L’INTERVISTA. Ispirarsi ogni giorno a Leonardo e Voltaire si può: ecco come.
Intervista
rubata a NICO VALERIO
È POSSIBILE OGGI INTERESSARSI DI TUTTO E IN PROFONDITÀ?
Intervista rubata, attraverso i suoi blog, al poliedrico e anticonformista intellettuale che applica con grande passione, anche nelle questioni più minute, gli insegnamenti di Leonardo e Voltaire.
DOPO ESSERSI OCCUPATO per anni di giornalismo culturale, d'inchiesta, scientifico, politico, e di critica e attualità musicale, di cultura e jazz, su importanti testate quali Il Mondo, la Repubblica, l’Espresso, il Corriere della Sera, Panorama, L’Europeo, l’Astrolabio, ecc., Nico Valerio dedica prevalentemente i suoi studi all’alimentazione sana e naturale, alla storia del cibo, alla divulgazione scientifica, al vegetarismo, al crudismo, alla cultura e alla critica. In una società globalizzata e cosmopolita come quella contemporanea, oltre ai numerosi libri scritti sull’alimentazione, Valerio ha scelto la forma del blog per trasmettere le sue conoscenze e le sue opinioni in campo scientifico, cultura, ecologia, politica, commenti, disegni, critica, poesia e satira, come ci spiega lui stesso: «Il sito-blog come lo vedo io è un piccolo archivio personale, un diario pubblico che non conosce né cassetti né chiavi, ma che è sottoposto al giudizio severo e al feedback dei lettori».
INFATTI, LO STRUMENTO del blog consente di entrare in
contatto con lettori che altrimenti non saprebbero nulla delle materie care
allo scrittore, esattamente come è successo a me. Ero interessata a saperne di
più sulle controindicazioni dell’olio di palma e mi sono imbattuta in modo
casuale in alcuni di questi blog. Devo dire che ho trovato una seria
dissertazione in merito all’argomento e mi sono appassionata alla lettura del
blog. Ritengo che nel web si leggano articoli svincolati dalla pressione della
produzione e del consumo e dalla reale condizione di non-libertà in cui versa
la stampa italiana, come sostiene d’altronde lo stesso Valerio: «I giornali
italiani dipendono passivamente dalla pubblicità, a tal punto che spesso si
guardano bene dal pubblicare articoli che parlano di difetti o vizi, anche di
infrazioni deontologiche o provvedimenti legali che riguardano i prodotti
pubblicizzati».
UNA CONDIZIONE che lo studioso ha toccato con mano come racconta
più approfonditamente: «Quando tentai di scrivere articoli scientifici, citando
sempre gli studi, per un settimanale leader e per un mensile specializzato in
alimentazione naturale, in entrambi i casi la redazione obiettò che in tal modo
(cioè pubblicando la famosa verità nascosta che il largo pubblico ignora) le
ditte interessate avrebbero interrotto la pubblicità». In questo momento
storico, quindi, di «esplosione di interesse di biologi, chimici, nutrizionisti
clinici, patologi e tossicologi sui rapporti tra alimenti e salute, cibo e
prevenzione», Nico Valerio si dedica con onestà intellettuale a questi temi pronto
a sposare antichi valori: «Il cibo sia la tua medicina, la tua medicina sia il
tuo cibo, secondo il detto che si rifà a Ippocrate, fondatore della medicina
scientifica, ma nei secoli successivi anche simbolo dell’alimentazione e della
medicina 'naturiste', essendo il primo significato storico di Naturismo quello
di una dottrina che affida alla natura l’azione risanatrice dell’organismo
malato, riconoscendo alla terapia medica una funzione puramente ausiliaria».
LA SUA CONVINZIONE come esperto di alimentazione è che cibo,
stile di vita, cura del corpo e della bellezza siano gli alleati fondamentali
della nostra salute, e che si debba demandare alla scienza medica solo la cura
delle patologie che non è stato possibile prevenire grazie a una corretta
alimentazione. Valerio, però, non suggerisce di affidarsi alla cultura
naturista tout court se non confermata dalla scienza, e invita a diffidare di
alcune opinioni correnti in merito a ciò che è naturale («naturale per l’Uomo»,
specifica): «Dopo tante mistificazioni, bisognerebbe rieducare il pubblico, far
capire ai lettori in che senso un regime alimentare selezionato per prove ed
errori dall’Uomo migliaia di anni fa è naturale. E come va attuato e tradotto
nei tempi nostri. E perché molte cose chiamate per pubblicità 'naturali' non lo
sono, in quanto non sono affatto naturali per l’uomo: mai l’Uomo le ha mangiate
e neanche fanno bene alla salute».
