09 febbraio 2010

DONNE & SCIENZA. Se la grande Levi Montalcini si scopre zarina a 101 anni

I politici di Destra e Sinistra, ignari di che cosa sia davvero la comunità scientifica e il merito, considerano Rita Levi Montalcini quasi una "santa", è sbottato a Radio Radicale lo storico della scienza Gilberto Corbellini (rubrica "Il maratoneta"), intervistato da una brava Mirella Parachini che nascondeva l’imbarazzo con eleganza.
Che è successo? Nulla, secondo i giornali, che toccati da un timor reverentialis tipicamente italiano hanno ignorato la questione. Se non ci fossero stati i soliti inglesi, oggi non sapremmo nulla.
L’unico a rompere il muro di silenzio imbarazzato è stato Il Sole-24 Ore, di cui riportiamo più avanti l’articolo, che non entra nei particolari dei finanziamenti, ma almeno parla della scomunica di Nature.
Era scatenatissimo Corbellini, presidente della radicale associazione Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, che invece ha parlato anche dei milioni di euro di finanziamento statale. Del resto, si sa, i radicali non fanno sconti neanche agli amici, alle glorie nazionali e ai santi. Vogliono trasparenza, regole e rispetto per il merito, e controllo per i soldi dei finanziamenti – tanti soldi – concessi agli istituti di ricerca. Tutti obiettivi molto liberali. Perciò poco capiti in Italia. Perché nella scienza, forse ancor più – se possibile – che nel mercato libero, la concorrenza è strenua e feroce, e bisogna tutto dimostrare con prove e dar conto di tutto.
Macché, incalza il buon Corbellini, il solito "atteggiamento provinciale", quello dell’Italia. Andiamo per ordine.
La rivista Nature, settimanale scientifico che l’anno scorso aveva dedicato un bell’articolo ai 100 anni della Levi Montalcini, ripreso da questo blog, ora ha criticato duramente, addirittura con un editoriale ("Self-inflicted damage"), la scienziata, per il suo comportamento autoritario nella gestione del suo istituto Ebri (European Brain Research Institute), ente di ricerca specializzato in neurobiologia, che ha portato al commissariamento del consiglio di amministrazione e alle dimissioni del consiglio scientifico in cui sedevano ben tre premi Nobel. En passant, Nature trova anche il modo di criticare - giustamente - anche la tipica burocratica gestione statale della ricerca in Italia. Qui, però, sembrerebbe che anche l'iniziativa privata, diciamo così, tanto bene non va nella Penisola.
Ebbene, nessuno ne parla. Perché lo scandalo tocca una gloria nazionale. E intanto l’Italia ha fatto una "figuraccia" atroce a livello internazionale, proprio nel campo della ricerca, su cui abbiamo addosso gli occhi della comunità internazionale.
E la cosa è bipartisan, cioè tipicamente italiana. Sia il governo Prodi, sia quello Berlusconi hanno assegnato al suo ente di ricerca milioni di euro. Senza alcun controllo sui risultati scientifici. "Mentre l’Europa fa dirigere istituti di ricerca a trentenni – ironizza Corbellini – l’Italia affida un centro di eccellenza ad una scienziata di 101 anni".
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Questo blog - come si può notare nel colonnino a destra, in basso - riporta il nome della Levi Montalcini in cima alla lista dei suoi "personaggi", e buon costume liberale vuole che sia perciò tra i primi a dar voce a chi la critica, con argomenti - sembra - non privi di qualche fondamento, sempre pronto ad ospitare eventuali repliche dell’interessata.
Ma intanto vediamo l’ articolo di A. Massarenti, sul Sole-24 Ore del 31 gennaio scorso, l’unico finora uscito sulla grande stampa. NICO VALERIO
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NATURE ATTACCA LA MONTALCINI
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L'Italia della ricerca, per opera della sua più prestigiosa e amata rappresentante, il premio Nobel Rita Levi Montalcini, 101 anni, si sta «autoinfliggendo» un pesante «danno». Così dice, senza mezzi termini, il titolo di un editoriale dell'ultimo numero di «Nature». L'Ebri (European Brain Research Institute), l'istituto fondato nel 2002 e presieduto dalla biologa italiana, intende azzerare, per suo volere, il proprio consiglio di amministrazione e quindi portarlo al commissariamento.
