tag:blogger.com,1999:blog-212988972024-03-25T14:58:59.252+01:00Nico ValerioChe cosa unisce le passioni per la natura, la libertà, il jazz, la vita sana, il naturismo, l'alimentazione, il giornalismo, la scrittura, la ragione, la critica, le scienze, il nudismo, il vegetarismo, l'umorismo, la bellezza, il disegno, l'arte, la musica, la psicologia, le automobili d'epoca, la politica?Unknownnoreply@blogger.comBlogger365125tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-31567451079567195222022-09-01T18:36:00.019+02:002022-09-12T23:27:10.485+02:00CHIESA e vaccino. Una storia ricca di sorprese, tra medici, preti, papi e filosofi<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikL9LXZa04V_hgHxvQubzyAEfUha24mqHejWHLjr0tZz6FqvUcp8MWHWffO7eKTFSTucW-tgMnnmCkSuJBxR2gK0_C7FMBhUukzXP3qh69aJMi86JN0PftOCHNorYe63nSWUfKu1G8lDIfoQqsKF0nZOk8KmnJDam5rBu77p_s6WqTq2mi_Tk/s1273/Vaccinazione%20pubblica%20Comune%20di%20Roma%20compensata%20con%202%20paoli%201848.%20grande%20(1).jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: verdana; font-size: x-small;"><i><img border="0" data-original-height="1273" data-original-width="804" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikL9LXZa04V_hgHxvQubzyAEfUha24mqHejWHLjr0tZz6FqvUcp8MWHWffO7eKTFSTucW-tgMnnmCkSuJBxR2gK0_C7FMBhUukzXP3qh69aJMi86JN0PftOCHNorYe63nSWUfKu1G8lDIfoQqsKF0nZOk8KmnJDam5rBu77p_s6WqTq2mi_Tk/w253-h400/Vaccinazione%20pubblica%20Comune%20di%20Roma%20compensata%20con%202%20paoli%201848.%20grande%20(1).jpg" width="253" /></i></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Vaccinazioni in Campidoglio</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: left;"><span style="background-color: white; letter-spacing: -0.2pt; text-indent: 0cm;">SAGGIO BREVE</span></div><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; text-indent: 0cm;"><span style="letter-spacing: -0.2pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Le donne della Circassia
erano così belle che i padri le concedevano agli harem e alle corti di tutto il
Mondo. Da loro venne l’uso, utilissimo all’Umanità – scrive un paradossale Leopardi
nelle Operette Morali – di prevenire con un’inoculazione il vaiolo che devasta
i volti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="letter-spacing: -0.2pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E se dal male talvolta viene
il bene, nessun incipit leggendario è più adatto a introdurre l’intricata e
contraddittoria storia del vaccino tra Settecento e Ottocento, tanto più se la
si osserva come dibattito di “tutti contro tutti” tra Chiesa, filosofi, uomini
di scienza, e anche all’interno della Chiesa stessa. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="letter-spacing: -0.2pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Né i virus, né tantomeno il
loro uso preventivo, si conoscevano nel primo Settecento, quando inizia la
nostra storia. La nuova pratica appare esotica, una vera magìa, perfino ai
medici. Si può immaginare, perciò, quanto la novità paradossale e scandalosa d’innestare
nei bambini e adulti sani un “male”, nella speranza di ottenerne un “bene”,
cioè d’evitare una malattia ben più grave capace di uccidere o deturpare per
sempre, potesse dividere la società d’allora, dominata dalla prima grande
divaricazione nella Storia tra nuova civiltà della Scienza, già mitizzata, e
antica o eterna Morale, tra cieche paure e altrettanto cieca fiducia nel
progresso e nella modernità. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="letter-spacing: -0.2pt; mso-bidi-font-weight: bold; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La Chiesa è contraria o
favorevole alla inoculazione? Ed è vero che tra gli intellettuali laici si
manifestano – contrariamente a una diffusa vulgata – differenze, riserve,
incomprensioni ed entusiasmi analoghi a quelli presenti nella Chiesa? E q</span><span style="letter-spacing: -0.2pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">ual era il sentimento dell’opinione pubblica colta, un’élite,
dato che la quasi totalità del popolo era analfabeta?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="letter-spacing: -0.2pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Prepariamoci a correggere non pochi stereotipi nel
districarci in tempi in cui ancora antico e moderno convivono, in un’Europa
terrorizzata che per la prima volta nella Storia tenta di rispondere a
un’epidemia devastante. Un virus asiatico anche il vaiolo (“vajolo arabo” lo
chiama anche la Chiesa), dalla mortalità altissima: in media il 30 per cento,
ma nei bambini arrivava fino al 90 per cento. Per questo, a differenza
dell’attuale <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Corona virus</i>, a essere
vaccinati erano per lo più i bambini. Eppure le proteste degli adulti non
furono inferiori a quelle di oggi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><b>Le due inoculazioni: due “scienze” a confronto</b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Per
la prima volta si susseguono in un confronto su larga scala, lungo il
Settecento e l’Ottocento, come in una grande ricerca sperimentale, due metodi
di prevenzione: quello empirico antichissimo in uso nelle campagne d’Oriente, e
quello empirico-sperimentale della nascente medicina scientifica europea. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il
<b>primo metodo</b>, in vigore per tutto il Settecento, è la rudimentale
“<b>variolizzazione</b>” (dal nome latino del virus del vaiolo, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Variola virus</i>), “inoculazione” o “innesto” da uomo a uomo, mediante
il graffio d’un pennino sporcato col virus del vaiolo umano preso dalle pustole
dei malati leggeri o in via di guarigione. Nessuno sa come e perché funziona. È
il metodo millenario che alla fine del Seicento <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">dal lontano Oriente arriva al Caucaso, in Circassia, e di qui a Salonicco
in Tessaglia (Grecia, allora turca ottomana), poi a Costantinopoli; infine
grazie a due geniali medici italiani e figli di italiani, nati nelle isole veneziane
dell’Egeo, <b>Jacopo Pilarino</b> ed <b>Emanuele Timoni</b>, che studiano e
migliorano l’imprecisa tecnica di “mammane” cristiane-greche a Smirne e
Costantinopoli e creano un metodo razionale che sarà adottato per un secolo in
tutt’Europa e in America. Per tutto il secolo dei Lumi,</span> quei “graffi”
funzionano. Se va bene, come nella maggior parte dei casi, la variolizzazione
causa una breve</span> <span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">malattia benigna e un bubbone dov’è avvenuta
l’inoculazione, che poi regredisce a grande cicatrice. E rende immuni e senza
cicatrici sul volto o sul corpo, e non è poco. Ma se effettuata da inesperti o
se qualcosa va storto, altro che prevenzione: persone sane sono infettate di
vaiolo, muoiono o restano deturpate per tutta la vita, diffondendo ancor di più
l’epidemia. Quindi tutti torti non li hanno quei nobili o contadini, religiosi
o laici, colti o ignoranti, tradizionalisti o modernisti, che per paura
rifiutano di farla praticare ai propri figli. <span style="mso-bidi-font-weight: bold;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il <b>secondo metodo</b>, quello del “<b>vaccino</b>” (dal lat. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">vacca</i>) si diffonde ovunque e con
rapidità dall’Ottocento, e s’impone come più sicuro ed efficace della
variolizzazione. È<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ottenuto non
dall’uomo malato, ma dalle mammelle delle vacche infette del vaiolo bovino che
è un virus poco aggressivo sull’uomo. Il medico inglese <b>Edward Jenner</b> inocula
per la prima volta nel 1796, e mette a punto, prova e pubblica uno studio scientifico
convincente, accettato dalla Società di medicina (1798). Ma, anch’egli come
Pilarino non parte da zero, fa tesoro di numerose osservazioni, precedenti
anche di vent’anni, di tanti che avevano osservato l’immunità delle mungitrici
di vacche affette da vaiolo: allevatori, agricoltori, medici, perfino un religioso
protestante. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">I due
metodi, uno dopo l’altro, rappresentano quasi simbolicamente il passaggio dalla
“Scienza antica” alla “Scienza moderna”. La Scienza antica e tradizionale, individualista,
intuitiva, ancora con tracce di magia e superstizione, ma pur sempre partita dall’osservazione,
da categorie, idee e ragionamenti (come aveva insegnato Ippocrate), tramandata
per generazioni da medici rurali decaduti a guaritori contadini o “mammane”
ignoranti, che però avevano ereditato qualcosa dai dispersi segreti degli
Antenati sapienti. E poi la prima Scienza moderna, fondata su ripetute
osservazioni, sperimentale, razionale, anonima, prudente, che non parte da
zero, ma adatta e perfeziona la secolare tradizione contadina e vi aggiunge più
precise e ripetute prove, ipotesi da formulare e avvalorare, dimostrazioni, logica,
deduzioni, correzioni degli errori, ripetibilità dell’esperimento; e poi numeri,
tanti numeri, come ha imposto la svolta di Galileo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><b style="text-indent: 0cm;"></b></p><span style="text-indent: 0cm;"><br /><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh48wbNW3v7LnziT5Ni6gkD4wEXcIx4ZgxGuMHaitQsJxaqnKCH7VOrpVh_Ko6FhsWkKhPiYxJYWSevoNdr2Z7oM4vhT04A2nm_koVAo2mZO8Zjg3bkzrgafqAd7duL4YNyLT0ZhR-8g7gzmYt_gKv-M3PQRrzP7NnVzud_ICe0uqpvel8QBv8/s1024/Papa_Pio_VII%20Chiaramonti.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh48wbNW3v7LnziT5Ni6gkD4wEXcIx4ZgxGuMHaitQsJxaqnKCH7VOrpVh_Ko6FhsWkKhPiYxJYWSevoNdr2Z7oM4vhT04A2nm_koVAo2mZO8Zjg3bkzrgafqAd7duL4YNyLT0ZhR-8g7gzmYt_gKv-M3PQRrzP7NnVzud_ICe0uqpvel8QBv8/w320-h240/Papa_Pio_VII%20Chiaramonti.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Pio VII Chiaramonti</i></td></tr></tbody></table><b>Dalla questione morale alla satira</b></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ma sia
la variolizzazione, sia la successiva vaccinazione, non sono accolte bene, né
dalle Accademie di medicina, anche le più laiche, né dalla Chiesa cattolica e
dalle altre Chiese cristiane. "Superstizione popolare", "pratiche bestiali, sataniche",
erano i commenti più ricorrenti. E anche i mussulmani, gli islamici d'allora, dell'Impero Ottomano, erano
diffidenti. </span><span style="background-color: transparent;">Quindi non era la religione a opporsi alle varie forme di
prevenzione del vaiolo, nonostante quello che si scrisse in seguito; ma la
diffidenza popolare e colta verso la scienza, l'istintiva prudenza e paura del
nuovo, specialmente quando si tocca in base a nuove teorie direttamente il
corpo umano.</span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;">Mettiamoci
nei panni degli uomini dell’epoca: l’idea d’inoculare in un bambino sano, più
di rado in un uomo adulto, un terribile virus nella speranza di prevenire la
malattia da questo provocata, sembra insensata e diabolica. Non solo
ecclesiastici tradizionalisti, ma medici, farmacisti e speziali, intellettuali
illuminati e progressisti, sono all’inizio per lo più contrari o perplessi. E
figuriamoci nella Roma dello Stato Pontificio e nella Chiesa d’allora – ironizzeranno
gli anticlericali – refrattarie a ogni novità fuori dell’ordine naturale, come
si legge nei “Sonetti” del Belli. Ma stavolta, come si vedrà, questo stereotipo
non funziona.</p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">È
giusto, etico, oppure contravviene alla legge di Dio, alla Tradizione e al
diritto naturale, inserire un pericoloso virus umano (variolizzazione) o addirittura
animale (vaccinazione) nel corpo dell’uomo? Ed è opportuno – ci si chiede in
presenza di questi dubbi e pericoli fisici e morali – vantarsi di “salvare” in
questo modo vite umane? O non si fa che ostacolare il naturale decorso della
Natura e gli imperscrutabili disegni divini che anche nell’apparente male
tendono sempre al bene?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Temi
da fini teologi, moralisti o scienziati d’un tempo, non certo da analfabeti.
Perciò è assai curioso che nei suoi “Sonetti”<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>romaneschi il poeta satirico <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Giuseppe
Gioachino Belli</b>, impiegato in Vaticano <span style="mso-bidi-font-style: italic;">(sarà perfino </span>funzionario alla Censura e direttore della
Biblioteca),dedichi nel 1834 il sonetto “Er linnesto” all’opinione che sulla
vaccinazione ha un immaginario popolano romano che addirittura s’interessa di
vaccini e morale cattolica, in tempi in cui oltre il novanta per cento della
popolazione è incapace di leggere e scrivere. Ebbene, l’idea che il fittizio
popolano ha del vaccino è perentoria: è contro la N<span style="mso-bidi-font-style: italic;">atura. P</span>erché proprio ad essa <span style="mso-bidi-font-style: italic;">Dio ha affidato il compito di “mandare al cimitero chi vuole”. E
invece, avverso questo disegno divino, </span>imprecisati “medici massoni”,
oltretutto per futili motivi estetici (evitar loro le cicatrici sul viso),
impedirebbero ai bambini di ammalarsi e morire di vaiolo, e perciò, innocenti
come sono, di andare in Paradiso! Insomma, un crimine. Per fortuna – continua a
sproloquiare il Belli sotto i consunti abiti del popolano – è arrivato papa<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Leone XII</b>, il restauratore del vecchio
ordine, che metterà le cose a posto, cominciando col vietare il vaccino. Che
Dio lo benedica! <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">È
chiaro che l’autore per rendere la satira più arguta <span style="mso-bidi-font-style: italic;">mette in bocca a un presunto popolano romano idee proprie
inconfessabili o ricavate dalla società romana più conservatrice, magari orecchiate
nelle anticamere da un vecchio ecclesiastico misoneista più papalino del Papa,
reso loquace dall’anonimato e da un buon bicchiere di vino d’Orvieto. Del resto
l’avversione alle “diavolerie scientifiche” moderne, è un topos della satira.
Eppure nel 1834 il Belli doveva sapere che l’inoculazione preventiva del vaiolo
era ormai accettata dai medici e perfino dai Papi, anche i più prudenti (v.
oltre), come l’unico modo per salvare vite umane e stroncare la terribile
epidemia. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In realtà, come vedremo, nessun Papa ha usato
queste argomentazioni, neanche l’intransigente papa <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Leone XII della Genga</b> qui invocato, severissimo cultore dei costumi
cattolici più tradizionali; ma che abrogò solo l’obbligatorietà del vaccino, oltretutto
fino ad allora non messa in pratica, senza proibirlo, pur potendolo fare. La
“malafede” satirica è confermata in una piccola nota del Belli:</span><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> «Il
vajuolo arabo. Si allude all’abolizione fatta da Leone XII dell’istituto di
vaccinazione ecc., ed allo scioglimento de’ sudditi della Chiesa dall’obbligo
di esibirgli i loro figliuoli». In un’altra sua nota la tesi che il “vaccino
ruba il Paradiso ai bambini”, che suona d’un cinismo senza pari, è attribuita,
come per scusarsi, a un consulente teologico d’eccellenza del Papa, ovviamente dopo
la sua morte: «Massima favorita della Ch. M. del Cardinale <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Severoli</b>, tenuto da Leone XII per
l’oracolo dello Spirito Santo». Qui il sarcasmo, l’ironia satirica, serve a
denotare il distacco del Belli, vero "Dottor Jekyll e Mr Hide", da
questo personaggio portato in palmo di mano dal pontefice, per motivi che
diremo in seguito, legati al Conclave.<span style="mso-bidi-font-style: italic;">
<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; text-indent: 0cm;"><b style="text-indent: 0cm;"><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></b></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiptegykMTi3G28pwi6CAJq8ke2ToEQx6H77Dn-7A3dsXWFlPUjvGkFODZ5PViwpCq-itoYJxp4GXIAL-iJSl1B__BY-31JsyMXt9Dp1KgtpVIIMHlVOj37IDvYKNBsdqQ_2vJfszczUFI_hn2YR9L5BaASoAVdX7xKfvVNBHJs7wNEvb1I3hs/s450/Papa_Leone_XII%20della%20Genga.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="433" data-original-width="450" height="308" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiptegykMTi3G28pwi6CAJq8ke2ToEQx6H77Dn-7A3dsXWFlPUjvGkFODZ5PViwpCq-itoYJxp4GXIAL-iJSl1B__BY-31JsyMXt9Dp1KgtpVIIMHlVOj37IDvYKNBsdqQ_2vJfszczUFI_hn2YR9L5BaASoAVdX7xKfvVNBHJs7wNEvb1I3hs/s320/Papa_Leone_XII%20della%20Genga.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Leone XII Della Genga</i></td></tr></tbody></table><b style="text-indent: 0cm;"><span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il finto “caso Annibale della Genga”</span></b><p></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La prima
leggenda da sfatare, perciò, è quella di papa Leone XII. Le cronache, gli
editti e i documenti – come vedremo – escludono che la Chiesa al suo vertice la
pensasse sull’inoculazione come il popolano immaginario dell’ambivalente Belli.
Si possono avanzare alcune ipotesi sull’origine di tale leggenda. L’autore dei
Sonetti, da buon conservatore è contrarissimo al vaccino, ma si vergogna di
apparire passatista, e perciò si nasconde dietro lo scudo della satira
attribuendo la propria opinione a uno strano popolano inventato che sotto la
lingua greve nasconde concetti etici e teologi da monsignore. Macché, sotto
sotto, è cripto-illuminista, come si vede anche dalle note del Sonetto, e
prende in giro i conservatori. Acqua, acqua: Ma la sorpresa è che può esistere
un’altra interpretazione, come dire, “psicopolitica”, forse la più fondata, che
ha a che fare con le idiosincrasie dell’autore e perfino con gli equilibri
politici della Chiesa scaturiti dalla movimentata elezione di papa Leone.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Nel Conclave del 1823 in Quirinale il favorito
card.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Antonio G. Severoli</b> del
partito degli “zelanti”, rigoristi intransigenti fautori d’una restaurazione
religiosa della società e della riaffermazione identitaria della Chiesa dopo il
“turbine laicista napoleonico”, arriva a soli sette voti dall’elezione; ma è
bloccato dal colpo di scena del veto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">(jus
exclusivae)</i> dell’Austria. L’altro partito è quello dei moderati, favorevoli
al riformismo del Segretario di Stato di Pio VII card.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Ettore Consalvi</b>. Il giorno dopo è la Francia a porre il veto a
qualsiasi candidato degli zelanti: si sa che vorrebbe il card.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Giulio M. della Somaglia</b>, che si era
definito durante l’occupazione napoleonica “cittadino Somaglia”. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Un
“papa giacobino” allarma tutti, zelanti e moderati. Serve una mediazione. Ed
ecco sorgere dal nulla la candidatura del card.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Annibale della Genga</b>, vecchio, malato e cadente, quindi – pensano
tutti – destinato a durare poco. Ripiego che mette tutti d’accordo, in
quanto Genga è “zelantissimo”, reazionario e amico di Germania e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Austria. Così è eletto papa, come male
minore, con i voti determinanti del Consalvi, dopo che si è dissolta la
candidatura del candidato moderato, il Castiglioni. Prende il nome di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Leone XII</b>.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">«Avete
eletto un cadavere» dirà appena eletto. Molto malandato, fa sperare i cardinali
in una rapida dipartita; ma poi una volta Papa, forse con l'aiuto dello Spirito
Santo, rifiorisce come per miracolo. Tiene fede, invece, all’aspettativa della
corrente intransigente, anti-francese e anti-liberale che voleva una radicale
restaurazione dei valori religiosi e spirituali nel già ultra-conservatore
Stato della Chiesa, a suo dire troppo secolarizzato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Sulla
sincera religiosità e onestà del nuovo Papa nessuno ha qualcosa da dire, ma i
cattolici liberali criticheranno sul piano politico la velleità di quasi
costringere alla fede per legge. I liberali del Risorgimento lo dipingeranno giustamente
come uno dei Papi più moralisti e meno tolleranti della Storia, capace
d’innumerevoli provvedimenti che impongono a tutti i sudditi il rigore d’una
morale ortodossa con la stessa forza che i sudditi romani gli avevano visto
esercitare come Cardinal Vicario. Tenta di ricreare il clima morale d’un Ancien
régime e di trasformare Roma nella “città santa” d’uno Stato teocratico fuori
tempo, una lugubre città caratterizzata da continue processioni, penitenze e
digiuni obbligatori, e i pochi teatri chiusi (a meno che non mettessero in
scena opere edificanti di santi).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Con un
Papa così fanatico, che proibiva perfino di bere nelle osterie la popolare
“fojetta” (tradizionale piccolo boccale da vino senza manico), costringendo gli
avventori a bere in strada (v. sonetto “Li cancelletti”, del Belli), cronisti e
storici laici dell’Ottocento – come non capirli? – dettero per scontato che quando
abrogò l’Editto “liberale” del predecessore<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Pio VII avesse inteso proibire severamente il vaccino. Così, Inglesi e
Americani, da sempre anti-papisti, anche di recente, hanno sparato a zero su
Papa della Genga. Ma sono scivolati sulla buccia di banana della vaccinazione.
«Nella sua insensata rabbia contro il progresso – aveva scritto <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Georgina S. Godkin</b>, storica del
Risorgimento italiano, nel 1880 – vietò la vaccinazione. Di conseguenza il
vaiolo durante il suo regno devastò le province romane». Così tutti noi abbiamo
creduto a lungo. Ma era un’affermazione sbagliata, almeno nella prima parte.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il
luogo comune errato o impreciso era fino a ieri così radicato che il 27 gennaio
1986 in una conferenza ad Albany (New York) il prof. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Daniel Maguire</b>, della Marquette University, tira in ballo ancora
una volta la presunta opposizione della Chiesa ottocentesca al vaccino (oltretutto
lasciando intendere <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a contrario</i> che
tutti i laici fossero pro-vaccino): «Chiunque si fa vaccinare cessa di essere
figlio di Dio», dice il conferenziere riportando presunte “parole di Leone
XII”. Perché in fondo «il vaiolo è un giudizio di Dio. La vaccinazione è una
sfida al Paradiso». Parole che Papa della Genga avrebbe pronunciato nel 1829,
l’anno stesso della sua morte. E questa citazione con la condanna senza appello
dei vaccini da parte della Chiesa continua ancor oggi, dopo 200 anni, a essere
citata su giornali e siti internet anglofoni.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ma il
gesuita americano <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Donald. J. Keefe</b>,
che ha il pallino dell’investigazione, non potendone più, si è messo a
controllare. E ha scoperto che per quante ricerche siano state fatte da
studiosi ecclesiastici e laici, difensori della Chiesa e acerrimi nemici, mai
nulla è stato trovato che si possa attribuire a dichiarazioni orali o scritte
di papa Leone in questi o analoghi termini sui vaccini. Del resto l’inesistente
non può essere provato: deve esser cura di chi afferma qualcosa provarlo.
Ebbene, mai questo è stato fatto. Tutti gli autori dell’attribuita citazione si
citano per pigrizia l’un altro, senza che si possa mai arrivare a una fonte
primaria certa. Così degli innumerevoli testi che attribuiscono a Leone XII il
divieto di vaccinazione contro il vaiolo – scrive<span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> </span>Keefe<span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> su “Fellowship of
Catholic Scholars” – ne</span>ssun documento ufficiale o ufficioso, e neanche
una qualsivoglia testimonianza o indiscrezione documentata di terzi, riporta
tali affermazioni. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Sia
chiaro, vogliamo fare gli avvocati del diavolo: essendo nota la sua posizione
integralista, non si può escludere in teoria che papa Leone possa aver pensato
o perfino pronunciato le parole citate da Maguire, magari in privato, come
monsignore o cardinale (come Papa è più improbabile: per chiunque sarebbe stata
indiscrezione troppo ghiotta per tacerla). Ma ciò non risulta da nessun testo.
E sì che – ecco la motivazione caratteriale fondamentale – una personalità così
decisa non avrebbe certo avuto scrupoli per dire in pubblico chiaramente no
all'inoculazione e al vaccino, come non ne aveva per decidere e attuare con
piglio decisionista tanti altri provvedimenti politici ben più duri.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E poi
sono i fatti, anzi, i non-fatti che parlano. Pur potendo, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Papa della Genga</b> non fa nulla di concreto per vietare la vaccinazione;
ma si limita ad abrogarne l'obbligatorietà con <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Circolare legatizia </span>pontificia del 15 settembre 1824,
probabilmente per i mugugni di basso clero e popolo (non più dei medici, ormai,
da quando la variolizzazione era stata sostituita dal più sicuro vaccino).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><b style="text-indent: 0cm;">Ma sì, anche i Papi (e i loro ispiratori fidati)
vaccinano</b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ma
come, la vaccinazione era obbligatoria nei domini della Chiesa, prima di Papa
Leone? E da quando? Certo, il vaccino di Jenner era stato reso formalmente
obbligatorio nello Stato Pontificio nel giugno 1822, dopo due anni dallo
scoppio dell’ennesima epidemia di vaiolo, da papa<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Pio VII, Barnaba Chiaramonti,</b> con l’Editto del Segretario di
Stato, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Consalvi</b>, per le pressioni o
il parere ascoltatissimo, nientedimeno, dell'influente conte <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Monaldo Leopardi</b>, padre del poeta,
grande propagandista del vaccino. Ma l’Editto è di fatto inefficace: la doppia dipartita
del Consalvi e del Papa inducono <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i
maldisposti burocrati a non darne più esecuzione. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Perciò
papa Leone XII abroga un Editto Consalvi inattivo. Poi conferma, pur potendolo
non farlo, l’obbligo dei medici dello Stato della Chiesa di praticare la
vaccinazione volontaria, cioè su richiesta dai sudditi, gratuitamente. «Rimane
obbligo a Medici e Chirurgi condotti di eseguirla gratuitamente [la
vaccinazione antivaiolosa, NdR], a quanti vogliano prevalersene, essendo questa
la cura ed il preservativo di una malattia alla quale, come a tutte le altre,
essi hanno l'obbligo di riparare». Anche ai più increduli americani di oggi,
come anche alla storica inglese Godkin, la Circolare di Leone XII del 1824
dovrebbe dunque parlar chiaro: addirittura conferma per decreto che i Medici se
richiesti sono obbligati a vaccinare, e che solo il vaccino previene il vaiolo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Anzi,
c'è una curiosa coda in quest'ultima frase, che se papa Leone fosse stato in
modo forsennato anti-vaccino non avrebbe aggiunto. Perché ricorda ai medici
"l'obbligo di riparare" questa malattia, pur "data da Dio",
come dicevano preti e teologi anti-inoculazione, riconoscendo al vaccino di
essere "la cura ed il preservativo". E<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>se l'analisi logica non è un'opinione,
l'ultima frase tradisce addirittura una sua posizione in teoria non contraria.