DEL RESTO, VALERIO è un profondo conoscitore della materia in
quanto autore di una decina di manuali, e appassionato conoscitore del cibo
sano e naturale in senso tradizionale o antropologico, ma, nel contempo,
attento a rivedere le verità alimentari alla luce della scienza moderna.
Ovviamente, l’intento di questo articolo non è la pubblicità ai libri citati:
dopo tante ristampe sono tutti esauriti, mi ha fatto presente lo stesso autore.
Anzi ci vorranno almeno due anni perché possa essere prodotta un’aggiornata
edizione del manuale L’Alimentazione Naturale alla luce dei nuovi studi
scientifici: «Era da molti anni che non rileggevo più il mio manuale, perché
sapevo, grazie agli studi quotidiani sulle riviste scientifiche per i corsi di
aggiornamento che tengo in ogni stagione, che era ormai legato ai decenni
passati. Però mi illudevo che bastasse aggiungere qualche nuovo studio a ogni
voce per aggiornarlo. No, nient’affatto. Ogni riga, vedo, va riscritta e
ampliata. Il manuale riflette quello che si sapeva in quegli anni, anticipa
cose giuste e poi confermate, ma citando solo gli autori non i loro studi
precisi, come si pretende oggi. E per uno studio, poco controllato di 20 anni
fa, oggi se ne trovano 10 mila, e ben controllati».
LA SUA RICERCA, perciò, è lunga e complicata, attenta alle
giravolte imprevedibili degli studi scientifici. A chi gli chiede quando
riscriverà il suo manuale aggiornato risponde realisticamente: «Ho calcolato
che se dovessi applicare, come voglio e debbo, a L’Alimentazione Naturale lo
stesso dignitoso metodo di scientificità ("ogni affermazione non banale va
provata citando uno o più studi scientifici") impiegato per realizzare –
negli anni Novanta, appunto – il mio Manuale di Terapie con gli Alimenti,
dovrei pubblicare 3000 pagine, cioè tre volumi di 1000 pagine ciascuno!». Il
che significa che non bisogna essere semplicistici in questo campo, né
affidarsi ai facili entusiasmi e alle banali ricette di chiunque, come lui
stesso spiega: «La scienza non è la storia d’un romanzo, facile a riassumere:
se riassumi troppo e non tieni conto degli infiniti "se", "ma"
e "riguardo a"; se da un caso particolare trai conclusioni generali
affrettate; se soprattutto non riferisci in modo esauriente le prove, cioè chi
l’ha detto e provato (così da permettere a chiunque di trovare lo studio
preciso), non fai divulgazione scientifica, ma disinformazione da dilettanti,
proprio come in quasi tutti i giornali e siti web di cui si pascono purtroppo i
miei amici cultori sedicenti di naturismo alimentare, vegetarismo, veganismo,
macrobiotica, crudismo, ecc.».
VALERIO, QUINDI, invita al rigore delle affermazioni e non
ai comodi consumismi. Le sue opinioni, in verità, sono sempre state frutto di
attenti esami della realtà e la sua penna non ha mai evitato di rilevare le
criticità del sistema, anche quando si è occupato di altri argomenti. Uno dei
suoi cavalli di battaglia ritenuti minori è stato il recupero dell’antica e
pagana "cultura del corpo" (FreiKorperKultur o FKK, o nudismo). E
come si desume da queste considerazioni, non ha risparmiato sul tema la cultura
dominante: «In un mondo che, non solo per l’ipocrisia e innaturalità del
Cattolicesimo, ossessionato dalla sessualità e inquinato dalla pedofilia – e
perciò produttore di una sessualità morbosa, contorta e depravata proprio
perché negata – ma anche a causa delle nevrosi non risolte di molti sedicenti
intellettuali laicisti e progressisti, ha patologicamente mescolato il sesso
alla morte, dandoci solo il volto nero, aggressivo e violento dell’amore…».
E IL JAZZ, che c’entra? «È la musica della mia vita», dice.
«Forse perché è la musica della libertà e della Natura, cioè l’essere se
stessi... ». Così ha preso l’abitudine di mettere in coda a ogni articolo del
suo blog generalista ‘Nico Valerio’ un link ai video jazz di YouTube. In
passato, non ha evitato di svelare i giochi consumisti dei più gettonati
festival musicali ai quali ha partecipato come critico di jazz: «Il Festival di
Montreux, con tutta la sua fama, mostra soltanto le varie incarnazioni
stagionali del potere discografico e dello show business, scrivevo tanti anni fa
su l'Espresso. E oggi è ancora peggio. Ma poi il Festival di Montreux è ancora
un festival di jazz? Non lo credo. È ormai pieno di musicaccia commerciale e
rock».
