MALAGIUSTIZIA. Che figuraccia con gli Usa: contro Google come la Cina
Vi ricordate "Grand Hotel: gente che va, gente che viene"? Meno male che è morto: il grande regista Hitchock non l’avrebbe passata liscia con quelle otto paroline che gli scappano di bocca all’inizio del film. Oggi, sagacemente analizzate dai solerti magistrati italiani, doctores utriusque iuris, delineerebbero una ipotesi di reato. Altro che scusa del via-vai: tutto deve sapere un direttore d’albergo e a maggior ragione un regista che lo ospita. Eh, cari miei, le pandette di Giustiniano servono, eccome, altro che internet e Google. E come l’antico diritto di proprietà degli antichi, così il potere pressoché divino del giudice all’italiana si estende all’infinito, dal centro della Terra fino al cielo. Un faro immenso di luce (per noi veramente è un cono d’ombra) che rappresenta bene tutta la megalomania e la drammatica mancanza di buonsenso dei giudici e anche del Diritto all’italiana.
Così, un’altra pagina nera si è aggiunta al gran libro della vergogna del formalismo giouridico che genera solo giustizia ingiusta. Il motore di ricerca Google è stato condannato – a quanto se ne sa dalla notizia riportata dalla stampa – perché un cretino ha pubblicato un filmato dove si vede un handicappato vessato da alcuni bulli. E un motore di ricerca che altro poteva fare se non registrare l'esistente?
Gli esimi giudici, sicuramente esperti anche di informatica, ci vogliono dire come Google avrebbe potuto impedire la cosa? Vogliamo la censura preventiva, il controllo, come infatti vuole il Governo in Cina? Non sanno che questa stupenda opera collettiva, questo specchio dell’uomo nel bene e nel male, questo vero inno alla libertà che è internet, non tollera censure, a meno che non lo si voglia distruggere?
O sotto sotto rimpiangiamo il Fascismo, il Comunismo, dove "signora mia, certe schifezze non si vedevano"? Certo, il Fascismo quasi riuscì a censurare il delitto nella vecchia società agricola, ma a quanto pare il Comunismo cinese, già immerso nella tecnologia d’oggi, non ci riesce. E vorrebbe stringere la cinta, chiudere siti, impedire la libertà di Google. Ma le dittature oggi non sono potenti come ieri. Perdono di fronte alla tecnologia informatica. Oggi nessun Comitato Centrale del Pcus potrebbe decidere sciocchezze: tutto il mondo lo saprebbe, lo criticherebbe e ne riderebbe, grazie appunto a internet, a Google. In questo senso, Google e gli altri motori di ricerca, e l’intero internet, stanno facendo per le libertà dell’uomo più di mille eserciti di liberazione.
Pochi ricordano che la libertà significa dover sopportare alcuni fastidi in campi tutto sommato marginali del vivere sociale, e che altrimenti c’è solo la dittatura, che però è un fastidio ancora più grande perché tocca tutti gli aspetti della vita. Non esistono terze vie. E anche le bravate di alcuni teppisti, il gruppo di Facebook che incita a uccidere Berlusconi, il sito islamico che aizza a colpire Israele, i siti sessuali, le truffe, certi blog di studenti che si divertono a diffamare, sono piccoli aspetti, dopotutto, di una macchina stupenda, geniale e miracolosa del sapere e della comunicazione che ha moltiplicato le nostre libertà e non ha l’eguale nella storia dell’uomo. Oppure vogliamo vietare le automobili, perché alcuni sconsiderati guidano ubriachi e investono i passanti? O i telefoni portatili perché sono usati dai corrieri della droga, dai politici corrotti e dalle ragazzine fastidiose?
Sono patologie inevitabili, connesse ai grandi numero della moderna società di massa. Anzi, conoscendo la vastità di internet c’è da meravigliarsi che reati e problemi siano tutto sommato così pochi. E certo, vanno colpiti e duramente, ma individuando i responsabili veri, non i gestori passivi del mezzo. Basta con l’ingiustizia della "responsabilità oggettiva", torniamo ai cardini del Diritto: la responsabilità individuale. Altrimenti assisteremmo a conseguenze imprevedibili e perfino umoristiche.
Solo nell'Italia cattolica della caccia alle streghe e dell'Inquisizione, e in Cina comunista, poteva essere colpito un motore di ricerca. Che, se ci pensate bene, è come condannare un elenco telefonico, un libro, un'automobile, un'antenna televisiva, un albero, una pietra. Qualcosa che ricorda maledettamente il primordiale animismo pagano, o anche cristiano (infatti se si "benedicono" o "consacrano" oggetti, case e animali, vuol dire che prima erano "impuri", colpevoli di fronte a Dio). Con la differenza che Google non è un indemoniato alla merce' d'un prete esorcista dotato di aspersorio e acqua benedetta, ma è il motore principale di quella "biblioteca d’Alessandria" moltiplicata per miliardi di volte che è Internet, e con Google, è chiaro, si condannano non solo le nuove "diaboliche" tecnologie, le nuove libertà, ma anche forse l’odiata America. Ha fatto bene a protestare l'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, proprio ora che un articolo del New York Times online avanza il sospetto che il governo Berlusconi voglia sottoporre a controlli internet per favorire le tv del presidente.
Ma sì, gliela facciamo vedere noi a quei debosciati di "amerikani" demo-pluto-giudaico-massonici. Ma che, davvero pensano di dettar legge anche qui da noi, Patria del Diritto, dove comandano i famosi e superpagati togati doctores utriusque juris "tessaro-trico-tomisti", così abili nel dividere ogni capello in quattro che i processi durano anche 20 anni? Le bombe intelligenti di Bush ci fanno ridere. Anche noi abbiamo le nostre armi di distruzione di massa, ottuse ma altrettanto efficaci: le pandette di Giustiniano.
Etichette: comunicazione, costume, diritto, informatica
3 Comments:
Ben detto, è uno scandalo davvero vergognoso.
Parole Sante...
Ciao Nico
Ho affrontato lo stesso argomento sul mio blog (http://2pensieri.blog.kataweb.it/2010/03/01/internet-e-comunicazione/) a cui rimando te e gli altri che leggeranno questo commento
Santo Cerfeda
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