08 maggio 2015

ELEZIONI? Davvero poco democratiche, a cominciare da quelle in Gran Bretagna.

Soldatini inglesi su bande del Medioevo nel Galles

Facciamo finta di essere marziani scesi all’improvviso sulla Terra, anzi sull’Europa. Ebbene, il sistema elettorale in uso in Gran Bretagna, che spesso è citato come modello in tutti gli altri Paesi (“Ah, se avessimo anche noi la grande democrazia inglese!”) ci apparirebbe in realtà quanto di più rozzo, tribale e sbrigativo (talvolta perfino “distorsivo”, cioè dai risultati imprevedibili e casuali) si possa immaginare. Che quella britannica sia “una grande e antica democrazia” come ripetono i giornalisti pigri, è una favola: semmai è la patria del Parlamentarismo, ma non della Democrazia. Certo è un Grande Paese, ma ciò si deve all’unione, alla dignità, alla caparbietà, all’amor proprio, allo spirito di libertà e di indipendenza, e anche al coraggio dei suoi cittadini, che ne fanno un Paese davvero unico: il che è molto diverso.

Ma l’ingiustizia del suo sistema elettorale ricorda per disparità di trattamento tra contendenti le ingiustizie madornali del passato storico, quando contee e signorotti armati si combattevano nel modo più disonesto possibile, a suon di lance, spade, mazze ferrate e picche, ma anche di trucchi e tradimenti: insomma riporta ai periodi più bui del lungo Medioevo britannico. Solo che allora i più forti vincevano e più deboli perdevano, e per decidere la vittoria in caso di incertezza talvolta ci si basava sul criterio “scientifico” dei morti in battaglia. Oggi invece regole balorde favoriscono questo partito e penalizzano quell’altro.

Il Regno Unito, mai così diviso come dopo le ultime elezioni, col suo sistema elettorale maggioritario e uninominale a un solo turno, è la madre di tutte le assurdità, prepotenze e ingiustizie in fatto di leggi elettorali. E fanno molto male gli altri Paesi, che hanno sempre troppo timore reverenziale verso le bislacche usanze inglesi, a copiarle. Se poi consideriamo che uno dei due rami del Parlamento (Camera dei Lords) è ancora di nomina regia, come in Italia accadeva con lo Statuto Albertino e la casa Savoia, cominciamo a delineare la facies di un Paese profondamente conservatore, sia tra i cittadini che nelle istituzioni, e quindi poco democratico.

Parole forti? Ma è la realtà istituzionale, compresa la legge elettorale, in Gran Bretagna ad essere “forte”

Nel Regno Unito i partiti si contendono 650 collegi – tra l’altro di dimensioni e confini del tutto arbitrari – nei quali è stato diviso il territorio, e in ognuno di essi il candidato che prende più voti, anche un solo voto in più, vince e va in Parlamento. Pensateci bene: la norma dice “in ognuno dei collegi”, come se ogni collegio fosse un Paese indipendente e gli altri Collegi, cioè la Nazione intera, non esistessero.

Lo chiamano Regno Unito, ma secondo questa assurda legge britannica non è unito per niente, perché caratterizzato non dalla somma dei voti nazionali, ma solo dalla somma dei vincitori nei singoli collegi. Lo chiamano sistema elettorale “maggioritario uninominale secco”, cioè a un solo turno.

Un sistema brutale, che ricorda le antiche sfide tribali nella preistoria anglosassone: che si trattasse di Galles o Scozia, Inghilterra o Irlanda, il capo-tribù impostosi re con la forza che sfida l’altro capo-tribù vicino: i due si alleano, trovano altri capetti locali alleati, e alla fine formano una sorta di Dieta. E il popolo? Quale popolo? Non esiste. O meglio, la tribù esiste solo per ancestrali legami di parentela, vicinanza e auto-difesa elementare dai predoni, ma socialmente si esprime solo per acclamare il capetto locale, che spesso si auto-imposto con le armi e la violenza; ma non ha nessuna visione globale, unitaria. Dietro l’uninominale maggioritario secco c’è una mentalità rozza, elementare, assai poco evoluta e raffinata. Tutta qui, dietro questa prepotenza, la famosa, sempre ripetuta, efficienza e sbrigatività inglese? Sembra di sì. Ma così sono bravi tutti.

