IL GATTO. Ritratto del più caro, ingrato e inaffidabile degli “amici dell’uomo”.
Morbido. sfuggente, umorale, giocherellone e traditore: ecco un ritratto controcorrente, tutto aceto e miele, dell'amico dell'uomo più amato dalle donne.
NICO VALERIO, Scienza 2000, ottobre 1988
“Gatto che ghermisce un pollo”, mosaico dalla Casa del Fauno a Pompei
E questo spiega due cose: la malasorte di certi cani non ricambiati nel loro attaccamento al padrone, e l'ingratitudine di certi gatti che dal padrone sono troppo amati. E il gatto che abbandona il suo padrone, che a sua volta ha abbandonato il suo cane, è strumento di una Nèmesi implacabile, diventa un riparatore di ingiustizie, un vendicatore. Perciò, quasi sempre, veneriamo il cane, ma siamo poi innamorati del gatto.
Bisogna accettarlo così com'è, oppure lasciarlo. A un amico più paziente di noi, s'intende. Tenendo presente che il più delle volte è lui a lasciare noi. Del resto, se non sgattaiolasse così bene, scivolando via all'inglese nel momento più opportuno (per lui), che gatto sarebbe? La gattaiola, il foro a misura di micio praticato sull'uscio delle vecchie case, serviva a questo.
Lontana l'epoca del gatto da focolare, che dopo una giornata di stravizi e avventure si addormentava sulle ginocchia della padrona davanti al camino, incombe l'èra del Felis catus varietà televisivus, che sonnecchia al ritmo della moviola elettronica davanti allo schermo acceso.
Ma quando è sveglio ‑ secondo i suoi calunniatori ‑ si merita gli aggettivi di sempre: indolente, pigro, inaffidabile, goloso, anarchico, libertario, zingaresco, avventato, opportunista, svogliato, egoista, e chissà quanti altri.
«Malignità di chi i gatti non li ha mai amati né capiti – replicano i difensori ‑ perché ragiona col cervello di un uomo». Fatto sta che anche dizionari ed enciclopedie, forse asserviti alla lobby dei cinofili, ripetono le solite vecchie accuse. «Il gatto ‑ scrive il dizionario Enciclopedico Italiano ‑ è generalmente assunto come simbolo della falsità e della tendenza al furto: Falso come un gatto; Ladro come un gatto».
Povero felino, incompreso e criminalizzato! Soltanto il Raiberti, oscuro scrittore della metà dell'800, volle elogiare in un libro i caratteri, le abitudini e le virtù, sì proprio le virtù, della razza felina, per contrapporli satiricamente ai difetti degli uomini. La discrezione, il senso dell'opportunità, un perfetto controllo dell'equilibrio, un'agilità proverbiale, la grande capacità di adattamento, sono per alcuni le migliori qualità fisiche e «morali» del gatto.
In ogni caso, con i suoi presunti vizi e i suoi vantati pregi, il nostro amico felino non è che una vittima incolpevole delle arbitrarie proiezioni degli esseri umani.
Autonomo, coccolone ma anche irritabile, il gatto non viene mai addomesticato fino in fondo dagli esseri umani, anche se vive nelle loro case e viaggia sulle loro auto. A differenza del cane, che si affeziona ed è più fedele, il gatto forse affascina proprio per la sua irriducibile indipendenza.
Divinità per gli antichi Egizi, idolo e compagno di vita di artisti sensibili e maledetti (E.A. Poe), oggetto di studio di celebri etologi (D. Morris), il gatto, tra gli amici dell'uomo è certamente il più amato dalle donne. E si comprende il perché. Di tutte le bestiole da compagnia è la più «femminile»: mobile, instabile di umore, emotiva, sfuggente, morbida, seducente, esoterica.
Le antiche streghe, ribalde e nude malafemmine, si tramutavano in gatte (v. riquadro).
.
Attorno alla figura del gatto sono andate sorgendo le più diverse credenze. E’ stato visto talvolta come entità positiva e benefica (ad esempio nell'antico Egitto, che usava perfino elevargli altari e statue). Ma altri popoli l'hanno invece considerato servitore del demonio.
Mostro immaginario delle favole, evocato da che mondo è mondo dalle mamme per impaurire i bambini, il «gatto mammone» (dall'arabo maimún, scimmia macaco) doveva essere un animale grosso, nero, peloso, ma agilissimo. Più grande d’una lince, più piccolo d’un orso. Saltava addosso ai bambini soli sul limitare del bosco per sbranarli.
