SCONTRI TV. Se entrambi i “litiganti” vincono e a perdere è solo il pubblico.
Un celebre anchor-man della televisione, conduttore di grande carisma nel bene e nel male, faziosissimo nelle sue prese di posizione, di quelli che interferiscono pesantemente e senza eleganza nel dibattito pur di raggiungere il loro scopo politico e spettacolare, ma che si venderebbero la nonna pur di avere un telespettatore in più, invita in studio il suo “nemico” politico numero uno, ma anche il più antipatizzante, il ras dell’impero televisivo privato e (in barba al conflitto d’interessi) capo di Governo per molti anni, quello che non solo ha promesso mari e monti agli Italiani (senza mantenere una promessa), ma ha usato per anni tutto il suo potere per attaccare il conduttore e che ha perfino cercato di fargli chiudere la trasmissione in Rai. Naturalmente, lo scontro è definito “epocale” dai giornali e attira milioni di spettatori. Ma chi ha “vinto”? C’è chi dice “il politico invitato”, altri più bizantini “il conduttore”, molti sostengono “entrambi”. Ma i più accorti di loro scoprono che... Be’, lo facciamo dire a un esperto di soluzioni di problemi, Umberto Santucci, che sul suo blog analizza i comportamenti e le fasi del “gioco” spettacolare di entrambi gli attori, il conduttore Michele Santoro e l’ex presidente Silvio Berlusconi, svelandone i ruoli veri, le intenzioni sottostanti, la convergenza di interessi, e facendo per noi parecchie interessanti scoperte, valide ovunque (televisione, mercato, sport, vita quotidiana ecc) due competitori diretti si presentino di fronte a un pubblico vasto e indifferenziato (NV):
WIN WIN, DOPPIO LEGAME E STRATAGEMMI CINESI NELLA TRASMISSIONE-EVENTO “SERVIZIO PUBBLICO” DEL 10 GENNAIO 2013.
“Sempre seguendo il filone dell’applicazione di strumenti di problem solving alla vita quotidiana, dalle azioni di ogni giorno alla visione di un programma tv, nella trasmissione Santoro-Berlusconi riconosco l’uso del gioco win win e del doppio legame, combinati con qualche stratagemma marziale cinese.
Prendo lo spunto da una bella analisi di Sergio di Cori Modigliani sulla trasmissione, in cui dice che i contendenti hanno vinto ambedue, a spese del pubblico che ha perso. Si trova qui.
Il win win è un gioco a somma diversa da zero, in cui ambedue i contendenti vincono, come una coppia di ballerini dove più l’uno balla bene, meglio balla l’altro. Nel gioco a somma zero il vantaggio di un giocatore è uguale alla perdita dell’altro, in modo che la somma di profitto e perdita sia zero. Appartiene ai giochi win lose, dove uno vince e l’altro perde, e la vittoria si ottiene a danno del perdente, come accade nel pugilato.
Come si vede nell’immagine (in alto), il gioco win lose degli asini si trasforma in win win, con vantaggio reciproco.
Ai giochi a somma diversa da zero appartengono sia il win win che il lose lose, lotta in cui perdono tutti. E’ il caso dei duellanti che si feriscono a morte e decedono ambedue, o delle spie che si tradiscono a vicenda.
Secondo le leggi della stupidità di Cipolla, lo stupido è tale se procura lo svantaggio suo e degli altri, l’intelligente è tale se procura il vantaggio suo e degli altri. Quindi il gioco win win è un gioco intelligente. E’ alla base di una buona negoziazione, in cui il negoziatore per ottenere il suo vantaggio cerca anche il vantaggio della controparte e riesce così a chiudere meglio il contratto. In tal modo si vince senza stravincere riducendo i rischi della contesa e il desiderio di rivincita del perdente. Si ispira allo stratagemma cinese “se vuoi avere, impara prima a dare”.
Il doppio legame è una trappola dialettica in cui si propongono due alternative ambedue vincenti o perdenti. “Vuoi più bene al papà o alla mamma?” si chiede al bambino che non sa che cosa rispondere, perché qualsiasi risposta dispiace a uno dei genitori. Si ispira allo stratagemma cinese “mandare il nemico in soffitta e togliere la scala”, in altre parole chiudere nell’angolo l’avversario.
A sinistra la famosa pipa di Magritte illustra il doppio legame, il corto circuito paradossale in cui si resta intrappolati. Se dico che è una pipa, mi dici che è un quadro. Se dico che è un quadro, mi dici che è una pipa. In ambedue i casi ho sbagliato. A livello psicopatologico lo schizofrenico è vittima di doppi legami da parte della famiglia, degli altri, della società.
Nella trasmissione televisiva in questione le cose erano messe in modo che, al di là dei colpi inferti o ricevuti, che non sono mancati, ognuno portava a casa un vantaggio.
Berlusconi occupava una prima serata come protagonista, mostrava il coraggio di andare nella tana dei leoni, poteva ripetere gli slogan della sua campagna, veri o falsi che fossero, aveva modo di sfoggiare le sue capacità di showman. Anche se fosse stato fatto a pezzi, ne sarebbe uscito sempre con onore, almeno agli occhi dei suoi elettori.
Santoro e Travaglio avevano la soddisfazione di vedere il nemico di sempre che si metteva d’accordo con loro per mostrarsi in una trasmissione che aveva fatto di tutto per cancellare senza riuscirci, e che doveva accettare le loro condizioni. Anche se Berlusconi avesse stravinto, questa soddisfazione non gliela avrebbe tolta nessuno.