Facile capire che la somma degli eletti è quanto di più falso e mistificatorio e lontano dalla realtà sia possibile immaginare. Un partito, in questo modo bizantino e localistico, può perdere le elezioni anche se a livello nazionale – facendo la somma di tutti i voti – ha molti più voti dell'altro, ma "mal" distribuiti... Assurdo, ingiusto, truffaldino.

L'IMBROGLIO INGLESE CHE TUTTI COPIANO O VORREBBERO COPIARE. C’è da indignarsi per le cifre, le percentuali e i numeri di seggi conquistati da Conservatori e Laburisti – tralasciando gli altri partiti – alle elezioni del 7 maggio 2015 nel Regno Unito. I giornali hanno detto che i primi hanno conquistato la maggioranza assoluta (col solo 36% circa…) e i secondi sono stati annientati. Vediamo che cosa c’è di vero nella realtà dei numeri, che dovrebbe il punto fondamentale della Democrazia:Elezioni Gran Brertagna 2015

I Laburisti non hanno peggiorato: i loro voti sono aumentati da 8.606.518 (29%) a 9.347.324 (30,5%) (+1,5%), ma curiosamente i loro SEGGI sono diminuiti da 258 a 232. Invece i voti Conservatori sono aumentati da 10.703.605 (36,1%) a 11.300.109 (36,8%), cioè appena dello 0,7%, ma stranamente i loro seggi sono aumentati da 306 a 331 (Fonte: CdS).

Be', che dire, da liberale mi piange il cuore (noi liberali siamo sempre stati filo-inglesi, soprattutto tra Settecento e Ottocento), ma il sistema del Regno Unito non è democratico. La prima regola della Democrazia è che i voti si sommano, e ovviamente nell'intero Paese visto che l'elezione si tiene nell'intero Paese, non nei Collegi sia pure contemporaneamente. E i seggi devono essere proporzionali ai voti.

Ma tutto torna: gli Inglesi hanno fatto la Rivoluzione Liberale, ma avevano una struttura feudale fondata sulle Contee e non hanno mai digerito davvero la Democrazia, che non è un concetto ampio, complesso e profondo come il Liberalismo, in quanto si risolve solo nel voto: una testa un voto, e tutti i voti sono uguali.

Anch'io, da liberale classico, penso (ma solo tra me e me...) che i voti non siano in realtà tutti uguali, ma questo solo per le differenze culturali. Mi guarderei bene dal teorizzare qualche differenza giuridica tra voto e voto. Loro invece hanno avuto la faccia di bronzo di farlo, per primi. Che altro è il sistema elettorale “uninominale maggioritario a un solo turno” se non una plateale falsificazione, e pure per legge, del numero dei seggi? E a che serve agli Inglesi conoscere le somme esatte dei voti espresse dai cittadini, quando invece contano solo i seggi attribuiti, per niente proporzionali ai voti? Ammettiamolo; nel Regno Unito un voto è diverso da un altro. E non a seconda della cultura o psicologia del votante (come penso io segretamente), ma a seconda del Collegio in cui il voto del cittadino è stato espresso, e per legge. Non hanno il premio di maggioranza, ma è tutto il sistema che premia il primo partito. In Italia perfino il sistema noto come “Italicum” col 36% non assicura la maggioranza assoluta come in Gran Bretagna, ma almeno porta al ballottaggio (che è pur sempre un piccolo recupero di democrazia, sia pure di tipo plebiscitario, quindi un voto “su binari”.