Ma poi, un papa duramente anti-vaccino avrebbe mai conferito l’onorificenza pontificia
dello Speron d’oro al primo dei medici vaccinisti, il milanese <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Luigi Sacco,</b> detto il Jenner italiano,
primo teorico della vaccinazione di massa? Insomma, verrebbe quasi da pensare
che papa Leone nel suo provvedimento si sia in realtà barcamenato, abbia
mediato diplomaticamente tra due posizioni presenti nella Chiesa. E tutto
questo il Belli, non il satirico, ma il serio funzionario del Vaticano, non
poteva ignorarlo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">È
vero, però, che dalla liberalizzazione di papa Leone scaturirono conseguenze pratiche,
cioè<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sanitarie, ben oltre le parole
della Circolare, come lamentò – per prudenza molti anni dopo la morte di Papa
Leone, in una Relazione scientifica del 1836 – il medico<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>cattolico<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>prof.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Giacomo Tommasini</b>, capo della <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Commissione </span>delle Vaccinazioni di
Bologna, quindi suddito del Papa. Ecco perché la “libertà di vaccinazione”
ristabilita da Leone XII al posto del mai praticato obbligo vaccinale dell’Editto
Consalvi, fu interpretata non solo dal popolano del sonetto del Belli e dagli stessi
medici dello Stato della Chiesa; ma anche nella “Storia d’Europa nel secolo
decimonono” da uno storico del calibro di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Benedetto
Croce</b> (che con intelligenza guarda non alla lettera d’una circolare
legatizia, ma alle sue pratiche conseguenze storiche e sociali), come un segno
di minor interesse della Chiesa alla profilassi anti-vaiolo, anzi, un invito dissimulato
a ridurne la diffusione. E, infatti, questo lassismo ebbe effetti
epidemiologici: la successiva ondata epidemica del 1828 nella piccola Bologna
causò 553 morti, e molte altre vittime una terza ondata nel 1835. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Eppure,
da laici e liberali dobbiamo riconoscere che lo Stato della Chiesa in questo,
solo in questo, non era peggiore di altri Stati, compresi quelli liberali e
anticlericali. “Libertà” e non “obbligo” era allora il principio vigente in
quasi tutti gli Stati d’Europa, inclusa la Gran Bretagna che il nuovo vaccino
aveva creato. Nel Regno di Sardegna la vaccinazione diventa obbligatoria solo
per i militari, con tanto di premi per i medici (Lettere Patenti 1819); ma nel
Regno d’Italia (legge Crispi) solo nel 1888, per i neonati.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Dopo
il plauso del papa illuminista <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Benedetto
XIV Lambertini </b>e il salto in avanti di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Pio
VII</b> con un Editto sul vaccino che resta sulla carta, poi abolito da papa<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Leone XII</b>, a ridare slancio alle
vaccinazioni nello Stato della Chiesa sarà papa<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Gregorio XVI, Bartolomeo Cappellari</b>, di Belluno, cioè “austriaco”
per i monsignori romani, ingiustamente satireggiato dal Belli per pura
antipatia e futili motivi – dalle grandi cene (“magnate”) alla bruttezza – in
ben 273 “Sonetti” ("A Papa Gregorio je volevo bene, perché me dava er
gusto de potenne di’ male", si legge in un appunto trovato fra le sue
carte). E invece, papa Gregorio crea la Congregazione speciale di Sanità
(1834), comincia a vaccinare dando qualche esecuzione pratica all’Editto Consalvi
e dispone la vaccinazione obbligatoria per i detenuti. Dopo di lui, papa<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Pio IX, Mastai</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Ferretti</b> delega i Comuni. Per esempio il Comune di Roma – si legge
in un manifesto del 1848 – espone un programma di vaccinazione, parrocchia per
parrocchia, in Campidoglio, non solo gratuita, ma anzi “retribuita”. Se il
vaccinato torna dopo otto giorni e il medico vaccinatore ne constata l'esito
favorevole, è premiato con un “papetto”, moneta d’argento di 2 paoli nota a
Roma anche come “prospero” o “lammertini”, dal nome dell’amatissimo Papa che vi
è raffigurato. Solo che il popolo non risponde e anche i poveri si rifiutano,
insospettiti proprio dal premio: va a finire che si vaccinano impiegati,
“minenti” (popolani arricchiti) e sparute élites dirigenti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; text-indent: 0cm;"><b style="text-indent: 0cm;">La grande disputa tra filosofi, medici, scienziati e
religiosi</b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ma
che ruolo hanno gli intellettuali nella discussione? Sono i primi animatori. La
polemica divide i pochi sapienti e letterati, religiosi e laici, quando le
prime scoperte cominciano a essere prese in considerazione dalla medicina, cioè
dalla prima metà del Settecento. Umanisti e scienziati di tutt’ Europa si
entusiasmano della <b>variolizzazione</b>: fatti i conti, si risparmiano parecchie
vite umane. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il
matematico svizzero <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Daniel Bernoulli</b>
nel 1760 mostra in uno studio statistico presentato all’Accademia delle Scienze
di Parigi che il cittadino d’una grande città ha una probabilità tra 1/4<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e 1/8 di morire di vaiolo; ma solo 1/200 di
morire di variolizzazione. Gli risponde il filosofo enciclopedista <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Jean d’Alembert</b>, che fa notare l’atroce
contrasto tra proiezione statistica e principio morale, argomento usato spesso
anche dalla Chiesa. La morte diventa un numeretto? Ai parenti dei deceduti
variolizzati sarà di nessun conforto, anzi motivo di disperazione ulteriore,
sapere che sono morti per una “giusta” e raffinata causa scientifica (i
misteriori “effetti avversi” di cui tiene conto la probabilità del prof.
Bernoulli), anziché per una “ingiusta” e rozza causa naturale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Per
gli Illuministi, però, la variolizzazione è una sorta di miracolo laico: gli
artifici dell’intelligenza umana e il metodo scientifico sono il Progresso.
Peccato che le “mammane” contadine della Tessaglia e i medici italiani che le
osservano e studiano, sembrano lasciar fare tutto alla Natura. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Eppure,
con tutti i suoi rischi la variolizzazione è patrocinata da intellettuali
milanesi di prestigio, tra i quali <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Cesare
Beccaria</b> (“pratica vantaggiosissima”), <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Pietro</b>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Verri</b> (“si tratta o di lasciar
perire o di conservar la vita alla decima parte del genere umano”, Caffè,1766)
e dall’abate poeta <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Giuseppe</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Parini</b>, insieme cattolicissimo e
illuminista, che in una prolissa e illeggibile ode “<span style="mso-bidi-font-style: italic;">L’innesto del vajuolo”</span> (1765)
critica il fatalismo e la mancanza di prevenzione di chi ritiene questo, come
ogni male, ineluttabile: «Oh, debil arte, oh mal secura scorta / che il mal
attendi e no’l previeni accorta».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Anche
al Papa l’innesto diretto del vaiolo umano sembra ammissibile e da consentire,
perché naturale, malgrado i non pochi effetti avversi. L’innovatore card.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Prospero Lambertini, Benedetto XIV</b>,
caro agli intellettuali nord-italiani ed europei (<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Voltaire</b> stravede per lui), ha tutto il tempo – morirà nel 1758 –
di prender parte come sostenitore al grande dibattito che infiamma l’Europa. Molto
favorevole in via di principio, ma in pratica moderatissimo. Segue il suo
teologo di fiducia, l’illuminato sacerdote <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Ludovico
Antonio Muratori</b>. I tempi – dice papa Lambertini – non sono ancora maturi,
e per far accettare questo “preservativo” bisognerà aspettare più d’un papa. In
fondo, i papi sono gli ultimi a dover innovare in queste cose. «Se io fossi
imperatore o re – scrive all’amico <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Giovanni</b>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Bianchi</b>, esponente dei medici contrari
– l’inoculazione, in vista de’ vantaggi che vi scorgo, sarebbe ormai ammessa
ne’ miei Stati. Ma non voglio scandolezzare li timidi e li deboli». Insomma,
sì, certo, un dono del Cielo; ma non è il momento. In pratica, no. E' la nuova
impostazione modernista, o non piuttosto la vecchia attendista di sempre?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il
fatto è che la Chiesa è divisa e incerta, ma non strenua oppositrice come
sosterranno poi liberali e anticlericali nell’impeto della passione politica. I
Gesuiti, sempre attenti alla scienza, recensiscono con favore e incredibile
tempestività la prima Relazione scientifica del dottor <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Jacopo</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Pilarino</b> nel
1715. Nello stesso anno gli efficienti padri della <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Compagnia di Gesù </b>cominciano a sperimentare l'inoculazione sugli
indigeni delle loro missioni in America del Sud, anticipando le colonie inglesi
e francesi del Nord, dubbiose fino al 1777. Anzi, poiché l'innesto del vaiolo
viene dall’Oriente, fanno dell’ironia sui cattolici anti-innesto: «Sembra quasi
che temano che col vaiolo sia inoculato anche l’islamismo!», scrivono col
consueto acume.. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In
effetti questa sembrava la principale preoccupazione dell’Occidente cristiano,
compresi alcuni medici, fino al tardo Settecento. A Londra il predicatore
anglicano rev.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Edmund Massey</b> fa
stampare a grande richiesta nel 1722 il durissimo “Sermone contro la pratica
pericolosa e peccaminosa dell'inoculazione” che tanto successo aveva provocato
tuonato dal pulpito della chiesa anglicana di Saint Andrew’s Holborn.
L'inoculazione non è cristiana – sosteneva – perché l’uomo non ha il diritto di
infliggere malattie ad altri o di decidere in materia di vita o di morte. Solo
a individui di religione superstiziosa e fatalista, l'inoculazione può sembrare
ragionevole. Dove non si conoscono le dottrine della Salvezza, e si confonde la
Provvidenza con l'assurda credenza di una Fatalità, non c'è da meravigliarsi se
gli uomini si abbandonano a pratiche empie o irragionevoli. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Anche
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Voltaire</b>, dall’altro versante, crede
di sapere perché i preti sono contro l’inoculazione: è per pregiudizi teologici
e perché è una pratica non cristiana che proviene dagli “infedeli”, e che “può
avere successo solo tra gli islamici” (“L’inoculazione del vaiolo”, Lettere
filosofiche 1734). Come pure sostenevano – gli opposti coincidono – il
rev.Massey a Londra e l’inascoltato cappellano di lady Montagu, che non era
riuscito a impedire a Costantinopoli l’inoculazione del di lei figlio suggerita
dalle mammane greco-cristiane e dagli studi dei dottori italiani Pilarino e
Timoni.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ma
sia il predicatore anglicano (contrario), sia l’anticlericale illuminista
Voltaire (favorevole), ignorano che paradossalmente l’innesto che dovrebbe
proteggere dal “vaiolo arabo” è poco praticato dai “fatalisti e irragionevoli”
arabi. Infatti da testimone oculare, il cristiano medico Pilarino in una
relazione alla Royal Society di Londra aveva scritto nel 1715 che nell’ottomana
Costantinopoli erano piuttosto i Cristiani a volersi far variolizzare, come si
faceva da tempo in Grecia (Salonicco) grazie alle mammane greco-cristiane, le
stesse poi incontrate nella capitale ottomana, non i mussulmani. “Solo i
Turchi, così assuefatti alle loro nozioni sulla predestinazione, e così
ancorati agli antichi pregiudizi, trascurano di trarne vantaggio"
(Philosophical Transactions). La stessa moglie dell’ambasciatore inglese, lady
Montagu, fanatica della variolizzazione, anzi, la più tenace propagandista,
abita nel quartiere cristiano di Costantinopoli. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ai
fatalisti (contrari) Cristiani della Predestinazione, perciò, alcuni scienziati
come il filo-inoculista Charles M. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">de la
Condamine</b> obiettano con ironia: «Ma si potrebbe rispondere anche che chi è
inoculato era predestinato all’inoculazione!» (1754). Anche Voltaire la pensa
così. I Gesuiti non credono nella predestinazione e approvano i modernisti; ma
poi diventano più prudenti, fanno un passo indietro e si ritirano dal
dibattito: troppo spinoso e imbarazzante trovarsi dalla parte dei mangia-preti
e di Voltaire. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Insomma,
un grande equivoco culturale. Altro che inoculazione come “pratica mussulmana”:
era semmai vero l’opposto. Anche perché il lontano Oriente dove l’innesto era
nato in tempi remotissimi era quello dell’India (graffi sulla pelle) e della
Cina (aspirazione di polveri dal naso), non certo il più recente Impero
Ottomano. I Gesuiti e il medico italiano avevano ragione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Voltaire
non sa nulla dei medici italiani <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Pilarino
e Timoni,</b> i veri scopritori e primi studiosi della variolizzazione, e dando
origine a una vulgata erronea che dura fino ai giorni nostri, loda l’innesto
come cosa “inglese”(e intende lady Montagu…). Denuncia l’oscurantismo di gran
parte di medici e preti. “Perché lo Stato – lamenta – aspetta il loro
beneplacito? Non è forse chiaro ormai che l’esperienza inglese è positiva?”
(Lettres cit.).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E
intanto la polemica divampa e si espande. Sono contrari alla variolizzazione,
nei primi decenni, buona parte del clero di base cattolico, anglicano,
protestante, e perfino l’opinione pubblica laica di Francia, già ricca d’una
evoluta borghesia, ben più razionalista di quella italiana. L’<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">abate Jacquin </b>in una “Lettera
sull’inoculazione” si dice del tutto contrario non solo all’innesto, ma anche a
qualsiasi forma di prevenzione della malattia. Gli si contrappone il
razionalista cancelliere <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Ètienne-Dénis
Pasquier</b>, favorevole. Denuncia: preti e popolo devoto sono convinti
addirittura che “somministrare a un essere umano una malattia che forse non gli
verrebbe naturalmente, significa tentare Dio”. Una nuova forma di
superstizione, insomma. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Sono
contrari i medici cattolici, come <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Philippe
Hecquet</b> che nelle “Ragioni per dubitare dell’inoculazione” (1722) sostiene
che “è una pratica riprovevole, contraria al potere divino, che non ha nulla di
medico e somiglia alla magia”. Intanto i parroci bretoni riuniti in assemblea
parlano di “crimine contro la legge divina”. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E in
America? All’attivismo dei missionari gesuiti in Brasile e Sud-America si
contrappone l’incertezza delle Colonie del Nord. Dal divieto della
variolizzazione (motivi etici, religiosi, ma anche medico-igienici, perché
pratica ad alto rischio) si passa al ricorrervi in massa e affannosamente quando
le ondate dell’epidemia terrorizzano tutti. E’ lo scienziato <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Benjamin Franklin </b>a far notare che il
vaiolo fa molti più morti degli effetti avversi della variolizzazione. Nel
1777, durante la Guerra d’Indipendenza che porterà alla proclamazione degli Stati
Uniti, un’epidemia di vaiolo più forte delle altre convince il generale in capo
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">George Washington</b> a rendere
obbligatorio l’innesto tra i soldati.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ma
intanto in Europa passano i decenni e le posizioni si addolciscono. L’anglicano
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">vescovo di Worcester</b> nel 1752 si
dichiara favorevole all'innesto, suscitando scalpore in tutte le comunità
cristiane tradizionali di base. L’Italia è in ritardo ovunque. A Bologna, Stato
Pontificio, sede della famosa Università, le variolizzazioni dei medici <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Vincenzo Menghini</b>, primo nel 1756, e <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Leopoldo M. Caldani</b> trovano l’Accademia
delle Scienze bolognese diffidente, perché timorosa del Legato Apostolico, e il
popolo contadino ostile, tanto che il Caldani per condurre la sperimentazione
deve innestare bambini all’insaputa dei padri, il che già allora è
deontologicamente scorretto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Non
solo alcuni medici romani si dichiarano favorevoli nel 1754; ma il teologo
agostiniano <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Gian Lorenzo Berti</b> nel
1762, con altri due dotti teologi, il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Raimondi-Adami</b>
e il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Veraci</b>, pubblica
l’opuscolo “Tre consulti”,<i> </i>un importante documento
etico-religioso in difesa dell'inoculazione. Il Raimondi considera che “la
Legge Cristiana insegna di ricevere tranquillamente dalla mano di Dio le
malattie, dalle quali siamo assaliti, ma non ci vieta di cautelarci contro di
esse con gli opportuni rimedi, e di prevenirle co’ i segreti dell’arte”. Perciò
il medico “farà azione utile, prudente e caritatevole, col prevenire il
naturale pericolo”. Perfino i più retrivi monaci ortodossi in Grecia –
riferisce lady Montagu – hanno “cristianizzato” l’innesto dando alla
disordinata serie di punture sulla pelle la forma d’una croce.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L’intera
Cristianità in sostanza, divisa tra i no del basso clero ligio alla regola
della Provvidenza e i sì illuminati delle alte gerarchie che si sentono sulla
coscienza il numero di morti, sembra sospendere il giudizio; resta in attesa
dell’evoluzione scientifica per tutto il Settecento. Il che per i laici è una
grande novità: sembra quasi che nelle sue varie Comunità la Chiesa si appresti
a riconoscere per la prima volta libertà di dibattito e una certa autonomia
della ricerca scientifica.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E gli
Ebrei come prendono la novità? Con buonsenso e realismo analogo a quello dei
Papi. Alla fine del Settecento Rav<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">
Yehudah Chayim Ghiron</b>, di Casale Monferrato, chiede un responso al Gran Rabbino<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Posseq Ishmael Cohen</b>, di Modena,
scomparso nel 1810. È permessa l’inoculazione, “come fanno i re”, oppure come
sostengono alcuni non è il caso di competere con i danneggiatori (il virus)?
Rav Cohen è scettico all’inizio: la vaccinazione stessa è un pericolo di vita.
Ma poiché beneficio e salvezza sono più probabili della perdita, e considerato
che non si usa vaccinare se non dove il contagio è già diffuso, si possono
asseverare le parole degli scienziati a sostegno di tale operazione. A
condizione che il medico attesti che non si evidenzia un rischio per il
soggetto che vi si sottopone. Insomma, pur nella contraddizione tra il pericolo
in sé dell’inoculazione e l’impossibile “garanzia” da chiedere al medico,
l’autorità rabbinica non trova motivi per proibire l’innesto. Un parere
favorevole, ma non entusiasta.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Poi
quando all’inizio dell’Ottocento arriva il “vaccino” dell’inglese <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Jenner</b>, sicuro ma tratto dalle pustole
delle mammelle delle vacche, le critiche degli antimodernisti e le paure
popolari, dopo quasi un secolo di rischiosa ma efficace variolizzazione da uomo
a uomo studiata e fatta conoscere dagli italiani Pilarino e Timoni, non
cessano, come si potrebbe immaginare, ma anzi se possibile si esacerbano, come
si è visto nel sonetto del Belli “Er linnesto”. Figuriamoci se può sfuggire che
si tratta d’un siero proveniente da “animali”. “Sangue di animali mischiato a
quello dell’Uomo”? “Bestialità” la definiscono alcuni filosofi moralisti laici,
oltre ai religiosi tradizionalisti di ogni Fede. Così si va a intaccare la
“sacralità” dell’Uomo, lamentano alcuni teologi. Insomma, aumenta la diffidenza
di intellettuali laici, medici, preti e popolo; popolo che ormai non è
dappertutto il popolino emarginato e analfabeta del Belli, ma in alcuni Paesi
ormai comprende tutta la borghesia attiva, colta e perfino abbiente. Come
l’Emilia o la Lombardia.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ora,
però, i medici cattolici prevalgono sui religiosi e sembrano avere l’ultima
parola. In Italia, si lamentano della diffidenza popolare il già citato prof.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>Tommasini, responsabile per le
vaccinazioni a Bologna, e soprattutto il grande medico filantropo <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Luigi Sacco</b> che il vaccino se lo fa con
vacche italiane. A Milano e in tutta la Repubblica Cisalpina dal 1800 al 1810
vaccina di persona e gratuitamente circa 500 mila bambini e adulti (una media
di ben 136 al giorno, a quei tempi!), oltre a 900 mila vaccinati dai suoi
collaboratori, nella più massiccia campagna di vaccinazione mai effettuata in
Europa. E il numero dei vaiolosi a Milano e in Emilia (a Bologna Sacco sarà
chiamato nel 1801) per la prima volta crolla. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><b style="text-indent: 0cm;">L’incredibile paradosso del conte Leopardi
“modernista”</b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Le
contraddizioni si annidano in tutti gli angoli della Storia e si fanno beffe
della coerenza e della logica. E così proprio un intellettuale cattolico
ultra-tradizionalista avverso a ogni nuovismo è uno dei maggiori sostenitori
del modernismo della vaccinazione nello Stato della Chiesa, anzi in Italia.
Dopo il Tommasini, è il più tenace diffusore del vaccino nelle Marche e nello
Stato pontificio, con la differenza che è molto influente sul Papa. È il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">conte Monaldo Leopardi</b> di Recanati.
Tutti abbiamo imparato a conoscerlo a scuola, come padre del poeta Giacomo,
topo di biblioteca, severo difensore dell’ortodossia, poco meno che un “bieco
reazionario”. Ma la Storia smentisce i luoghi comuni. </span>Fatto sta che
all’età di soli tre anni nel 1801, regnante<span style="color: #333333; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> a Roma <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">papa Pio VII, Barnaba Chiaramonti</b>,</span>
il bambino futuro poeta e filosofo per iniziativa privata del padre è fatto
vaccinare, primo nelle Marche e nello Stato della Chiesa, come vanterà il conte
esagerando, “fiero di aver accreditato questa nuova benefica scoperta”. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;">Il bibliomane
conte Leopardi, pur nel “natio borgo selvaggio” di Recanati, ha già in biblioteca
il libro del medico inglese tradotto in italiano e stampato a Pavia nel 1800
(“Ricerche sulle cause e sugli effetti del Vajolo delle Vacche”), e ne diventa
subito un acceso propugnatore. Visto che né ad Ancona né a Roma le Autorità
sono provviste di “vaccina”- scrive nel diario – mentre l’epidemia infuria,
dall’amico <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">conte Doria </b>di Genova si
fa inviare la “marcia”, un filo impregnato di materia infetta che servirà al
medico di Recanati, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">dottor Alberini</b>,
per praticare con apposito pennino poco più che un graffio sul braccio dei
figli.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;">Erudito umanista
non alieno dalle scienze (ecco da chi eredita i geni il poeta Giacomo),
cattolicissimo, ultraconservatore, in seguito nominato anche Gonfaloniere
(sindaco) di Recanati, il conte Monaldo sorprende tutti, anche la Curia romana
che lo tiene in grandissima considerazione, diventando all’improvviso un
fervido apologeta e propagandista in tutte le Marche, anzi nell’intero Stato
pontificio, della vaccinazione anti-vaiolo, una sorta di “lady Montagu
italiana”, ma in pantaloni e spadino. Sarà sul tema l’ispiratore fidato di papa
Pio VII, neanche fosse un medico. Grazie alla sua influenza <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Papa Chiaramonti</b> incaricherà il card.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Consalvi</b> di redigere l’Editto
sull’obbligatorietà del vaccino (1822). A leggere le sue carte, quello che più
sbalordisce è la competenza da scienziato, lo spirito d’osservazione più che
settecentesco, maniacale, con cui scrive il “diario sanitario” in cui annota
minuziosamente, giorno per giorno, ora per ora, anche per fatterelli
insignificanti, l’evoluzione della breve “malattia” nei figli. Il più forte dei
quali risulta proprio Giacomo. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">Un attivismo frenetico anche sul
piano sociale che contrasta con la fama di misoneista e individualista scolpita
per sempre sui libri di scuola. Non solo esorterà vivamente i parroci, spesso
riluttanti o contrari; ma i bambini poveri portati dai genitori alla
vaccinazione avranno in regalo 5 baiocchi (1818). E, a riprova che ogni
propaganda di massa vuole delle penalità, il capofamiglia che non fa vaccinare,
a meno di motivata dichiarazione, è multato di ben 50 baiocchi. Anche se
l’Editto Consalvi, dal Leopardi promosso, non fu applicato, lo fu invece a
Recanati e nelle Marche, dove grazie al conte il vaccino fu di fatto
obbligatorio, ben prima della stessa Inghilterra che lo aveva inventato, e di
altri Stati italiani.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">Questo furore ”illuminista” e
paternalista “per il bene del cittadino” (che farebbe infuriare i conservatori
di oggi) in chi si dichiara nemico giurato dell’Illuminismo e vorrebbe tornare
all’Ancien Régime, fa sorridere, perché sarebbe tanto piaciuto al progressista
Voltaire. Che però non sappiamo se avrebbe còlto, come del resto il Leopardi,
il divertente duplice paradosso della Storia: i reazionari che non appena
possono agire diventano modernisti e rivoluzionari, e quindi autoritari; e i
liberali che trovata la verità da loro sempre negata la vogliono imporre con
autoritarismo e intolleranza.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;"><b style="text-indent: 0cm;">L’eterna dialettica tra solidarietà e
libertà, autorità e tolleranza.</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">Del resto, a Voltaire e agli altri
Illuministi, tutti presi dalla polemica in nome del Liberalismo contro la
“Chiesa che non vaccina” o lo fa senza convinzione, sfugge che una polemica
liberale dovrebbe rilevare elementi di paternalismo e autoritarismo anche nello
“Stato che vaccina” in modo sempre più stringente e obbligatorio, dalla fine
dell’Ottocento ricorrendo perfino alla polizia contro gli adulti. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">Così il primo vaccino della Storia
diventa occasione di scontro tra i diversi diritti che il nuovo Stato moderno liberale
afferma di tutelare. Di fronte al nuovo obbligo, accompagnato da dure sanzioni (il
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Vaccination Act</i> inglese è del 1840), le
autorità locali tendono a non farlo rispettare; ma nel 1871 la legge è
modificata per punire i funzionari inadempienti. E in Inghilterra come nell’America
del Nord si moltiplicano le proteste. A Leicester nel marzo 1885 oltre 20 mila
manifestanti si radunano vicino al castello di York per protestare contro l'incarcerazione
di sette attivisti. Una legge del 1898, disattesa da leggi successive,
riconoscerà la “obiezione di coscienza”. Che paradossalmente già la Chiesa di
fatto tollerava.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">La giusta solidarietà umana e
sociale, il bene comune, la tutela della salute e la pietà umana verso i malati,
che uniscono in teoria Cristiani e Liberali, non bastano più come contrappeso,
se si annulla o umilia – obiettano alcuni pensatori – la libertà intesa come
diritto all’integrità del corpo e della persona. L’Habeas corpus<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(letteral.: abbi il tuo corpo) accettato
nella Magna Carta dal re d’Inghilterra nel 1215 proteggeva nobili e religiosi,
e sarà esteso a tutti i cittadini inglesi nel 1679. Il re, cioè il potere, non
può da allora “mettere le mani addosso” a nessuno che non abbia commesso reati,
senza il suo consenso. Chi lo fa si pone fuori dello Stato liberale e di
diritto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">Ecco perché perplessi, quando non
duramente contrari, di fronte ai Governanti che impongono obbligatoriamente la
vaccinazione al cittadino adulto, tanto più se pensante e portatore di idee e
teorie che vanno rispettate anche se potrebbero essere al limite
scientificamente “false”, sono grandi filosofi, pensatori liberali e
scienziati, come il filosofo tedesco <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Immanuel
Kant</b> e il sociologo inglese <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Herbert
Spencer.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;"><b style="text-indent: 0cm;">Il vaccino e la “modernizzazione” della
Chiesa</b></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">La Chiesa, grazie alla sua
struttura monocratica, sa gestire meglio queste contraddizioni. Superata la
presunta incompatibilità morale-scienza, è comunque coinvolta dal contrasto tra
princìpi ed esigenze pratiche di salute pubblica, ma anche indirettamente tra
libertà e autorità. E bisogna riconoscere che, più dei nascenti Stati liberali
che ricorrono troppo spesso a multe salatissime, prefetti, questori, gendarmi e
carceri, evita di cadere nel nuovo “autoritarismo scientista”, da un lato
consigliando a tutti la vaccinazione per cercare di prevenire la malattie e la
morte, ma d’altro canto rispettando opinioni dissonanti e rifiutandosi di
punire severamente, multare o arrestare gli “obiettori di coscienza”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">In base ai documenti, la Chiesa non
espresse mai avversione dichiarata per nessuna delle due forme di inoculazione del
virus per la prevenzione dell’epidemia, come invece lasciano intendere il riportato
sonetto del Belli e le infondate dicerie, perfino nel Novecento, su papa Leone.
<span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Quando alcuni Papi furono dubbiosi, non lo furono mai in modo drastico, ma
molto moderato; mai vietando, ma limitandosi a garantire la libera scelta delle
famiglie e assicurando il dovuto supporto dei medici, comunque sempre obbligati
a vaccinare se richiesti. Diverso il caso di singoli ecclesiastici, predicatori,
parroci, frati. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Eppure, ancora in pieno Ottocento </span>persiste
la residua contrarietà di minoranze, sia di religiosi sia di laici, che
intendono giudicare e decidere unicamente in base alla propria coscienza. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Anzi, come mostrava già più d’un secolo prima
la parabola altamente simbolica del conte Leopardi, parrebbe ormai che le più
forti perplessità di fronte al nuovismo scientifico, almeno in materia di
salute, siano paradossalmente più frequenti nelle classi popolari delle aree
urbane e tra i moralisti laici o anticlericali, che della Chiesa. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 115%;">Così, cedono le ultime resistenze
religiose e laiche nella guerra contro il Variola virus, grazie al duplice
ricorso alla Tradizione, sia pure riscoperta e studiata dai medici
(variolizzazione), e alla moderna Scienza empirica che aveva tenuto d’occhio le
mungitrici (vaccino): ma grazie anche alle pressioni verso la gerarchia dei
tanti nuovi medici cattolici. Impegno che sarà lunghissimo: l’eradicazione
totale è del 1981, quasi tre secoli dopo le prime osservazioni del medico
italiano Pilarino sulla “femmina della Tessaglia”. La più grande vittoria della
storia della medicina, e della medicina “empirica”, commenta oggi l’Istituto
Superiore di Sanità.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;">Il vaccino ha
costretto alla “modernizzazione” la Chiesa quanto Rivoluzione francese,
Illuminismo e Industrializzazione?<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Un’ipotesi, quella dello storico della medicina <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Leonello Manzi</b>, suggestiva, ma esagerata. Forse ha segnato solo
l’inizio d’un lento processo di <span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">“superamento del ruolo della Chiesa come Stato
detentore di un potere temporale in grado di condizionare nazioni e popoli”,
sostiene lo storico. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Certamente,
se da questa nostra ricerca preliminare si può trarre una conclusione, non sembra
affatto vero che di fronte ai problemi medici, morali e di libertà aperti dalla
prima vaccinazione, i più anti-modernisti fossero i Cristiani, e i Cattolici in
particolare. Anzi, va loro riconosciuto, in complesso, un prudente e saggio
pragmatismo; visto che riuscirono a bilanciare come o più del mondo laico
princìpi e opportunità, pietà e libertà individuali, senza ricorrere alla
forza. Incomprensioni e geniali intuizioni riguardarono, piuttosto, l’intera
società del tempo, scusabile per l’assoluta novità della prevenzione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">N</span>ell’emergenza
della pandemia tra Settecento e Ottocento, nel falso scontro tra morale e
scienza, <span style="mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">i</span>l buonsenso dei Papi, perfino dei più intransigenti, fa intravvedere
una Chiesa che ricorre a quella parte del Logos che ha in comune con la
tradizione filosofica greco-romana, con l’antica sapienza ebraica e col moderno
pensiero laico-liberale. Cioè, quel principio di Ragione universale che
determina il Mondo.</p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="text-align: right;">NICO VALERIO</span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="background-color: transparent; text-indent: 0cm;"><span style="color: #660000;">Il Saggio è un totale rifacimento e ampliamento dell’<a href="https://mondodelbelli.blogspot.com/2017/08/vaccino-e-piu-reazionario-il-papa-o-il.html">articolo</a> critico-storico di Nico Valerio sul vaccino visto nei Sonetti di G.G. Belli, pubblicato nel 2016, cioè quattro anni prima dell’epidemia del Covid: “Vaccino
e Chiesa: storia curiosa. E lo diffusero due medici italiani”.</span></span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="background-color: transparent; color: #660000; text-indent: 0cm;">È consentita la citazione o la
ripresa letterale di brani tra virgolette, soltanto citando l’Autore e il sito.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p> </o:p></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%;"><span style="font-size: 10pt; text-indent: 0cm;">
</span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><b style="background-color: white; font-size: 10pt; text-indent: 0cm;">RIFERIMENTI</b></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; text-indent: 0cm;"><span style="font-size: 9pt; text-indent: -1cm;">ASSAEL BM.