NELLO STESSO TEMPO,
lui che ama i paradossi, ha fatto notare che in un’epoca buia e senza libertà
come i nostri anni Venti e Trenta, il genere musicale libero per eccellenza, il
jazz, ha paradossalmente avuto la massima diffusione popolare: "Nonostante
le critiche dei giornali del Regime, più che i divieti, la musica dei 'negri' e
degli americani ebbe grande successo in Italia nell’infausto Ventennio. Tutti
ascoltavano e ballavano il jazz, vero o annacquato che fosse. Anzi, tanto di
moda era quel nome o quel ritmo che ogni musica era 'jazz-band'. E i gerarchi?
E Mussolini? Bastava dirgli che si trattava di un valzer o una mazurka. Così,
con qualche trucco, lo si suonava e ascoltava perfino dopo le leggi razziali e
anti-americane, durante la guerra e nell’Italia divisa. E ci furono addirittura
generali della Wermacht e fascisti che organizzarono orchestre jazz. E anche i
jazzisti, alla radio (radio Salò contro radio Bari), a modo loro fecero la
guerra».
INSOMMA, se vogliamo chiederci con le stesse parole di Nico Valerio «Che cosa unisce le passioni per la natura, la libertà, il jazz, la vita sana, il naturismo, l’alimentazione, il giornalismo, la scrittura, la ragione, la critica, le scienze, l’ateismo, il nudismo, il vegetarismo, l’umorismo, la bellezza, il disegno, l’arte, la musica, la psicologia, le automobili d’epoca, la politica?», possiamo rispondere che è la curiosità, la passione, la ricerca, l’onestà intellettuale, lo spirito critico, la libertà, la Natura e la poliedricità di un uomo che ha dedicato tutta la vita alla scoperta di se stesso e degli altri. Se volessimo anche chiedergli cosa ha imparato in tutti questi anni sono certa che ci risponderebbe che quello che ha imparato è senza dubbio meno interessante di quello che deve ancora imparare e che da ogni esame critico di una situazione, di un evento, di un caso, ha appreso nuovi dubbi anche sulla sua stessa esistenza che lo hanno costretto a mettersi in discussione e rinnovarsi.
TALE E' IL COMPITO di uno spirito critico, per dirla con
Cartesio: “considerare il dubbio come un mezzo e non come un fine, come un
procedimento preliminare, non come un risultato definitivo”. Sono infatti
convinta che “ogni cosa ha un perché” e che chiedersi il perché delle cose sia
uno dei primi passi per sviluppare la propria intelligenza. Insomma, ero
partita dalla conoscenza enciclopedica di Valerio riguardo all’alimentazione
naturale per finire a interessarmi in effetti della forza del suo porre in
dubbio… Sarà perché mi chiedo se nella nostra cultura consumista e
superficiale, fatta di politica degli slogan e del gossip, attenta a incanalare
ogni istante del nostro tempo in una corsa sfrenata e senza senso, esista
ancora il valore fondamentale dello spirito critico, che per me significa “chiedersi
il perché a prescindere dal fatto che si riesca realmente a definirlo…”. «Ma
con tanti interessi e tante sfumature della personalità – dice Valerio – c’è il
rischio costante di essere equivocato». Lasciamo, perciò, a lui stesso il
compito di dire chiaro e tondo quali sono i quattro aspetti a cui tiene di più:
«A QUELLI CHE ACCUSANO di superficialità i versatili (ma
spesso, fateci caso, questi critici sono persone che fanno una sola cosa e
neanche in modo eccelso), dico: al contrario l’intelligenza è sempre
versatilità, molteplicità. Perfino in filosofia, dove tutto è stato già detto,
è inevitabile l’eclettismo. Lo confermano la psicologia, la storia della
Cultura e le biografie celebri. L'intelligenza è pervasiva e non tollera
confini: va dappertutto, occupa tutti gli spazi. Lo vedete già nell’infanzia: i
bambini vivaci e intelligenti guardano tutto, osservano tutto, si interessano
di ogni cosa. Quindi, al contrario d'un vecchio stereotipo popolare, o è
versatile e leonardiana, o non è. Mi confermava in un'intervista Rita Levi
Montalcini che non può essere che una persona sia intelligente e critica in un
campo e in un altro no. Il Rinascimento è una riprova sublime di questa
intuizione. O tutto o niente. Certo, magari si rischia l’opera per puro
diletto, la provvisorietà, il non-finito, la leggerezza, la mancanza di tenacia
(insiste su una cosa chi sa fare solo quella...). Leonardo, per esempio,
raramente finiva le sue opere, sempre preso da cose nuove e più eccitanti, come
un eterno adolescente. E poi gli Illuministi ripresero, ma con una moderna
cognizione della scienza, la prassi leonardiana di rivolgere lo spirito critico
al Tutto, intorno all'Uomo, senza confini. Un’avidità spasmodica di sapere,
ecco la diversità vera della nostra Specie».