Si rischia così di distruggere, «con un'azione autocratica», osserva «Nature», quello che doveva essere «un centro di eccellenza per la ricerca sul cervello», e «un'occasione unica per creare in Italia un'istituzione di levatura veramente internazionale». Del comitato scientifico avevano accettato di far parte alcuni dei migliori ricercatori in questo campo, tra cui tre premi Nobel.Sono proprio i membri più autorevoli del cda a essere irritati dalla «procedura unilaterale», contraria agli stessi regolamenti dell'Ebri, seguita da Rita Levi Montalcini a partire dal novembre scorso.
A parere della scienziata, i membri stranieri non potevano seguire importanti discussioni e capire i documenti in italiano: «Ma le istituzioni scientifiche internazionali di norma conducono i loro incontri di alto livello in inglese, la lingua internazionale della scienza, e traducono i documenti ogni qualvolta ciò è necessario».
Non solo. Rita Levi Montalcini avrebbe anche tacciato di «inattendibilità» alcuni di loro, offendendo i più «attivi ed entusiasti studiosi che hanno spesso dovuto alzarsi all'alba per partecipare a riunioni indette con scarsissimo preavviso». È vero che l'anno scorso Luigi Amadio, il direttore della Fondazione Santa Lucia che ospita gratuitamente l'Ebri in un suo edificio, aveva minacciato tagli alle utenze per troppe bollette non pagate, ma gli altri amministratori non ne hanno colpa.
Se Rita Levi Montalcini proseguirà nella sua azione, come pare intenzionata a fare, la disponibilità degli stranieri sembra destinata a crollare. I membri del comitato scientifico, offesi da questo comportamento, stanno discutendo se dimettersi. «La fine dell'Ebri sarebbe una grande delusione per i giovani più talentuosi che vi lavorano, uno dei quali ha appena ottenuto un importante finanziamento europeo. E per l'Italia, la cui già scricchiolante immagine scientifica subirebbe un ulteriore colpo.
Ma sarebbe una tragedia per una ricercatrice così amata e rispettata qual è la Montalcini, che tanto ha fatto per la scienza nella sua lunga vita, e che ora mette a repentaglio il sostegno dei grandi neuroscienziati che l'avevano aiutata». Resta un'unica speranza, conclude «Nature»: che il prefetto di Roma non accetti le sue argomentazioni. L'invito è a incontrarsi in maniera formale e aperta con gli amministratori e ascoltarne i consigli «piuttosto che agire d'impulso come sta facendo ora». ARMANDO MASSARENTI
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JAZZ. Un bel brano irruento e vorticoso, Bridge (5:15) che mostra il lungo assolo del sassofonista tenore e stilista dello stile hard-bop Sonny Rollins nel 1963, in trio con Jim Hall alla chitarra, Bob Cranshaw al contrabbasso, e Ben Riley alla batteria.

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4 Comments:

Anonymous Madama Dorè said...

Anche a me, come alla Parachini, che ho conosciuto ai tempi "femministi", dispiace che la Levi Montalcini (un mio mito)ora si comporti così. Mah, sarà mal consigliata? E allora chi c'è dietro?

10 febbraio 2010 alle ore 11:29  
Anonymous dr. Acquaviva said...

Che pena. Sai qual è il finanziamento statale dell'Istituto? E se è vero che produce poca ricerca di qualità?

10 febbraio 2010 alle ore 12:13  
Blogger Nico Valerio said...

Dr. Acquaviva, ascolta il file mp3 di Radio Radicale allegato in link: lo hanno detto in trasmissione.
Sulla qualità degli studi non mi pronuncio: bisognerebbe sentire degli esperti in neurobiologia. Ma Corbellini in trasmissione era molto dubitativo al riguardo: avrà qualche dato.

10 febbraio 2010 alle ore 12:17  
Anonymous Niccolò Donati said...

Salve Nico Valerio, vorrei avere una sua opinione in merito alla questione dei gatti e di Bigazzi.

15 febbraio 2010 alle ore 19:13  

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