Il favoloso innesto. Storia sociale della vaccinazione, Laterza 1995.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">BELLI GG. I
Sonetti. A cura di Giorgio Vigolo. 3 voll., Mondadori ed. 1952, rist.1978. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">BERCÉ YM,
OTTENI JC. </span><span lang="PT-BR" style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: PT-BR; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Pratique de la vaccination antivariolique dans les
Provinces de l’État pontifical au 19e s. Remarques sur le supposé interdit
vaccinal de Léon XII. Revue d’Histoire Ecclesiastique 103,2,448-466.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span><a href="http://www.brepolsonline.net/doi/10.1484/J.RHE.3.178"><span color="windowtext" lang="PT-BR" style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: PT-BR; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; text-decoration: none; text-underline: none;">http://www.brepolsonline.net/doi/10.1484/J.RHE.3.178</span></a><span lang="PT-BR" style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: PT-BR; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">FOSCHI F.,
Epidemie nella terra di Leopardi, Roma, Bulzoni 1983.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">GODKIN G.S.
Life of Victor Emmanuel II, MacMillan 1880, pp. XIII-XIV Introduzione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">INOIS G. Il
prete e il medico. Fra religione, scienza e coscienza, Dedalo 2016.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">JENNER E.
Ricerche sulle cause e sugli effetti del Vajolo delle Vacche (trad. it.) Pavia
1800.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">KEEFE
DJ. </span><a href="https://www.blogger.com/"><span color="windowtext" style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; text-decoration: none; text-underline: none;">Tracking a
Footnote</span></a><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">, Fellowship of Catholic Scholars
Quarterly, vol.9, n.4, pag 5-6, settembre 1986. </span><a href="https://www.catholicscholars.org/PDFFiles/v9n4sep1986.pdf"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">https://www.catholicscholars.org/PDFFiles/v9n4sep1986.pdf</span></a><span class="MsoHyperlink"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span class="MsoHyperlink"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">LEOPARDI G. “L’uso dell’innestare il vaiuolo venne in Costantinopoli, donde
passò in Inghilterra, e di là nelle altre parti d’Europa, dalla Circassia; dove
l’infermità del vaiuolo naturale, pregiudicando alla vita o alle forme dei
fanciulli e dei giovani, danneggiava molto il mercato che fanno quei popoli
delle loro donzelle” (Operette Morali, cap.V).<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">MANZI L.
Vaiolo, vaiolizzazione, vaccinazione a Bologna dai primi del Settecento ai
primi dell'Ottocento. Bologna 1968<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">PARINI G.
L’innesto del vajuolo (1765), in “Le Odi, ed. critica a cura di Dante Isella,
Milano, Ricciardi, 1975.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="background: white; font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">PORRO A., Luigi Sacco e la prima grande campagna di vaccinazione contro il
vaiolo in Lombardia, 1800-1810. Confronti, 4, 2012. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">RAYMOND JF.,
Querelle de l'inoculation, ou Préhistoire de la vaccination, Libr.Philosophique
J.Virin, Paris, 1982.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">SOMEKH rav A
Moshe. Vaccino anti-Covid, cosa dice la Halakhah. Moked, 19 gennaio 2022. </span><a href="https://moked.it/blog/2020/12/31/vaccino-anti-covid-cosa-dice-la-halakhah/"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">https://moked.it/blog/2020/12/31/vaccino-anti-covid-cosa-dice-la-halakhah/</span></a><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">TOMMASINI
G., Raccolta completa delle opere mediche: Con note aggiunte ed emende
tipografiche, Bologna 1836.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">VALERIO N., Vaccino
e Chiesa: una storia curiosa. “Il Mondo del Belli”, 2 agosto 2017.
https://mondodelbelli.blogspot.com/2017/08/vaccino-e-piu-reazionario-il-papa-o-il.html<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">VERRI P.,
Sull’innesto del vaiuolo, Il Caffè n.34 e 38, 1766) </span><a href="http://illuminismolombardo.it/testo/il-caffe-tomo-ii/"><span color="windowtext" style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; text-decoration: none; text-underline: none;">http://illuminismolombardo.it/testo/il-caffe-tomo-ii/</span></a><span style="font-size: 9pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> .<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Si
tratta o di lasciar perire o di conservar la vita alla decima parte del genere
umano”.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 115%; margin-left: 1cm; text-indent: -1cm;"><span style="color: red; font-size: x-small; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">AGGIORNATO IL 7 SETTEMBRE 2022</span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-49018173809668560652021-10-23T01:55:00.013+02:002021-10-24T11:12:37.905+02:00Coronavirus: gli errori di sanitari e politici, e il ricorso all’autoritarismo.<p><span style="text-indent: 0cm;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiHtC8C-bYLX-gtm3Y3XjXchS7TXSniRblkHPeeIA_d1V2dw-kNynhh3oJR3HvN73rRcYOfkc_coLlrZgSNsfbf9Qfv4f6qGVq8RaCjSuEvFiOVETmsTTFrTPov4ZqfUKiZtw2wA/" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="1438" data-original-width="1078" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiHtC8C-bYLX-gtm3Y3XjXchS7TXSniRblkHPeeIA_d1V2dw-kNynhh3oJR3HvN73rRcYOfkc_coLlrZgSNsfbf9Qfv4f6qGVq8RaCjSuEvFiOVETmsTTFrTPov4ZqfUKiZtw2wA/w300-h400/Discriminazioni+irrazionali.jpg" width="300" /></a></div>Mai in tempi recenti un virus,
venuto da chissà dove o prodotto da chissà chi, aveva cambiato così tanto la
nostra vita come il Coronavirus, rivelando – come il più terribile degli “stress
test” – la vera natura e solidità di Nazioni, Stati, sistemi politici-economici
e uomini, a maggior ragione gli insicuri Italiani, paurosi e a poco agio
con la Scienza.<p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">In Italia, dove dal famigerato patto
Veltroni-Berlusconi sul bipolarismo si scimmiottano gli Stati Uniti, non ci
sono più, purtroppo, i seri partiti ideologici d'una volta, che su un virus non si
sarebbero certo divisi (come non si sono divisi in Europa) e nell'affrontarlo sarebbero sicuramente stati più efficienti, senza ricorrere a ridicoli e controproducenti divieti (v. una norma a caso nel grafico accanto), e senza ostentare divise di generali per impressionare casalinghe e pensionati che "si fa sul serio". Per ridurre gli <b>effetti devastanti</b> delle terapie sbagliate e delle chiusure indiscriminate sarebbero bastate, oltre alle <b>autopsie precoci</b> (vietate dal ministro Speranza, v. oltre), le sensate <b>misure di controllo discreto e "a costo zero" degli assembramenti </b>elencate nel poster grafico di colore azzurro, v. oltre).</p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">E' vero che i Cittadini hanno reagito in modo diverso a seconda delle simpatie politiche? Sulla
pandemia e sulle misure restrittive i due poli fittizi della democrazia di massa, la <b>Destra </b>e la<b> Sinistra</b>, hanno preso spesso una diversa posizione, più marcata tra i Cittadini
simpatizzanti che tra i dirigenti. Quelli di <b>Sinistra </b>si sono mostrati
intimoriti, conformisti, quando non zelanti, prendendola sul serio e praticando
alla lettera distanziamento e protezioni igieniche. Quelli di <b>Destra</b>, più
spavaldi, hanno ostentato indifferenza, disobbedienza e talvolta un negazionismo
che ricordava quello di Trump e Bolsonaro. Perfino che ci siano stati più morti
totali dell’ultimo anno senza pandemia hanno contestato sul web. Per la verità
in alcune Regioni è stato proprio così: dove il Covid non ha infuriato, come
nel Lazio, la chiusura delle attività ha ridotto le morti per altre cause,
dagli incidenti stradali agli infarti. Effetti benefici collaterali, ma locali.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Ma che informazione, che <b>dibattito </b>c’è
stato sul web? Puntuale e ricchissimo (compresi documenti stranieri altrimenti
introvabili), superiore in quantità e particolari a Tv e giornali; peccato che
è stato ad alto tasso di faziosità, con poca selezione in alcuni casi tra fonti
serie e invenzioni di propaganda. Non ho avuto tempo per rispondere a tutti gli
interventi di amici, conoscenti e sconosciuti sul tema. Ricordo, però, che la
difficoltà di dibattito sulla pandemia, o peggio la <b>censura </b>sul dibattito (si è
verificata più volte su Facebook e altrove) hanno imposto <b>la “voce ufficiale”
del Governo e delle Autorità Sanitarie, un nuovo “politicamente corretto”</b>. A cui
si è contrapposta logicamente, accanto ad antitesi fondate, una raffica di notizie infondate degli obiettori.
Un male contro l’altro. Sempre la censura porta a questo. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGbtj5Lu56S4rx7cZAAYhjLkR4i-7F6qAWeRwEqzqHKpt8FasrWFQcNJe4gakUgUAeV0MqD5K5EP5S2wVb368zTmvMp-ZTcDG2FgCl-pyF004kz6W36OEZyOgxmcDE29DnLyYxGA/" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" data-original-height="506" data-original-width="723" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGbtj5Lu56S4rx7cZAAYhjLkR4i-7F6qAWeRwEqzqHKpt8FasrWFQcNJe4gakUgUAeV0MqD5K5EP5S2wVb368zTmvMp-ZTcDG2FgCl-pyF004kz6W36OEZyOgxmcDE29DnLyYxGA/w400-h280/Virus+di+Destra+o+Sinistra.png" width="400" /></a></div>Invece, dibattito ordinato e
rispettoso, dialogo, critiche anche durissime e polemiche sono fondamentali in
un sistema liberale, tanto che se mancano o sono vietati anche questo viene
meno. Fatto sta che sul Covid non sono mancati <b>mistificazioni, manipolazioni, esagerazioni,
faziosità, estremismi da ambo le parti:</b> i fautori della Sinistra difensori a
spada tratta del Governo e degli onnipresenti <b>virologi-epidemiologi </b>in Tv (che hanno detto di tutto), e i
fautori della Destra critici o super-critici, con frange consistenti di No-Vax
e No-Pass. Comunque ammetto che il contributo dei <b>critici </b>è stato determinante
per conservare un minimo di dibattito liberale e <b>libertà di pensiero sulla
scienza, la medicina pratica e le misure autoritarie di Ordine Pubblico
</b>suggerite spesso dagli stessi medici o epidemiologi..<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Se solo la gente sapesse <b>selezionare
</b>le notizie! Consiglio sempre di fare da filtro a quello che si sente o si vuole
dire, perdendo solo pochi minuti per documentarsi sulle migliori fonti sia pure
del web, non sul primo post o blog a caso. Nelle <b>discussioni</b>, nelle polemiche dirette – commenti e
chat – sarebbe utile usare un trucco del <b>metodo socratico</b> descritto da
Platone, sconosciuto in Italia, Paese in cui non si sa discutere: stare
esattamente alle parole ultime dette dell’interlocutore, e solo su quelle concordare
o dissentire; non parlare d’altro o di cose laterali, precedenti o di tutto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDpLOK-3f4NrHer19o1VtnE5Ts74EOWHwlMav5GDPjzfRgt7ZZPIz4srOidaiLHPoU7XcPMuOzStPjCjYLyM3aN-NQqGOyvCVQ7pvJSfeIVv_jq24aknewIFOu9WAVTj_lv6kFNg/s1057/No+chiusure%252C+no+lockdown+2020.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="719" data-original-width="1057" height="272" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDpLOK-3f4NrHer19o1VtnE5Ts74EOWHwlMav5GDPjzfRgt7ZZPIz4srOidaiLHPoU7XcPMuOzStPjCjYLyM3aN-NQqGOyvCVQ7pvJSfeIVv_jq24aknewIFOu9WAVTj_lv6kFNg/w400-h272/No+chiusure%252C+no+lockdown+2020.png" width="400" /></a></div>Ma la novità è l’ <b>aggiornamento del
rapporto ufficiale sui decessi </b>da Covid, che riserva molte sorprese a chi non
aveva seguito i precedenti aggiornamenti.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="text-indent: 0cm;">L’ULTIMO RAPPORTO DELL’ISS (Istituto
Superiore di Sanità) sui decessi totali da coronavirus riporta uno studio su
centinaia di cartelle cliniche da cui si ricava che sui 130.468 decessi
registrati dalla fine di febbraio 2020 solo 3.783 (appena il 2,9%) era dovuto
al Covid in sé. Le altre 126.685 morti erano dovute alle gravi e plurime
malattie preesistenti che i pazienti, per lo più anziani, avevano prima di
essere colpiti “anche” dal Covid, fino a 2, 3, addirittura 5 malattie gravi. In
particolare, il 65,8% dei morti registrati in Italia come “morti da Covid” era
in realtà malato di ipertensione arteriosa (pressione alta), il 29,3% di
diabete, il 24,8% di fibrillazione atriale. il 17,4% di malattie polmonari, il
16,3% aveva avuto un tumore negli ultimi 5 anni; il 15,7% aveva scompenso
cardiaco, il 28% una cardiopatia ischemica, più di 1 su 10 era obeso, più di 1
su 10 aveva avuto un ictus, il 23,5% era in stato di demenza, altri ancora
avevano malattie gravi al fegato, erano in dialisi o avevano malattie
autoimmuni. Su quei poveri malati indeboliti e con scarse difese immunitarie il
coronavirus deve aver dato il colpo di grazia. E probabilmente lo avrebbe fatto
anche una normale polmonite o una banale influenza. Infatti erano migliaia ogni
anno “normale”, cioè prima dell’attuale pandemia, le morti per queste due
malattie.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Dopo aver dato la Parola ai dati del
Rapporto aggiornato dell’ISS, per evitare equivoci grossolani o semplificazioni
manichee, preciso come la penso io sull’intera faccenda. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Il CORONAVIRUS SI E’ MOSTRATO NON
PERICOLOSO, PERICOLOSISSIMO, non è un’influenza qualunque (probabilmente è
stato programmato dall’uomo: v. studi in Australia e Usa, e pareri di due premi
Nobel ecc); perciò non andava né va preso sottogamba. Anzi si possono accusare Regioni,
Governo, Tecnici, Scienziati e Sanitari italiani nel 2020, e in alcuni casi anche dopo, di averlo in un primo momento aggredito <b>poco e male</b>, senza prevenzione (non avevamo un Piano aggiornato, come altri Paesi europei, i posti letto nei Pronto Soccorso degli Ospedali erano stati ridotti per insensate "economie" dalla Sinistra e dalla Destra anni prima), né attivazione
di Informatori sui viaggi aerei dalla Cina (colpa anche di Intelligence e Sanitari
doganali, forse, se ancor oggi, di nuovo da Orio sul Serio, senza controlli, sono potute entrare in Italia le larve della temibile zanzara coreana che resiste all’inverno). </p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">E poi, al contrario, entrata nel <b>pànico</b>, l'intera classe politico-scientifica-sanitaria ha deciso di pigiare il pedale dell' <b>allarmismo</b>, con una imponente, spesso ottusa, campagna psicologica e di divieti (quasi mai ex lege, più spesso per Decreti ministeriali o Regolamenti), organizzando una stretta di freni <b>autoritaria </b>mai vista prima, ricorrendo anche a pletorici Comitati Tecnici e Commissari unici di cui si è interessata anche la Magistratura. E a completare la messiscnea dello <b>Stato di Emergenza </b>in cui tutto, ma proprio tutto, doveva essere previsto e normato, all'italiana, non poteva mancare un militare in divisa, un generale degli Alpini con tanto di penna sul cappello, spettacolo altamente allusivo e simbolico che a parte le alluvioni e i terremoti non si vedeva dai tempi del Fascismo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">INADEGUATO IL GOVERNO CONTE-SPERANZA
(che sarebbe meritevole d’inchiesta). Regioni e Governo all’inizio (febbraio 2020), come imbambolati,
hanno riflessi lentissimi e tentano di negare la gravità dell’epidemia, su pressione dei produttori della Lombardia. Così si svegliano troppo tardi, con un
mese di ritardo, quando il Covid lasciato libero è ormai senza freni e i morti cominciano a essere molti. E ai cittadini che
consigliano? Nulla di concreto ed efficace. Non obbligano immediatamente, al
limite inviando i carabinieri, i <b>medici di base</b> a curare i cittadini con i
farmaci ordinari nei primissimi giorni, quando anche il Covid (è dimostrato da
studi e medici seri) è curabile in casa o al telefono-email nella maggior parte
dei casi, inviando invece <b>tutti in ospedale </b>dopo la famigerata raccomandazione “Tachipirina
(oltretutto farmaco sbagliato: abbassa la febbre che è utile difesa del corpo,
e non è un anti-infiammatorio come l’Aspirina) e vigile attesa”, e piegandosi
alla vergognosa paura dei Sanitari Ospedalieri, terrorizzati – poverini – che i
Pronto Soccorso si riempivano (vergogna: come se la funzione dei PS fosse di
essere vuoti, come se i soldati piangessero per i troppi nemici o i Vigili del Fuoco si
lamentassero dei troppi incendi), mentre interi piani di Ospedale erano-sono non
utilizzati. In realtà i PS in Italia hanno medici inesperti o disorganizzati
(ne sappiamo qualcosa anche personalmente) e bisogna formare <b>nuovi sanitari seri </b>e <b>togliere la Sanità
alle Regioni.</b><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">QUANDO SI FECE DI TUTTO PER NON FAR STUDIARE
IL COVID ED EVITARE LE MORTI. Gravissimi gli <b>ordini sbagliati, i comportamenti
conformistici e le omissioni del Ministero della Salute</b> retto da Speranza, inappropriato
e zelante dominus di questa infelice vicenda sanitaria italiana, che proprio
quando il virus comincia a colpire duramente emana l’incredibile <b>circolare
n.11285</b> in cui invita medici e magistrati a <b>non effettuare autopsie </b>sui
cadaveri. Per la verità, segue ciecamente l’ottusa <b>direttiva OMS</b> che si
preoccupa delle precauzioni igieniche, anziché della salute dei malati e della
ricerca! Nelle pandemie infettive, infatti, le autopsie sui cadaveri sono
altamente pericolose: i virus possono contagiare il personale e diffondersi
ancor più. Peccato, perché ricercatori medici e inquirenti legali avrebbero
scoperto subito che <b>non di polmonite o insufficienza polmonare, cioè di virus</b>, morivano
a migliaia i colpiti dal Coronavirus, ma di diffusa <b>embolia trombotica</b>,
provocata nelle vene dalle abnormi reazioni immunitarie del corpo. E quindi
servivano ben altri sistemi terapeutici, altri medicinali, magari più ordinari:
in certi casi bastavano cortisone ed eparina. Altro che soli respiratori! A
saperlo. Ma il primario Gianatti e il collega Sonzogni dell’Ospedale Papa
Giovanni che eroicamente fanno di testa loro e si mettono a fare migliaia di vietate
autopsie, lo scoprono e informano la comunità scientifica (pochi mesi dopo apparirà
un loro studio su <i>Journal of Clinical Medicine</i>). Meriterebbero un <b>premio</b>: gliel’ha
conferito Mattarella? Crediamo di no. Ad ogni modo, bella f<b>iguraccia
internazionale del Governo italiano</b> e dell’OMS che hanno ottusamente decretato
il <b>lockdown anche della… ricerca</b>, ritardando lo studio del Covid. Senza quella
direttiva chissà quante <b>migliaia di ammalati di Covid si sarebbero salvati </b>nella
prima fase. Nel suo piccolo, sta cercando di appurarlo il PM di Brescia al
quale i parenti di molti malati si sono rivolti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">“E ALLORA GLI ALTRI PAESI?”. L'Italia
è stata paradossalmente il <b>modello</b> per tutti i Paesi occidentali semplicemente perché <b>il primo
paese d’Europa colpito dall'epidemia </b>proveniente dalla Cina (via aeroporti di
Bergamo-Orio al Serio e di Milano), e anche perché conoscendo l'intelligenza e
la capillarità della Sanità italiana (stereotipo ormai sfatato proprio per come
ha trattato la pandemia nella Penisola) gli altri Paesi ci hanno <b>imitato </b>alla
lettera per risparmiare tempo, salvo poi rettificare e andare per la propria
strada quando hanno visto che i nostri conti di malati e deceduti erano
eccessivi, da Paese del Terzo Mondo, solo perché i sanitari <b>conteggiavano come Covid
tutti i morti anziani con molte patologie gravi. </b>Questo significare “<b>gonfiare</b>”
il numero di decessi. Per quale scopo ormai è chiaro. In Germania invece (intervista
del 2020) i malati gravi con varie patologie che morivano di Covid non venivano iscritto
nel conto Covid. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">RESTRIZIONI E DIFESA DAL CONTAGIO.
Regioni e un Governo di politici per caso, paurosi ma furbetti, ha approfittato
del panico tra sanitari (ripeto: inammissibile, solo italiano, anche perché la
pressione sugli ospedali era stata provocata dalle stesse regole sbagliate date da Sanità, Regioni, Governo) e popolazione, specie nel 2020, per imporre misure drastiche
a tutti, senza sottilizzare, con logica militare ottusa. Misure per lo più
stupide e autolesioniste che hanno distrutto la economia e i diritti (v. video di elicottero delle Forze dell'Ordine che insegue un uomo che corre da solo in una spiaggia deserta e quindi totalmente priva di rischi).
Tale è stata la <b>cattiva informazione </b>data a Cittadini, nonostante che la Televisione parli ogni giorno di Covid, che ancor oggi ci sono guidatori in auto e
passanti isolati con mascherina o con inutilissimi guanti, mentre in autobus
pubblici non un cartello è stato mai affisso per invitare i passeggeri a non
parlare e ad aprire i finestrini (misure più che sufficienti a ridurre molto il
rischio). Ricordo anche gli “esperti” tv, laureati, che invece di dare questi
consigli fondamentali, prescrivevano di “sanitarizzare” le superfici, anziché
stare lontani, stare all’aperto (parchi, monti e spiagge soprattutto) e
soprattutto non parlare addosso agli altri, cose ancora non chiare alla
popolazione più ignorante d’Europa, specie in cose scientifiche (e gli stessi
laureati risentono di questa depressa base culturale: si sono viste certe
inquietanti facce o espressioni da scemi…<span style="font-family: Wingdings; mso-ascii-font-family: "Times New Roman"; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: "Times New Roman"; mso-symbol-font-family: Wingdings;"><span style="mso-char-type: symbol; mso-symbol-font-family: Wingdings;">J</span></span>).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">CONFORMISMO GENERALE E DIRITTO AL
DISSENSO. Come tutti i Paesi depressi e ignoranti da secoli, la sorda,
sotterranea, voglia di autoritarismo, di uno solo che comanda (la Storia dice
tutto: non per caso solo in Italia ci sono stati in sequenza Fascismo con 20
anni di Dittatura, 40 anni col più forte Partito Comunista d’Occ., ricorrente qualunquismo
anti-Politica con Giannini-Berlusconi-Bossi-Di Pietro-Grillo, ecc), ha subito
creato un diffuso movimento conformista di totale adesione ai divieti anche
balzani e all’autorità, qualunque fosse, che ha meravigliato gli stranieri,
abituati alla disobbedienza italiana, e li ha shockati (“oddio, se perfino gli
italiani casinisti obbediscono disciplinati come un sol uomo, perdendo migliaia
di miliardi, vuol dire che la pandemia è terrificante”). Vi ricordate i
bambini, le maestre elementari, le casalinghe con gli striscioni al balcone o
le spille “io resto a casa” (stupida misura che va bene solo per i singoli, non
per famiglie di 2-3 generazioni compresi vecchi deboli e bambini che veicolano
facilmente virus). Il risvolto del conformismo è la emarginazione del dissenso
e della critica, l’ avversione, l’ odio per chi fa obiezioni anche razionali,
anche portando prove di altri medici, premi Nobel, catalogati in blocco – cose
vere e cose false – come sottocultura, rimbambiti, fake-news, anti-scienza,
rigurgiti di destra, fascismo, tutte etichette a loro volta fasciste che in Italia,
paese unico al mondo, si appioppano alle minoranze, anziché alle maggioranze
come nei paesi civili. Perfino in guerra c’era stato in Italia più dialogo e
dibattito tra esperti o tra stato e popolo, o tra vari gruppi del popolo. E
questo conformismo ha toccato tutti i mezzi di comunicazione: tv, giornali,
web, social. Si è permessa addirittura la censura sul dibattito su Facebook,
istituendo (e il partito democratico in Italia si è distinto come il primo
fautore di censure, non per caso, provenendo dalla sinistra Dc e dal Pci)
addirittura commissioni di controllo sulle immagini e notizie pubblicate. Io
stesso sono stato censurato solo per aver pubblicato innocenti foto di
infermiere inglesi ai tempi della spagnola. Ora si arriva addirittura alle
provocazioni e infiltrazioni di stato, rendendosi utili idioti pronti alla
bisogna quei minimi e irrilevanti gruppuscoli di palestrati col braccio teso
che imitano la ridicola “presa del campidoglio” dei fans di Trump a Washington.