Ma il gatto, ogni gatto, sia nelle leggende sia nella fantasia popolare, è per eccellenza l'animale delle streghe, dei sortilegi e degli incantesimi.
In Puglia le vecchine credono ancora oggi che in ogni gatta randagia si nasconda in realtà l' anima di una strega. Raccontano che nella vecchia Bari aragonese le streghe salivano nude sul terrazzo più alto della casa, da dove si lanciavano nel vuoto tramutandosi in gatte.
A Oppido Mamertina, in Calabria, i gatti sono tabù. Chi uccide un gatto dovrà scontare la colpa con sette anni di penitenza, e quando sarà sul punto di morte la sua anima non potrà staccarsi dal corpo finché non verrà portato un gatto al suo capezzale.
In provincia di Novara, a Miasino, giurano di aver visto più volte un fantasma in forma di gatto, «di color bianco, diafano e trasparente», scomparire per incanto dentro un muro.
A Bormio, in Valtellina, i vecchi si dicono convinti che in ogni gatto «dispettoso» si celi una strega, e raccontano in proposito antiche e inquietanti storie.
A Ellera, in Liguria, si narra che le locali streghe si erano mutate in gatti dopo l'invasione dei francesi e avevano preso l'abitudine di mostrarsi in chiesa soltanto al sacerdote che officiava la messa, restando invisibili a tutti gli altri fedeli.
A Feltre, nel Bellunese, tenere in braccio un gatto nero morto è invece un rimedio efficace contro il latrare assordante delle anime dannate che hanno preso le sembianze di cani.
A Vicenza, invece, un'antica e maligna voce insinua che i gatti vengano da sempre cucinati in salmì o arrosto al posto delle lepri e dei conigli.
I marchigiani, da parte loro, sono accusati di detestare i gatti di ogni razza. Trattano bene soltanto i gatti randagi perché sanno che si trasformano spesso in streghe.
In Ciociaria, a Vallemaio, c'era l'usanza superstiziosa di curare il mughetto dei neonati introducendo nella loro bocca una coda di gatto.
IMMAGINI. 1. Il gatto in una delle tante illustrazioni di favole per bambini, alcune perfino inquietanti. 2. Mosaico romano con gatto che attacca una gallina. 3. Gatto domestico in disegno bianco-nero. 4. Il gatto e la volpe della favola, coppia simbolo di scaltrezza e dissimulazione, si ritrovano anche nel Pinocchio di Collodi (dis. di Mussino). 5. Freya, dea della fertilità presso i Vichinghi, su un carro trainato da due gatti. 6. Gatto aggressivo in una stampa del Seicento. 7. Il dio gatto degli Egizi. 8. Gatto che suona il violino al sabba delle streghe. 9. Il gatto simbolo notturno. 10. Gatto sornione ma infido che rappresenta il Papa nella satira francese del Settecento. Anche nella pittura il gatto era rappresentato come simbolo di tradimento e maldicenza. 11. Il “gatto cavorrese”, cioè il furbissimo e diabolico Cavour, nella satira del disegnatore Pedrini sul giornale Il Fischietto (1848). Il che dimostra che anche i migliori degli Italiani, i Padri della Patria, ai loro tempi erano criticati, eccome, dai tanti che anche allora fingevano di ignorare ipocritamente che la furbizia è la prima dote in Politica, dalla Polis di Atene in poi.
AGGIORNATO IL 23 MAGGIO 2021
1 Comments:
E' simpatico perché è opportunista (ma nel senso buono).
E' simpatico perché non è servile come il cane: quest'ultimo, di riffa o di raffa, si deve affezionare al padrone; il gatto no, si affeziona (per modo di dire) a chi lo tratta meglio, a chi gli fa più coccole (quando è lui a chiederle) e a chi gli offre le pappe più gustose.
E' simpatico perché è molto filosofo.
E' simpatico perché è discreto.
E' simpatico, infine, perché .... insegna a vivere: mangia quando e quanto vuole, si fa coccolare quando e quanto vuole, ma non fa nulla tutto il giorno (riuscite forse a immaginare un gatto che lavora?).
Ebbene sì: io adoro i gatti, lo ammetto. Sono tra gli animaletti più belli che ha inventato Madre Natura.
Evviva il gatto!
Piero Mazza - Milano
Posta un commento
<< Home