«A QUELLI CHE NON DANNO importanza a nulla (specie tra i maschi, specie in Italia...) obietto che invece tutto è idea, concetto, Ragione. Ma anche fantasia. Insomma "tutto è serio". Si può, si deve trarre una tendenza, una morale, una conclusione, un "significato" culturale, da qualunque fenomeno, anche il più futile (perfino, che so, la curiosa morbosa propensione per le natiche, popolarmente note come "lato B" (back side). Ma sì, tutto è semantico, cioè significante. A partire dalle parole (vedi certe etimologie curiose). Ne consegue che…»:
«LA LIBERTA' è la vera molla del Mondo, come dimostra appunto
la Storia, che è sempre storia di libertà, come ha provato Benedetto Croce (e
indipendenza anche dai dogmi e dalle religioni, quando queste pretendono di
condizionare anche la vita privata). Indispensabile quindi la tolleranza e il
rispetto delle altrui opinioni. Voltaire ancor oggi passerebbe i suoi guai. A
proposito, il mio primo blog è stato il ‘Salon Voltaire’, in cui un Voltaire di
oggi critica con buonsenso laico e humour razionale tutto e tutti».
«MA DI FRONTE alla nostra intelligenza che tutto pervade,
non esiste distinzione tra temi alti o bassi, cose serie o futili. Le cose
banali, giudicate poco serie e futili proprio dal ragioniere o dalla casalinga
della barzelletta, come i tic psicologici, i lapsus e gli errori, sono in
realtà serissimi, addirittura rivelatori, per l’uomo che sappia
"vedere". E danno luogo a ritratti psicologici e a idee molto serie.
All'inverso, i cosiddetti temi alti, seriosi, accademici, morali ecc., sono
spesso piccola cosa, e possono anche essere affrontati ridendo e scherzando. In
questo senso, allora, tutto è poco serio... Insomma, serietà nel gioco (cfr. i
bambini), cioè nelle cose definite poco serie, e invece leggerezza,
nonchalance, ironia, satira, nei temi cosiddetti seriosi, tipico rifugio del
conformista. Un pizzico di goliardia non guasta. Di qui si arriva facilmente
alla satira e all'anticonformismo, che significa pensare con la propria testa.
Ecco perché, provocatoriamente, arrivo al punto di lodare (e per la sua...
intelligenza) la tanto vituperata modella nuda, in confronto all’acida prof.
che la critica, ma anche di auspicare che la poesia la smetta di occuparsi solo
di presunti temi elevati come fiori-amore-natura-stelle ecc., e si occupi
finalmente di tutto, compresa la cosa-tabù, la più vergognosa e sporca che si
possa immaginare, come nella curiosa poesia Kopros e in altre poesie satiriche
o eccentriche».
«MA L'AMORE più grande, che in una lotta serrata forse batte addirittura sul filo di lana quello per la libertà, è per me l'amore per la Natura (natura fisica, reale, cioè camminare per boschi e vette: ho fatto la guida avventurosa per anni). E anche la filosofia di vita che a essa si rifà: il Naturismo. E pochi sanno che il Naturismo già nel primo Novecento predicava l'anti-consumismo e il risparmio dell’energia, anticipando gli attuali movimenti civici fondati sul “far da sé”. Perciò ho stilato un “Decalogo dell'anti-consumatore” come autodifesa contro la prepotenza dei produttori. Perché un mercato "libero", diceva Einaudi, è davvero libero quando venditori e acquirenti hanno gli stessi diritti, sanno sul bene venduto le stesse cose, sono insomma sullo stesso piano. Anche qui è un problema di libertà e giustizia.
PATRIZIA BOINasce come autrice di romanzi, racconti, fiabe, ma pubblica anche biografie, articoli e interviste. Progetta eventi culturali e opere pubbliche occupandosi con passione di parchi, piste ciclabili e lavori ferroviari.
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