<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Inoltre l’assurda volontà di
<b>vaccinare tutti, quasi di forza, il 90 o 100% della popolazione,</b> mentre mesi fa si parlava del
70%. Se non basta neanche il 70%, che è tanto, se si susseguono varianti del
virus (nei manuali hanno ricordato i premi Nobel, tra cui Montagnier, c’è scritto che <b>non si
vaccina in corso di pandemia</b>, ma prima che scoppi, perché si formano numerose <b>varianti più aggressive</b>),
vuol dire che questa pandemia <b>non può essere debellata </b>come l’influenza
stagionale o l’epatite, dobbiamo abituarci a <b>coabitare </b>col Coronavirus, senza
isterismi, con la massima prudenza individuale, cercando il più possibile di <b>convivere </b>bene.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Poi il PASSAPORTO VERDE più
pervasivo e autoritario per svolgere ogni attività importante (già escluso
esplicitamente dall’Unione Europea, quindi anti-europeo), vera discriminazione
anti-costituzionale, e la vergognosa reiterazione continuata del decreto di
stato di emergenza, anch’essa unica tra i paesi liberali. E né il Capo dello
Stato (che impose l’avv. Conte), né la Corte Costituzionale hanno emesso il più
flebile vagito.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">E ALLORA? Quindi, in sintesi, da
divulgatore scientifico, amante della Salute e della scienza (sed magis
veritas), e da liberale doc, sono in teoria pro-vaccini e per il diritto di uno
stato a vaccinare la popolazione. Ma sono assolutamente per la totale libertà
dell’individuo adulto, tanto più in presenza di malattie, di vaccinarsi e far
vaccinare i suoi figli, o no. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Anche perché questo vaccino è
diverso dai soliti vaccini che sono solo “parti di virus” o “virus uccisi o
attenuati” (virus naturali, questo non si sa, sembra modificato ad hoc, hanno
detto due Nobel) e lasciano fare tutto alla naturale risposta immunitaria del
nostro corpo. Quindi sono favorevole perfino come naturista. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Questo c.d. vaccino è invece un vero
farmaco che agisce sulla genetica di ogni cellula e che può dare a cascata rari
ma strani effetti collaterali come ictus e trombosi (che i veri vaccini non
danno, semmai a chi è soggetto shock anafilattico e poco altro; a me il vaccino
antinfluenzale e anti-pneumococcico provoca spesso una brutta
bronchite-polmonite), e quindi è giusto che ogni cittadino o malato valuti “se”
vaccinarsi o no.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Ugualmente sono per la totale
libertà di scienza e di critica, anche radicale, purché non-violenta, e contro
ogni autoritarismo o censura atti che devono, anzi, essere puniti severamente
come attentati alla costituzione ecc. Nessun dissidente deve essere perseguito.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Stato e regioni devono educare,
convincere con la corretta informazione, veritiera, pluralista e non faziosa e,
non con la repressione. E non si basino sul consenso dei produttori o di
estremisti liberisti alle maniere forti: il loro, mascherato da altruismo, è egoismo
per fare profitto a tutti i costi [questo può sembrare in contrasto con la mia
denuncia – sopra – dei troppi danni economici, ma una piccola riduzione di
lavoratori a causa di qualche defezione è sempre meglio della indiscriminata
chiusura totale che c’è stata].<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Piuttosto, i politici pensino a
riorganizzare preventivamente la Sanità nel modo migliore, selezionando in modo
diverso i medici di base, e non chiudendo ospedali e pronto soccorso (v. Per
citare solo il Lazio quanto hanno fatto sinistra e destra). Inoltre, tutti
questi anziani molto malati e debilitati morti di Covid di cui parla l’ISS,
tenuti in vita artificialmente con i farmaci, non sono solo “dovuti alla
vecchiaia” come ripetono per comodità i medici, ma la conseguenza della mancata
prevenzione o educazione (compreso ISS) di stato, regioni e medici. Le malattie
non bisogna aspettare che si manifestino in forma grave per poi tentare,
fingere di curarle, ma vanno evitate, prevenute per quanto possibile. Stile di
vita e alimentazione corretta fin da giovani possono ridurre del 50% le
malattie. Disincentivare i luoghi chiusi e inquinati, creare grandi parchi con
molti alberi in ogni quartiere o paese, dove poter camminare per ore,
dovrebbero essere la norma. Invece si pensa sempre all’automobile e ad altri
veicoli diseducativi (bici e monopattini elettrici). E medici, nutrizionisti,
preparatori sportivi, amministratori locali, stampa e Tv non danno ogni giorno
indicazioni pratiche, anzi, sono diseducativi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">E se lo Stato non sa prevenire o
educare, “grida vendetta al Cielo” che quella durezza che non si era mostrata
contro il Covid al suo apparire, né contro i medici di base vigliacchi tappati
in casa, né contro le Autorità Sanitarie che avevano prescritto ai malati di
restare a casa in vigile attesa e di “non recarsi nello Studio del medico di
famiglia”, né contro i Sanitari ospedalieri che lamentavano l’affollamento
pensando più alla propria comodità di lavoro che alla salute dei Cittadini, non
può essere applicata contro chi non si vaccina o protesta giustamente contro il
Passaporto anticostituzionale e anti-Europa.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 24 OTTOBRE 2021</span></p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-80712841547581752662021-08-22T19:14:00.007+02:002021-09-27T17:15:27.643+02:00La mia Lega Naturista contesta lo Zoo, e la cosa non piace alla rivista femminile.<p style="text-align: left;"><span style="font-size: 20pt; text-indent: 0cm;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4OdFHVKPTmIhs2qiTc3W5QxiPCKh0klKYukKNyR2HY8u0BHNPtBh0uIkUi2XLcyVndDOCb1PrsJGt5GjBY_gIEAcCwxzGzRGkWLcpAXke1Q9O-cfIDJzmxFR-fVLrDGg8sADn0w/" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="494" data-original-width="669" height="247" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4OdFHVKPTmIhs2qiTc3W5QxiPCKh0klKYukKNyR2HY8u0BHNPtBh0uIkUi2XLcyVndDOCb1PrsJGt5GjBY_gIEAcCwxzGzRGkWLcpAXke1Q9O-cfIDJzmxFR-fVLrDGg8sADn0w/w320-h247/Zoo+animali+in+prigione+%2528vignetta-disegno+USA%2529.png" width="320" /></a></div><div style="text-align: left;"><span style="font-size: 20pt; text-indent: 0cm;">GLI ZOO SERVONO, OPPURE
SONO DEGLI </span><span style="font-size: 20pt; text-indent: 0cm;">INUTILI LAGER?</span></div></div><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: left; text-indent: 0cm;"><span style="mso-bidi-font-style: italic;"><o:p> "</o:p></span><i style="text-indent: 0cm;">In occasione della riapertura dello zoo di
Roma [il 31 agosto 1976], la <b>Lega Naturista</b> ha inscenato una violenta (*) manifestazione per
chiedere, in tutta Italia, la chiusura dei «lager degli animali». «Anche per i
bambini rappresentano un'immagine diseducativa». «Sono diventati solo un luogo
di sopraffazione e di violenza». È vero? Sentiamo gli esperti"</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center; text-indent: 0cm;"><span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-font-weight: bold;"><o:p> </o:p></span><span style="font-size: 10pt; text-indent: 0cm;">Daniela Manasse, Annabella n.42, 19 ottobre
1976</span><i style="text-align: left;"><o:p> </o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><i>Roma, ottobre. </i><span style="mso-bidi-font-style: italic;">«D</span>omenica, se farà bel tempo, ti
porteremo allo zoo a vedere le scimmie e gli elefanti». Quante volte abbiamo
fatto questa promessa ai nostri figli? I genitori sono convinti tra l'altro
che una visita allo zoo sia non soltanto divertente, ma addirittura
necessaria, in quanto unico mezzo per permettere la conoscenza del mondo
animale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma è poi veramente così? Lo zoo serve davvero? Per
l'ennesima volta questo problema si è posto, in termini precisi e immediati,
ai romani. Recentemente, infatti, dopo cinque settimane di chiusura per
lavori di ristrutturazione e restauro, lo zoo di Roma è stato riaperto al
pubblico. <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">E </span>al momento
della riapertura, com'era da aspettarsi, è subito risorta l'annosa polemica
sull'opportunità dell'esistenza degli «zoo lager». Davanti alle porte del
giardino zoologico, gli aderenti alla Lega Naturista esibivano cartelli di denuncia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ci ha detto <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Nico Valerio,
</b>della<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> Lega Naturista</b>: «Siamo
contrari agli zoo per una infinità di ragioni. La prima: gli zoo mutano l' equilibrio
creato dalla natura tra gli esseri viventi. Faccio un esempio. Attorno a ogni
animale grosso si trovano, sempre, tanti animali piccoli con i quali, di
fatto, il primo stringe una mutua alleanza. Bene, se noi allontaniamo
l'animale grosso dal suo luogo naturale, anche gli animaletti piccoli spariscono,
modificando in qualche modo le abitudini di vita dell'animale grosso.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">« Il "secondo punto" », prosegue <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Valerio</b>, « per cui auspichiamo la
soppressione di questi orrendi recinti è che anche dal punto di vista
psicopedagogico lo zoo è completamente sbagliato. Non è <span lang="ES-TRAD" style="mso-ansi-language: ES-TRAD;">educativo </span>che i bambini imparino a
conoscere gli animali dietro le sbarre in quanto finiscono per considerare
giusta la violenza e la sopraffazione dell'uomo».<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Fino a che punto ciò è vero?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Risponde il pedagogista Rovaglioli: « Per il bambino è
importante vedere gli animali da vicino, perché ai suoi occhi gli animali
diventano dei veri e propri simboli: il leone è la forza, la scimmia è l'astuzia,
il cervo è la timidezza e così via. Ma se è vero che questi simboli sono
stimoli necessari alla fantasia, è anche vero che, nel vederli chiusi in
gabbie, il bambino avverte l'esistenza di una separazione, acquisisce perciò
il fatto che gli uomini, per soddisfare il proprio piacere o il proprio
egoismo, possono dominare gli altri esseri viventi».<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma se aboliamo le gabbie, nessun bambino (e nessun adulto)
potrà conoscere e vedere da vicino i cosiddetti animali feroci. <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">E </span>allora? «Si vedranno al cinema»,
è la drastica risposta della <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Lega</b>.
Per tutti gli altri casi, la soluzione è quella dei parchi nazionali, dove
l'habitat dell'animale è completamente rispettato. Solo nel suo ambiente
naturale, infatti, l'animale <span lang="FR" style="mso-ansi-language: FR;">conserva
</span>il suo comportamento e le sue abitudini. Fra lo zoo tradizionale (tanti
animali, di ogni paese, in poco spazio) e il parco nazionale (pochi animali,
tutti nostrani, in tanto spazio) c'è una via di mezzo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A proporla è Arturo Osio, membro del WWF <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">(World Wildlife Fund): </span>«Per migliorare questa
situazione» dice, «basta rendere le gabbie meno anguste, recintarle con delle
siepi, attaccarvi un cartello con su scritto le abitudini e le differenze di
ogni razza. In fondo a Basilea, Francoforte e Londra le cose vanno meglio,
anche se gli zoo continuano a esistere.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">«Ma il problema dello zoo», spiega ancora Osio, «non è tutto
qui. Un discorso a sé meritano quelle organizzazioni che per rifornire gli
zoo comunali non si fanno scrupoli sia per quanto riguarda la cattura di
queste povere bestie, sia per le condizioni in cui le spediscono sui mercati
europei. Catturano gli oranghi dando fuoco agli alberi, spediscono i falconi
cucendogli le <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">pal</span><span lang="ES-TRAD" style="mso-ansi-language: ES-TRAD;">pebre, </span>infilano i puma in
cassette da gatti. È un'orrenda speculazione che si può facilmente abolire: <span lang="ES-TRAD" style="mso-ansi-language: ES-TRAD;">basta </span>un continuo
scambio di animali, riprodotti in cattività, tra i vari giardini zoologici».<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In queste condizioni uno zoo più «umano» è possibile?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non ancora o, almeno. non subito: anche gli uomini devono
imparare ad andare allo zoo. Dice infatti Sergio Spinelli, zoofilo e
allevatore, consulente della Rai-TV: « La gente pensa che l'animale non ha
sensibilità e perciò lo addita, lo deride, lo spaventa, quando non gli getta
cibo pericoloso per la sua salute. <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">E </span>poi, comunque, tanta gente tutta insieme, come alla domenica,
disturba la sua tranquillità. Lo zoo, insomma, per trasformarsi in un luogo
"vivibile" per gli animali deve innanzi tutto insegnare agli uomini
cosa sono realmente gli animali e di che <span lang="ES-TRAD" style="mso-ansi-language: ES-TRAD;">cosa </span>realmente hanno bisogno <i>»</i>.</p><p class="MsoNormal">Daniela Manasse</p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal">NOTE</p><p class="MsoNormal">(*) "Violenta"? E' chiaro che al settimanale femminile la nostra protesta non piaceva. Tutta la mia intervista fu tagliata, e rimase una frasetta ottusa, che non ricordo proprio di aver detto, che mi fa apparire una specie di talebano. Cosa impossibile. Difendevo gli animali, certo, e a quei tempi erano ristretti in recinti non a misura di vita animale. Ma non ero affatto un estremista. In realtà, ad Annabella lo zoo tradizionale piaceva: le mamme vi potevano portare i bambini. E poi quale "violenza"? Tre ragazzi assolutamente non-violenti che reggevano tre grandi cartelli, come allora si usava. Gli "uomini-sandwich" li avevano inventati sulle strade di Londra e New York proprio come alternativa alle proteste violente, con urla, amplificatori e slogan aggressivi. Ricordo che io stesso, preparando l'azione davanti al restaurato Zoo di Roma il <b>31 agosto 1976</b>, la prima manifestazione della neonata LEGA NATURISTA [v. sul movimento del Naturismo l'unico articolo storicamente fondato] da me fondata pochi mesi prima, avevo avvertito debitamente la Questura e i Vigili Urbani, invitandoli a presenziare, assicurando che neanche i megafoni sarebbero stati usati, e che i tre manifestanti sarebbero rimasti fermi davanti all'ingresso di Villa Borghese. E così fu. Arrivarono anche i fotoreporter dei due più importanti quotidiani della città, Il Messaggero e il Tempo. Quelle rare e preziose foto le ho perse nella chiusura della editrice Tattilo negli anni 90: erano rimaste sui tavoli di lavoro perché avevamo appena pubblicato su Scienza 2000 un articolo rievocativo. Le sto cercando di nuovo. Ma ora mi è molto difficile contattare da privato i nuovi responsabili degli Archivi fotografici dei due quotidiani romani. Comunque, volete saperla tutta? Oggi rifarei tutte le mie battaglie di gioventù della Lega Naturista, dal I Referendum contro la Caccia all'Alimentazione naturale e integrale; ma forse, anzi, sicuramente, quella sulla chiusura degli Zoo non la rifarei, e proprio per le considerazioni del pedagogista Rovaglioli qui intervistato. Giù allora c'erano meravigliosi filmati a colori di National Geographic e BBC (altro che "li vedano al cinema!" come mi fa dire la giornalista prevenuta: erano comunque filmati costosi e non alla portata di tutti. Gli zoo, magari resi più selvaggi e ingranditi, li terrei. Con tutto che oggi ci sono meravigliosi video di animali selvatici per bambini e adulti, allora impensabili (pensiamo solo all'aggressività dell'ippopotamo... chi se l'immaginava? o alla velocità e agilità eccezionale del facocero, allora ritenuto un placido e perdente suino, fino all'invisibile gatto selvatico rivelato solo dalle foto-trappole di notte), visibili gratis a tutte le ore anche su YouTube. NICO VALERIO</p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-11294753103912044892021-08-18T12:01:00.013+02:002021-09-22T00:06:47.646+02:00SCIENZA, ma a quale titolo? Studioso, divulgatore, docente o giornalista? <p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 13.5pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg53n0wT0hMyGsaLBLDbU2r7TATbtvM1nliZmCPmgzxj7K28860L1pqckaXancaWWt22sguWPosMZaHsLfl95LjP3gd8WpqK4PZSDX4qXvCzOpDyCkq2u0AMgPlHOogU7ZWntOxIg/s663/Reporter+con+notizie+false+%2528particolare+modif+da+Wikipedia%2529.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="542" data-original-width="663" height="262" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg53n0wT0hMyGsaLBLDbU2r7TATbtvM1nliZmCPmgzxj7K28860L1pqckaXancaWWt22sguWPosMZaHsLfl95LjP3gd8WpqK4PZSDX4qXvCzOpDyCkq2u0AMgPlHOogU7ZWntOxIg/s320/Reporter+con+notizie+false+%2528particolare+modif+da+Wikipedia%2529.jpg" width="320" /></a></div>SCOPERTA. E’ stato trovato
durante scavi archeologici un vaso istoriato antico. Come, da chi e a quale titolo la notizia è comunicata al pubblico? Oppure, uno studioso
suggerisce il motivo per cui una specie animale ha vista così corta. O ancora è stato isolato un nuovo composto tossico in una verdura che si
mangia di frequente. Oggi, poi, è sempre più frequente il caso d'una nuova o rivoluzionaria tesi scientifica emersa ristudiando meglio “a tavolino” vecchie ricerche altrui già
pubblicate (review, vuol dire rivedere, passare di nuovo in rassegna) alla
luce di nuove conoscenze o di criteri innovativi. Insomma, c'è una notizia di argomento "scientifico". Chi se ne occupa, il cronista o lo scienziato? Vediamo che accade in questi casi<p></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">TRATTAMENTO. Tutti i mezzi di comunicazione di ogni
ordine e grado si gettano sulla notizia. Ma quali soggetti, quali media e soprattutto a quale titolo?
È bene saperlo per evitare equivoci.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><span style="font-size: 13.5pt;">A QUALE TITOLO? Il pubblico profano e perfino qualche
specialista, tende infatti a confonderne i ruoli e i mezzi di comunicazione. Per le persone meno acculturate tutto ciò che è scritto ha grande valore in sé, qualunque sia il mezzo. Ma anche a livello superiore, succede che perfino qualche
docente universitario è portato a dividere rozzamente e in modo manicheo i
ruoli dei comunicatori di una notizia scientifica solo in due categorie: i
<b>“giornalisti”</b> (per definizione ignoranti, superficiali e inattendibili, il che in parecchi casi è anche vero) e gli
<b>“accademici”</b> o <b>"scienziati"</b> (per opposto stereotipo super-esperti, profondi e infallibili, cosa che in alcuni casi è vera).<o:p></o:p></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Dei “<b>giornalisti</b>” farebbero parte secondo questa
bipartizione diffusa non solo tra il “popolino”, cioè le persone più semplici e
ignoranti, ma paradossalmente anche tra insegnanti e scienziati, chiunque
scriva su carta stampata e web, o parli in tv, radio, YouTube, compresi
annunciatori e presentatori di programmi video.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Degli “<b>scienziati</b>” farebbero parte, sempre secondo
questo luogo comune, tutti gli studiosi e ricercatori di istituti universitari,
membri di accademie specializzate, docenti universitari della materia,
archeologi, chimici, biologi, epidemiologi, astronomi, giuristi, economisti
ecc.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;"><b></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: 13.5pt;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNdroSoCeYxXerFyZ7V-lOqJFEPyFWwhqvP3z2fH2PPZOeo60qHvfrcXnWnzb9iehGxsMg4DViGhnEGidMXLt6gm2pFK5nJKH-toPTIQA6P7yU53vR1AzyCwuF6JX5cIHm7gQdVg/s897/Pagina+del+Manuale+di+Terapie+con+gli+Alimenti+MTA+-+Copia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="897" data-original-width="572" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNdroSoCeYxXerFyZ7V-lOqJFEPyFWwhqvP3z2fH2PPZOeo60qHvfrcXnWnzb9iehGxsMg4DViGhnEGidMXLt6gm2pFK5nJKH-toPTIQA6P7yU53vR1AzyCwuF6JX5cIHm7gQdVg/w408-h640/Pagina+del+Manuale+di+Terapie+con+gli+Alimenti+MTA+-+Copia.jpg" width="408" /></a></b></span></div><span style="font-size: 13.5pt;"><b>Ma non è così semplice.</b> Cerchiamo di delineare più in
dettaglio le varie figure che trattano la scienza, un tentativo di sintesi
estrema che si presterà sicuramente a critiche o precisazioni, e che lascerà
tutti, me compreso, un poco insoddisfatti, anche perché tra alcune categorie i
confini non sono così netti, alcuni termini sono visti da qualche dizionario
come sinonimi, e poi ci sono persone versatili che svolgono diversi ruoli in
commedia (p.es. il ricercatore che dopo aver studiato e sperimentato e
pubblicato lo studio, lo divulga pure, e magari alla tv, spesso commettendo
errori più gravi del peggior cronista alle prime armi). La classificazione che
segue è perciò solo un vano tentativo di chiarire le idee (se non le confonderà
ancor di più) al famigerato profano:<o:p></o:p></span><p></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">CRONISTA o corrispondente locale. Facciamo il caso che
nel ridente paesino di Roccantica, in corso Garibaldi, durante i lavori per
l’acquedotto, gli operai abbiano portato alla luce un bellissimo vaso greco con
molte figure, rotto in più pezzi. Il sindaco ha fatto transennare l’area e
bloccato i lavori. Chi deve occuparsi di diffondere questa notizia che il pubblico ritiene “scientifica”? Innanzitutto un giovane e inesperto <b>collaboratore locale,</b> che
non è neanche un giornalista, ma un informatore che ogni tanto “scribacchia” di
locale squadra di calcio in serie D o riferisce di pettegolezzi sul parroco o
sulle polemiche del Consiglio comunale. È già un lusso se si muove dal
capoluogo un vero <b>cronista </b>anziano ed esperto, cioè un <b>giornalista </b>attento alla
cronaca della provincia. Ma di “scientifico” che potrà dire? Nulla. Dovrà dire
soltanto che l’ingegnere capo-cantiere, come vuole la legge, ha avvertito della
scoperta la Soprintendenza competente per luogo, che da parte sua ha già inviato un
funzionario specializzato in archeologia che sta già procedendo a una prima ricognizione e analisi in loco dei frammenti. Ma una cosa del genere, visto che si tratta d’un
vaso molto istoriato e, sembra, con tutti i pezzi per ricomporlo, non può finire qui.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">GIORNALISTA. Il giorno dopo dalla città arriva un
<b>giornalista </b>anziano<b>, </b>di livello superiore, per approfondire il caso con più tempo a
disposizione, maggiore completezza, maggiore esperienza o cultura. Già è in
grado di incrociare dati generali e intervistare esperti, testimoni, cultori
della materia, eruditi locali. Cita la tesi esagerata d’uno storico locale
secondo cui il vaso "è il più bello mai trovato in Italia a memoria d'uomo" (sapete come sono nella provincia meridionale...), ma anche una
prima prudente ricognizione d’un archeologo dell’Università più vicina che avanza
l’ipotesi personale che, invece, possa trattarsi di opera secondaria della scuola ceramica
di Lyssos, nota per copie non pregiate e produzioni commerciali fatte apposta per i ricchi collezionisti Romani; ma – mette le
mani avanti – le analisi e le vere indagini storico-archeologiche sono tutte da
fare.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Come si vede, questo giornalista, perfino se fosse un "<b>giornalista scientifico</b>", cioè specializzato, in questo stadio si muove ancora nella
“<b>cronaca</b>”, non sta facendo “<b>divulgazione scientifica</b>” (v. oltre); primo perché
non ne avrebbe la competenza, in secondo luogo perché manca ancora lo studio
scientifico da “divulgare” o almeno un documento che lo preannunci, p.es. un
comunicato che avanzi ipotesi o anticipia le probabili conclusioni dello studio.
Siamo ancora alle parole, interviste e opinioni.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Ma che accade se, gli esperti (<b>ricercatori </b>o <b>storici</b>, cioè <b>studiosi</b>) concordano rapidamente
sull’origine e il valore del vaso, prima ancora che sia emesso un vero
documento (gli studi ci mettono mesi, se non anni, per esser pubblicati)? Il
giornalista ne parlerà, eccome, dando la notizia scoop, ma senza entrare in
dettagli scientifici. Si limiterà a riportare frasi “virgolettate” o il
riassunto del comunicato stampa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">DIVULGATORE SCIENTIFICO. Può essere – pochi lo sanno –
sia un <b>giornalista specializzato</b> di cultura ed esperienza, cioè un <b>giornalista scientifico</b>, sia uno specializzato scrittore o
<b>intellettuale </b>qualsiasi, sia uno <b>scienziato</b>, sia addirittura l’<b>autore stesso
dello studio</b> in questione. <b>La divulgazione scientifica, come dice la parola, è la diffusione dei risultati della scienza, in particolare di una o più
ricerche, anche ai massimi livelli, al pubblico dei non specialisti, dopo un'opportuna rielaborazione anche profonda del testo, ma senza
nulla togliere alla serietà, complessità e completezza della ricerca.</b></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">L’ <b>ideale</b>, si usa ripetere come un tradizionale brocardo, è che dopo il trattamento del divulgatore scientifico i risultati dello studio o della scoperta siano <b>comprensibili non solo agli altri giornalisti, ma a una persona di media cultura,</b> magari specializzata in altri campi, p.es. a
un ingegnere, avvocato, docente di scuola, professionista di cultura medio-alta
e altri vagamente interessati alla materia; <b>ma "anche alla loro portiera"; senza minimamente dispiacere agli specialisti. </b></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Una <b>semplificazione eccessiva o disinvolta </b>è la norma sui giornali e in tv. Non può essere divulgazione l'articolo che non cita <b>fonti </b>esatte controllabili </span><span style="font-size: 18px;">(l'Università non basta, servono autori, titolo, rivista, numero, anno)</span><span style="font-size: 13.5pt;">; <b>oggetto </b>reale della ricerca (si lascia sempre credere all'azione di un farmaco o una dieta nell'uomo; ma spesso si tratta solo dell'effetto di una sostanza isolata - una sola tra le centinaia di ogni cibo - in vitro, cioè su cellule isolate poste nella capsula Petri, o in vivo, di solito somministrata a topi o ratti, neanche normali ma di varietà artificiali allevati appositamente); <b>limiti </b>(p.es., uno studio sull'acido grasso palmitico o sul beta-carotene isolati non c'entrano nulla con l'olio di palma o la carota di cui pure quelle due sostanze sono importanti componenti... Anche questo equivoco mistificatorio si è verificato più volte, addirittura in conferenze-stampa dei ricercatori autori!), </span><b style="font-size: 13.5pt;">meccanismi </b><span style="font-size: 13.5pt;"><b>d’azione</b>, </span><b style="font-size: 13.5pt;">soggetti </b><span style="font-size: 13.5pt;">coinvolti (volontari sani o pazienti, poche decine o molte migliaia, solo americani o asiatici oppure anche europei, soggetti che hanno assunto farmaci per anni, o hanno avuto per anni una dieta pessima oppure ottima?), </span><b style="font-size: 13.5pt;">durata </b><span style="font-size: 13.5pt;">della prova (due settimane, 15 gg ripetuti dopo un intervallo, o sette anni?), <b>tossicità </b>ed </span><b style="font-size: 13.5pt;">effetti </b><span style="font-size: 13.5pt;">secondari durante e dopo l'esperimento, </span><b style="font-size: 13.5pt;">efficacia </b><span style="font-size: 13.5pt;">pratica (es., la vit. C, che si calcola per 100 g, citata nel peperoncino fresco o nel prezzemolo che si consumano solo a pochi grammi) e così via.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Non solo il web, dove chiunque si improvvisa cronista scopiazzando qua e là, ma oggi anche la tv e i giornali trattano le notizie "scientifiche" senza rispondere a questi requisiti di seria divulgazione. Gli studi così travisati e falsificati, buoni per un titolo a effetto, diventano rosee o allarmanti favolette per bambini, come certe sadiche favole dei fratelli Grimm, buonanima.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">La <b>forma e lo stile,</b> poi, devono essere quanto più <b>semplici e chiari per tutti;</b> senza di che, attenzione, verrebbe ugualmente a mancare la divulgazione scientifica. Perciò, è ugualmente sbagliato che non citare le fonti ed essere superficiali ripetere - come fanno la maggioranza dei cosiddetti "giornalisti scientifici" italiani - pari pari lunghi brani di uno studio scientifico o riprendere termini di gergo e concetti scientifici senza tradurli in buon italiano per tutti (il ricorso ai famigerati inutili "<b>paroloni</b>" (sempre perfettamente traducibili) è sempre un sospetto sfoggio di erudizione e snobismo </span><span style="font-size: 18px;">che nasconde insicurezza e spesso ignoranza</span><span style="font-size: 13.5pt;">, come anche l'abuso dell'inglese, oggi "koiné" linguistica della comunicazione scientifica internazionale, come fino alla fine del Settecento lo era stato, perfino in Gran Bretagna, il latino. </span><span style="font-size: 13.5pt;">Condizioni spesso </span><b style="font-size: 13.5pt;">utopistiche</b><span style="font-size: 13.5pt;">, ammetto nella comunicazione scientifica italiana. </span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">E' una vecchia questione, che forse ha a che fare non solo con le differenze di ricchezza e l'abitudine precoce al libro, ma anche, niente di meno, con le origini del Liberalismo, il dominio della Chiesa, l'antichità e laicità dello Stato; perché - guarda caso - i popoli abituati - a differenza di Italiani, Spagnoli, Portoghesi e altri popoli cattolici ecc. - a <b>leggere e interpretare la Bibbia liberamente e individualmente</b>, e a <b>spiegarla </b>ai presenti riuniti in assemblea (protestanti come anglosassoni, olandesi, tedeschi; ebrei ecc.), </span><span style="font-size: 18px;">sono quelli che hanno fatto sorgere <b>i migliori divulgatori </b>storici e scientifici. E' i</span><span style="font-size: 13.5pt;">mpietoso il confronto con l'analfabetismo italiano al 90% in fine Ottocento, l'assenza di scuole al Sud e il prete che in piena Roma metteva in guardia il popolano dal leggere i libri. </span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Ma il passato è passato, si dirà. Eppure gli <b>Italiani</b>, anche se la situazione sta finalmente migliorando, paradossalmente grazie al computer che instaura emulazione e controllo pubblico, hanno tuttora qualche problema con la buona divulgazione scientifica. Intanto, i<b> nostri studiosi non sanno divulgare,</b> spesso addirittura meno delle persone comuni. Forse perché provengono da strati sociali e aree geografiche a basso livello di lettura, o perché in Italia la scienza è stata a lungo una scelta scolastica residuale, di secondo livello ("non sono bravo in italiano-latino e greco, perciò mi iscrivo al liceo scientifico o all'istituto tecnico")? Fatto sta che grandi studiosi, scienziati e storici di valore non sanno scrivere e neanche parlare in tv, capacità ulteriori che sicuramente delineano e arrotondano il livello intellettuale complessivo. </span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">E poi in Italia si diventa spesso "giornalisti scientifici" solo perché al giovane giornalista "piace" la materia o il presunto prestigio che ne deriva, ma non per particolare </span><b style="font-size: 13.5pt;">capacità di divulgazione</b><span style="font-size: 13.5pt;">, che è a sua volta un'attività </span><b style="font-size: 13.5pt;">creativa</b><span style="font-size: 13.5pt;"> a se stante, una dote rara che vuole predisposizione, perché completezza, profondità, senso critico, senso della sintesi, rapida individuazione della gerarchia degli elementi, stile adatto e linguaggio, non si improvvisano. Così, solo così, il buon divulgatore svolge anche quell'opera di </span><b style="font-size: 13.5pt;">diffusione della cultura e maturazione critica dei Cittadini </b><span style="font-size: 13.5pt;">che né scuola, né università, e neanche la ricerca con le sue sole armi sanno fare. Altro che il semplice riassunto! Ecco perché proprio dal punto di vista culturale per paradosso </span><b style="font-size: 13.5pt;">un bravo divulgatore vale più d'un bravo studioso</b><span style="font-size: 13.5pt;">. Basti dire che i buoni divulgatori scientifici in Italia sono dell'ordine delle decine, tanto sono rari e perciò encomiabili, mentre i bravi ricercatori sono dell'ordine delle decine di migliaia.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">STUDIOSO, RICERCATORE, SCIENZIATO. Termini generici,
di solito intercambiabili, se non addirittura sinonimi, che però comprendono a
voler sottilizzare almeno due categorie di chi si occupa di scienza, alquanto
diverse tra loro, specialmente nell’impatto con gli organi di comunicazione.
