01 agosto 2007

CERE DELLA SPECOLA. Realistiche o anche morbose? Oggi sono inquietanti.

Testa spellata viva. Cera anatomica di Zumbo (Parigi)
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IL MUSEO NATURALE DELLE CERE ALLA SPECOLA DI FIRENZE
L’ANATOMIA DELL’ORRORE
di NICO VALERIO, Scienza Duemila, giugno 1985

La ceroplastica era moderatamente diffusa nell'antichità. L'arte di modellare le cere per rappresentare i defunti, le divinità, le offerte votive o anche soltanto le bambole, raggiunse vette considerevoli. A Firenze, dal 1200 al 1600, sorse e fiorì una scuola di maestri ceraioli che poi darà luogo, passando per Bologna, alla prima edizione ceroplastica scientifica, per lo più applicata alla riproduzione dell'anatomia umana e animale.
Gemelli in separate membrane (cera anatomica Museo della Specola, Firenze)Gaetano Zumbo (1656-1701) fu il primo ad impiegare genialmente, con risultati insieme artistici e scientifici, le cere policrome. Le sue ricostruzioni anatomiche furono di un reali­smo sconvolgente. Non disponendo di un sufficiente numero di cadaveri, sia per le ricorrenti condanne della Chiesa sia per la limitata conservabilità dei reperti organici del tempo, alla cera veniva affidato il delicato compito di rappresentare iperrealisticamente l'anatomia umana.
      Per questo il maestro ceraiolo lavorava insieme a un esperto dissettore e a un medico-anatomista. Quando, alla fine del 1771, fu creata l'officina di ceroplastica della Specola di Firenze, sotto l'illuminata protezione del granduca Pietro Leopoldo di Lorena, al geniale artista Clemente Susini, minuzioso modellatore di centinaia di opere conservatesi sino ad oggi, si offrì un periodo oltremodo fecondo che considerando anche gli allievi durò fino a gran parte dell'800.
Venerina cera anatomica di Clemente Susini, Bologna (medio)Sconosciute al largo pubblico, ammirate ancor oggi dagli anatomisti, dai medici e perfino dai cultori di cose d'arte per il loro verismo impressionante e la minuziosità della ricostruzione, le stupende cere della Specola sono di gran lunga le più perfette al mondo.
      Tre volumi di grande formato, ricchi di tavole a colori e di foto in bianco e nero; mettono ora a disposizione di tutti i curiosi, gli studiosi e gli amanti dei bello, opere finora vietate ai visitatori comuni e riservate ai ricercatori.
Zumbo cera anatomica giovane donna con colon e intestino (medio)      Superiori per suggestione e vivezza di particolari agli stessi reperti anatomici tratti da cadaveri sezionati, proprio perché conservano quel tono muscolare, quella turgidità dei vasi e degli organi che un organismo non più vivo ha ormai cessato di avere, le cere della Specola posseggono un altissimo valore didascalico e documentario.
Le evolute tecniche dell'epoca, mai più in seguito eguagliate, permettevano perfino di riprodurre alla perfezione la singola vena, il più piccolo ganglio linfatico, i più fini legamenti.
      Talora il ceroplasta modella direttamente su un teschio o su uno scheletro vero, come è il caso della inquietante «testa» dello Zumbo, sezionata a metà - è questa l'impressione - dal vivo e su un uomo che mostra ancora i segni della sofferenza e alcuni particolari raccapriccianti.
Neonato, cordone ombelicale e placenta (cera Giuseppe Astorri, Bologna)      E proprio in questo elemento si cela il fascino morboso delle cere veristiche fiorentine; le giovani donne, incinte o no, gli uomini sani o malati, anche i singoli organi rappresentati, sembrano vivi e palpitanti, seppure sezionati. Addirittura le figure si atteggiano in pose inusitate e perverse, quasi fossero state colte nel supremo e vano sforzo di sottrarsi alla furia sadica del dissettore. Altre volte il compiacimento dell'autore è evidente, a stento celato dalla motivazione scientifica.
Testa anatomica cera sistema linfatico (C.Susini)(medio)      Molto impressionanti, poi, sono le cere «patologiche» che spesso illustrano stadi di malattia così avanzati da essere oggi rarissimi nell'osservazione medica. Si devono per lo più all'opera di Ricci, Calamai e Tortori, lungo tutto l'arco del secolo scorso.
      Una enciclopedia anatomica e patologica, insomma, che mentre si raccomanda per l’alto valore scientifico e storico documentario, sembra fatta apposta per vellicare la curiosità morbosa del lettore comune.
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LE CERE ANATOMICHE IN TRE STUPENDI LIBRI ILLUSTRATI
  1. Le cere anatomiche della Specola di Firen­ze, ed. Arnaud, pag. 253, 60 tavole a co­lori e 600 foto in b.n. 
  2. Le cere del Museo dell'Istituto Fiorentino di Ana­tomia Patologica, 24 tavole a colori e 116 in b.n. ed. Arnaud, pag. 276. 
  3. Le cere e le terrecotte ostetriche del Museo di Storia della Scienza di Firenze, 5 tavole a colori e 40 foto in b.n., Ed. Arnaud, pag. 42. 



IMMAGINI Queste foto  spaziano sull’intera scuola ceroplastica italiana. 1. Testa anatomica in cera su vero cranio umano, che dà l’impressione di essere stata spellata viva (Gaetano Zumbo). 2. Gemelli “in separate membrane”, Museo della Specola, Firenze. 3. La “Venerina”, cera componibile e apribile su scheletro di giovane donna (Clemente Susini). 4. Giovane donna che mostra l’intestino, in particolare il colon e una minuziosa vascolarizzazione (Zumbo). 5. Neonato con cordone ombelicale e placenta (Giuseppe Astorri). 6. Testa anatomica e sistema venoso e linfatico (Susini). 7. Il siciliano Zumbo (nome originale: Zummo), conteso da Istituti di Medicina e Corti (si divise tra Firenze, Bologna e Parigi) era anche un grande artista di suo, intriso di drammaticità in stile secentesco. Fu definito, per come trattava i corpi, “il Michelangelo della cera”. Ecco un particolare della sua composizione in cera La Peste. Si noti come il monatto al centro, l’unico con la pelle irrorata dal sangue, giganteggi tra i cadaveri infetti o in decomposizione che raccoglie intorno a lui in un terribile corpo a corpo. Una scena dantesca per drammaticità teatrale, ma anche michelangiolesca per la cura ossessiva dei corpi e delle masse muscolari.

NOTA. Sui rapporti molto stretti tra didattica medica e arte all’interno della scuola italiana della ceroplastica (un’altra eccellenza italiana di cui si sa poco: si ignora perfino quali fossero le resine aggiunte alla cera per renderla così resistente al tempo e al calore…), si veda sul Giornale dell’Arte (marzo 2012) l’ articolo “Arte e scienza fuse nella cera” di Alessandro Ruggeri, docente di Anatomia umana dell’Università di Bologna e responsabile di quel Museo delle Cere anatomiche, in occasione della mostra “Le figure in cera a Venezia e in Italia” tenutasi a Palazzo Fortuny a Venezia.