24 gennaio 2007

GLI ALTERNATIVI. Oggi come ieri cadono a fagiolo. Sulla soia

"Soia e gioia" era un ristorantino d'atmosfera esotica aperto in via Garibaldi, a Roma, nei ruggenti "Anni Alternativi". Fui invitato all'inaugurazione, insieme all'attrice Paola Pitagora. Ricordo che dall'ingresso all'uscita non abbandonai mai un atteggiamento interiore di motivata, profonda ironia. Senza darlo a vedere, per rispetto verso chi mi aveva invitato come ospite testimonial.
Erano lì concentrati nei depliant, nei menù, nelle parole dei commensali, tutti i luoghi comuni, le frasi fatte, il Kitsch, le leggende metropolitane, di quella che doveva essere la "controcultura", e che invece già allora era sottocultura. Del cibo, della salute, della scienza, dell'economia, della politica, della società, della vita.

La soia era per i miei amici, per tutti gli "alternativi", "il cibo dell'anima" e del corpo, il miracolo d'una Natura versatile, l'esempio dell'autosufficienza, lo stendardo della lotta alle Sette Sorelle delle granaglie che "affamavano" e, pare, affamano tuttora il Terzo Mondo, forse il simbolo stesso dell'alimentazione antioccidentale e anticapitalistica. Il fagiolo d’Oriente, insomma, doveva essere sottratto al diavolo capitalista e affidato al dio comunista.

A nulla valeva opporre che la soia è un legume come tutti gli altri, solo più difficile da cuocere, che è prodotto soprattutto dagli Stati Uniti (e ora – quasi tutto Ogm – anche dal Brasile di Lula, un altro socialista povero arricchitosi al Governo), che l'Oriente quasi non lo usa al naturale, ma lo germoglia, lo trita, lo quaglia, lo trasforma, lo estrae, lo pasticcia, lo inocula di funghi, lo fermenta. E con i peggiori metodi tecnologici, spesso nella sporcizia più totale (e i batteri in compenso creano la rara vitamina B12, preziosa per i popoli poveri), trasformandolo per ignoranza da cibo anticancro in cibo cancerogeno (nitrosammine e aflatossine nella salsa di soia usata ogni giorno), e soprattutto sfruttando i lavoratori. Tutte cose che fa il finto-capitalismo selvaggio d’Oriente, che unisce la dittatura al "libero" mercato dei privilegiati, ma che quello vero d'Occidente, sposato alle libertà e controllato dalle regole del gioco, non si sogna neppure. O meglio, talvolta ci prova, ma corre seri rischi di essere punito da Autority e mercato.

Macché, erano parole al vento. Attenuati dai tendaggi i suoni leggeri dei flauti si spargevano nell'aria stantia del locale, intercalati da clangori tenui di gong, tintinnii di sistri un po' sinistri, accordi stonati di sitar, ritmi sordi di tabla. Non sedie ma solo cuscini attorno ai bassi tavolini di legno scuro di dimensioni vietnamite. Sotto i quali, però, le gambe occidentali "non potevano capirci" (entrarvi), per rifare il verso sarcastico di Gadda sulle toilettes delle pretenziose villette della Brianza degli arricchiti (La cognizione del dolore). Là dentro, tranne la tozza cameriera di evidente stirpe ciociara, tutto era orientale. Tutto tranne il conto, che era molto, molto occidentale. Conto che poi doveva essere la Ragione Ultima, teleologica, della complessa messinscena tardo-capitalistica "de sinistra". Proprietari e avventori, ça va sans dire, erano tutti Alternativi, Macrobiotici, Vegetariani e della più decisa Gauche Anarchica. Mai visto in quegli ambienti, che so, un conservatore, un democristiano, e non dirò un missino ma almeno un carnivoro. Io stesso non avrei mai potuto mettervi piede, se mi fossi dichiarato "liberale", come del resto ero. Ma vi ero invitato, e con tutti gli onori, proprio perché considerato da loro un maitre à penser vegetariano, e quindi super-alternativo, e dei più tosti, e anche "noto radicale", e per di più teorico della "alternativa alimentare", da loro interpretata come una specie di rivoluzione che dalla cucina avrebbe dovuto estendersi al palazzo d'Inverno.