Se ci fossero stati pochi spettatori, Berlusconi avrebbe potuto dire che Santoro e compagni non erano più quelli di prima, Santoro che Berlusconi non era più la sirena del passato. Avendo avuto un boom di ascolti, ognuna delle due parti può dire che il merito è suo.
Il doppio legame è un cavallo di battaglia di Berlusconi. Se i giudici mi assolvono, ho ragione. Se mi condannano, lo fanno perché sono comunisti, dunque ho ragione. Ma è stato ripagato da Travaglio, con le sue non-domande. Non ti faccio le domande perché so che non puoi rispondere, quindi se non rispondi mi dai ragione, se rispondi o ammetti le tue colpe o menti. Infatti Berlusconi non ha risposto, ma ha fatto una mossa simmetrica, secondo lo stratagemma cinese “uccidi il serpente col suo stesso veleno”. Ha letto la requisitoria contro Travaglio con le stesse modalità di Travaglio: elenco di fatti, o presunti tali, come monologo che non permette il contraddittorio. Ed ecco il suo doppio legame: se mi critichi sei un diffamatore e le tue critiche non sono attendibili; poiché sei un diffamatore le tue critiche non sono attendibili, anche se sono vere.
La partita è stata giocata in modo dialettico e brillante, senza risparmiare colpi (memorabile l’uno-due Bundes-Deutsche Bank della Innocenzi), ma senza infierire, proprio perché comunque ognuno sapeva di aver già in tasca il suo vantaggio. Questa mancanza di rischio ha deluso quelli che volevano veder scorrere il sangue, ma è stato un abile gioco premiato dalla audience.
Perché nel gioco win win Santoro-Travaglio/Berlusconi ha perso il pubblico? Perché ancora una volta la trasmissione è stata manipolatoria, in quanto non c’è stato Mentana che prima della trasmissione informasse i telespettatori di quali fossero gli accordi presi dietro le quinte, come dice Di Cori Modigliani. Accordi che sono stati svelati solo dall’ira di Santoro, quando Berlusconi in finale di trasmissione li ha violati, come è solito fare. A questo punto anche le schermaglie precedenti sono sembrate a molti un gioco concordato, più che un serio confronto fra giornalisti e personaggio pubblico.
Considerazione finale: resoconti e commenti dei media hanno dato più importanza alla foma che alla sostanza. Solo il Fatto Quotidiano ha elencato le bugie dette da Berlusconi in trasmissione, e la lettera di un lettore ha commentato che solo in Italia si continua a parlare “seriamente” di un politico così pubblicamente smascherato”. UMBERTO SANTUCCI.
JAZZ. Il trombettista Miles Davis e il sassofonista John Coltrane nello studio CBS il 2 aprile 1959 con Jimmy Cobb alla batteria, Winton Kelly al pianoforte e Paul Chambers al contrabbasso, in So What (Miles Davis Quintet). Presenta il produttore musicale Robert Herridge.
Etichette: comunicazione, personaggi, psicologia, pubblicità
3 Comments:
Interessante analisi(decisamente più approfondita di molti articoli pubblicati sui vari quotidiani nazionali).
come sempre le cose di questo blog, ma come purtroppo sempre le cose scritte nei blog e che non approdano nei grandi giornali dove bivaccano solo giornalisti mediocri e addomesticati Tiziana Ficacci
www.liberelaiche.wordpress.com
Tiziana, "alcuni blog", vuoi dire, perché io vedo anche blog (specialmente su alimentazione e medicina) così ricchi di castronerie da superare ogni giornale stampato e perfino la Tv. Ma in genere, hai ragione, scrivono i blog intellettuali ed esperti della materia con criteri diversi dalle strette esigenze giornalistiche. Il giornalismo "bisogna averlo fatto", come la scarlattina, ma a 20-30 anni, non oltre. Come ho fatto io. Ma non capisco come possano farlo ancora i 50-60nni: non si vergognano di se stessi a restare sempre a mezz'aria, cioè in 3.a media? Uno impara, progredisce, matura, estende e approfondisce il suo sapere nel corso della vita. Il giornalista no, non deve aumentare il suo sapere giornalistico, e deve scrivere per tutta la carriera elementari banalità col tono leggero, superficiale e futile d'un praticante ventenne che non sa nulla di nulla. Mai considerazioni, senso critico, obiezioni: solo riferire le cose, spesso stupide o infondate, dette da altri. Tanto che perfino quando chiamano la loro rubrica "commenti" sono penosi: non possono scontentare troppo nessuno e comunque mai il lettore medio, che si sa come è. Se no, non gli compera più il giornale o non ascolta più il notiziario tv. Non per negare le censure o per difendere i giornalisti, anzi, dico solo che se non sono uomini qualunque in partenza, insomma mediocri senza idee e vero spirito critico, non sono adatti al giornalismo. C'è proprio una predisposizione e una selezione naturale. Chi ha idee proprie o diventa esperto va fuori dal giornale. Salvo rientrarvi come... intervistato o rubrichista. Normale quindi che un articolo di blog, se ben fatto e ben scritto (cosa rara), sia superiore ad un corrispondente articolo di giornale o tv.
Ah, a proposito, bello, sintetico e pungente il vostro blog. Complimenti!
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