17 novembre 2012

PSICOLOGIA. I sei cappelli: pensare in modi “paralleli” per risolvere i problemi.

6cappelli

La donna (o l’uomo) vi lascia? Non sapete come riempire una valigia, con tutte le cose che vorreste mettervi dentro? Avete un negozio con una bella insegna e bella vetrina, dove però non entra nessuno? Avete preso una malattia? L’azienda vi considera “in esubero”? Siete bloccati in una lunga coda in autostrada? Dovete presentare un progetto, ma tutte le soluzioni possibili si confondono nella vostra mente: quale sarà quella giusta?

Niente panico, calma! Prima di suicidarvi o imprecare contro la malasorte. considerate la situazione da diversi punti di vista, tra cui, certo, anche quello che vede tutto in positivo. Ma in modo ordinato, senza fare confusione tra emozioni, dati di fatto, creatività, vantaggi e svantaggi della cosa. Insomma, problemi ed eventi critici si possono affrontare con successo applicando il trucco dei pensieri paralleli o laterali: aiuta a guardarsi intorno e a trovare soluzioni che sembrano irraggiungibili col confuso approccio istintivo.

E’ la teoria dei “sei cappelli” dello psicologo maltese De Bono grande teorico di problem solving, “pensiero laterale” e psicologia aziendale (“E. De Bono. Sei cappelli per pensare. Il rivoluzionario metodo per ragionare con creatività ed efficacia. BUR 2011, p. 201, € 9,90), di cui in Italia uno dei maggiori esperti e divulgatori è Umberto Santucci. Sul suo blog ci spiega come ha applicato con successo la teoria dei “sei cappelli” di De Bono perfino quando è rimasto bloccato con la moglie in una lunga coda in autostrada, riuscendo ad attenuare e volgere in positivo i problemi psicologici causati dalla situazione d’emergenza. Il metodo dei “sei cappelli”, ovviamente, è ancora più efficace quando il problema non consiste in una situazione oggettiva, ma è in noi, cioè è interamente risolvibile da noi stessi.

Ma che cos’è la teoria dei “sei cappelli”? Ce lo spiega lo stesso Santucci nelle righe seguenti tratte dal suo blog:

«Ognuno di noi tende a pensare nello stesso modo, e trova difficoltà ad assumere altri modi: il pessimista pensa in nero, l’ottimista in rosa, l’emotivo in rosso, il razionale in bianco. Edward De Bono, padre del “pensiero laterale”, nel 1985 ha proposto un originale e fortunatissimo metodo per abituarsi a pensare con sei modalità diverse. Ogni modalità è stata equiparata ad un cappello che si mette e si toglie alla bisogna. I cappelli sono sei, colorati con colori simbolici.

Il cappello bianco (il foglio bianco, la neve immacolata) è il ragionamento analitico e imparziale, che riporta i fatti così come sono, che fa analisi dei dati, raccolta di informazioni, precedenti, analogie ed elementi raccolti senza giudicarli.

Il cappello rosso (il fuoco della passione, vedere rosso) è l’espressione libera dell’emotività: esprimere di getto le proprie intuizioni, come suggerimenti o sfoghi liberatori, come se si ridiventasse bambini; emozioni, sentimenti positivi e negativi come antipatia, rabbia, timore.

Il cappello nero (la notte, il lutto) è l’avvocato del diavolo che rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può andare.

Il cappello giallo (il sole, l’oro) è l’avvocato dell’angelo, rileva gli aspetti positivi, i vantaggi, le opportunità.

Il cappello verde (la pianta che fiorisce) indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite.

Il cappello blu (il cielo, l’alto) stabilisce priorità, metodi, sequenze funzionali. Pianifica, organizza, stabilisce le regole del gioco. Conduce il gioco dei sei cappelli.

In ottica di gestione a vista, il metodo (o il gioco, se si preferisce) dei sei cappelli, visualizza in modo semplice e intuitivo i sei atteggiamenti di pensiero, e facilita il passaggio dall’uno all’altro. Se dico: “cerca di vedere le cose in modo un po’ più positivo, altrimenti ci scoraggi” ottengo come risposta: “io son fatto così, del resto poi i fatti mi danno ragione”. Se invece dico: “bene, ora togliti il cappello nero e dimmi come vedi la cosa col cappello giallo” propongo come analogia, gioco di mimo e di colori, un cambiamento di atteggiamento mentale, e lo rendo più facile, proprio perché più leggero.

Nella mappa dei sei cappelli, le coppie di opposti sono antagoniste o complementari: alla freddezza del bianco si oppone il calore del rosso, al pessimismo del nero l'ottimismo del giallo, alla fantasia del verde la concretezza del blu. Una buona successione può essere bianco > rosso > nero > giallo > verde > blu, anche se i cappelli si possono usare liberamente.

I cappelli si possono usare da soli, nel senso che posso affrontare un problema raccogliendo i dati, lasciandomi andare alle sensazioni, valutando le criticità e i vantaggi, cercando soluzioni e proposte, pianificando le cose da fare. Oppure possono essere usati per disciplinare una riunione, per renderla meno conflittuale e più collaborativa, in quanto i partecipanti non difendono ognuno il suo modo di pensare, ma di volta in volta cercano di affrontare il problema pensando tutti insieme nello stesso modo. Per visualizzare meglio i risultati della riunione, si possono creare sei tabelloni con ciò che è venuto fuori da ciascun cappello».

JAZZ. Il quintetto con Horace Silver (piano), Blue Mitchell (trumpet), Junior Cook (tenor saxophone), Gene Taylor (bass), Louis Hayes (drums), in un brano dal curioso titolo Baghdad Blues, dal LP Blue Note Classic " Blowin' The Blues Away " (1959).

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2 Comments:

Anonymous Domiziana said...

Splemdido! Lo metterò in pratica: del resto possiedo già 10 cappelli di cui 5 con questi colori! Besos!

18 novembre 2012 alle ore 12:14  
Blogger Unknown said...

Messo in pratica durante un'esercitazione di psicologia.Davvero interessante,mi sono ritrovata pienamente nel cappello rosso, mi ha fornito lo spunto per lavorare su me stessa.

18 febbraio 2019 alle ore 23:48  

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