02 giugno 2013

2 GIUGNO. Festa della Repubblica, anzi, dell’Italia. Ma, attenti, Italiani si diventa.

Siracusana200_Originale Era nata come celebrazione della scelta della forma repubblicana al Referendum del 2 giugno 1946. Ma è diventata negli ultimi anni la vera, unica, “festa” dell’Italia unita e degli Italiani. Compresi quelli che Italiani vogliono diventarlo.

Con tanti cretini nostrani che "si vergognano di essere italiani", senza neanche sapere che cosa essere Italiani vuol dire, dobbiamo piuttosto ringraziare gli stranieri perbene che fanno tanto per acquistare la cittadinanza.

Civis Romanus sum. Come ha insegnato la grande Cultura civica degli antichi Romani, ben superiore a quella dei Greci, che trattavano male gli stranieri (e anche le donne e gli schiavi, ma questo è un altro discorso), cittadini si diventa.

Noi siamo stati il popolo più aperto, prima di diventare, dopo il Patto Gentiloni che aprì il voto alle masse cattoliche, il suffragio universale, il Fascismo e il Concordato, il popolo più chiuso e bigotto. E questa apertura fu uno dei tanti segreti della nostra grandezza passata.

Allo stesso modo, Italiani si deve poter diventare. Nascendo in Italia, o dopo essere arrivati dall’Estero, se ricorrono particolari condizioni. Ma sempre rispettando e conoscendo, se non la Storia patria che non conoscono nemmeno gli Italiani “per sangue”, almeno lingua, leggi e usanze.

Ma Italiani devono diventarlo anche coloro che hanno già la nazionalità. Coltivandosi ed educandosi “a essere Italiani” giorno dopo giorno, per sopperire a un’ignoranza e a un’ineducazione diffuse e radicate, come non lo sono in nessun Paese avanzato dell'Occidente.

Fatto sta che, ignoranti della nostra Storia, delle nostre Bellezze, della nostra Natura e della nostra Arte, e per questo lontani anche dalla nostra dignità antica, molti, troppi Italiani oggi sono una vergogna per l'Italia e per gli altri Italiani. Sono presenti in tutti gli strati sociali, spesso in maggioranza.

Dediti solo all'arte della furbizia e della corruzione, piccola o grande, capaci solo di piangersi addosso, tanto più con la scusa della crisi economica, anziché "fare", oggi che neanche più la furbizia basta per sopravvivere. Come se qualche zingara gli avesse insegnato che lamentarsi "porta bene". Questi connazionali vanno considerati e trattati come i Greci trattavano i metechi. Cioè con disprezzo o commiserazione.

A vedere i telegiornali, a leggere la stampa, a sentire la gente in giro, è tutto un grande piagnisteo, come se la colpa della situazione attuale fosse di imprecisati e misteriosi "altri", i soliti perfidi che da secoli schiavizzano il popolo, notoriamente incapace di discernere, pensare, agire.

E' così? No di certo. Tutte le virtù e tutte le colpe stanno in noi, solo in noi, e anche la classe dirigente (classe politica e classe economica) è parte di noi. Anche perché - si è visto - chiunque, ma proprio cani e porci, può diventare imprenditore o politico.
E quindi? Sta a noi riprenderci, senza lamentarci come prèfiche greche, e riacquistare quella dignità e quell'orgoglio che erano nostri e tipici. Auguri a tutti noi.

JAZZ. Nel 1947-1948 furono registrati dalla etichetta Dial una serie di brani della “nuova musica” be-bop (col geniale sassofonista Charlie Parker) che fecero epoca. Ecco una lunga bellissima sequenza registrata su YouTube.

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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Un po' di sano nazionalismo è indispensabile. Concordo pienamente con quanto scritto. Ma credo che la responsabile di certi atteggiamenti sia l'ignoranza. Sono convinta che ci sia più arte in una sola città italiana che in tutta la Germania, ma i nostri musei sono frequentati soprattutto da stranieri. Concordo anche sulle cause di questa crassa ignoranza. Se si deve avere fede per credere in una religione non ci resta più un neurone per usare la ragione. elenaedorlando

6 giugno 2013 alle ore 14:27  

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