E figuratevi il mio imbarazzo di liberale quando, anni dopo, il mio primo libro, L'Alimentazione Naturale (che alla soia dedicava qualche pagina) divenne un libro di culto tra i carcerati politici e gli irriducibili brigatisti di Rebibbia, non saprò mai se convertiti al vegetarismo non-violento, oppure attratti dalla Lebensreform o Riforma della vita del Naturismo, oppure dalle possibilità eversive, come ripiego dopo il fallimento del Comunismo, dell'anti-consumismo, visto erroneamente come un anti-capitalismo imposto dall’alto, anziché come scelta individuale quotidiana del tutto a-ideologica.

Il germoglio di soia era il simbolo vitalistico - dunque "di destra"? - di quei tempi lontani e "felici" (ma questo l'avremmo appreso più tardi) che discriminava come un marker solo gli alternativi, gli ultrà, i filo-orientali e quindi gli anti-americani. Erano gli unici, nel silenzio scettico delle Università, a straparlare, e bene, della soia.

Oggi, col senno di poi, potremmo arguire che gli Uffici Stampa e Pubbliche Relazioni dei produttori americani di sementi avevano lavorato bene, infiltrando i loro agenti migliori tra gli alternativi di tutt'Europa. Ma sì, "Soja e gioia", il "cibo dello spirito" e del corpo, che guariva da tutto, ma soprattutto dall'Occidente. Possibile che il guru rasato e col codino che mi accoglieva con una scodella di salatissimo e ipertensivo miso fosse l’emissario inconsapevole d’un grasso farmer americano? Eppure…

In realtà la miracolosa soia, se curava qualcuno, curava innanzitutto i proprietari dei ristoranti alternativi, e da una malattia sola: la povertà. Quando dalla fine degli anni 80 gli alternativi furbi, che sapevano, smisero di tacere, e quelli ignoranti di ignorare, la soia decadde da seme puro di monaci a simbolo del capitalismo delle Sette Sorelle dell'agricoltura, del cinismo degli scienziati genetici dell’Ogm, proprio quelle "multinazionali" di cui avevano parlato nei loro folli comunicati burocratici le Brigate Rosse. Così la speculazione finì, e l'amore degli alternativi per la soia si raffreddò, fino a cessare del tutto, o a ristagnare nelle ultime trincee macrobiotiche.

Ora, perciò, non mi scandalizza la campagna che con citazioni sui blog e grandi lodi dai compagni ultrà, il cattolico di destra Blondet, dell'Avvenire (giornale ufficiale della Conferenza Episcopale Italana, cioè dei vescovi), sta conducendo da un anno contro la soia. Nei giorni scorsi sul sito Effedieffe è uscito un altro articolo sui rischi allergenici e tossicologici del legume.

Ma è puro scandalismo, per attirare lettori. E su Internet molte anime impressionabili ed emotive abboccano alle denunce scandalistiche. Come sorridevo per le esagerazioni della soia "cibo-miracolo", visto che è un legume con proprietà analoghe ad altri legumi, rido ora della bufala dei "rischi gravissimi" che la soia nasconderebbe, dato che i suoi antinutrienti, fitormoni e allergeni sono comuni a molti altri alimenti considerati sanissimi, anzi "protettivi e curativi".

Tutte cose risapute da decenni, trite e ritrite, altro che scoop sul "cibo del diavolo" o Ogm. Già nell’edizione del lontano ’84 sul prestigioso manuale universitario Krause & Mahan, Food Nutrition and Diet Therapy, dagli spaghetti di grano alle meringhe, dalla pancetta ai vegetali verdi, dal mais al brodo di manzo (ma oggi c’è ben altro), la soia e i suoi derivati sono in buona compagnia tra gli alimenti capaci di dare reazioni allergiche.

