29 ottobre 2006

DIETE SBAGLIATE. Se l’Asia e l’Africa mangiano male, è colpa dell’Occidente?

Obeso in Cina trasportato in ospedale con un carrello

“IMPERIALISMO GASTRONOMICO”
ULTIMA IMVENZIONE DEL POLITICAMENTE CORRETTO

OBESI IN CINA E MAGRI IN ETIOPIA?COLPA DEGLI AMERIKANI

I modelli culturali occidentali si impongono anche in Oriente, e così l’anti-americanismo arriva alla tavola e alla medicina. Tutti i mali e le malattie del mondo sono attribuiti all’America, dalla denutrizione in Africa alla sovralimentazione in Asia.

di NICO VALERIO,  Domenicale, 26 settembre 2006

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Da un po’ di tempo la dieta è una metafora della politica. E’ meglio una “vita sana” di Stato o una più diffusa educazione scientifica individuale? Anche qui si tratta di coniugare la libertà con le riforme (“Reform house” si chiamavano le prime botteghe di alimentazione naturista), la scienza col diritto di andare controcorrente. Perfino la Chiesa ha il libero arbitrio e il “diritto di peccare”. Perché la laica società occidentale dovrebbe essere più autoritaria, conformista e intollerante, in omaggio a un “dover essere” scientificamente corretto?

Fatto sta che quelli che potremmo chiamare con Moises Naim gli “anti-americani lievi” mettono il naso nel nostro piatto facendo “scienza” anti-occidentale, come altri fanno politica. Sempre per il nostro bene, s’intende. Come il sì dell’allora ministro dell’agricoltura Pecoraro Scanio agli esperimenti sui costosi vegetali biologici, che non portarono a scoprire nessun vantaggio, e il no a quelli sugli Ogm.

Talvolta è solo politica simbolica anticapitalistica, come il boicottaggio della Coca-Cola e dei ristoranti McDonald. Altre volte è business della nostalgia, come l’anti-fast food, quel mangiar lento e tradizionale, o Slow food, non di rado più pesante (basta entrare in un ristorante piemontese di provincia…), inventato da altra gente di Sinistra, però in giacca e cravatta.

Comunque, siamo alla ridicola lotta all’ “imperialismo gastronomico”. Il grido d’allarme del belga Pierre Lefebvre, presidente di World Diabetes Foundation, è che l’assunzione di modelli alimentari e di vita americani in Europa diffonde l’obesità (primi i greci, quattro volte più obesi di noi italiani, penultimi), ma in Oriente riempie gli ospedali. Da quando in Vietnam, Cina, India e in tutta l’Asia la gente ha cominciato a sostituire il cibo tradizionale scondito a base di riso, fagioli, verdure, pesce e tè (o acqua calda), con la dieta pronta (“street food”) americana: panini con polpette o salsicce ricche di grassi saturi, patatine fritte, salse agrodolci, pasticcini, gelati, bibite zuccherate.

E tutta questa robaccia piace agli orientali. Che non rimproverano nulla agli occidentali. Peccato solo che siano predisposti geneticamente al diabete: l’India ha già 31 milioni di casi, un primato mondiale, seguita dalla Cina (20 milioni). Malati destinati a raddoppiare in pochi anni: dagli 81 milioni di diabetici ai 156 milioni in tutto l’estremo Oriente.

Una Nèmesi? “Sconfitta dai vietcong, ora l’America si prende la rivincita: li piega col suo cibo”. Ma gli anti-americani sbagliano per odio ideologico. Perché in Occidente non c’è nulla di premeditato: è il mercato a imporsi nel bene e nel male, seguendo le scelte dei consumatori. Che sono i veri padroni. Diceva l’economista Joseph Schumpeter: “Il mercato è una parafrasi della democrazia liberale”. C’è analogia tra acquirente ed elettore. In un supermercato il consumatore “vota” per una marca, come nel seggio il cittadino “compra” un partito. Attenti, in entrambi i casi, a leggere la lista dei componenti…

Perciò, con l’informazione che esiste oggi, finiamola di considerare la gente infantile, bisognosa d’una guida in tutto. Certi “progressisti” in realtà sono paternalisti. Vedono ovunque bambini incapaci di scegliere con la propria testa. Chi scrive, tra i primi a divulgare in Italia, in molti libri, l’alimentazione sana e naturale, anche per la prevenzione delle “malattie da benessere”, si rifiuta come liberale di addossare la colpa delle malattie a chi il benessere ha creato e diffuso, in questo caso agli americani. E’ da ottusi prendersela col salumaio se mangiamo troppi insaccati.

Negli Stati Uniti, come in tutto l’Occidente, c’è libertà, e quindi troviamo di tutto. E’ qui che è stato inventato anche il salutismo più stretto, per chi lo vuole. E accanto al chiosco degli hot-dog col panino bianco insapore, c’è il negozio col pane nero di grano integrale, dal gusto acidulo e scuro, gli spaghetti di saraceno, i fiocchi d’avena, lo spezzatino di proteine di soia e la torta rustica per i vegetariani. E, anche in Vietnam, India e Cina nessuna multinazionale impedisce alla gente, che sa benissimo i rischi a cui va incontro con una dieta eccessiva, di continuare a dissetarsi con acqua e tè, e a mangiare, per pochi spiccioli, i salutari e dimagranti legumi, per i quali già al tempo dei Romani il popolo del Gange aveva fama d’essere macilento ma sano (“gracilis Indicus”).
NICO VALERIO

IMMAGINE. Un grande obeso in Cina trasportato in ospedale con un carrello spinto da due uomini.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

ben detto

4 novembre 2006 alle ore 21:28  
Anonymous Anonimo said...

finalmente un blog utile che fa riflettere sulle abitudini quotidiane

6 novembre 2006 alle ore 20:46  

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