Cerchiamo di classificare, ma inevitabili saranno approssimazioni, eccezioni,
casi che stanno a metà ecc.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">1. <b>Con titoli e in attività.</b>
Studioso-ricercatore-autore di studi-ricerche proprie come professionista o
ricercatore dipendente in attività e con titoli, da solo o in gruppo, anche su
studi altrui (review). Chiunque sia autore di uno studio (p.es. sperimentale o
di laboratorio (in vitro, in vivo), clinico (sull’uomo: volontari sani,
pazienti in ospedale), epidemiologico, storico-archeologico, giuridico,
agronomico, statistico, economico, linguistico, bio-chimico, nutrizionale
ecc,), pubblicato o non ancora, comunque di livello adatto alla pubblicazione.
In biologia, per modo di dire, è uno che “si sporca le mani” in laboratorio,
proverbialmente “dando per anni capsaicina ai topi”, o un nuovo farmaco a
degenti in corsia in modalità “doppio cieco”, o effettuando operazioni
chirurgiche con un nuovo metodo. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Ma, attenzione, <b>errori gravi nella comunicazione</b>, come il facile <b>sensazionalismo </b>(allo scopo di avere <b>notorietà </b>e <b>maggiori finanziamenti per la ricerca</b>), con tanto di ambiguità verso tesi anti-scientifiche (chiaro suggerimento subliminale per i titoli accattivanti dei giornali: ecco dove nascono davvero certe bufale), si sono verificati perfino quando a tenere la Conferenza stampa di presentazione del lavoro è stato non un giornalista scientifico accreditato dall'Istituto, ma addirittura il Direttore-coordinatore in persona, cioè uno scienziato. Famoso il caso di uno studio sull'acido palmitico isolato dato ai topi (sembrava aumentare il rischio di diabete) scivolato nella presentazione alla stampa sull'olio di palma, che di a. palmitico contiene grandi quantità, ma che non ha mai fatto registrare simile rischio, ed è neutro anche su ateromi e colesterolemia. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">2. <b>Senza titoli o non più in attività.
</b>Studioso-ricercatore-autore di studi a qualunue titolo, in attività
professionale o no (o al limite senza titoli accademici riconosciuti, pensiamo
a Croce, Eiffel ecc. Chiunque studia, scrive o elabora testi scientifici
(evidentemente in grado di farlo), cioè legge, analizza, oppure verifica, tenta
di rifare per conto proprio, confronta, obietta, critica in modo motivato,
suggerisce modifiche ecc, un qualunque studio, o collega-contrappone di propria
iniziativa e in modo intuitivo e creativo personale ricerche esistenti,
traendone proprie conclusioni e ipotesi, anche diverse e contrapposte a quelle
avanzata dagli autori. In ogni caso sempre fornendo prove, ipotesi plausibili,
mezzi d’azione probabili e riferimenti. P.es. la critica postuma degli studi e
le review, perfino da ex-scienziati anziani (p.es. il biochimico T.C.Campbell)
o premi Nobel, riservano spesso sorprese, cioè nuove scoperte che vanno
attribuite all’autore della review, non più o non solo agli autori primari.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Tranne il caso dello studioso pignolo che vuole
ripetere lo studio altrui per vedere “galileianamente” se funziona, questo
studioso quasi mai “si sporca le mani”. Ma spesso gli basta notare
incongruenze, difetti, limiti o pregi già nell’architettura della ricerca o
nella scelta dei soggetti, nei metodi dello studio o nelle conclusioni
pubblicate sulla rivista.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 13.5pt;">Anche così, alle volte lo studioso è capace, alla luce
di nuove conoscenze sopraggiunte nel frattempo e incrociando molte ricerche
(perciò di solito servono gruppi che setacciano le Banche dati dei motori di
ricerca, i molti milioni di articoli delle Riviste scientifiche che pubblicano
su internet), di re-interpretare i vecchi studi in modo nuovo, p.es.
dimostrando che non è vero che un uovo al giorno aumenti la colesterolemia, che
i grassi di per sé aumentino il rischio cardiovascolare, che i semi oleosi
provochino aumento di peso rispetto agli amidi o che i cereali integrali
portino a deficit di sali minerali. E così via. Insomma, anche le più fortunate
e intelligenti review di vecchie ricerche già note, reinterpretate possono
portare a interessanti scoperte.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 18px;">Ma ci sono casi di “<b>cultori della materia</b>”, una materia diversa da quella della propria laurea o specializzazione (p.es., biologi, medici, agronomi, fisici, farmacisti, ingegneri, matematici, avvocati, docenti, giornalisti che avevano iniziato da giovani come divulgatori), così versati, appassionati, critici e di lunga esperienza nella “nuova” materia, che non si limitano più a elaborare, diffondere e utilizzare Comunicati stampa degli Istituti di ricerca o “abstract” degli articoli scientifici, ma si sono abituati a s<b>tudiare direttamente gli interi studi originali; </b>sono capaci di <b>riunire e contrapporre vari studi</b>, di <b>formulare e verificare ipotesi originali</b>, di <b>portare prove appropriate.</b> Se non bocciati drasticamente ai primi tentativi dalla comunità degli esperti, come sarebbe giusto se dicessero castronerie, questi bravi “dilettanti” o “autodidatti”, come si sarebbe detto un tempo, non sono da considerare solo divulgatori scientifici, ma veri e propri “cultori della materia”, cioè di fatto <b>studiosi</b>. Che possono anche anticipare di molti anni la scienza comunemente accettata in un Paese.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 18px;">UNA ESPERIENZA DIRETTA. Posso assicurare che in Italia negli anni Settanta il medico di base restava a bocca aperta e poi manifestava contrarietà quando parlavo della fondamentale importanza dei cereali integrali e delle abbondanti porzioni di verdura e frutta ogni giorno. D’accordo, a Medicina non si studia(va) nutrizione scientifica. Ma anche gli “specialisti” dietologi e i docenti, che pur qualche studio dovevano leggere, come il compianto prof. Djalma Vitali sull’Espresso, consideravano queste “novità” scientifiche prese pari pari dalla nostra Tradizione, delle fisime, delle mode, insomma “faddism”.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 18px;">Così, tra libri Mondadori e articoli, toccò a me e non a qualcuno delle migliaia di dietologi ben retribuiti d’allora, di riproporre, quasi “creare” in Italia la teoria del tutto naturale e “tutto integrale” della Tradizione antica e del Naturismo medico-alimentare, compresa la frutta con la buccia. E non perché ha più vitamine, cosa non vera come scriveva giustamente Vitali, ma perché fibre, polifenoli e altri antiossidanti, oltre al resto, hanno dimostrato grande difesa dai radicali, perfino quando la mela non è da agricoltura biologica ma è inquinata. Oggi il tema è diventato con 20 anni di ritardo un “must” della Scienza, con milioni di articoli scientifici in cui si dimostra che verdura, frutta, cereali integrali e legumi prevengono un po’ tutto. E ovviamente, tale era-è la mole delle prove, che mai una critica negativa fu fatta ai miei articoli o libri-guide, diventati anzi, dagli anni Ottanta punti di riferimento anche per medici e alimentaristi. Eppure ancor oggi ci sono resistenze di “esperti” accademici, medici di base e nutrizionisti sul consumo quotidiano di uova e legumi, e qualcuno è rimasto in trincea contro i cereali totalmente integrali. Sbagliando, ovviamente.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="font-size: 18px;">Insomma, per la libertà e completezza della Scienza è talvolta necessario che l’impulso per le nuove idee e l’aggiornamento venga da non accademici precisi e appassionati, diventati sul campo “studiosi”. Altro che “divulgazione”.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="color: #2b00fe;">IMMAGINI</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><b style="color: #2b00fe;">1.</b><span style="color: #2b00fe;"> La corsa alla prima pubblicazione d'una notizia di qualche valore scientifico è spesso pari a quella di qualunque notizia. La prima notizia è quasi sempre di competenza d'un cronista, raramente di uno studioso, il quale interviene successivamente.</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><b style="color: #2b00fe;">2.</b><span style="color: #2b00fe;"> Ecco una pagina a caso del mio "Manuale di Terapie con gli Alimenti" (Mondadori). Manuali come questo, in cui si mettono insieme o a confronto, discrezionalmente, migliaia di studi, in cui si avanzano ipotesi o si smentiscono tesi, e in cui ogni affermazione si appoggia su riferimenti precisi a studi o review, vanno ben oltre la divulgazione scientifica e s'iscrivono piuttosto negli "studi".</span></p><p class="MsoNormal" style="mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto;"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 13 SETTEMBRE 2021</span></p><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-55577704273717327742021-07-30T18:51:00.004+02:002021-09-13T15:53:30.230+02:00MANUALE di Terapie con gli Alimenti, “l’opera più ambiziosa e significativa”.<p style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"> RECENSIONE DI <span style="text-align: center; text-indent: 0cm;">"ERBORISTERIA-DOMANI": ALTRO CHE "LA SALUTE IN TAVOLA"! </span></span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: 36pt; text-indent: 0cm;">LE TERAPIE </span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: 36pt; text-indent: 0cm;">SCIENTIFICHE </span></p><p style="text-align: center;"><span style="text-indent: 0cm;">"Nico
Valerio: divulgatore già noto per la sua manualistica, propone con il suo
Manuale di Terapie con gli alimenti </span><span style="text-indent: 0cm;"> </span><span style="text-indent: 0cm;">la
sua opera più ambiziosa e significativa".</span> </p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center; text-indent: 0cm;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-size: 9pt;">M.B</span></b><span face=""Verdana","sans-serif"" style="font-size: 9pt;">.[Michele Bernelli], Erboristeria Domani, marzo 1996</span><span style="text-align: left; text-indent: 0cm;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlwUpiVhAsnewxW6Co9AnA5LuyrR_vg57XL5IZMDdjyOjNbDlmg7XqMl-JRH3_pLN0kobmVfToh9gVjdhwa_7e3Yf9cbjh8x8QD8YVWyOp-FQEms4aJ9wAWZe76su7zvYnL_FboQ/s685/Manuale+Terapie+Alimenti+copertina+I+ed.+%2528NV+1995+medio%2529.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="685" data-original-width="450" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlwUpiVhAsnewxW6Co9AnA5LuyrR_vg57XL5IZMDdjyOjNbDlmg7XqMl-JRH3_pLN0kobmVfToh9gVjdhwa_7e3Yf9cbjh8x8QD8YVWyOp-FQEms4aJ9wAWZe76su7zvYnL_FboQ/s320/Manuale+Terapie+Alimenti+copertina+I+ed.+%2528NV+1995+medio%2529.jpg" width="210" /></a></div>Parafrasando un motto degli
strateghi militari, possiamo dire che «l'alimentazione è una terapia condotta
con altri mezzi». Si torna, insomma, ad attribuire importanza terapeutica agli
alimenti, riannodando un filo che ci lega ai padri della Medicina, da Ippocrate
alla Scuola Salernitana. E se la Nutritional Pharmacology non ha i crismi di
una disciplina a sé stante, nondimeno si moltiplicano le osservazioni
scientifiche che potrebbero fondarla: da studi mirati sui singoli alimenti (e
sulle migliaia di sostanze attive che li caratterizzano) a ricerche
epidemiologiche a vasto raggio che correlano la diffusione delle grandi
«malattie del secolo» a stili alimentari.<o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Era tempo, insomma, di riordinare la
mole dei risultati acquisiti, e proporla al di fuori dei «cenacoli» della
scienza. Lo fa, muovendosi con perizia fra una grande quantità di informazioni
(3162 riferimenti bibliografici) Nico Valerio: divulgatore già noto per la sua
manualistica che propone con il suo Manuale di Terapie con gli alimenti, la sua
opera più ambiziosa e significativa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il manuale ripercorre, in oltre 700 pagine, 30 grandi
monografie su sindromi, disturbi, problemi per i quali è ipotizzata una azione
terapeutica degli alimenti: spesso preventiva (dal grande capitolo sui tumori ai
preziosi studi sulle diete cariogene), a volte proponibile come vero rimedio
per una auto medicazione parallela all'intervento medico. Le monografie si
misurano con temi al centro dell'indagine scientifica: dall'Aids al
colesterolo, dall'obesità al tabagismo. Un indice dettagliato di oltre 150
voci, all'inizio del volume, riporta oltre alle voci principali anche le voci
«secondarie», patologie collegate o denominazioni popolari.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il manuale è stato realizzato in modo da consentire livelli
diversi di lettura; ed è quindi utile sia al medico di base che vi trova dati
affidabili, sintetici, esposti criticamente, riferibili a una bibliografia
qualificata; sia alle più varie categorie di consulenti e operatori, dal
dietista, all'erborista, all'addetto dei centri di alimentazione naturale; sia
al consumatore responsabile che vuole iniziare a tavola la cura della propria
salute. Ogni capitolo propone una descrizione precisa ma sommaria del problema
o della sindrome, con il dettaglio delle. manifestazioni dei sintomi; gli
alimenti più indicati vengono elencati di norma in ordine decrescente di
efficacia o di praticità nell'uso o di reperibilità (con un chiaro riferimento
ad eventuali cautele o controindicazioni). La sezione centrale «terapia e
prevenzione con gli alimenti» presenta in modo sintetico le più recenti
acquisizioni della ricerca, e talora dialetticamente contrapposte in base alle
conclusioni a cui sono pervenute. Rimandi, sommarietti a margine, riferimenti
bibliografici intessono l'opera rendendola più ricca e più viva.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non un manuale per l'auto diagnosi o l'auto cura, avverte
giustamente l'autore: ma di certo un'opera che orienta e rende consapevoli. La
miglior cura è la prevenzione; e la miglior prevenzione inizia a tavola. (m.
b.)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">NICO VALERIO, Manuale di terapia con gli alimenti,
SuperManuali Mondadori, pagg.740, lire 25.000.</p><p class="MsoNormal"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 13 SETTEMBRE 2021</span></p><p class="MsoNormal"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-42847976704182185482021-07-30T14:20:00.003+02:002021-07-30T14:21:41.243+02:00“LA TAVOLA degli Antichi” recensita da Lidia Storoni Mazzolani su Repubblica.<p style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"> UN SAGGIO SULLE ABITUDINI
ALIMENTARI DEGLI ANTICHI<i style="text-align: center;"><span style="font-size: 12pt;"><o:p> </o:p></span></i></span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: 26pt; text-align: left;">A TAVOLA
CON LUCULLO</span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>LIDIA STORONI, </b></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La Repubblica, 3 ottobre 1989</span><span style="text-align: justify;"> </span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; mso-no-proof: no;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ99sS2ED-P6j3FzIy1jARLnx7l3El9e5M_7MaGNyLmJxbis6WKK2RcqH_W5x85blnuoS1HkPpOriifZU8RIeAwkjKHp8fMahVIm06FEwc50SGz51GGmE3n871gU6qRjcC_gOexQ/s570/Tavola+degli+Antichi+copertina+%2528NV+1989+medio%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="570" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ99sS2ED-P6j3FzIy1jARLnx7l3El9e5M_7MaGNyLmJxbis6WKK2RcqH_W5x85blnuoS1HkPpOriifZU8RIeAwkjKHp8fMahVIm06FEwc50SGz51GGmE3n871gU6qRjcC_gOexQ/s320/Tavola+degli+Antichi+copertina+%2528NV+1989+medio%2529.jpg" width="225" /></a></div>DEGLI antichi
ormai sappiamo tutto. La serie di volumi intitolata «La vita quotidiana» ci ha
informati sui costumi, le abitudini degli uomini e delle donne d'altri tempi e
d'altri paesi: egiziani e cretesi, ateniesi ed etruschi, romani e ostiensi possiamo
seguirli ora per ora nelle loro varie attività, in tribunale, a teatro, al
circo, nelle nozze, ai funerali, nei banchetti. E' carente però l'informazione
sulla loro alimentazione; dei romani conosciamo meglio il codice che la
gastronomia, che le ricette della loro cucina.<p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">Sopperisce a questa lacuna uno studioso dell'alimentazione con
un volumetto che, dietro un tono scherzoso, cela una preparazione rigorosa
(Nico Valerio, </span><i style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">La tavola degli antichi.
In cucina con i Faraoni, con Pericle e Lucullo, con Nerone e Messalina, </i><span style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">Mondadori,
pagg. 318, lire 10.000). Se ne trae la constatazione, ovvia, che molte cose
sono cambiate nei secoli – gli antichi non conoscevano il tè, il caffè, il
cacao, gli alcoolici tranne il vino e la birra, le patate, le melanzane, i
carciofi, i pomodori, i fagioli – ma, allo stesso tempo, riconosciamo un'aria
di famiglia in molte pietanze, una continuità che è venuta meno in altri
aspetti della vita. Forse questo si deve al fatto che molti ingredienti sono
gli stessi di allora; e ci colpisce il lessico culinario. Come avviene con le
fiabe raccontate ai bambini, la trasmissione orale è quella che perdura più
immutata.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">L'autore incomincia dalla preistoria. Prima di
costruire capanne e intrecciare contenitori di giunchi, prima di allevare
animali e coltivare piante, mentre gli uomini andavano a caccia le donne
dell'età della pietra trascorrevano la loro giornata a raccogliere more,
ghiande, bacche, radici, miele, insetti (pare che le cavallette arrosto abbiano
un alto potere nutritivo), a togliere uova dai nidi e catturare piccoli animali
nel bosco. Poi, impararono ad addomesticare capre e pecore, a seminare farro, miglio
e orzo. Quando cominciarono ad avere un focolare, arrostirono la carne allo
spiedo; il bollito, che richiede attrezzi più elaborati, venne dopo.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">Furono gli egiziani a inventare il pane. Lo impastavano con i
piedi, lo facevano lievitare, lo cuocevano tra pietre arroventate; ma la farina
era di chicchi di farro, di orzo, di miglio. Cerere tardò molto a insegnare
agli uomini la coltura di quelli che portano il suo nome, i cereali: a Roma,
nella cerimonia nuziale tra patrizi – la classe conservatrice – , gli sposi consumavano
una focaccia di farro </span><i style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">(confarreatio), </i><span style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">per
rispetto all'uso anti</span><i style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">co.</i></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">In tutto il Mediterraneo si consumavano farinate
simili alla nostra polenta, fatte anche di purea di ceci e fave, e focacce tipo
l'emiliana piadina (le stiacce toscane). Si faceva largo uso di cipolle, aglio
e delle erbe odorose spontanee, come la malva, la menta, l'origano, il timo, il
rosmarino. Plinio nomina un migliaio di erbe commestibili, molte di più di
quelle che conosciamo noi; Catone raccomanda il cavolo e Cincinnato mangiava
rape</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">L'olio fu usato tardi come condimento (non ce n'è
traccia nell'Iliade); i greci appresero da siriani e giudei a selezionare
l'olivo dagli olivastri selvatici; era così prezioso che quando pronunciava il
giuramento che faceva d'un efebo un cittadino, il giovane chiamava a testimoni
«gli dèi, i confini della patria, il grano, l'orzo, le viti, i fichi, gli
olivi»: gli alimenti fondamentali. Nell'Iliade non vediamo mai gli eroi consumare
pesce; eppure, negli affreschi di Santorini è raffigurato un pescatore che porta
un mucchio di pesci appesi a un gancio e sui vasi di Creta e di Pylos sono dipinti
polpi che li avvolgono con i tentacoli; gli stessi che si vedono, sott'olio,
nelle trattorie del Pireo.</span><span style="font-size: 14pt; text-indent: 0cm;"> </span></p>
<p align="left" class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: left; text-indent: 0cm;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;">Il
castagnaccio amato dagli Etruschi<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; mso-no-proof: no;">In Grecia si
preparano ancora oggi involtini di foglie di vite, i<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> dolmades</i>; si<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>cuoce carne
allo spiedo su bracieri portatili fuori ella porta di casa (il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">suvlaki)</i>; si beve, come nell'antichítà,
un vino, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">retsina, </i>impregnato
dell'odore di resina, con la quale veniva spalmato l'interno degli otri di
pelle. E si vendono ancora, ad Atene come a Lecce e a Otranto, biscotti d'orzo
che rievocano il pane d'allora; si consuma, come gli antichi, formaggio,
agnello, coniglio, selvaggina (non più carne d'asino o di cane); ad Atene si
vendeva per le strade un tortino fatto d'olive, detto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sampsa, </i>nome che perdura nella voce <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sansa.</i></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">La dieta degli Etruschi, che nelle statue sepolcrali
appaiono obesi, non si differenziava da quella degli altri popoli mediterranei:
polentine di legumi o cereali tostati e macinati, ortaggi, pesce, animali da
cortile, selvaggina. Chi non ha visto, in una tomba di Tarquinia, l'immagine
d'un cacciatore che scocca frecce contro gli uccelli, mentre un pescatore si
china sulla sponda della barca per vedere, nell'acqua limpida, se un pesce ha
abboccato alla sua lenza? Secondo un'ipotesi non provata, furono gli Etruschi a
introdurre il castagno, che copre i colli dell'Alto Lazio; è certamente una
pietanza arcaica il castagnaccio, infarcito di uva passa e pinoli, steso su una
vasta teglia circolare.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">A Roma, i pastori nomadi che si insediavano con le
greggi sul colli, già dal XVI secolo a.C. facevano, come si desume dagli
attrezzi trovati, il burro; oltre agli uccelli acquatici che sorvolavano gli
acquitrini del Foro, certamente consumavano latticini: la ricotta fatta
all'aperto dai pastori che, prima della plastica, la conservavano nella «fiscella»
di giunchi intrecciati. La pecora doveva esser pregiata come alimento, oltre
che per il latte e la lana, tanto che, prima dell'introduzione della moneta,
serviva per lo scambio con i mercanti approdati all'isola Tiberina (lo provano
i vocaboli che ne derivano: da pecus, pecunia, peculio, peculato). Un ingrediente
prezioso, che ha fatto la fortuna di Roma, era il sale, portato da Ostia sul
Tevere o sulla via Salaria, che correva lungo la sponda sinistra del fiume e in
seguito proseguì fino alla Sabina. Serviva anch'esso per scambi e pagamenti
(donde la voce salario).</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">I romani consumavano molte fave, cibo energetico adatto ai
lavoratori, inspiegabilmente legato a riti religiosi e ritenuto l'alimento (o
addirittura la dimora) dei defunti; a Roma attualmente si confezionano fave
dolci il giorno dei morti. Con i chicchi di farro tostato e macinato le Vestali
preparavano la </span><i style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">mola salsa</i><span style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">, una
polvere con la quale si cospargeva il capo degli animali da sacrificio (donde
il vocabolo immolare); sulla polenta, fatta di cereali o legumi macinati, si versava
una salsa composta di ingredienti varii, olive, acciughe, formaggio: la </span><i style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">satyra</i><span style="font-size: 14pt; text-indent: 1cm;">, che secondo alcuni ha dato il
nome a un componimento poetico di genere misto. E doveva essere indigesta,
tanto da sentirsi sazi (saturi) dopo averla mangiata.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">Il pane, una focaccia non lievitata tipo galletta,
veniva cotto al forno nella stanza detta atrio (da ater = nero, perché il
focolare non aveva canna fumaria) e spesso era insaporito con semi di anice o
finocchio. I braccianti di Catone il Censore (III secolo a.C.) percepivano come
paga 875 grammi di grano al giorno, gli schiavi incatenati, che eseguivano
lavori pesanti, qualcosa di più. Il companatico consisteva in olive, aceto,
sale, pochissimo olio e frutta di scarto.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">Il rancio dei militari era la stessa dose di grano,
con il lardo proveniente dalla Lucania (la luganega); bevevano acqua e aceto
(non fu dunque crudeltà gratuita il gesto del legionario che porse a Cristo in
croce la spugna intrisa d'aceto). Durante l'impero diventò abituale un provvedimento
iniziato in momenti di carestia, e cioè la distribuzione gratuita dì pane ad
assistiti, che nel IV secolo ammontavano a 200.000.</span></p><p class="MsoNormal"><b><span style="font-size: 14.0pt; mso-no-proof: no;">A Ponza vivai nelle grotte</span></b></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">La carne era
un alimento di lusso e si consumava quasi sempre bollita, perché gli animali da
macello erano vecchi (nelle XII Tavole, V secolo a.C., è prevista addirittura
la pena di morte o l'esilio per chi macella un animale giovane e sano); più
tardi si imparò a mangiare pesce, allevato nelle isole (a Ponza sono visibili
gli antichi vivai nelle grotte); quando il consumismo dei ricchi divenne
sfrenato, si costruirono, oltre che voliere per uccelli esotici, vivai a
domicilio, le </span><i style="font-size: 14pt;">piscine; </i><span style="font-size: 14pt;">il</span><i style="font-size: 14pt;"> </i><span style="font-size: 14pt;">pranzo, di cui Valerio fornisce vari </span><i style="font-size: 14pt;">menu, </i><span style="font-size: 14pt;">incominciava con un antipasto in
cui figuravano immancabilmente le uova – di qui ha origine la frase </span><i style="font-size: 14pt;">ab ovo</i><span style="font-size: 14pt;">, così come da Licinio Murena, il
primo che le fece conoscere, hanno preso il nome le murene (Cesare ne offrì
6000 in un pranzo al popolo).</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">Nel Lazio, oggi, le donne chiamano «testo» la pentola
di coccio, come le remote massaie di Roma antica; un quartiere di Roma, il
Testaccio, ha preso il nome da un colle formato da un cumulo di cocci rotti, le
anfore buttate via al momento dello scarico delle navi. Le parole attraverso
umili sentieri ci conducono agli odori, ai sapori della nostra gente.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt;">LIDIA STORONI</span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-77097303916051899212021-07-29T00:24:00.000+02:002021-07-29T00:24:13.215+02:00 “LA TAVOLA degli Antichi” recensita da Debenedetti sul Corriere della Sera.<p> </p><div class="WordSection1">
<p class="MsoTitle" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 11.0pt; font-weight: normal;">ERBE RUSTICHE, FORMAGGIO ALL'AGLIO, TRENTA QUALITÀ DI MELE</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 11pt;"> PER UNA CUCINA PIÙ
SANA</span><span style="font-size: 8pt;"> </span></p>
<p class="MsoBodyText" style="text-align: center;"><span style="font-size: 22.0pt;">SCOPERTA L’ANTICA DIETA </span><span style="font-size: 22pt;">DI GIULIO CESARE</span><b style="text-align: center;"><span style="font-size: 8.0pt; mso-bidi-font-size: 10.0pt; mso-no-proof: no;"><o:p> </o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Verdana","sans-serif"; font-size: 9.0pt; mso-no-proof: no;"><b>ANTONIO
DEBENEDETTI,</b> Corriere della Sera, 29 luglio 1989</span></p></div>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; mso-no-proof: no;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp_h4qDODCDCCHbG8c2fzYXa0crNvFWsVDUE6w8a6xFyqXBHze1n1m2IeoS_afEjVf08Do22pzFAB012FJYW7MFiRXnQeFFfoMb6XideBgVj_7u-fmBM5N3Dw9Yrbgsyu5IbySHw/s600/Vaso+di+vetro+con+frutta+e+anfora+%2528Pompei%2529+affresco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="386" data-original-width="600" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp_h4qDODCDCCHbG8c2fzYXa0crNvFWsVDUE6w8a6xFyqXBHze1n1m2IeoS_afEjVf08Do22pzFAB012FJYW7MFiRXnQeFFfoMb6XideBgVj_7u-fmBM5N3Dw9Yrbgsyu5IbySHw/s320/Vaso+di+vetro+con+frutta+e+anfora+%2528Pompei%2529+affresco.jpg" width="320" /></a></div>Nei romanzi
del secolo scorso si mangia molto e si mangia troppo saporito. Nessun medico consiglierebbe
oggi di seguire quelle diete ricche di profumati ripieni, di ghiotte
selvaggine, di fritture e di dolci, che trovano i loro complici naturali in
vini fra robusti e insidiosamente vellutati. Gli scrittori di questi nostri
anni soffrono viceversa, dal più al meno, d'un atteggiamento di distaccata
sufficienza nei confronti della buona cucina: i loro personaggi si siedono
frettolosamente a tavola, evitando generalmente di soffermarsi sul menu.<o:p></o:p><p></p>
<p align="left" class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: left;"><span style="font-size: 14.0pt;">Molto più consigliabili, a scorrere il ricettario «De
re coquinaria» di Apicio o le pagine dei classici (da Plinio a Ateneo di
Naucrati, da Catone a Archestrato di Gela volendo escludere l'orgiastico
Petronio), ci appaiono viceversa i menu dell'antica Roma. I quali, con un po'
d'immaginazione, precorrono quei gusti e quelle mode gastronomiche dell'oggi,
che all'appetitoso recupero degli alimenti naturali associano efficaci campagne
contro colesterolo, trigliceridi e altri pericolosi inquilini del nostro
sangue.<o:p></o:p></span></p>
<p align="left" class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: left;"><span style="font-size: 14.0pt;">Per chi voglia soddisfare piccole e grandi curiosità,
spaziando fra storia della gastronomia e elementi derivati dalla ricerca
antropologica, è adesso disponibile un vasto affresco eloquentemente intitolato
«La tavola degli antichi» ovvero «In cucina con i Faraoni, con Pericle e
Lucullo, con Nerone e Messalina»: sono 328 pagine molto fitte che escono in
prima edizione, con evidenti finalità divulgative e di colto intrattenimento,
negli Oscar Mondadoriani (lire 10.000). Autore è il quarantacinquenne Nico
Valerio: studioso di alimentazione: ha già dato alle stampe saggi come «Tutto
crudo», «Il piatto verde» e via così.<o:p></o:p></span></p>
<p align="left" class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: left;"><span style="font-size: 14.0pt;">Per cominciare, anche nella lettura, nulla di meglio
d'un antipasto «naturale» desunto dalla lettura dei prosatori latini: insalata
di erbe rustiche, tartine spalmate d'un impasto di formaggio, sedano, aglio,
ruta, coriandolo, olio e aceto. Non mancano olive e schegge di formaggio
pecorino. Per secondo si può scegliere, accoppiando carni e verdure: agnello al
forno, lesso di mare alle erbe, arrosto al miele, cardi in umido, porri
gratinati al forno, malva alla Cicerone, broccoli stufati.<o:p></o:p></span></p>
<p align="left" class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: left;"><span style="font-size: 14.0pt;">Il dessert non può certo dirsi sguarnito: mostaccioli,
panini all'uva, purea di mele cotogne, frittelle. La fruttiera, poi, è
stracolma: mele di trenta o quaranta diverse qualità, pere, fichi, uva. Quanto
ai vini c'è solo l'imbarazzo della scelta: mezzo litro d'un «d.o.c» costa sui
30 denari, la stessa quantità d'un vino superiore ma non straordinario si paga
24 denari. Mezzo litro di vino ordinario, secondo il prezzario imposto nel 301
d.C. dall'imperatore Diocleziano, non supera il costo al dettaglio di 8 denari.
