BANALITÀ DEL MALE. Se sono colpa del geom. Rossi fanatismi e totalitarismi.
Hanna Arendt, l’intellettuale ebrea liberal-socialista che come tutti i grandi geni era anche dotata di gusto per l’osservazione e di fine psicologia, dopo aver assistito al processo contro il criminale nazista Eichmann parlò – sorprendendo e scandalizzando anche molti ebrei – di “banalità del male”.
Bisogna evitare di innalzare fino a vette di grandezza assoluta, quasi “sovrumana”, la personalità di dirigenti ed esponenti del Nazismo e di altri fanatismi criminali, specialmente quelli nascosti da un’ideologia o una religione, come l’Islam fondamentalista di oggi, o la Chiesa Cristiana ai tempi dell’Inquisizione e delle stragi di Ugonotti. Specialmente ora che, morto a Roma – proprio alla vigilia del 70.o anniversario del rastrellamento nazista del Ghetto di Roma – il militare nazista Priebke responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine, non si sa dove e se celebrare i suoi funerali e ospitare la sua tomba, col rischio di farne un mausoleo per i nazisti di tutta Europa e di colpire e umiliare due volte il popolo romano che ne fu vittima, ebrei e no.
«Era un assassino orribile, un essere umano di seconda classe: non può certo avere dei funerali di prima classe», ha detto in una intervista Aharon Appelfeld, 81 anni, sopravvissuto alla Shoah perché riuscì a fuggire dal lager. Perciò riposi senza pace: del resto sarebbe felice di essere odiato. «Queste sono persone che hanno vissuto seminando odio: morire raccogliendo odio è quasi una soddisfazione postuma. Vanno sepolte e basta, come si fa con tutti i grandi criminali. Senza onoranze. Senza parole. I loro delitti sono storia, la loro morte è solo cronaca». E il perdono lo lascia ai cristiani, se ne sono capaci: «No, no, no, – dice Appelfeld – non può essere donato a un assassino di massa. La peggiore umiliazione per lui è che gli altri ricordino, non cerchino vendette, e insieme però non perdonino».
Ma un capo nazista è sempre un “Genio del Male”? Per rispondere basta un qualsiasi psicologo: no. Al contrario, i fanatici criminali hanno di solito personalità mediocri e meschine, letture scarse e parziali, vite squallide e monotone. E i loro succubi aiutanti? Spesso sono apparentemente “normali”, anzi mostrano un disarmante alto tasso di prevedibilità e conformismo. Ma anche il cittadino qualunque, con la sua vigliaccheria, l’amore per il quieto vivere, può aiutare o rendere possibile il male. Ecco la “banalità”.
Insomma, all’atto pratico, può rivelarsi più pericoloso il piccolo-borghese della porta accanto del Grande Genio del Male idealizzato come un eroe romantico dell’800 da certi libri di storia.
La ricorrenza del 16 ottobre 1943, quando avvenne il rastrellamento degli Ebrei romani e la loro deportazione nei campi di sterminio da parte dei nazisti, è perciò l’occasione ideale per ricordare ancora una volta le responsabilità morali di individui singoli e di intere popolazioni, ancor oggi considerate “estranee” se non addirittura “vittime” del Nazismo. E la cosa vale anche per i Paesi già comunisti.
Non è accanimento mettere sul banco degli imputati morali anche i tanti cittadini comuni in Germania, Austria, Italia, Francia ecc, ritenuti le classiche “brave persone” da parenti e amici, che forse considerandosi “moderati” o “estranei alla politica” (considerata come oggi “cosa sporca”), non fecero nulla per opporsi al totalitarismo, né per aiutare gli Ebrei scelti ingiustamente come vittime sacrificali da quella folle “religione antisemita”, anti-liberale e anti-occidentale che fu il Nazional-Socialismo di Hitler.
Quell’ignobile comportamento di massa – che però ebbe luminose e bellissime eccezioni, che vanno sempre ricordate – ha dimostrato però che la difesa della libertà è strettamente connessa con due elementi doppi: la forza della personalità-carattere e la cultura-educazione. Due insiemi che contengono al proprio interno due componenti ben distinte: questa difficoltà spiega anche perché gli oppositori dell’autoritarismo non siano mai tanto numerosi in tutti i Paesi del mondo. Devono possedere non una ma ben quattro forti virtù.
La democrazia liberale, infatti, non consente passività e non è l’ideale regime per i vigliacchi: è fatta per gli interventisti e i coraggiosi. E anche per chi ha conoscenza dei diritti, della storia e della politica. Il grande filosofo liberal-socialista Guido Calogero, antifascista ristretto nel confino a Scanno, scriveva parole analoghe nella sua guida pratica all’impegno democratico (“Le regole della democrazia”).
Così, restare nell’ignoranza, non leggere la saggistica, non occuparsi, sia pure solo da lettori e testimoni, del “dibattito delle idee”, non essere abituati a commentare i fatti e gli eventi, non interessarsi della società, non impegnarsi in campagne di educazione popolare, che poi significa non avere idee precise o decise né una forte visione etica, è il viatico perfetto per chi rischia di diventare da un momento all’altro insieme carnefice e vittima del dittatore o del prepotente di turno.
La libertà, insomma, non è stata conquistata dai nostri Padri una volta per tutte, non è una condizione salottiera, ma lotta quotidiana.
(E infine, un po’ di veleno nella coda. Con questo vaglio critico facile da usare – la conoscenza e l’impegno – si può capire anche, già ora, quali saranno tra i propri conoscenti e parenti i prossimi, eventuali punti deboli delle difese “sociali” della libertà, addirittura i futuri “colpevoli”).
JAZZ. Il chitarrista gitano Django Reinhardt, con Eddie South e Stephane Grappelli, in Improvisations Bach (I vers. 3.25), Improvisations Bach (II vers. 2.31), Crazy Rhythm (big band con Hawkins, mentre Django si limita all’accompagnamento) e con Rex Stewart e Barney Bigard in Low Cotton.
Etichette: antisemitismo, costume, cristianesimo, dittatura, etica, italia, personaggi, politica, religioni, sociologia, storia
2 Comments:
Caro Nico Valerio, rti informo che da anni insieme alla rubrica di lettere del Corriere della Sera Roma, viene condotta una campagna affinchè il 16 ottobre sia lutto cittadino(striscia nera sui mezi pubblici, 1 minuto di silenzio, poca roba) e mai nessun garrulo politico (solo un Cicchitto ma richiesto ) si è mai pronunciato su questo minuto. Tiziana
Grande Tiziana! Ecco, appunto, càpiti a proposito: se le donne (e gli uomini) avessero la tua capacità di impegno e di etica sociale, perfino in modo minimalista e senza tante esibizioni, la nostra speranza di rinascita sarebbe ben maggiore!
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