15 novembre 2019

INGLESE. D’accordo con la brevità e la praticità, ma qualche equivoco càpita…

Tanti sono i difetti della lingua inglese rispetto alla bella, musicale e articolatissima lingua italiana. Ma soffermiamoci, appunto, sulla mancanza di articolazione, cioè sull’uso, diciamolo, un po’ rozzo e barbarico, quasi telegrafico, di accostare molte parole di seguito in modo apparentemente casuale senza articoli o preposizioni di collegamento. Particelle di cui invece la bella e musicale lingua italiana è ricca.
Accade così che in un testo in inglese, soprattutto nei giornali e sul web,  in cui la fretta o la scarsa accuratezza consegnano al lettore una scrittura trasandata, oppure negli articoli delle riviste scientifiche a causa d’una traduzione non felice o del bnisogno di una estrema sintesi, il collegamento tra le parole è davvero problematico, tanto da generare dubbi (p.es. negli abstract di molti studi scientifici), e per trovare il bandolo bisogna rileggere e andare a cercare, magari in una lunga frase piena di subordinate, l’ultima parola! Molto peggio di quello che accade agli studenti dei primi anni di latino coi testi più involuti.
Sono casi non frequentissimi, ma abituali in chi ha a che fare per studio coi testi inglesi. Specilamente nei testi scientifici, dove la chiarezza e certezza del significato sono fondamentali, bisogna spesso controllare bene la sintassi.
Numerosi sono infatti gli equivoci possibili se si accostano parole senza particelle; equivoci che solo l’abitudine (inglesi di nascita o veri esperti), oppure l’uso del trattino di collegamento per le tante parole composte, riesce a evitare; ma che invece nei conoscitori mediocri (lo siamo un po’ tutti: non si va ripetendo che l’inglese è la lingua franca, la nuova koinè, per tutto il Mondo, in specie per la scienza, proprio come era il latino?) danno luogo in casi estremi a risultati ridicoli e imbarazzanti.
Sia chiaro: anche leggendo certi titoli nei giornali italiani sorgono equivoci simili dovuti alla trasandatezza dei cronisti, e soprattutto all’abitudine dei titolisti di guadagnare spazio facendo a meno delle particelle di collegamento, così imitando, appunto, la lingua inglese.
Ma l’originale, cioè un titolo di giornale inglese o americano, è ancora meglio! Come questo titolo, reale, che apparve il 28 ottobre 2017 sul "Pratt Tribune" un piccolo giornale locale che si stampa a Pratt, nel Kansas (USA), come riporta un sito americano. Un esempio tra migliaia nel giornalismo, e non solo anglofono:
“Students get first hand job experience”
A seconda della parola a cui va collegato hand (visto che non c’è nessun articolo o trattino di collegamento che ci aiuti) abbiamo due significati diversi. Ma dove sta la regola sintattica che regola l’ordine di accoppiamento delle parole inglesi? Credo che non ci sia, o almeno io non l’ho trovata, e che tutto sia demandato all’uso popolare, cioè all’intuito. Oppure all’uso dei trattini, che qui mancano (chissà se volutamente: anche i redattori alle volte si divertono coi doppi sensi).
Insomma, si va a senso “più probabile” o “più accettabile, a seconda dell’ambiente”?
Per stare al titolo, se il giornale è serio, non goliardico, né satirico, sarà improbabile che il titolista abbia voluto dire ciò che a prima vista appare chiaro a una persona maliziosa:
“Gli studenti hanno una prima esperienza di masturbazione" [questo vuol dire, inutile negarlo "hand job"]
E conoscendo la notoria repulsione per la fatica degli studenti, sarà improbabile anche:
“Gli studenti hanno una prima esperienza di lavoro manuale” [cioè come operai]
Quindi, la traduzione esatta sarà, per esclusione:
“Gli studenti hanno un'esperienza lavorativa di prima mano” [cioè di buon livello]
Ma che bella lingua l’inglese, molto razionale! Non voglio qui teorizzare sulla sua generale inferiorità rispetto all’italiano, ma soltanto che l’eccesso di brevità e stile telegrafico la pone talvolta in condizioni di inferiorità semantica.
Sapete che vi dico? Teniamoci stretto il nostro italiano.

AGGIORNATO IL 16 FEBBRAIO 2020

1 Comments:

Blogger bambilu said...

bel pezzo ! La prima traduzione quella di Federica La Mano Amica è ributtante...
la miglio è la terza quella più Logica e più "colta" nel senso di coltivata. Un mio insegnante di anglocazzone a londra mi disse che la mia pronuncia - piana - dell'inglese era molto buona...poracci: non sanno dire gnocco e tantomeno gnocca !!!

17 novembre 2019 alle ore 08:59  

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