I tipi disponibili, secondo una tabella pubblicata da Valerio, sono oltre
trenta. Vino? Bisogna intendersi al riguardo: i «d.o.c.» degli antichi romani,
dopo essere stati affumicati per giorni nel fumarium, vengono «aromatizzati con
nardo di Siria o celtico, rosa, giunco odoroso, fiori di sambuco e di iris,
coriandolo, semi di sedano, anice, mandorle amare, cannella.<o:p></o:p></span></p>
<p align="left" class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: left;"><span style="font-size: 14.0pt;">A tutto questo si mescola, quale correttivo dell'amaro
e dell'acido, il miele. Quasi non bastasse, il cocktail così ottenuto finisce a
invecchiare in botti spalmate di pece greca o di resina di pino. Non stupisce,
dunque, che i bevitori legali, cioè «gli uomini maturi e i vecchi», gustino il
loro Albano o il loro Cecubo, il loro Falerno o il loro Labicano annacquati con
due terzi o addirittura con tre quarti d'acqua. Nella calura dell'estate, poi,
la soldataglia combatte l'arsura con acqua corretta all'aceto. Le signore
ricorrono a una bibita di latte arricchito con sedano e crescione. Alle giovani
vergini, che s'apprestano alla loro prima notte d'amore, si offre un decotto
analgesico a base di papavero, il cocetum. Una cucina più sana e appetitosa
dell'attuale, s'è detto.<o:p></o:p></span></p>
<p align="left" class="MsoBodyTextIndent" style="text-align: left;"><span style="font-size: 14.0pt;">Le duecento ricette (mancano fortunatamente quelle
relative alla preparazione delle pur diffuse pietanze a base di topo o di
cane), che figurano in appendice alle pagine dello scorrevole testo di Valerio
(e oggi chiunque può ripeterle senza troppa fatica), non sono soltanto una
curiosità o un invito a ritrovare insieme con il ricercatore, con l'archeologo
antiche golosità. Valgono una dimostrazione. I nostri antenati mediterranei non
conoscevano alimenti oggi giudicati indispensabili come il mandarino o la
melanzana, la patata o il pomodoro, il carciofo o il fagiolo, il caffè o la
cioccolata. Avevano dalla loro una quantità enorme di piante, tuttavia, che
rendeva molto più variati, più sorprendenti<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>sapori della loro tavola. In buona armonia con una natura che ospitava
ancora, fin sulle rive del Tevere, il cervo e il capriolo, il lupo e il
massiccio orso bruno.<o:p></o:p></span></p>
<p align="right" class="MsoNormal" style="tab-stops: right 567.4pt; text-align: right;"><span style="font-size: 14.0pt; mso-no-proof: no;">ANTONIO DEBENEDETTI<o:p></o:p></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-30871800047053084842021-07-13T22:14:00.011+02:002021-07-18T02:42:53.709+02:00INGHILTERRA ardita e arrogante. Ma quel mito snob è già finito da un pezzo.<p><span style="text-indent: 0cm;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><span style="text-indent: 0cm;"><div><span style="text-indent: 0cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsmm4pXyH6sVQ4j7rZDarBAleyR32iyn0_FumCUBxAXonVuMQlU4OBubxj8qhCTaog3bte69OzDVnl-3HAP8dbzE2QbWxwet5i2VVqIOcB8HiTtpfJPmGklaXmq1NfLQ4mP6SzvQ/s943/Bandiera+di+Inghilterra.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="633" data-original-width="943" height="134" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsmm4pXyH6sVQ4j7rZDarBAleyR32iyn0_FumCUBxAXonVuMQlU4OBubxj8qhCTaog3bte69OzDVnl-3HAP8dbzE2QbWxwet5i2VVqIOcB8HiTtpfJPmGklaXmq1NfLQ4mP6SzvQ/w200-h134/Bandiera+di+Inghilterra.jpeg" width="200" /></a></span><span style="text-indent: 0cm;">Da ragazzo ero un anglofilo di
ferro, sulla scia del mio Cavour, che però l’Inghilterra l’amava sul piano
politico-istituzionale e dei diritti politici, cioè delle garanzie individuali
rispetto alla Chiesa e al Re, e anche per il coraggio, lo spirito d’iniziativa, là diffusissimo e
da noi carente. Non so che cosa pensasse degli Inglesi come persone e come
popolo: bisognerebbe leggere le sue migliaia di lettere. Avrà già notato quanto, simili a noi per individualismo, ma opposti per amore connaturato del rischio e del comando, erano e sono altezzosi e insopportabili con le persone e i popoli che giudicano inferiori? Parlatene con gli Indiani.</span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"> Ad ogni modo, di quella infatuazione
mi è rimasta una MG antica, peraltro ideata e costruita così così, e con una taccagneria unica, per quello che costava; e anzi il club omonimo che ho contribuito a fondare ci
invita per lettera come "Mister", non come “Signori”, neanche fossimo tutti Commissari Tecnici di una squadra di calcio, cioè, volevo dire di "football". come se l'avessero inventato loro e non noi Toscani e Italiani, ereditandolo dai Romani che lo giocavano perfino negli accampamenti delle Legioni (anche lo stesso Augusto).</span></div></span><div><span style="text-indent: 0cm;"></span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLyo4LTYNPk8o9jRzOQvNrPpMVpIjEHQw3MBdRUH6PLWYbIoVJ2RRfm1LpCIO8lYG_dDx9fUzf6l0CxzGa8G5EB-DFkoD7W5zZcKlEJosag_IS-6xd5J4KwLTNjFXf0q34Ut-H8Q/s278/Union+Jack+bandiera+Gran+Bretagna+e+Regno+Unito.jpg" style="clear: right; display: inline; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="157" data-original-width="278" height="113" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLyo4LTYNPk8o9jRzOQvNrPpMVpIjEHQw3MBdRUH6PLWYbIoVJ2RRfm1LpCIO8lYG_dDx9fUzf6l0CxzGa8G5EB-DFkoD7W5zZcKlEJosag_IS-6xd5J4KwLTNjFXf0q34Ut-H8Q/w200-h113/Union+Jack+bandiera+Gran+Bretagna+e+Regno+Unito.jpg" width="200" /></a></div> Ma q</span><span style="text-indent: 0cm;">ueste pacchianate provinciali
un po' servili (noi Italiani siamo tagliati per la xenofilia), come la puree francese che deriva
dalla porréa della torta di porri fiorentina, o l’estragon che le nostre signore
snob hanno sulla bocca e comperano a caro prezzo, senza sapere che è il
dragoncello che l’italiana De’ Medici regina di Francia importò a Parigi), non
valgono la candela, come le terribili scarpe pesanti Clarks da vecchio farmer
che comperai a Londra, dalla suola così spessa e robusta che non si piegava
nella camminata. Tra l'altro la tomaia si ruppe subito.</span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"> In realtà bisogna arrivare alla
maturità per capire che la tanto strombazzata libertà degli Inglesi è solo la
"loro" libertà di popolo duro e insofferente del dominio (e regole)
altrui. Ma attenzione ho sempre detto che anche Stalin e Mussolini ci tenevano
alla proprio libertà.</span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"> Avrebbe dovuto metterci sull'avviso
che non hanno mai perso una guerra in tempi moderni, favoriti anche dalla
insularità e dal timore reverenziale abilmente diffuso in tutto il Mondo grazie
ai domini di Paese coloniale per eccellenza. Tutto hanno trafugato, tutti i
Paesi "inferiori" hanno violentato dall'India all'Irlanda alle
colonie Americane. Lasciandosi dietro una lunga scia di odio secolare, anche
per il tratto insopportabile, imperioso, arrogante e inutilmente crudele che
ostentano individualmente. Gli Americani se lo ricordano bene, anche se come
tutti oggi sono affascinati dal loro insopportabile snobismo. Il paradosso d’un
intero "popolo di mercanti", come lo definì qualcuno, abilissimi però, a differenza dei "mercanti" Italiani, molto meno intraprendenti e coraggiosi, che si finge
aristocratico o almeno snob. Insopportabile.</span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"> Ripeto, anche per i tanti
pseudo-liberali italiani, che quando si parla solo della propria libertà si è
spesso inclini a forzare quella altrui. E infatti non conosco popolo più
prepotente e strafottente di quello inglese. Loro hanno sempre ragione, dai consessi internazionali al
pub; loro si permettono qualsiasi ironia accondiscendente verso gli altri,
specie Italiani. Loro giudicano quello che è giusto e ingiusto, ma non devono
mai essere giudicati (e questo vizio ce l'hanno anche gli Americani, che
credono di essere i Nuovi Romani).</span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"> Solo i più falsi o cretini tra gli politicanti
Europei potevano illudersi di costringere la Gran Bretagna a una Unione con
altri Paesi in cui non avesse il comando unico e supremo. Più ancora dei cugini
popolari Americani, loro non solo non devono mai obbedire e devono sempre comandare
gli altri; ma non devono mai perdere in nessuna contesa. E fosse solo nel foot-ball, come si è visto prima e dopo la finale della Coppa europea tra Inghilterra e Italia, a Londra, con i giocatori inglesi che per stizza, quasi fosse un disonore, si tolgono la medaglia del secondo posto sotto gli occhi della Giuria, dopo che i loro tifosi avevano calpestato la bandiera italiana e malmenato turisti avversari! Gesti anti-sportivi che se fossero stati compiuti da altre squadre avrebbeto causato chissà quali penalità. Non solo, ma a distanza di giorni hanno disdetto vacanze in Italia, boicottato i ristoranti italiani a Londra e perfino indetto una petizione per "rigiocare" la partita. Insomma, ormai è chiaro: gli Inglesi, molto, molto più degli stessi Americani, non prevedono mai di perdere, e non sanno perdere. In ogni campo.</span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"> Vi ricordate con quante spese e quanta ridicola furia furono inviati armati fino ai
denti dalla "casalinga Thathcher", quasi una macchietta satirica del tipico Capo di Governo inglese rudemente decisionista (senza peraltro essere né un Gladstone, né un Churchill), a riconquistare gli
isolotti freddi, aridi e sperduti delle Falklands-Malvinas che un idiota governo argentino aveva riconquistato in cerca di avventure nazionalistiche che distraessere il popolo-bue dal disastro economico? E i tanti stolti Europidi ancora si meravigliano della Brexit! Piuttosto, avrebbero dovuto meravigliarsi molto (e sospettare) quando Inghilterra e Regno Unito aderirono all'Unione Europea, giustamente senza lo stolto suicidio della propria moneta. </span></div><div><span style="text-indent: 0cm;"> Con un popolo insieme così coraggioso, nazionalista, orgoglioso, individualista, sprezzante e
meschino, gli Inglesi, e tutti i Britannici, sono gli unici a potersi paradossalmente permettere Governi deboli.</span></div><div><span style="color: red; font-family: verdana; text-indent: 0cm;"><br /></span></div><div><span style="color: red; font-family: verdana; text-indent: 0cm;"><span style="font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 18 LUGLIO 2021</span></span></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-33768088445730780042021-06-22T02:35:00.004+02:002021-08-10T21:04:20.542+02:00YULIN. Scandalizza la carne di cane, che piace ai Cinesi come ai nostri Antenati.<p><span style="text-indent: 0cm;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuQh039zl7SKqJVx6La9ciGUo58aGh7kHQtOBDykkL__QaS5tVFQSBWOtDTiz6wHavdShLOKQvMAApSkcYxkoZf_xC6ft1mLXj0tKAVWEEN7aLJ46fQWrqiw-pW_cE6KDrv4jOzw/s1077/Cani+arrosto+in+vendita.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-indent: 0cm;"><img border="0" data-original-height="1077" data-original-width="714" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuQh039zl7SKqJVx6La9ciGUo58aGh7kHQtOBDykkL__QaS5tVFQSBWOtDTiz6wHavdShLOKQvMAApSkcYxkoZf_xC6ft1mLXj0tKAVWEEN7aLJ46fQWrqiw-pW_cE6KDrv4jOzw/s320/Cani+arrosto+in+vendita.jpg" /></a></div>LA FESTA AL CANE. Col Solstizio
ritornano a Yulin (Cina, e dove se no?) le bancarelle e le rosticcerie
all'aperto dedicate ai cani, o meglio alla loro carne, di cui gli unici veri
onnivori al Mondo, i Cinesi, sono particolarmente ghiotti. Gli Indiani a Yulin
digiunerebbero e fuggirebbero scandalizzati. Meno industri dei Cinesi, ma
certamente più compassionevoli e meno violenti verso gli animali (anche se agli
Umani, anche femmine, e ad altri animali non “sacri” come la vacca e in alcuni
templi la scimmia, qualche bastonata la danno volentieri) dicono in un famoso
proverbio satirico che “I Cinesi mangiano qualsiasi cosa striscia, nuota, vola,
corre, cammina”.<p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Ma dico io: con tutto quello che il
loro larghissimo regime alimentare gli permette, dai pipistrelli ai serpenti,
ai ratti sulla brace, si attaccano proprio agli utili e affezionati giovani
cagnolini, per definizione "amici dell'uomo"? Temono per caso una
carenza proteica? Gli attivisti occidentali e cinesi hanno fatto il diavolo a
quattro, ma inutilmente. La sagra di Yulin, dopo un apparente ripensamento
delle Autorità, incerte, vergognose, ambigue, continua. Dicono ora che si
tratta di pochi tradizionalisti, e i gusti personali non si possono impedire
(un Regime autoritario…), ma poi dicono che la sagra è diventata un evento di
forte richiamo turistico. Oltretutto aggiungono violenza a violenza: per lo più
i cagnolini sono rapiti ai legittimi proprietari da accalappiacani con lacci o
reti, e anche bastonati, oltreché ristretti in strette gabbie.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Anche “noi” Occidentali avevamo
questo vizio circa 2500 anni fa. ma vuoi mettere le differenze! Più onesti e legalitari,
ovviamente, da giuristi nati e quindi rispettosi delle forme, i Romani
allevavano, non in modo obliquo dando tutte le colpe a usi locali, ma ufficialmente,
“cagne da latte” per bambini immaturi, adolescenti, vecchi deboli e convalescenti,
e per alcune corporazioni di sacerdoti e fedeli tradizionalisti seguaci di
antiche Divinità che in certi riti arcaici “dovevano” consumare “canulina caro”,
cioè carne di cane. Riti che provenivano dalla Grecia. Tanto che nel mio “La
Tavola degli Antichi” intitolai un capoverso “Socrate mangiava carne di cane”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Argomento scottante sul web, questo,
specie tra i tanti anonimi. Non amo la carne, tantomeno mangerei carne di cane,
e già questa necessità di dover dire il mio regime alimentare per prevenire
critiche di qualcuno che non mi conosce o non ha letto i miei libri di
alimentazione, mi irrita.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Ma mi irrita anche la terribile ipocrisia
degli Occidentali, intesi non come singoli attivisti vegetariani, ma come
Nazioni, specialmente anglosassoni, che non battono ciglio per i troppi allevamenti
di bovini, ovini e suini, tanto più diffusi, guarda caso, nei Paesi dove più si
ama il cane e ci si scandalizza per il suo uso alimentare. D’accordo, derivano
dai civili Romani, che tutto regolavano in modo trasparente e razionale, perfino
vietando per motivi economici nelle Leggi delle XII Tavole di uccidere il bue,
il vero trattore (e comunque ebbero sempre pochissimi allevamenti bovini). Ma l’incoerenza
dello scandalizzarsi per la carne di cane in Cina? E gli intoccabili allevamenti
stessi, in Occidente e ora ancor più inquinanti in Oriente per liquami, CO2 e
metano, specialmente dei ruminanti che hanno fermentazioni più imponenti?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Razionalmente ho un bel dire, e chi
lo può contestare, che si può, al limite si deve, amare qualsiasi animale, il
che dà solo vantaggi alla serenità dell’uomo (purché non sia una scusa per
continuare a far del male o odiare i propri simili). E dunque nessuna
discriminazione etica-alimentare, nessun razzismo animale è ammissibile, anche peggiore
di quello umano, perché gli animali “antipatici” sono uccisi prima possibile
col plauso generale, mentre quelli “simpatici” sono protetti, o tenuti in casa,
paradossalmente condannandoli al carcere o a una vita innaturale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Ma la Ragione mi dice anche che l’uomo
è un animale anche irrazionale, e che i pretesi “sentimenti” umani sono spesso
unilaterali, semplice simpatia-antipatia, senza che l’animale o uomo oggetto di
tali attenzioni faccia nulla per meritarsele. Insomma, sarò marziano, troppo
saggio fin da piccolo, ma davvero non so tra Cinesi ed Euro-Americani, chi sono
i più strani riguardo al mangiare le carni, e di chi….<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 10 AGOSTO 2021</span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-72854372039016021102021-06-02T03:36:00.016+02:002021-06-03T15:36:50.031+02:00IL SIMBOLO vero d’Italia, più antico della bandiera: la Stella di Venere.<p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWF3TtErvz35SfKfXypRDeCJK2qRmuyzfoq_P6NozpdBl2qs2h9i_Ol5iMD9iAHdTui0HPXXYz8yXBGNc16kozGyp2AKJyWD4fsrOZq61waVlYw7kGtEKsIVcnUl8rC6Jy74uM6g/s800/Stella+d%2527Italia.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="761" data-original-width="800" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWF3TtErvz35SfKfXypRDeCJK2qRmuyzfoq_P6NozpdBl2qs2h9i_Ol5iMD9iAHdTui0HPXXYz8yXBGNc16kozGyp2AKJyWD4fsrOZq61waVlYw7kGtEKsIVcnUl8rC6Jy74uM6g/w200-h190/Stella+d%2527Italia.png" width="200" /></a><span style="text-indent: 0cm;">Qual è il vero e più antico simbolo
d’Italia, non solo dell’attuale Stato, con tanto di apposita legge, ma anche
della molto più antica Nazione italiana, al di là d’ogni evoluzione storica e
ordinamento costituzionale, tanto da essere presente sia per molti anni negli
emblemi ufficiali del Regno d’Italia, sia – e con maggior evidenza – in quelli della </span><span style="text-indent: 0cm;"> </span><span style="text-indent: 0cm;">presente Repubblica?</span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">La Bandiera, direte voi ingenuamente.
No: troppo recente; e poi è solo il vessillo ufficiale, e ha anche subìto pesanti modifiche (un abusivo simbolo reale al centro, prima aggiunto, poi eliminato) che ne ha interrotto la continuità, cosa che non
ricorda mai nessuno. Io parlavo d’un simbolo antichissimo, primigenio, preistorico, metapolitico.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Allora la Croce, come credevano i
braccianti ignoranti nelle più sperdute campagne del Mezzogiorno dopo aver
ascoltato la solita infuocata predica del parroco dopo i Patti Lateranensi
(prima non avrebbe osato)? <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">No, il vero e più antico simbolo d’Italia,
codificato, è nientedimeno un meraviglioso ma elementare simbolo pagano,
antichissimo (ben più antico di una Bandiera tricolore, per quanto gloriosa, e
comunque modificata varie volte), tramandato dai favolosi tempi arcaici, quelli
che Esiodo e i cantori popolari di Miti e favole eroiche prima che fosse
inventata la scrittura magnificavano davanti a rozzi pastori e contadini
meravigliati come bambini (la nostalgia, il rimpianto d’un presunto Passato,
sono sempre esistiti) come la favolosa "Età dell'oro". E' una stella
bianca a cinque punte. E all'uomo preistorico l'ha suggerita la continua
osservazione del cielo. </p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="text-indent: 0cm;">Pochi lo sanno, tranne rari vecchi
colti che hanno letto i giornali fino agli anni Ottanta, quando ancora quotidiani
e settimanali erano ben fatti, essendo internet di là da venire; gente che ancora
si ricorda dello “stellone” come scrivevano con fastidiosa ironia o retorica i
cronisti d’allora, comunque degli Einstein rispetto a quelli di oggi. Fatto sta
che questa stella è il nostro vero simbolo “patrio”.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="text-indent: 0cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQTFuSR36GtrJ8RxLnemK21QUSXO5jkLH41uYXunjaz-YTc_Xz-pCPDSeByAwiZPjLsMwbUTMY9tXT4RdoV5onLsKVAK83UyyF8xnXyLaLumjkwNmMiIZnCSnRiwaL7l-mVm_Tzg/s1031/Stemma+Regno+d%2527Italia+con+stella+sovrastante+1870-1890.png" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1031" data-original-width="800" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQTFuSR36GtrJ8RxLnemK21QUSXO5jkLH41uYXunjaz-YTc_Xz-pCPDSeByAwiZPjLsMwbUTMY9tXT4RdoV5onLsKVAK83UyyF8xnXyLaLumjkwNmMiIZnCSnRiwaL7l-mVm_Tzg/w229-h296/Stemma+Regno+d%2527Italia+con+stella+sovrastante+1870-1890.png" width="229" /></a></span><span style="text-indent: 0cm;">Ma non è una stella qualsiasi, o la Stella Polare. E' la "stella di Hesperus", Espero, insomma il pianeta Venere. </span>E ora che c'entra Venere? Gli Italiani sono <span style="text-indent: 0cm;">più belli degli altri popoli? Allora sarà per le vanterie sulla seduzione, l'amore carnale, la sessualità, che alle volte più che "amore" è lotta e guerra, </span><span style="text-indent: 0cm;">non certo afflato universale e concordia (per questi bisognerebbe rivolgersi forse ad altri Dei), </span><span style="text-indent: 0cm;">dato che siamo almeno dal Medioevo la
Nazione più litigiosa al Mondo, dove gli odi più terribili si incrociano e
bruciano ogni famiglia, ogni villaggio, ogni assemblea di Condominio o politica. L’unica Nazione al Mondo tra
quelle più progredite e ricche di Storia (come p.es. Stati Uniti, Inghilterra,
Francia, Spagna), a essere tuttora divisa, un cittadino contro l’altro, nonostante
i 160 anni dall’Unità politica, e per questo rimproverata addirittura dal
proprio Inno Nazionale. L’unica senza amore di “Patria”, parola anzi ritenuta
così oscena, perfino da certi finti “liberali”, in realtà solo liberisti che neanche
hanno letto Leopardi e cianciano di globalismo anti-Nazione, da essere regalata
come rozza, sottoculturale, nazionalista o fascista ai barbari tifosi del
calcio.</span></p><p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p>Da dove viene questa stella di
Venere? Da Espero. Espero non vuol dire “io spero”, in spagnolo, il che sarebbe comunque bene augurante, ma era il mitico signore della Terra d’Occidente, secondo la mentalità “greco-centrica”
della cultura dei saggi dell'Ellade, cioè l’Italia, per questo chiamata Esperia. <o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzAG1i6OfeDRH9fy1Mak_dUAnS1kdOyMjgqmjq3VSwPfWJ2IHyfZh98L-MmvAsWzRmUGcsx-YZWWym6LVjLTdlSfnV7yzjMq9F5wrYIh7ArD485rmrdwpDFmN1JbxdMAeASFs-gw/s1122/Emblema+Repubblica+Italiana+in+nero+e+colori+1948.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="764" data-original-width="1122" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzAG1i6OfeDRH9fy1Mak_dUAnS1kdOyMjgqmjq3VSwPfWJ2IHyfZh98L-MmvAsWzRmUGcsx-YZWWym6LVjLTdlSfnV7yzjMq9F5wrYIh7ArD485rmrdwpDFmN1JbxdMAeASFs-gw/w368-h250/Emblema+Repubblica+Italiana+in+nero+e+colori+1948.jpeg" width="368" /></a></div>Narra la mitologia che per vedere le
stelle da vicino sia salito sulle spalle del fratello, il gigante Atlante, ma
una tempesta lo abbia fatto scomparire, o sia stato da lui scacciato. Per ricordarlo
fu dato il suo nome all'astro che compare per primo di sera annunciando il
tempo del riposo degli uomini; oppure fu Venere stessa a rapirlo in cielo, invaghita,
e a trasformarlo in astro. <o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Ecco il Vespero (dal lat. Hesperus),
cioè il luminoso pianeta Venere. Che è però il medesimo astro visibile al mattino
qualche ora prima dell'alba, perciò apportatore di luce: Lucifer per i Romani,
Fosforos per i Greci. Venere, dunque, è curiosamente sia la Stella del mattino,
sia la Stella della sera. L’Italia, secondo Macrobio (lib. I. cap. 2) fu detta
in antico Esperia dall’astro Espero, proprio perché «sottoposta all'occaso di
questa stella» (C. Ripa, Iconologia, 1603). <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Venere si trova così a essere, fin
dai tempi arcaici degli antichi miti della Grecia, associata al concetto di
Occidente e, curiosamente, il più antico simbolo dell’Italia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ5rxzAwaHM8HIPaFQEwNOpMiekp29EuKvpf7Kut3wPp9kITthxX5Lc9DSK-cIeaHUbRxSZ0xiKpV6KRANUF_dCWBN8tZTQaju92i5dcvg9neEXPK-Ec8FTGuo2aO5W3NEoYnkwQ/s437/Moneta+1861+con+Stella+d%2527Italia.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="432" data-original-width="437" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ5rxzAwaHM8HIPaFQEwNOpMiekp29EuKvpf7Kut3wPp9kITthxX5Lc9DSK-cIeaHUbRxSZ0xiKpV6KRANUF_dCWBN8tZTQaju92i5dcvg9neEXPK-Ec8FTGuo2aO5W3NEoYnkwQ/w200-h198/Moneta+1861+con+Stella+d%2527Italia.jpeg" width="200" /></a></div>La Stella bianca a cinque punte che sinboleggia il pianeta Venere-Lucifero-Espero-Vespero ha accompagnato le allegorie dell’Italia per secoli,
sia in letteratura, sia nella iconografia. Specialmente negli ultimi secoli,
quando in mancanza di unità politica la sola lingua comune - il primo e
poderoso fattore culturale dell’unità nazionale – serviva a pittori e
illustratori un simbolo credibile perché antico, antichissimo, noto anche ai
Romani e Greci antichi, facile da raffigurare. Dopo il fiorire nel Centro-Nord dei
Comuni dotati di mura e torri difensive, e l’esplosione del Rinascimento, la
Stella di Venere cominciò ad accompagnare la “Italia turrita”, ovvero con una austera
testa femminile coronata da una bassa torre massiccia. Si sono viste monete, ma
anche francobolli con l’Italia turrita. <o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p>Una grandiosa Stella che emette
raggi vistosi è il simbolo dell’Italia alla fondazione dello Stato unitario
italiano, il Regno d’Italia, e sovrasta il tradizionale stemma dei Re Savoia
dal 1870 al 1890, come si vede nell’immagine pittorica a colori, e anche in una
precedente moneta (p.es. i 5 centesimi di bronzo del 1861). La Resistenza al
nazi-fascismo riprende quel simbolo perfino sul vessillo tricolore del Comitato
di Liberazione Nazionale (CLN). <o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBh9LVwxn8Ply5TutZp5BUAb2VcW10MdftgOnxfKXu50d6cJtlKmgClxJ8E4il0s6lGhph3VyvgIkrO_uJK608uS3A6a9wncYXKmcS86-U9yJEuKtuQupHmZXFCJkCsVnDlevvtw/s1280/Stella+d%2527Italia+nella+bandiera+del+CLN+Comit+Liberaz+Naz.png" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBh9LVwxn8Ply5TutZp5BUAb2VcW10MdftgOnxfKXu50d6cJtlKmgClxJ8E4il0s6lGhph3VyvgIkrO_uJK608uS3A6a9wncYXKmcS86-U9yJEuKtuQupHmZXFCJkCsVnDlevvtw/w200-h133/Stella+d%2527Italia+nella+bandiera+del+CLN+Comit+Liberaz+Naz.png" width="200" /></a></div>Naturale che pochi anni dopo, tra
1946 e 1948, ben due Concorsi nazionali aperti a tutti i cittadini (ca 500
concorrenti e 800 bozzetti) fossero indetti per scegliere un simbolo nazionale
ufficiale che, stavolta, finalmente rappresentasse anche il nuovo Stato
scaturito dalla nuova Costituzione. Tutta la grafica cambiò, ma la Stella d'Italia, ovviamente, restò. Infatti, nel "tema" del Concorso tra gli elementi da inserire, accanto a uno
che rappresentasse il lavoro, c’era la Stella d’Italia. Il bozzetto vincitore
fu quello del disegnatore Paolo Paschetto, un valdese che già era noto come
disegnatore professionale di francobolli e carta-moneta.<p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="text-indent: 0cm;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="text-indent: 0cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-bGZ9EFglGja6bca5vhRLok9uRDsAJMnPNlzP3J1eC_RIYLIgn8ICylqBL9V05X0N3UiDIAZ_nrl3EMvAlt_qUXWVUHx3EJXWDk_PONQTkhljPRq_N6fyCaRwPJiyTKtJtmCsbA/s1280/Stellette+militari+Italia.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="592" data-original-width="1280" height="93" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-bGZ9EFglGja6bca5vhRLok9uRDsAJMnPNlzP3J1eC_RIYLIgn8ICylqBL9V05X0N3UiDIAZ_nrl3EMvAlt_qUXWVUHx3EJXWDk_PONQTkhljPRq_N6fyCaRwPJiyTKtJtmCsbA/w200-h93/Stellette+militari+Italia.jpg" width="200" /></a></span></div><span style="text-indent: 0cm;">La Stella d’Italia è al centro della
composizione, molto evidente e ben rappresentata graficamente. E fa da
difficile ma efficace raccordo tra un freddo elemento tecnologico (la ruota
dentata di acciaio che simboleggia il lavoro, come da Costituzione) e un caldo
elemento naturale (i due rami, uno di quercia, simbolo di dignità e forza, come
ricorda anche il nome della specie “robur” – e tutti sanno quanta carenza ci
sia oggi in Italia di queste due antiche virtù – e l’altro del pacifico olivo).