E il simbolo economico e politico? Come ieri la soia non era il simbolo dell'Oriente comunista contro l'Occidente capitalista, così oggi non può essere il contrario, ora che conosciamo le meschinità del capitalismo selvaggio dell'Oriente, lo sfruttamento della manodopera, e le schifezze della loro industria alimentare che causano morti e malattie molto più che da noi.

E Blondet, che evidentemente non è un esperto di nutrizione o tossicologia alimentare, scelga meglio i propri informatori. Le sostanze antinutritive o tossiche della soia sono presenti - chi più chi meno - in quasi tutti i cibi naturali, specialimente i legumi e i cereali integrali. Vogliamo fare dell’inutile terrorismo, così la gente che già li consuma poco - purtroppo - finirà per non consumarli più?

E sì, perché quello che Blondet forse non sa è che la soia, come le lenticchie, i ceci, i fagioli, ed anche i cereali integrali, avrà pure tutti i difetti immaginabili, ma ha anche dei pregi che superano qualunque difetto: riduce in modo considerevole i rischi delle più gravi malattie dell'uomo, dal diabete all'obesità, dalle malattie cardiovascolari ai tumori. E proprio grazie alle sostanze antinutrizionali che ha. Lo dimostrano non decine, ma migliaia di studi scientifici, e non da un anno ma da oltre 20 anni.
Quindi insistere, come fa il Blondet ancora nell’articolo del 5 gennaio scorso, sui fitati e le antitripsine è retrò, obsoleto, pateticamente non aggiornato da almeno 14 anni. Una gaffe scientifica grande come una casa, per un giornalista è da nascondersi sotto terra.

E’ proprio grazie a queste e molte altre sostanze che la soia riduce i rischi (o, come si dice impropriamente, "previene e cura"). Tra l’altro, i fito-ormoni della soia, analoghi all’estradiolo, sono già usati come coadiuvanti in terapie ormonali di routine, e potrebbero essere utili anche per ridurre i dolori mestruali. Ma le donne in cura ormonale devono dire al medico se mangiano spesso soia e mais, perché questi cibi interferiscono con le cure farmacologiche.

La soia, come tutti i cibi, come l'aspirina, come tutti i farmaci, fa bene e male. Ma fa "più bene che male", se no la specie umana si sarebbe estinta da migliaia d’anni. Solo gli stupidi, infatti, oggi ripetono l’errore di Rousseau all’alba della civiltà scientifica, convinto che la "Natura è buona" e "l’uomo cattivo". Gli stessi alimenti, visti da punti di vista diversi, fanno contemporaneamente bene e male, perché non sono stati previsti come "cibo per l'Uomo". Siamo noi a giudicare sul momento, egoisticamente, tossiche o salutari certe sostanze. In realtà anche i "veleni" nel cibo hanno qualche scopo, talvolta recondito, stanno lì magari per difendere la pianta dai predatori, noi compresi. Però dobbiamo pur mangiare qualcosa, anche il Blondet, che io lascerei volentieri a digiuno, visto che tutti i cibi contengono sostanze antinutrizionali che lui non ama.

Curioso destino quello del piccolo legume giallo. Già aveva cominciato male, diciamo, con un'insanabile ambiguità di fondo, nei ristorantini e negozietti degli "imprenditori alternativi", cioè col portafoglio a destra e i proclami a sinistra. Il più diffuso legume americano, il seme della mafia della soia, la "Soy Connection", una lobby ultra-capitalistica che lavora 24 ore su 24 per venderlo in tutto il mondo, soprattutto in Oriente, abusivamente spacciato come "cibo di nicchia" per un'elite snob anti-americana e anti-occidentale. Il massimo della mistificazione. Non meraviglia che i suoi nemici di oggi appartengano al medesimo ambiente dei suoi amici di ieri. Imbroglioni ieri, imbroglioni oggi.

