15 dicembre 2007

SINDROME CILE. Treni merci e navi contro il ricatto inquinante dei Tir

L’inquietante vicenda dello sciopero dei camionisti (ma per i "padroncini" era una serrata, credo vietata dal codice), ci ha riportato all’ambiente giusto per questo genere di cose: il Terzo Mondo. Dove, appunto, il petrolio costa poco, e non solo gli uomini, ma la vista stessa sembra rotolare su quattro ruote di gomma sintetica. Questa è la loro mobilità: fermi dentro un mezzo che si muove avanti e indietro in una striscia larga 6 metri. E tutto, ma proprio tutto, avviene sull’asfalto colato in mezzo al deserto: trasporti di alimenti e cortei nuziali, attentati e funerali. Perfino le guerre, per economia, si combattono solo lungo le strade. Tutto, in Iraq, Libano, Afganistan, si svolge sopra quegli orribili, stretti nastri di bitume rappreso, spesso l’unica struttura funzionante che hanno. E la vita quotidiana è scandita da un metronomo infallibile: il passaggio dei camion. Come in Jugoslavia, Bulgaria, Romania e Grecia, in certi villaggi addormentati e semiabbandonati attraversati dalle grandi strade – e per i pochi residenti è una fortuna – gli autocarri aperti di pietrame, cemento, derrate, o i Tir chiusi del commercio internazionale, sono l’unica novità per l’occhio, il solo monotono movimento a disposizione. La vita è un Tir che sfreccia sollevando pulviscolo e polline. Usciti dalle strade o autostrade, c’è lo squallore. Non solo il terreno arido e senza un albero del deserto, tutto pietre e rifiuti, ma anche le brutture del "non finito", delle case abbandonate. Un po’ così è anche negli Stati Uniti, negli stati del sud, tranne che il non finito, incompatibile col perfezionismo e la ricchezza dei nordamericani. con i paesaggi segnati come in Oriente dai tralicci dell’elettricità e i pali del telefono a vista, cose che da noi, nella "povera" ma più civile Europa, non ci sono più da un pezzo. Tranne che, appunto, in Grecia.
Anche in Italia, almeno in quella attraversata dalle grandi strade di scorrimento veloce, il paesaggio fuori le mura è ormai uno stroboscopio di Tir d’ogni lunghezza, tipo e colore. Autocarri edili rapidi ti sfiorano in senso contrario sul filo della mezzeria impolverandoti il parabrezza di terra. Camion della nettezza urbana diretti alle discariche – impossibile superarli - ti precedono sulle provinciali in piena estate condannandoti ad un quarto d’ora di olezzo forzato. Chi si avventura in auto, perfino in strade statali e provinciali (non parliamo delle autostrade) ha paura di essere stritolato. Non di rado si trova stretto tra una betoniera davanti e un camion frigorifero dietro, mentre un Tir veloce, contro ogni regola, supera troppo lentamente oltre la riga di mezzeria. E guai a frenare.
Non parliamo dell’inquinamento, del rumore, dello stress, perfino dell’insulto al paesaggio e all’estetica dei bei borghi della provincia italica. Camion, Tir, furgoni, caravan, Suv, sono ormai un elemento di fastidio continuo, un peana alla stupidità e rozzezza dell’ex contadino povero arricchitosi, poco e male: l’italiano medio. Il simbolo di quella Italia dove regna non la libertà liberale, chè è tutta razionale e lungimirante e economizzatrice, ma lo sperpero inutile e non produttivo del "ciascuno per sé e per conto proprio, come se gli altri, il buonsenso e le leggi non ci fossero". Siamo all’anarchia più becera: l’unico individualismo concepito in Italia.
Nessun Governo, tranne quelli benemeriti della Grande Italia liberale, ha puntato sulle ferrovie e sulle navi, che potrebbero per la particolare conformazione geografica della Penisola, percorrerla in lungo a costi infinitamente minori e con minimo aggravio di inquinamento, di incidenti e di stress. L’Italia non è vasta, disabitata o desertica, né dotata di petrolio, come il sud degli Stati Uniti, l’Iraq o l’Afganistan. Dunque, Tir e camion non sono il nostro mezzo di trasporto ideale per le attività economiche. Senza contare che affidare il monopolio dei trasporti ad una corporazione ristretta, come i camionisti, è pericolosissimo e ci sottopone i Governi di Sinistra e di Destra, per principio deboli, a ricatti vergognosi. Il ricordo del ricatto dei camionisti in Cile è ancora vivo. In Italia non ci sarà mai una revanche neofascista, ma se una rivolta vagamente simile dovesse esserci comincerebbe dallo sciopero dei camionisti.
Che poi la maggior parte dei guidatori incalliti e incattiviti (stress da guida), come i tassisti e i camionisti, siano di estrema destra non meraviglia nessuno. E’ una reazione psico-patologica naturale, direi, alla totale innaturalità della vita d’un uomo solo in un abitacolo che rotola su ruote. Homo, sottospecie Quaterrotalis.
Basta coi Tir, con i camion, gli autocarri, le betoniere perennemente circolanti, magari a vuoto. Ci vuole la mano forte e pesante. Recuperiamo e rilanciamo le ferrovie esistenti, una rete ramificata e sicura per i trasporti merci, anche frigoriferi, che anche con percorrenze di alcune ore in più, a pieno regime (migliaia di treni, uno dietro l’altro), creerebbero un flusso continuo, un rassicurante, non pericoloso, non inquinante nastro trasportatore a beneficio del cittadino. E i mari costieri potrebbero essere percorsi rapidamente da navi container e merci veloci, che avrebbero una velocità commerciale effettiva paragonabile a quella dei treni.
Sì alle navi e ai treni, no ai camion. E basta con nuove strade inutili: ne abbiamo fin troppe, per lo più poco frequentate. Ma soprattutto, riduciamo di molto il trasporto "su gomma". L’Italia è intensamente popolata, piena di opere d'arte e testimonianze d'un passato glorioso (che va glorificato e tutelato di fronte alla mediocrità o bassezza degli Italiani - politici o no, d'oggi). E' piccola, stretta, piena di valli, paesini, stupendi scorsi paesaggistici che variano ad ogni chilometro. L'Italia non è la Bulgaria o l’Iraq. E nemmeno gli Stati Uniti: mettiamocelo bene in testa.
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JAZZ. Il pianista e leader dell'hard-bop Horace Silver, col trombettista Blue Mitchell, il sassofonista Junior Cook, e il batterista Louis Hayes, in 'Senor Blues' (1959).

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Fiat o petrolieri? O tutti e due?
Visto che ti chiedi come mai non ci sono in Italia trasporti alternatici. Guarda però che ora sento alla radio la pubblicità per ditte e spedizionieri in favore della nave per la Sicilia. Non so chi la fa.

1 gennaio 2008 alle ore 16:35  

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