da semplice zelo pastorale) possa diventare santo. Mi pare che Albino Luciani (Giovanni Paolo I) abbia detto una volta che se da semplice prete sperava di poter meritare il Paradiso, da vescovo aveva cominciato a dubitarne, e infine, nominato papa, temeva grandemente per la sua salvezza” (Paolo Bonetti, commento all’articolo citato su FCL).
“Perché Wojtyla non è un santo” ce lo ha spiegato con dovizia di argomentazioni, tutte interne alla teologia e alla sensibilità della Chiesa, il prestigioso teologo domenicano Dom Franzoni nel libro “Karol Wojtyla, il grande oscurantista”, ed. MicroMega. Franzoni che con un grado pari a vescovo partecipò al Concilio Vaticano II, era stato chiamato a dare il suo parere nel Processo di Santificazione di papa Giovanni Paolo II. Nel medesimo libro è riportata anche la testimonianza contraria al Papa polacco del teologo tedesco Hans Kung (“Wojtyla santo subito? Il caso Maciel e altre ombre”).
Si fabbricano Santi a furor di popolo, dunque. Ma anche per ragion di Stato. Laddove lo Stato è quello del Vaticano. E la ragione, si fa per dire, è quella di motivare di nuovo i fedeli, propagandare presunti miracoli, far dimenticare scandali, prepotenze e preti pedofili, far entrare soldi, tanti soldi, con turismo di massa e donazioni, riempire chiese, seminari e conventi. sempre più vuoti, insomma rialzare le sorti calanti del Cattolicesimo.
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(*) A metà dell’Ottocento, il “caso Mortara” contribuì in modo definitivo al discredito morale della Chiesa di Roma in tutta l’Europa liberale. Il bambino ebreo Edgardo Mortara era stato sottratto alla famiglia dalle autorità dello Stato Pontificio all’età di sette anni, nel 1850, e costretto alla conversione forzata al cattolicesimo, solo perché una cameriera fanatica lo aveva, a suo dire, “battezzato” con l’acqua di un secchio. E il papa d’allora, Pio IX, oggi addirittura fatto “Beato”, non poteva non sapere: ebbe un ruolo fondamentale nell’operazione.
IMMAGINE. La discutibile Croce ricurva e cadente (e alla fine è caduta) di Cristo Redentore dedicata a papa Wojtyla realizzata dall’artista Job. Dapprima installata a Brescia, poi relegata sul disabitato dosso di Cevo, in pieno Parco dell’Adamello, per ordine del vescovo (bella foto di Umberto Battista).
JAZZ. Il sassofonista tenore Coleman Hawkins col suo quintetto in Sweetnin. La formazione era la seguente: Coleman Hawkins (ts), Ray Bryant (p), Kenny Burrell (g), Wendell Marshall (b), Osie Johnson (d). Hackensack, NJ., November 7, 1958.
AGGIORNATO IL 29 MAGGIO 2014
10 Comments:
Complimenti per l'analisi, che condivido in pieno. Aggiungerei che per la canonizzazione occorre un certo corredo di "miracoli", in genere fatti non sufficientemente documentati o coincidenze che vengono viste da una determinata prospettiva. Il crollo della croce, se venisse considerato con la stessa logica, rappresenterebbe una sorta di miracolo al contrario, una prova a discarico della santità. Certo è che si è fatto in fretta, non ci sono più le santificazioni di una volta.
Nino, la mia voleva essere una provocazione satirica, non volevo entrare nella loro logica, ma mi hai convinto, e ho accolto il tuo suggerimento aggiungendo alla fine l'analogia tra miracolo positivo e miracolo negativo.
I MIRACOLI NECESSARI PER LA SANTIFICAZIONE DI UN DEFUNTO CONSISTONO IN GUARIGIONI INSPIEGABILI CHE VENGONO RITENUTE TALI ANCHE DA MEDICI NON CREDENTI.
Questo lo sapevamo. Ma la Chiesa si occupa solo di malattie? Non esistono più altri "miracoli"? Ma nell'articolo si fa appunto un'ipotesi del genere: se il ragazzo ucciso dalla croce fosse stato invece guarito. Faccio però notare che c'è una notevole percentuale di autoguarigioni. Il corpo non di rado si auto-guarisce... E' naturale, non soprannaturale. Insomma, mi sembra escamotage troppo comodo attaccarsi a questi casi.
Ma come, qui il miracolo è stato uno solo? Non ce ne volevano almeno tre?
Ma i miracoli non dovevano essere almeno tre? Ora per certi papai raccomandati ne basta solo uno e in America latina per essere fatti santi?
Ma i miracoli non dovevano essere almeno tre? Ora per certi papi raccomandati ne basta solo uno e in una poco controllabile America Latina per essere fatti santi?
Carisma come seduzione. Di chi ci crede. E allora anche Pannella, Berlusconi, Mussolini, Hitler, Stalin, Napoleone ecc. dovrebbero essere fatti santi.
Caro Valerio, ho visto che mi hai citato definendomi "liberale cattolico". Ti ringrazio per avermi qualificato "liberale", termine che penso ci accomuni, quanto al riferimento ad una medesima ispirazione ideale. Per quanto riguarda la definizione di
"cattolico", non è altrettanto esatta. E' vero che non sono ateo, sono molto interessato alla dimensione della spiritualità, aperto ai problemi del rapporto con l'idea della Divinità, quale ci deriva da duemila anni di Cristianesimo, e con l'idea di una possibile Trascendenza. Purtroppo per me, non è invece vero che io abbia il conforto di una fede religiosa in senso tradizionale. Mi capita qualche volta di entrare in una Chiesa, ma non sono certamente un cattolico praticante. Molte letture in argomento non sono sufficienti a dare una fede. La quale, per i credenti, è appunto "grazia", ossia dono.
Ignoranza. Come dio da la vita così la toglie. I miracoli sono rari e servono solo a mostrare la via appunto x questo sono rari. Gesù come gli altri maestri anche di altre religioni non hanno infatti guarito tutti ma solo alcuni.
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