Eppure tutti noi ci affrettiamo sempre a copiare gli Inglesi, prendendoli per “campioni di Democrazia”. Di parlamentarismo e di garanzie liberali, semmai. Non di Democrazia.

PROPORZIONALE PURO, IL SISTEMA PIU’ DEMOCRATICO. ma dietro l’invenzione inglese c’è l’impazienza – molto conservatrice e anti-democratica – dei Governanti. Opposizioni, mozioni d’ordine, votazioni continue, emendamenti, proposte ecc. sono visti dai Governi come bastoni tra le ruote e impedimenti per le loro decisioni. Poiché la gente si divide secondo idee diverse e i signori della Classe Politica trovano questo “troppo difficile e complicato” per governare, loro che fanno? ne eliminano alcune! Ma è mostruoso. Neanche le Dittature... Se si applicasse questo principio agli altri campi del vivere sociale ci sarebbe da ridere: per esempio, chi lavora molto più di un altro, ma in modo discontinuo o concentrato in alcune ore, dovrebbe essere pagato di meno e avere un salario più basso, mentre l’impiegato scansafatiche che lavora poco ma in modo regolare dovrebbe essere pagato di più…

Al contrario, bisogna ragionare da Paese unito, non come un insieme di mille Paesini indipendenti. Quello che conta è la somma di tutti i voti nazionali. Il partito che ha avuto 4 milioni di voti deve avere il doppio di eletti di quello che ne ha avuti 2. L’unico metodo elettorale corretto e onesto e democratico è il proporzionale puro. Questo per la democrazia e il liberalismo giustamente intesi.

Altrimenti non facciamole neanche, queste benedette elezioni, a che servono, a legittimare in modo presuntivo le politiche di minoranze furbe? Chi vuole questo sistema è autoritario.

E invece, tutti a copiare gli Inglesi. sia pure con le modifiche più diverse. Anzi c'è la corsa – vinta dagli Italiani – a chi commette più truffe elettorali, come l'assurdo Premio di Maggioranza. Ma come? Un Partito ha già tanti voti di suo (il che, presuntivamente, vorrà dire programmi populisti, molti soldi, trucchi di comunicazione, falsità, promesse da non mantenere ecc.) e il legislatore anziché sottrargli voti gliene regali altri?

E non si tiri in ballo la famigerata e abusata ragione della Governabilità. Ma figuriamoci! Anzi, questo sistema balordo premia il localismo e le dissidenze regionali, come si deve dai tentativi di secessione della Scozia. Gli Scozzesi ottusamente ancora pensano all’autonomia come nell’Ottocento, ritenendo come tutti i provinciali di essere penalizzati dallo Stato centrale. Che ignoranza! Al contrario, dovrebbero sapere che oggi il Regno Unito, l’Italia, la Francia, la Germania e certe volte perfino gli Stati Uniti e la Russia, la Cina e l’India, sono Stati troppo piccoli per far fronte alle sfide del Mondo. E come diplomazia, accordi e alleanze ci devono essere nella politica nazionale, anzi sono la quintessenza della democrazia, così devono essere la base dei rapporti internazionali.

E non è vero che si governa più facilmente semplificando e riducendo l’opinione dei cittadini: questo è quello che pensano i dittatori. No, la governabilità non dipende da questi trucchi contabili, come si vede in Italia e in molti altri Paesi. Regno unito o disunito compreso.

In un commento su Repubblica Carlo Clericetti mi dà ragione, confermando che il sistema Britannicum è molto peggio dell’Italicum, che pure non piace a noi proporzionalisti puri. Nell’attribuzione dei seggi, i Conservatori sono stati favoriti spudoratamente, così come i separatisti scozzesi, mentre gli altri partiti tutti puniti ingiustamente, ben al di là del loro calo elettorale reale. Una consultazione falsata in modo gravissimo e imprevedibile. E’ così che si indirizza in un senso o in un altro la democrazia in Gran Bretagna. E quello che i Britannici, chissà perché, non consentirebbero mai a un dittatore, consentono a cuor leggero e col fatalismo d’un popolo abituato a giocare e scommettere a un anonimo sistema elettorale.