Le colpe della soia? Inesistenti. Certo, va consumata con oculatezza. Ma questo, dopo le rivelazioni della scienza, ormai si deve dire di tutti gli alimenti. Per la "farmacologia alimentare" oggi quasi tutti i cibi vegetali sono considerati veri e propri farmaci, con indicazioni e controindicazioni. Ma le sue colpe vere sono altre: è che dal "comunismo d'elite" e dallo snobismo biologico la soia è tornata al capitalismo da cui era partita e allo scientismo Ogm. Da "legume di Dio" si è trasformata in "cibo del Diavolo". E questo, i tifosi dell’ideologia non possono perdonarlo. .

Per saperne di più, a vostro rischio, ecco un articolo divulgativo e alla buona, un po' esagerato, sui rischi della soia e le bugie di produttori e terapeuti alternativi su questo legume. Informazioni in stile scientifico "contro la soia" le trovate nell'articolo di Elaine Hollingsworth: Attack of the killer Bean. The Case Against Soy. Ma ormai, saggiamente, sappiamo che alle esagerazioni in un senso seguono, devono seguire, le esagerazioni correttive nell’altro senso. La vita si governa come la barca: per correzioni successive. Un po’ a destra, un po’ a sinistra. E la barca, miracolo, sembra intelligentemente fare la sintesi. E va dritta.

IMMAGINI: Il trasformismo della soia è unico tra gli alimenti: semi di soia al naturale, tofu (o "formaggio" di soia), spaghetti di soia, tempeh, shoyou o salsa di soia, olio di soia, burro di soia, "latte" di soia.

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7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Stupendo questo ritratto d'epoca. Ci vedo parecchi miei amici. In parte, solo in piccola parte, anche me stessa
ciao

24 gennaio 2007 alle ore 21:45  
Anonymous Anonimo said...

Cioè, fammi capire, tu sostieni che la Sinistra ha avuto bisogno di miti, e uno anche contro la sua Storia, cioè contro la Scienza?

24 gennaio 2007 alle ore 21:47  
Blogger Nico Valerio said...

Oliviero, non la Sinistra, che infatti era ed è scientista, ma la sua grossa frangia alternativa, inficiata da tanti elementi irrazionali, che un tempo si sarebbero detti "di Destra". Che poi ci siano stati anche elementi libertari, radicali, liberali, anarcoidi, nel movimento alternativo, questo è anche vero.
Dopo il '68 lo stesso discrimine Destra-Sinistra è cambiato.
Fatto sta che sulla soia "cibo alternativo", anticapitalistico, anti-Occidente e non-violento erano d'accordo quasi tutte le componenti del movimento di quegli anni: dai liberal-radicali, ai comunisti, agli anarchici, fino addirittura agli iriducibili carcerati politici di Rebibbia, la cui ala dura, con mio enorme imbarazzo - mi riferì più volte la vegetariana e non-violenta Gloria Gazzeri che se non sbaglio faceva la volontaria nelle carceri - aveva preso il mio libro L'Alimentazione Naturale (I ed.) come un nuovo manifesto di Marx.

24 gennaio 2007 alle ore 21:58  
Anonymous Anonimo said...

Insomma, la soia come strumento per interpretare un'epoca. Originale.

24 gennaio 2007 alle ore 23:50  
Blogger Nico Valerio said...

Be', questa me la rivendo...:-)
Ma possibile che da Tocqueville non riceva mai un commento di sapore scientifico?

24 gennaio 2007 alle ore 23:59  
Anonymous Anonimo said...

Bello il quadretto. Conformisti ieri, conformisti oggi
alex

25 gennaio 2007 alle ore 16:52  
Blogger Francesco Rotondi said...

Complimenti ottimo post.
Blondet di bufale ne spara parecchie (e non solo sulla soia)...
http://francorotondi.blogspot.com/2006/12/lettera-maurizio-blondet.html

Chissà se ha scritto che la soia l'hanno inventata gli ebrei o che Massimo Cacciari e gli altri "affiliati" dell'Adelphi la usano come cibo magico nei loro cerimoniali segreti o che l'attrice Jodie Foster, sacerdotessa di "Skull and Bones", è anche la principale azionista di "Archer Daniels" multinazionale della soia?

31 gennaio 2007 alle ore 12:49  

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