Tre elementi grafici discordanti tra loro che non fecero piacere al largo
pubblico il nuovo simbolo; ma che comunque vedono la Stella in posizione e
ruolo grafico-semantico determinante. Se la ruota dentata, un po’ grossolana,
incuriosisce e si prende tutta l’attenzione, se le due fronde ingentiliscono e
rassicurano, è però la Stella il vero simbolo centrale e dominante del nuovo
simbolo della Repubblica. Mancano i raggi, stavolta, impossibili in una
sovrapposizione, ma la grandezza e la centralità sono una vera novità nella
nostra storia degli emblemi nazionali e nei simboli della Patria. Non per caso,
unici al Mondo i militari Italiani devono obbligatoriamente portare sui
risvolti delle giacche o camicie della divisa le due famose “stellette”,
addirittura diventate un improprio simbolo popolare delle Forze Armate, mentre
invece sono il vero simbolo non solo dello Stato italiano, ma addirittura della
Nazione italiana.</span><p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small; text-indent: 0cm;">AGGIORNATO IL 3 GIUGNO 2021</span></p><p></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-78110442057939130992021-05-06T02:17:00.017+02:002021-05-06T13:45:21.160+02:00TURISMO in Medio Oriente. Un viaggio avventuroso: il caso della sposa-bambina.<p><span style="text-indent: 0cm;"></span></p><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg_FP8XhAww8Lp76t2-MdtU7n7nv0FgrohCEXj9MyYfCYue0SVpNAeh_N9OeURE4uHuweUAqykZTuEC1otJ-0bv2xu00ctRhr3mgw0JqMMA7MQksUk3X4uzO6TdLj9aVYbi7L_4A/s866/Giovane+femminista+anti-pene.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="866" data-original-width="671" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg_FP8XhAww8Lp76t2-MdtU7n7nv0FgrohCEXj9MyYfCYue0SVpNAeh_N9OeURE4uHuweUAqykZTuEC1otJ-0bv2xu00ctRhr3mgw0JqMMA7MQksUk3X4uzO6TdLj9aVYbi7L_4A/w310-h400/Giovane+femminista+anti-pene.jpg" width="310" /></a></div><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Non c’è bisogno di arrivare in
India. La piaga delle spose-bambine, come Lei sa, signor Giudice, imperversa
ormai anche nell’antica Mezzaluna Fertile e nei Paesi circostanti, oggi deserti
non solo di vere piante, ma anche di veri uomini. Sul confine con la Siria
càpito per caso senza mascherina in un lercio caffè della cittadina turca di
Ilioglou, dove peraltro, signor Giudice, giuro, nessuno aveva la mascherina, ma
la metà delle donne era già mascherata di suo (e però, come guardavano di
sottecchi i maschi occidentali, e come ancheggiavano improvvisamente sbattendo
a destra e sinistra i loro veli e scialli), e vengo avvicinato da alcuni loschi
bulli locali che appena vedono il mio tablet facendo finta di scherzare
(comincia sempre così, signor Giudice, anche la ‘ndrangheta da noi usa questo
sistema) mi minacciano di denuncia presso il locale ministro Speranza o a
scelta presso un pari grado del gen. Figliuolo, se non li aiuto a risollevare
le sorti del giornaletto-web cittadino, sempre meno finanziato da macellaio,
barbiere, droghiere, tappezziere, fornaio, calzolaio e mullah, e ormai morente
con 850 visualizzazioni al mese. Prometto di raddoppiare in un giorno la
diffusione dell’inguardabile sito, in cambio di un’altra fetta di halvà e di un
doppio yogurt di vera pecora, così enorme, solido e sapido di formaggio da
ricordarmi – altro che le femminee madeleinettes proustiane – il mitico virile
yaourti-ke-meli alle noci del fu caffè Britannia in piazza Omonia, nell’Atene
degli avventurosi anni 70, gli anni della libertà in cui tutto era possibile.
Gli chiedo di trasmettermi sul mio tablet il loro archivio di foto locali.
Sùbito attrae la mia attenzione una singolare e disarmonica donna-bambina
armata di un’enorme ascia più grande di lei, dall’inquietante espressione.
Decido di puntare su quello scoop. All’arrivo del dolcissimo stomachevole
caffè, ho già fatto:<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">“Promessa dal padre senza cuore a un
rozzo e anziano possidente dotato di ben 135 vacche, un primato nella poco
ubertosa valle del fiume Urish, Arina, giovanissima donna di 14 anni, appena
pubere, come poi attesterà la locale dottoressa del Pronto Soccorso della
confinante cittadina di Achtrash – probabilmente pagata, riferirono voci del
Mercato, dai parenti del ricco vaccaro – decide di improvvisarsi femminista
vendicatrice copiando per metà Giovanna d’Arco e per metà Santa Maria Goretti.
Pur irrimediabilmente negata a qualsiasi venustà, si traveste da patetica
“femme fatale” e fa in modo di incontrare con un tranello l’obeso e ributtante
allevatore, a cui recide di nette il pene facendolo morire dissanguato. Fuggita
dal quartiere del Mercato sul carro da fieno del cugino che invano la bramava
da anni e che così può soddisfare le sue voglie facendola sua sul fieno odoroso
di stabbio equino, la mancata sposa-bambina non può evitare di dare nell’occhio
una volta arrivata nell’arretrata e moralistica città rivale di Achtrash, dove
il cugino viene arrestato come sospetto terrorista e lei schedata come
prostituta è trascinata dalla Gendarmeria religiosa nel locale Ospedale dove
viene sottoposta a sterilizzazione coatta dopo essere stata ripetutamente
violentata dal personale sanitario, donne comprese. Consegnata alle Autorità di
Ilioglou che intanto la ricercavano per l’omicidio dell’influente allevatore, è
accompagnata da un certificato che attesta che si è concessa a tutti da
consenziente, e perciò non merita più la sola morte, ma anche una lunga e
irriferibile tortura pre-esecuzione. A meno che – si sa a che punto arriva la
disonestà umana, e specialmente nella poco ubertosa valle di Urish – qualche
potente locale non arrivi a salvarla da entrambe le pene, lei che un pene aveva
troncato di netto. E’ quello che vi sveleremo, cari lettori di Ilioglou Star,
nel prossimo articolo, ricco di sorprese incredibili, che apparirà solo dopo –
ne siamo sicuri – migliaia di visualizzazioni e centinaia di abbonamenti”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">Ma ora che sono in carcere, signor
Giudice, devo rivelarle che lo scoop ebbe un successo clamoroso, quindi il mio
lavoro lo feci bene e professionalmente. L’articolo fu letto da ben 17.653
persone, con un’impennata di abbonati-sostenitori che da 9 salirono a 330,
andando a rimpinguare in una volta sola le casse del sito pagato dai
maggiorenti locali di Ilioglou, uno dei quali, solo uno, era morto, è vero, ma
tutti gli altri stavano benissimo, anzi, meglio di prima, signor Giudice,
perché in virtù d’una millenaria tradizione furono “costretti”, così dissero, a
spartirsi il patrimonio delle 135 vacche, più le due case del vecchio
possidente, onde evitare secondo il quattordicesimo comandamento delle Tavole
del 3500 a.C. incise in caratteri sumerici che nessuno più comprendeva salvo
loro nove, fosse “disperso ai nemici il patrimonio della città”, reato
equiparato al tradimento. Ma, signor Giudice, nulla mi fu detto dai bulli
incontrati nel caffè, che ordirono l’inganno ai miei danni perché xenofobi, e
che perciò sono gli unici veri colpevoli del disastroso errore. Che ne sapevo
io, per di più straniero di passaggio, colpevole solo di possedere un tablet e
ricattato perché senza mascherina, che la foto della bambina rappresentava
nientemeno che la impeccabile e onoratissima figlia primogenita del
riveritissimo e lodatissimo signor Podestà di Ilioglou, proprietario dei due
caseifici e dell’unica manifattura di tappeti della città, nonché primo
finanziatore del sito, ripresa da una compagna di giochi durante la mascherata
rituale del Misfahrah di febbraio?</p><div><span style="font-family: verdana; font-size: x-small; text-indent: 0cm;">IMMAGINE. Donna-bambina con ascia. Immagine tratta da internet.</span></div></div><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><span style="text-indent: 0cm;"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 6 MAGGIO 2021</span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;"><o:p></o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-72771269581462647342020-08-29T19:01:00.015+02:002020-08-31T01:25:58.701+02:00PARKER e jazz moderno: be-bop come musica d’arte muta pubblico e costume.<p></p><p class="MsoNormal"><span color="" style="mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"></span></p><div class="separator" dir="rtl" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; display: inline;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_bJqWQDhsjVkMkZMwsZyWWO1_Gz8fSf-oKj3c_iirCRn-AzHzQwyYUY3lREnAxmeXNJu59gKQf5g0VezuYS6vOSd99Wzlq_FqyLe50TncIFCQVQAQ75muMad22uyFmfVTEMakEg/s797/Parker+ritratto+pittore+russo+Margaterich.jpg" style="clear: left; display: inline; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="797" data-original-width="564" height="410" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_bJqWQDhsjVkMkZMwsZyWWO1_Gz8fSf-oKj3c_iirCRn-AzHzQwyYUY3lREnAxmeXNJu59gKQf5g0VezuYS6vOSd99Wzlq_FqyLe50TncIFCQVQAQ75muMad22uyFmfVTEMakEg/w290-h410/Parker+ritratto+pittore+russo+Margaterich.jpg" width="290" /></a></div><div style="text-align: right;"></div></div><p class="MsoNormal">CHARLIE PARKER, il sassofonista contralto afroamericano che
più di tutti contribuì alla nascita del jazz moderno, nasceva 100 anni fa, il
29 agosto 1920, a Kansas City.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Una “rivoluzione”, quella del be-bop, che anche
considerando solo gli accordi inusitati, la velocità di esecuzione e il geniale
senso della sintesi, cambiava voce e faccia alla musica che era stata di Nuova
Orleans e Chicago, di Morton, Oliver, Armstrong, Beiderbecke, Henderson, Moten,
Ellington. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">L'evoluzione dello stile del giovane Parker da musicista di
fila e solista di varie Big Band del tardo “swing modernizzante” fino alle
forme mature del be-bop è stata oggetto di parecchi studi; e ancor più
l’analisi del ruolo della musica del Parker maturo e poi dei
"parkeriani" nell’evoluzione del jazz dai primi anni ‘40 a tutti gli
anni ’50.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Qui invece conviene limitarsi a sottolineare almeno due
curiosi significati "sociali" della rivoluzione di Parker e dei
parkeriani.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Per la prima volta nella storia del jazz, il be-bop almeno
all’inizio si manifesta un ambiente chiuso all’integrazione coi bianchi, una “rivoluzione
nera”, intellettuale e rigidamente nera. A differenza dello mitico “jazz delle
origini” nel crogiolo di New Orleans, in cui neri, creoli e bianchi
convivevano, del jazz di Chicago, e dell’intera èra dello swing, in cui –
favorita dalla mediazione dell’industria musicale – la libera competizione tra
orchestre di colore diverso era assicurata (e anzi si contò qualche caso
perfino di orchestre miste, come quella di Goodman). Fatto sta che proprio in
quegli anni il critico e pianista jazz Leonard Feather, immigrato
dall’Inghilterra, dava alla connazionale pianista Marian McPartland il
consiglio ironico di non essere né donna, né inglese, né tantomeno bianca, se
voleva avere successo come jazzista negli States senza fare la cantante.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">La “nuova” musica di Parker,
Gillespie, Monk ecc, inoltre, rendeva per la prima volta impossibile ballare il
jazz, per lo più sotto forma di quel famoso fox-trot che i nostri nonni
leggevano su ogni facciata dei dischi a 78 giri. Oggi può piacere o più spesso
non piacere, ma erano rarissimi i dischi di jazz classico, anche dei grandi
musicisti su cui è basata la storia di questa grande musica d'arte, che non
fossero pubblicizzati dai furbi industriali discografici come
"ballabili". Del resto, nella società Occidentale del primo Novecento
il ballo era un richiestissimo divertimento per tutte le classi sociali.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ed ecco, allora, che per la prima
volta, il pubblico afroamericano non segue i suoi confratelli musicisti innovatori
e “intellettuali”, perché vuole continuare a ballare. E lo swing per grande
orchestra, anche quand’era di alta qualità, vi si era prestato egregiamente.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Tranne minoranze, le masse dei giovani neri e i fanatici
jitterbugs che nelle ballrooms si affollavano sotto il palco in acrobazie esibizionistiche
che finivano per nascondere musica e orchestra (odiati da tutti i musicisti,
neri e bianchi: Artie Shaw per colpa loro ebbe una crisi di nervi e si ritirò
addirittura a vita privata) ne furono così contrariati da abbandonare un jazz
diventato così “intellettuale” e buttarsi in massa nel semplificato e
ripetitivo “rhythm & blues” che si praticava proprio a Kansas City, vera o
falsa che fosse l’influenza dei riffs di Count Basie. [Inciso nell’inciso:
genere che diverrà subito "commerciale" e poi sarà ancora più
annacquato dall’industria discografica per il pubblico cittadino bianco come
“rock & roll”]<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Anche per
questo il be-bop di Parker non fu solo una “rivoluzione” musicale, ma anche
sociale. Non solo il jazz moderno, ma l’intera musica jazz, in coincidenza con
la nascita della forma be-bop e la perdita della funzione “servile” della
danza, pretende di confermarsi definitivamente come nuova “musica d’arte”, cioè
unicamente dipendente dalla creatività dell’autore, senza intermediazioni
commerciali, quindi di puro ascolto. In concorrenza con la seriosità della
musica colta europea, come già da tempo il famoso musicologo Confalonieri aveva
vaticinato.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il be-bop fu certamente uno shock positivo, una rinascita
creativa del jazz, che impose anni di aggiornamento e studio a cultori e
critici, quasi tutti maschi, abbandonati soli nelle sale da concerto o nei
negozi di dischi dalle ragazze, bianche o nere che fossero, considerati
“raffinati”, anzi, bollati come “intellettuali”. La vecchia contrapposizione
Hot e Cool assumeva ora, tradotta popolarmente in “jazz caldo” e jazz freddo”,
un nuovo significato manicheo e serviva a screditare nel largo pubblico dei
profani il jazz moderno. Una distinzione da giornalisti inesperti che certo non
poteva funzionare su Charlie Parker, insieme hot e cool, al massimo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il baricentro fu spostato immediatamente avanti, e il jazz
“classico” o “tradizionale” subì un duro colpo, trovando nel fenomeno del
“Revival”, tecnicamente e musicalmente limitato o dilettantistico, una
compensazione meschina e sottoculturale.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il complesso d’inferiorità era superato. Il jazz usciva
dalla minorità di una tradizione che aveva origini umili e popolari, e quindi
collettive e anonime, per elevarsi a creazione di artisti individuali,
eguagliando, anzi talvolta superando in tecnica di esecuzione, ma anche in
arditezza e complessità del disegno compositivo quella che era stata la sorella
maggiore, la Musica Colta europea<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Al contrario, per impresari dello spettacolo e industriali
fonografici non fu una “rivoluzione” positiva. Iniziò allora il calo nelle
tirature dei dischi di jazz che sarebbe continuato in modo inesorabile fino ai
giorni nostri: dai milioni di copie degli anni ’30-40 (però due singoli titoli
di 3-4 min. ciascuno sui 78 giri di ebanite) fino ai casi-limite di 1000 o 500
copie (però interi album di vari titoli, per complessivi 30-60 min. sui 33 giri
di cloruro di vinile).<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ma poi, fu vera “rivoluzione” totale quella del jazz moderno
innescata da Parker e altri? Così si ripeteva convenzionalmente in quegli anni.
In realtà nuovi studi, nuove testimonianze, dimostrano che perfino il jazz di
Parker e l’intero be-bop non cadevano all’improvviso da Giove, ma avevano solide
basi nel jazz più tradizionale e perfino commerciale che si potesse pensare,
cioè nel filone delle Grandi Orchestre del periodo (e stile) swing, dove certe
nuove idee covavano a lungo sotto la cenere, spesso insinuandosi come sprazzo
isolato durante gli assoli più eccentrici, specialmente di strumenti a fiato,
grazie anche all’intento di stupire il pubblico nelle consuete “battles” o
duelli tra solisti.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ebbene, queste radici tradizionali
del jazz moderno, oltre al blues, non sono state messe in evidenza, e anzi per
lo più non erano note nei decenni scorsi. C’è voluta la preziosa ricerca dello
storico Shipton (“Nuova Storia del Jazz”) per dargli il giusto valore, come
anche per sfatare molte leggende popolari o critiche sul jazz “classico”,
comprese le figure dei grandi musicisti dell’epoca, come gli stessi Jelly Roll
Morton, Armstrong e Bix Beiderbecke. </p><p class="MsoNormal"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 31 AGOSTO 2020</span></p><p class="MsoNormal"><span style="color: #2b00fe; font-family: verdana; font-size: small;">JAZZ. Out of the Nowhere https://www.youtube.com/watch?v=x1JH7ZfC1mE</span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/x1JH7ZfC1mE" width="320" youtube-src-id="x1JH7ZfC1mE"></iframe></div><p></p><p></p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-44083666734026187082020-07-19T23:45:00.004+02:002020-08-30T12:16:56.537+02:00LA ZARINA che amava l’ambiente, le rane e il Pci, ma era dura con Montanelli.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLS6XCYgVmYfhy7RTB7jJDmF1G1ZLRVJtcdsy3BweXyMdU5nGaUx3Cp_PdhOtNcCXCFS9JFzMyEqWysTsxhSMeKgK0zv5tncdO2V5JEFCIYLvqf7x8MwVkxhxtmFQkFjjnMFao7Q/s1600/Giulia+Maria+Mozzoni+Crespi.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="302" data-original-width="207" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLS6XCYgVmYfhy7RTB7jJDmF1G1ZLRVJtcdsy3BweXyMdU5nGaUx3Cp_PdhOtNcCXCFS9JFzMyEqWysTsxhSMeKgK0zv5tncdO2V5JEFCIYLvqf7x8MwVkxhxtmFQkFjjnMFao7Q/s1600/Giulia+Maria+Mozzoni+Crespi.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="text-indent: 0cm;">Era riuscita a domare tutti e tutto,
anche sei tumori, la prepotentissima “Zarina”, come la chiamavano nella
redazione del Corriere della Sera, di cui tra gli anni Sessanta e Settanta era proprietaria.
E alla fine, a 97 anni Giulia Maria Crespi, appartenente a una
ricchissima famiglia di industriali cotonieri (famosi i due grandi Canaletto a
tutta parete del suo salotto) è morta come voleva lei, in piedi, cioè senza
dover ricorrere all’umiliante eutanasia delle sue amiche che, riferiva con
ironia, “avevano già prenotato una camera in una clinica svizzera”, tanto le
terrorizzava la morte.</span><br />
Lei, invece, non aveva paura di niente e
di nessuno, tanto meno dei politici, specialmente democristiani e moderati, che
disprezzava apertamente. E guai a contraddirla o a tentare ingenuamente di
farle cambiare idea: lei doveva avere sempre l’ultima parola. Il buon
repubblicano Spadolini, direttore del Corriere, che buon storico ma pessimo
psicologo l’aveva definita “la fanciullina”, come per dire che era immatura sì,
ma in fondo innocua, venne da lei esonerato senza tanti complimenti e
sostituito dall’ “arci-progressista” Ottone che voleva strizzare l’occhio al
Partito Comunista. “Troppo vanitoso e accondiscendente verso il Potere”, si
sarebbe giustificata anni dopo la Zarina. </div><div class="MsoNormal"> Montanelli, la vera anima del
Corriere, non sopportava né lei, né tanto meno Ottone, e dopo una sfuriata
epocale se ne andò sbattendo la porta. Fondò poco dopo Il Giornale, su
posizioni liberal-conservatrici, che poi erano sempre state le sue.<br />
Alla prepotente
Zarina l’imprenditoria milanese, la borghesia del Nord e i politici di Centro e
dei partiti Laici imputavano di “calarsi le brache” davanti ai Comunisti, dati
per futuri vincitori, tipico esempio dell’opportunismo e della viltà dei
capitalisti italiani. Vero, ma in un particolare sbagliavano: la Crespi era di
sinistra, sì, per quanto potesse capire di politica, ma a differenza degli
industrialotti <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>padani sempre in attesa
di “provvidenze di Stato” (o Franza o Spagna, purché se magna), non per viltà,
bensì per forte convinzione. Tanto che qualcuno sparse la voce che fosse
innamorata di Capanna (e il buffo è che per eseguire un ordine di cattura del
super-contestatore la polizia, che crede a tutte le voci, andò addirittura a
perquisire la villa Crespi alla Zelata). Ah, dimenticavo: ora Mario Capanna
scrive sul Giornale! Sic transit gloria mundi, anzi, panta rei, tutto scorre.<br />
Ma, allora,
proprio niente di buono ha fatto la prepotente Zarina? Almeno tre titoli di
merito vanno ricordati, che s’iscrivono nel medesimo settore: l’ambiente. Era
una fervente sostenitrice della Natura e della conservazione dei Beni storici.