IMMAGINE. 1. Una rozza tribù in armi nel Galles medievale rappresentata in caricaturali figurine è il simbolo migliore per il brutale sistema maggioritario anglosassone, che ha come unico orizzonte gli angusti confini della tribù. 2. L’evidente ingiustizia e (apparente) casualità del sistema maggioritario è esemplificata dai risultati delle elezioni inglesi: le linee scure rappresentano i voti reali, le losanghe i seggi assegnati.

AGGIORNATO IL 23 MAGGIO 2015

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ammetto di non essere gran che preparato sulla questione, ma un sistema elettorale a turno unico (in sintesi: chi vince governa) non mi pare illiberale.
Prendendo spunto dalla lunga disamina di Nico, ad esempio, ho sempre trovato assurdo il ricorso ai ballottaggi. E per la semplice ragione che, a mio modesto e opinabile parere, incrina la coerenza di chi vota. Supponiamo infatti che esistano tre partiti, A, B e C; A ottiene il 40% dei voti, B il 35% e C il 25% (caso puramente ideale con astinenza dello zero per cento!). Dal momento che nessuno dei tre partiti ha raggiunto il 51% dei voti si usa quindi ricorrere al ballottaggio tra A e B.
Ma a questo punto è ovvio che coloro che al primo turno hanno votato per C lo hanno fatto perché, evidentemente, non si riconoscono nel programma dei partiti A e B. Pertanto, se sono coerenti, non voteranno mai per uno di questi due! Il risultato al ballottaggio sarà dunque lo stesso, anche se stavolta, venendo a mancare i voti di C (che si tradurrà quindi in un'astinenza del 25%) la percentuale sarà del 53% per il partito A (ossia il 40% del rimanente 75%) e del 47% (35% del 75%) per il partito B.
Vincerà dunque A.
Ma allora se mettiamo da parte l'ignoranza di chi si reca alle urne (purtroppo molto diffusa da chi si fa facilmente infiammare dai media) e la coerenza dovesse finalmente fare da padrona, a che servono i ballottaggi?

Mario Pezza

18 giugno 2015 alle ore 19:12  
Blogger Nico Valerio said...

Sì, ma questo è quanto accade in UN collegio, p.es. in una città. Ma la somma totale in una grande Paese? Qui ci sono le distorsioni più evidenti, con o senza ballottaggi. Anzi, i ballottaggi recuperano almeno qualche voto (sia pure con la molletta al naso) che altrimenti sarebbe escluso. Clamorose ingiustizie si verificano in tutti i Paesi col maggioritario: sia in UK che negli USA o in Italia si è verificato spesso il caso di un partito che pur avendo in totale PIU' VOTI o gli stessi voti dei concorrenti non ha eletto Governo o Presidente solo perché i suoi voti non erano distribuiti in modo ottimale nei vari collegi. Famoso il caso dell'elezione di Bush in cui alla fine contarono solo i pochi voti di alcuni seggi determinanti (e non di molti altri) e il duello Prodi-Berlusconi in cui vinse e si prese tutto la coalizione che aveva un po' meno voti su scala nazionale, ma "ben" distribuiti. Ecco, questo è profondamente illiberale e anti-democratico. Ma nessuno vuole ascoltare: si ripete come un mantra la parola "governabilità", come se ci trovassimo tra le tribù arcaiche della Mongolia nell'anno 1000. Ma quale governabilità se poi i Governi non riescono a governare ugualmente? Sono per il PROPORZIONALE puro. E'il sistema che ha permesso (Camera) la ottima (visto quello che è successo dopo) I Repubblica.

2 luglio 2015 alle ore 10:59  

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