29 gennaio 2006

CULTURA CLASSICA DEL CORPO. Il nudo estetico ed estatico

Ha una sua onestà, una sua purezza, una sua verità il corpo ripreso al naturale senza la falsificazione dei vestiti, come ho scritto e provato in base alla psicologia nel mio libro, ormai esaurito, Guida al nudo (Sugarco ed., 1980). D'accordo, in questa foto in bianco-nero che probabilmente risale agli anni Trenta, tratta da un news-group specializzato di internet, c'è in pieno - perché negarlo - l'ideale estetico classico, quel kalòs kai agathòs, cioè il bello che diventa virtù, quasi a denotare una superiorità morale, che era tipico dei filosofi antichi e anche non poco di noi nudisti moderni. Frine che vince la causa in tribunale, quando a corto di argomenti decide di spogliarsi. Come avrebbe potuto una donna così bella e perfetta, quindi inscritta idealmente in una suprema armonia razionale, compiere il turpe e antiestetico delitto? No, non fu questa l'argomentazione implicita dell'umanissimo e razionalissimo giudice. Lui ragionava da giudice, sia pure d'altri tempi, tempi pagani e naturali: come poteva una donna che evidentemente gli Dei avevano scelto e premiato come perfetta, macchiarsi d'una così grave imperfezione come il delitto, smentendo così le scelte divine? Una sua condanna - deve aver pensato il logico uomo di legge - sarebbe stata vista nel Cielo come sacrilega.

Ma qui non conta che la ragazza è di quasi certa origine teutonica. Come poco importa che quest'altro vecchio nudo fotografico ci ricordi le muscolature nervose di Cranach o Pollaiolo. "Bellezza ellenica" scrivevano gli ingenui nudisti dell'800. Ma non pensavano al popolo greco, quanto all'ideale filosofico-estetico espresso dalla sua cultura più alta. E sì, perché poi la realtà, si sa, era diversa: le donne greche erano e sono piuttosto brutte. Ma osservando questa foto nostalgica tante considerazioni, perfino antropologiche, si potrebbero fare. Anche amare o maliziose: dove trovarle oggi giovani donne così? Se guardiamo alle rare e brutte foto che appaiono sulle riviste dei club Fkk (Freie Korper Kultur), cioè nudisti, è un disastro di banalità, disarmonia, sciattezza. Colpa dei fotografi, ovviamente. Un tempo erano degli intellettuali, degli artisti. Oggi sono per lo più turisti volgarotti, tipo i "turisti per caso della tv, che parlando a bocca piena pigiano il tasto della macchinetta "compatta" digitale con le dita unte di hamburger o di pizza. Dove trovarli i fotografi colti, intrisi di passioni classiche, capaci di creare nella camera oscura statue vive, grazie a queste pose che parlano d'una mentalità estetica ed estatica oggi scomparsa?

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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

bel blog, complimenti, merita davvero!

13 gennaio 2008 alle ore 00:22  

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