Fu lei, con la ben nota risolutezza che non ammetteva “no” a indicare il nome
di Cederna al direttore del Corriere. E così il giornalista ebbe carta bianca
per trattare con grande spazio e risalto allora insoliti – una fortuna unica –
i temi della tutela del territorio e della speculazione edilizia. Poi
ricordandosi di quanto soffriva da piccola quando le riferivano che era
per i pesticidi versati nelle risaie di famiglia che all’improvviso non udiva più
il gracidare delle rane, convertì i suoi poderi all’agricoltura biodinamica, di
cui divenne produttrice e divulgatrice. E ancora, su suggerimento della figlia
di Croce, Elena, a sua volta tra i fondatori di Italia Nostra, diede vita al
FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, col compito di acquisire, salvare e
restaurare ville storiche abbandonate o cadenti.<br />
<span style="text-indent: 0cm;"> Così, questa sua “mania per i
ruderi”, come ironizzavano i suoi tanti avversari, potrebbe ai nostri occhi
farle perdonare il vizietto tipico della borghesia senza dignità degli anni
Settanta e Ottanta di “vezzeggiare il PCI”. Che, al contrario di quanto aveva sperato
la Crespi, da noi non sarebbe mai diventato compiutamente padrone. Ci avrebbero
pensato, anni dopo, i popoli della Polonia e della Germania Orientale a
decretare con la caduta del Muro di Berlino, la fine del Comunismo e a smentire
la Zarina. Ma, in compenso, la coscienza della borghesia produttiva, almeno
quella italiana, da allora non è affatto migliorata: ora si piega davanti a
politici ben più cialtroni dei seri – a modo loro – comunisti di quegli anni
tumultuosi e ruggenti.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 0cm;">
<o:p></o:p></div>
<br />
<span face="" style="color: red; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 20 LUGLIO 2020</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-3828211423669327112019-11-15T18:53:00.001+01:002020-02-16T16:13:23.522+01:00INGLESE. D’accordo con la brevità e la praticità, ma qualche equivoco càpita…<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZrL5d_2z5kybDZjDQbnBwKZHain_vE2dlJHkEBFb0AVbb8ml04UHTtCVWe9cwXQ25cU5z0WHg3-uAdqoiy9ditNtr_UdgKAB8yB9TmB9Q6JEdAWVFoIMaZFLfxAS1r-c7Z2cJUw/s1600/Equivoco+titolo+giornale+americano+2017.jpeg.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZrL5d_2z5kybDZjDQbnBwKZHain_vE2dlJHkEBFb0AVbb8ml04UHTtCVWe9cwXQ25cU5z0WHg3-uAdqoiy9ditNtr_UdgKAB8yB9TmB9Q6JEdAWVFoIMaZFLfxAS1r-c7Z2cJUw/s400/Equivoco+titolo+giornale+americano+2017.jpeg.jpg" width="400" /></a></div>
Tanti sono i difetti della
lingua inglese rispetto alla bella, musicale e articolatissima lingua
italiana. Ma soffermiamoci, appunto, sulla mancanza di articolazione, cioè
sull’uso, diciamolo, un po’ rozzo e barbarico, quasi telegrafico, di accostare
molte parole di seguito in modo apparentemente casuale senza articoli o
preposizioni di collegamento. Particelle di cui invece la bella e musicale
lingua italiana è ricca.<br />
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Accade così che in un testo in inglese, soprattutto nei giornali e sul
web,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in cui la fretta o la scarsa
accuratezza consegnano al lettore una scrittura trasandata, oppure negli
articoli delle riviste scientifiche a causa d’una traduzione non felice o del
bnisogno di una estrema sintesi, il collegamento tra le parole è davvero problematico,
tanto da generare dubbi (p.es. negli abstract di molti studi scientifici), e
per trovare il bandolo bisogna rileggere e andare a cercare, magari in una
lunga frase piena di subordinate, l’ultima parola! Molto peggio di quello che
accade agli studenti dei primi anni di latino coi testi più involuti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Sono casi non frequentissimi, ma abituali in chi ha a che fare per
studio coi testi inglesi. Specilamente nei testi scientifici, dove la chiarezza
e certezza del significato sono fondamentali, bisogna spesso controllare bene
la sintassi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Numerosi sono infatti gli equivoci possibili se si accostano parole
senza particelle; equivoci che solo l’abitudine (inglesi di nascita o veri
esperti), oppure l’uso del trattino di collegamento per le tante parole
composte, riesce a evitare; ma che invece nei conoscitori mediocri (lo siamo un
po’ tutti: non si va ripetendo che l’inglese è la lingua franca, la nuova
koinè, per tutto il Mondo, in specie per la scienza, proprio come era il
latino?) danno luogo in casi estremi a risultati ridicoli e imbarazzanti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Sia chiaro: anche leggendo certi titoli nei giornali italiani sorgono
equivoci simili dovuti alla trasandatezza dei cronisti, e soprattutto
all’abitudine dei titolisti di guadagnare spazio facendo a meno delle
particelle di collegamento, così imitando, appunto, la lingua inglese.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Ma l’originale, cioè un titolo di giornale inglese o americano, è ancora
meglio! Come questo titolo, reale, che apparve il 28 ottobre 2017 sul "Pratt Tribune" un piccolo giornale locale che si stampa a Pratt, nel Kansas (USA), come riporta un <a href="https://americangg.net/newspaper-humiliated-missing-hyphen/?fbclid=IwAR2O5i70FhFfH7AUpJ-BwFOFIc1C2zVi0qMVb7RNYyGoqwMip6Dgk8hwDAg"><b><span style="color: red;">sito </span></b></a>americano. Un esempio tra migliaia nel giornalismo, e non solo anglofono:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<b style="text-indent: 1cm;">“Students get first hand job experience”</b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="text-indent: 1cm;">A seconda della parola a cui va collegato hand (visto che non c’è nessun
articolo o trattino di collegamento che ci aiuti) abbiamo due significati
diversi. Ma dove sta la regola sintattica che regola l’ordine di accoppiamento
delle parole inglesi? Credo che non ci sia, o almeno io non l’ho trovata, e che
tutto sia demandato all’uso popolare, cioè all’intuito. Oppure all’uso dei
trattini, che qui mancano (chissà se volutamente: anche i redattori alle volte
si divertono coi doppi sensi).</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Insomma, si va a senso “più probabile” o “più accettabile, a seconda
dell’ambiente”?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Per stare al titolo, se il giornale è serio, non goliardico, né
satirico, sarà improbabile che il titolista abbia voluto dire ciò che a prima
vista appare chiaro a una persona maliziosa:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<b style="text-indent: 1cm;">“Gli studenti hanno una prima esperienza di masturbazione" </b><span style="text-indent: 1cm;">[questo vuol dire, inutile negarlo "hand job"]</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
E conoscendo la notoria
repulsione per la fatica degli studenti, sarà improbabile anche:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><b>“Gli studenti hanno una prima esperienza di lavoro manuale” </b>[cioè come
operai]<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Quindi, la traduzione
esatta sarà, per esclusione:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><b>“Gli studenti hanno un'esperienza lavorativa di prima mano” </b>[cioè di buon
livello]<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Ma che bella lingua
l’inglese, molto razionale! Non voglio qui teorizzare sulla sua generale inferiorità
rispetto all’italiano, ma soltanto che l’eccesso di brevità e stile telegrafico
la pone talvolta in condizioni di inferiorità semantica.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<span style="color: windowtext; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;">Sapete che vi dico? Teniamoci stretto il nostro italiano.</span><br />
<span style="color: red; font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-small; text-indent: 1cm;"><br /></span>
<span style="color: red; font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-small; text-indent: 1cm;">AGGIORNATO IL 16 FEBBRAIO 2020</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-43621446263110924892019-05-29T00:45:00.000+02:002019-05-29T19:24:41.850+02:00POESIA. Due secoli ha l’Infinito, eppure la lirica di Leopardi oggi è "popolare".<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid8WTKF1GMJ56dVWpyWbk4YvPmW7-k-KPJyVC-qoeuyu8hpidf5hxfspsiibigvOc5bSkpCBttndIfBTLSvtV5jlv81y0Q8I3yUJMIH5B4wJH7UvlOqG0tnKxcLeLieaPTGV5V6A/s1600/Uomo+che+sulla+scala+guarda+oltre+il+muro+%2528Rodney+Smith%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="512" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid8WTKF1GMJ56dVWpyWbk4YvPmW7-k-KPJyVC-qoeuyu8hpidf5hxfspsiibigvOc5bSkpCBttndIfBTLSvtV5jlv81y0Q8I3yUJMIH5B4wJH7UvlOqG0tnKxcLeLieaPTGV5V6A/s320/Uomo+che+sulla+scala+guarda+oltre+il+muro+%2528Rodney+Smith%2529.jpg" width="320" /></a>È letta quasi sempre malissimo da chi, perfino attori o
lettori professionisti, legge meccanicamente con quella piccola pausa alla fine
di ogni verso che è insopportabile perfino nei bambini, inclini alla cantilena
[ai quali questo gioiellino deve essere assolutamente vietato…voglio un Erode
che faccia eseguire l’ordine: gli si dia piuttosto il melograno di Pascoli!].<br />
<div class="MsoNormal">
Così l’ascoltatore che ha un minimo d’orecchio e sensibilità
poetica capisce che non ha capito o meditato nulla quell’attore che non segue
neanche la punteggiatura dell’autore, già rara in poesia, ma che quando c’è è
significativa, cioè serve appunto ad articolare le frasi del pensiero in
sfasamento o controtempo rispetto all’obbligata scansione metrica, come nel
jazz, e quindi ad aiutare a capire.<br />
Ho appena ascoltato la lettura di Arnoldo Foà, indicatami come una delle migliori. Macché, nella prima parte fa anche lui delle pause arbitrarie che interrompono il fluire del discorso, cioè segue i versi anziché la punteggiatura e il senso delle frasi. No, bisogna capire i concetti mentre si legge. Eppure è semplice (tanto più che non si tratta di versi in rima): basterebbe seguire punti e virgole, come in una normale prosa.. Così la visione è più ampia, si allarga. Invece, seguire i versi (che sono posticci, è a verso libero) la restringe.<a href="https://i.pinimg.com/originals/41/92/5f/41925f3fa306271102128a4bec5d94e6.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="Risultati immagini per infinito di leopardi originale" border="0" height="320" src="https://i.pinimg.com/originals/41/92/5f/41925f3fa306271102128a4bec5d94e6.jpg" width="217" /></a><br />
Ad ogni modo, la lirica “l'Infinito” di Leopardi dovrebbe avere ben due secoli di vita essendo stata composta verso il 1819. Strano, ci sembrava così
moderna, attuale! Certo, dopo l’immediato favore ottocentesco, quando pochissimi
erano in grado di leggere, gran parte del suo successo popolare è recente,
dovuto alla società di massa, e favorito anche dalla sua geniale brevità.<br />
In realtà secondo me molto ci sarebbe da dire e ipotizzare sull'intreccio in soli quindici versi, leggeri eppure pesanti, di diversi piani naturalistici, metaforici, simbolici, filosofici, che la critica ha già gravato con un apparato interpretativo in sedimentazioni successive capace di farli affondare.<br />
Ma l’idillio (così lo definisce Leopardi), come certe
pitture o composizioni musicali baciate da improvvise e dilaganti fortune, da
Caravaggio a Van Gogh, da Beethoven a Coltrane (non che io voglia comparare tra
loro questi esempi casuali) la vincerà sul suo immeritato pubblico che banalizza
e rovina tutto quello che tocca, e anzi più guarda e ascolta, più rovina.</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="color: #660000;"><br /></span>
<span style="color: #660000;">L'INFINITO</span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">Sempre caro mi fu quest’ermo colle,<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">e questa siepe, che da tanta parte<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">Ma sedendo e mirando, interminati<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">spazi di là da quella, e sovrumani<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">silenzi, e profondissima quiete<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">io nel pensier mi fingo; ove per poco<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">il cor non si spaura. E come il vento<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">odo stormir tra queste piante, io quello<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">infinito silenzio a questa voce<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">vo comparando: e mi sovvien l’eterno,<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">e le morte stagioni, e la presente<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">e viva, e il suon di lei. Così tra questa<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">immensità s’annega il pensier mio:<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="color: #660000;">e il naufragar m’è dolce in questo mare.</span></i><br />
<i style="color: blue;"><b><br /></b></i>
<span style="color: blue;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><b>IMMAGINI</b>. 1. Fotografia di Rodney Smith che mi permetto con goliardica iconoclastia di accostare, anche se l'autore non pensava certo al poeta di Recanati. Scherzo benevolo, appunto, leopardiano, perché Leopardi è il mio poeta italiano romantico (anche se lo preferisco come prosatore-filosofo). 2. Autografo dell’Infinito con correzioni e interessanti ripensamenti.</span></span><br />
<span style="color: red; font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span>
<span style="color: red; font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 29 MAGGIO 2019</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-33329312823277518872019-01-10T00:02:00.006+01:002022-09-30T20:58:20.840+02:00JAZZ. Sax di quartiere. Il sogno era suonare, vivere, morire come Parker.<p style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcUUGGxsu8IbCH_V998W3MMFwBfoEyGh-bZzA6yBGYGUbTcrQ0wsA81ul9laWYPWRKK8LDigkW-EnG0uiMq9iqMXJuY-7ozvLHQ6K1RJGl1kwc-qTPdmOAEzXRt2-UEjF94KRagA/s536/Massimo+Urbani+al+sax+soprano+da+giovanissimo.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><img border="0" data-original-height="536" data-original-width="420" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcUUGGxsu8IbCH_V998W3MMFwBfoEyGh-bZzA6yBGYGUbTcrQ0wsA81ul9laWYPWRKK8LDigkW-EnG0uiMq9iqMXJuY-7ozvLHQ6K1RJGl1kwc-qTPdmOAEzXRt2-UEjF94KRagA/s320/Massimo+Urbani+al+sax+soprano+da+giovanissimo.jpg" width="251" /></a></p><span style="text-align: center; text-indent: 0cm;"><div style="text-align: left;"></div></span><div style="text-align: left;"><span style="font-size: x-large;">SAX DI QUARTIERE</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-size: 14pt;">Nico Valerio, </span><i style="font-size: 14pt;">Il Mondo, 21 giugno 1973</i></div><div><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><span><b style="font-size: 14pt;">Qual è</b><span style="font-size: 14pt;"> il « pubblico idea</span></span><sup></sup><span style="font-size: 14pt;">le
» per una jam-session, per un concerto di jazz? Quello elegante e un po' superficiale
del Sistina (o del Lirico) o quello scamiciato dei localini dell'eterna periferia,
che non sarà mai centro neppure tra cento anni, o forse quello raccolto e
intellettuale delle « caves » semibuie dove assieme ad un whisky si centellinano
amori, pettegolezzi, futilità? Sarebbe troppo, forse, pretendere in ogni caso
la semplicità e la competenza degli avventori dei caffè e ristoranti della 52a
Strada, a New York. Di sicuro si può rispondere che è già molto se la musica negro-americana
- come del resto la musica dotta europea - ha trovato un pubblico vario per
età e condizione sociale, almeno di sinceri appassionati se non di tutti veri
intenditori. Stucchi e dorature, tendaggi e appliques in stile impero come
non hanno mai aiutato un'opera mediocre a divenire opera d'arte, così non hanno
favorito la diffusione della musica, specie il jazz, tra le grandi masse di
giovani.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 1cm;"><span style="font-size: 14pt;">È capitato
in anni anche recenti – basti ricordare il successo strepitoso di Dave Brubeck
e del Modern Jazz Quartet – che il jazz più casto e svirilizzato si
installasse in pianta stabile nei salotti di quella « high society » su cui
ironizzava l'antico clarinettista Alphonse Picou, un ambiente senza stimoli e
senza rischi, oltre quello – s'intende – che il jazz finisse per ammalarsi di
gotta: per il troppo mangiare. Un pubblico vivo e stimolante è infatti
determinante anche sul piano strettamente musicale. Il rapporto privilegiato,
quella sorta di ionizzazione che si crea tra artista-esecutore di jazz e
pubblico, stabilisce una certa corrente elettrica, una reazione sempre reversibile,
se è vero che nessun pubblico come quello dei concerti jazz ha tanta influenza
sugli assoli, sulle invenzioni melodiche, sulla </span><span style="font-size: 14pt;">stessa tenuta ritmica degli
uomini che suonano, apparentemente lontani, sotto i riflettori.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 1cm;"><span style="font-size: 14pt;">Le
implicazioni sociali di una musica equamente e intelligentemente diffusa tra i
ceti più disparati e nelle zone più decentrate sono poi abbastanza ovvie. Sociologi
e urbanisti – questi moderni saggi dell'era tecnologica che con la scusa dello
studio dell'ambiente hanno da dire la loro su tutto – hanno auspicato tra gli
altri « servizi sociali » da rendere alla collettività a cura delle
istituzioni culturali statali e private anche quello della musica, in tutte le
sue espressioni. Almeno per il jazz, eccoli accontentati. Dopo la felice
riuscita delle manifestazioni organizzate da alcuni circoli aziendali per
operai e impiegati, da quello dell'Italsider di Piombino all'attivissimo circolo
delle acciaierie di Terni che ha ospitato i recente i trombettisti Art Farmer
e Freddie Hubbard, l'orchestra di Maynard Ferguson, l'organista Lou Bennett e
altri grossi nomi, anche nelle grandi città, e specialmente a Roma, visto che
la periferia e i ceti operai non possono andare al jazz, il jazz ha deciso di
trasferirsi - strumenti e bagagli – proprio in periferia. Già avevamo visto al
cinema-teatro di Centocelle in un pubblico decisamente nuovo di giovani e meno
giovani, tutti del popolare quartiere, affiancarsi al gruppo dei fedeli suiveurs.
Lo stesso è accaduto, con una presenza più marcatamente giovanile, in
occasione del concerto-saggio dato nel marzo scorso al piccolo teatro del
Torchio dai bravissimi allievi del corso di jazz della Accademia di S.
Cecilia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 1cm;"><span style="font-size: 14pt;">Ora
è stata la volta di una « quattro giorni di musica », dal 17 al 20 maggio
scorso, organizzata sotto l'egida dell'Arci e di un non meglio precisato
Collettivo romano dei musicisti jazz da un Centro di iniziative popolari
intitolato a Pia Carena Leonetti. I pomeriggi del jazz tenuti a Montemario-alto
in uno scantinato vistosamente « nature » non avevano - una volta tanto -
alcuna traccia di quel tipo di snobismo fondato su una semplicità spartana e
un tantino masochista che ben conoscono i frequentatori del cabaret più alla
moda. La musica è stata oltretutto di buon livello, se si considera la giovane
età di tutti i musicisti, i migliori dei quali, a parte il pianista Martin
Josef e il bassista Bruno Tommaso, appartengono alla </span><span style="font-size: 14pt;">« second line » gasliniana di
cui si è detto, come il sassofonista Maurizio Giammarco e la pianista Patrizia
Scascitelli dotata di feeling e di un incisivo fraseggio.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-indent: 1cm;"><span style="font-size: 14pt;">Una
presentazione dignitosa e niente affatto « strumentale », come ci si poteva
attendere da un circolo che fa anche «politica » di quartiere, la </span><span style="font-size: 14pt;">partecipazione
stupefacentemente compatta dei giovani del luogo, uno addirittura in veste di
esecutore, il bravo sax alto Massimo Urbani, anche lui un gasliniano (Gaslini
ha detto di lui: « Ricordate questo nome: fra qualche anno sarà famoso») dalla
impressionante maturità stilistica ed espressiva, hanno costituito certo una
felice sorpresa per chi aveva guardato con scetticismo al tentativo di portare
una musica tanto sofisticata e difficile nelle zone della più lontana periferia
urbana e culturale. Invece dobbiamo dire che il pubblico ha risposto con
entusiasmo a questo coraggioso atto di fiducia da parte degli organizzatori,
che – c'è da sperarlo – potrebbe avere presto un seguito in altre zone.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 1cm;"><span style="font-size: 14pt; text-align: right;">N.V.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 1cm;"><span style="color: #990000; font-size: 14pt; text-align: right;">IMMAGINE. Il sassofonista Massimo Urbani a sedici anni, quando esordì come allievo nell'orchestra giovanile di Giorgio Gaslini. Musicista naturale, d'istinto e di rabbia, con un'espressività geniale, ma </span><span style="color: #990000; font-size: 18.6667px; text-align: right; text-indent: 37.7953px;">con studi musicali troppo presto conclusi, l</span><span style="color: #990000; font-size: 14pt; text-align: right; text-indent: 1cm;">a sua carriera fu rapidissima e sembrò dominata dal mito, dallo stile, dalla personalità ingenua, dal carattere umorale, perfino dalla tossicodipendenza - che dopo pochi anni gli sarà fatale - dell'alto-sassofonista americano Charlie Parker, attivo negli anni 40 e massimo esponente della "rivoluzione" modernista del Be bop. Ma dove avrebbe portato la musica, la vita stessa, irruente, di Urbani e di altri esponenti di quella generazione giovanile nata e talvolta morta nelle periferie, non poteva essere previsto dal giovane critico del prestigioso settimanale "Il Mondo", che nel riferire tra i primissimi il nuovo fenomeno è giustamente prudente. Riletto quasi 50 anni dopo dallo stesso critico-autore, l'articolo, per quanto riguarda la scoperta dell'adolescente Urbani è un vero "scoop", ma è attento piuttosto all'intero nuovo quadro d'ambiente. Il jazz, musica difficile e intellettuale per chi la suona, la studia e la critica, tentava di abbandonare anche in Italia i rassicuranti velluti dei teatri della media borghesia (pagante) in favore delle cantine povere e senza pubblico o dei palchi delle distratte piazze di provincia, tornando al Be bop senza compromessi, e senza neanche l'ombra di quello snobismo e quella ricca mondanità che si erano visti a Parigi ai tempi di Boris Vian. </span></p><p class="MsoNormal" style="text-indent: 1cm;"><span style="color: red; font-family: verdana; font-size: x-small; text-align: right;">AGGIORNATO L'8 NOVEMBRE 2021</span></p></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-74029344821019543202018-12-08T17:34:00.001+01:002018-12-10T18:20:38.043+01:00JAZZ. Quelli che vivevano per il jazz di New Orleans: il caso di Carlo Loffredo.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggd167E5XWfTnTq_MSex-IymKJ-6AK-ma3Ug3Hr-ivm3rdT48yJ-yvD4pcQUFXImxu0EyRD0v29DB6rouC9WOTrrkDbkTG_Yn5Pt3fQ5f8ng5kPbP1zmU7N0E6Nitjsp9R6U6QvQ/s1600/Carlo+Loffredo+a+oltre+80+anni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1125" data-original-width="1208" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggd167E5XWfTnTq_MSex-IymKJ-6AK-ma3Ug3Hr-ivm3rdT48yJ-yvD4pcQUFXImxu0EyRD0v29DB6rouC9WOTrrkDbkTG_Yn5Pt3fQ5f8ng5kPbP1zmU7N0E6Nitjsp9R6U6QvQ/s200/Carlo+Loffredo+a+oltre+80+anni.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">La famiglia ne voleva fare un avvocato, e non si è mai saputo se sia riuscito davvero a diventarlo, come lui andava dicendo agli intimi; perché all'università (diritto) "perdeva tempo" come contrabbassista, chitarrista e banjoista di jazz, la musica di cui era innamorato, la musica della sua vita, e che allora nel primi anni del Dopoguerra significava la ritrovata libertà per tutti, perfino per la gente di Destra (era monarchico, come mi confessò una volta). Del resto, alla fine degli anni Quaranta addirittura il figlio di Mussolini si guadagnava da vivere in gruppetti jazz a Ischia, dove la famiglia era confinata, come mi confermarono, appunto, Loffredo e il famoso compositore di canzoni napoletane e grande jazzofilo anch’egli presente ovunque in quegli anni avventurosi, Ugo Calise, detto “Calais” per il vezzo ironico di americanizzare tutto fingendosi un “paisà” a New York.<br /> Morto questa notte, a 94 anni, lucido e attivo fino a pochi giorni fa, Carlo ("Carletto") Loffredo è stato protagonista e testimone attivissimo, sempre con l’entusiasmo di un eterno ragazzo, e ragazzo sveglio, di tutta la lunga e difficile evoluzione che doveva portare il jazz italiano, romano in particolare, a uno stentato e incerto professionismo, partendo dal dilettantismo velleitario dei figli della buona borghesia che dopo il 1945 presero a scimmiottare passione, creatività e libertà dei mitizzati “negri” anglofoni, “creoli” francofoni e “paisà” italofoni e siciliani di New Orleans, curiosamente pari (il largo pubblico non lo sa ancor oggi) sulla linea di partenza nella creazione negli Stati Uniti del primo vero jazz strumentale e collettivo, utilizzando ragtime per piano, blues e musica per banda. Non per caso nei medesimi anni, pur così diverso culturalmente, si spendeva a Parigi in un analogo lavoro maieutico il geniale divulgatore anticonformista, organizzatore e cornettista dilettante Boris Vian. </span><br /> Perciò Loffredo frequentò e conobbe tutti nel mondo del jazz che non si riconosceva nel Be-bop, e accompagnò i maggiori musicisti di “hot jazz” di passaggio in Italia (come Armstrong). Instancabile organizzatore musicale, presentatore, divulgatore, musicista, soprattutto fondatore di piccoli gruppi e numerose orchestre revival, tra cui la famosissima e brillante "Roman New Orleans Jazz Band", facilitato dal fatto che Roma voleva dire la radio Rai di via Asiago (e poi la Tv di via Teulada) che lo ospitarono molto spesso, il cinema a cui proporre colonne sonore, e anche la mitica RCA tra i cui dirigenti discografici si annidavano parecchi cultori di jazz. <br /> Allergico a ogni teoria, seriosità e retorica dell’estetica, invano inseguito da accuse di dilettantismo e superficialità, opponeva che così vivevano, pensavano e suonavano gli antichi che a lui piacevano: bisogna anche divertire e divertirsi. Quello di Loffredo era perciò un jazz, tradizionale sì, ma che pur con dignità strizzava sempre l’occhio allo spettatore, allo spettacolo, a un garbato umorismo, come del resto si faceva negli Stati Uniti negli anni Trenta e Quaranta, prima che arrivasse l’intellettualistico bebop. Lo swing, con le sue canzoni ritmiche, finì perciò per affiancarsi e prevalere al puro New Orleans. Naturale che fosse molto richiesto, a cominciare dai locali notturni della Roma della “Dolce Vita”, dal cinema e dalla tv.<br />
<span style="font-family: times, "times new roman", serif;"> Non certo il periodo New Orleans, ovviamente, ma lo “stile” manieristico del revival neo-New Orleans fu a lungo osteggiato dalla critica, appunto perché in origine fenomeno nostalgico e dilettantistico, di imitazione, spesso tecnicamente rudimentale, quindi sottoculturale. Però la critica dovette in parte ricredersi per il sovrapporsi di due fenomeni: 1) diffusosi il be-bop, il jazz in generale diventa vera e propria “musica d’arte” da ascolto e senza tempo, in cui l’autore esprime tutta la sua creatività senza limiti, e il musicista e l'ascoltatore possono scegliere qualunque periodo o stile, come nella musica europea colta; 2) i musicisti di Dixieland (altro nome per i neo-New Orleans bianchi) su cui ha sempre gravato la tara del dilettantismo, si mettono a studiare quasi come gli altri (teniamo presente che non Armstrong, che sapeva leggere benissimo, ma il geniale Bix Beiderbecke, bianco di Chicago, non era in grado di leggere all’impronta in modo fluente), curano spartiti e filologia e imparano finalmente a suonare bene, non più solo a imitare pedissequamente e malamente gli assoli dai dischi storici, ma anche a interpretare in modo professionale (p.es. improvvisando con personalità, idee e buona tecnica gli assoli), insomma diventano anch’essi veri e propri musicisti.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"> Per niente snob, a differenza di molti jazzisti italiani, aveva l'humour e la semplicità dei ragazzi: una grande dote. Sempre disponibile. Per anni, ad esempio, il suo gruppo ha suonato da un camion in movimento, come si faceva a New Orleans per matrimoni e funerali (di qui il nome stile “tailgate” cioè “portellone aperto” per i tromboni a coulisse che fuoriescono dal cassone posteriormente) perfino dietro i cortei dei Radicali, per i quali pur non nascondendo di essere un conservatore, Loffredo aveva una certa simpatia.<br /> Carlo Loffredo attraversando da protagonista, prima sottovalutato poi apprezzato, tutto intero l’arco di questa vera e propria trasformazione culturale, a suo modo, con i suoi limiti, onesti perché non nascosti, con un invidiabile spirito semplice e giovanile, col suo tipico understatement goliardico da grande eterno dilettante, è stato in Italia un insuperato propagandista della parola “jazz” nei dischi, alla radio, in televisione, dal vivo. E ha recuperato e fatto conoscere anche le belle canzoni italiane para-jazzistiche dell’Era dello Swing, negli anni Trenta e Quaranta, che fecero dire a più d’uno che “il jazz riuscì a farla perfino al Fascismo”, che non poté fare nulla per sradicarlo neanche in <a href="https://nicovalerio.blogspot.com/2006/02/revisionismi-let-del-jazz-nellitalia.html"><b><span style="color: red;">Italia</span></b></a>. <br /> Ecco perché un apparente “entertainer” disimpegnato come Loffredo ha fatto – paradossalmente – per la musica jazz più di tanti sedicenti intellettualini “impegnati” </span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">seriosi</span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">e pretenziosi, che più che fare buona musica "la danno a intendere" e bluffano. Per questo la sua “vita in jazz” è storicamente importante in Italia e a Roma in particolare.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"> Grazie, Carletto.</span><br />
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 10 DICEMBRE 2018</span>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-91496524972120325862018-12-03T17:24:00.004+01:002022-12-03T11:53:01.912+01:00NUOVI sindaci. Finalmente all’Opera la Raggi, accusata di non aver fatto nulla.<div class="MsoNormal" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-indent: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjB84Wk796ZPspiHHdyS5iCPHH67ckhy9odId3RauAWHUGY5oxdhhmupS1pGWyD073zXwl_iS9pQ5ks965bF09Skoq3cABHy4m4i6iEiUtCZ06OVixcXF-zb-_6ldRkyfpOuuPaBrXLcDjG2k1MIngVRNy4XNEFkbFkFvs5N0JmA4YAuTs2_u4" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="595" data-original-width="352" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjB84Wk796ZPspiHHdyS5iCPHH67ckhy9odId3RauAWHUGY5oxdhhmupS1pGWyD073zXwl_iS9pQ5ks965bF09Skoq3cABHy4m4i6iEiUtCZ06OVixcXF-zb-_6ldRkyfpOuuPaBrXLcDjG2k1MIngVRNy4XNEFkbFkFvs5N0JmA4YAuTs2_u4=w189-h320" width="189" /></a></div>FINALMENTE ALL'OPERA. La solita Italia. Perfino Mussolini rinunciò per fortuna a cambiare gli Italiani, perché ingovernabili, inaffidabili, voltagabbana. Una volta rossi, una bianchi, una neri. Come Lui stesso, appunto. Al bar fanno la voce grossa, poi tutti, perfino i Grillini, al primo stormire di fronde calano le mutande. Ecco perché, saranno pure familisti, raccomandati, anarchici e disonesti; però mai nessuna Rivoluzione. Unico Paese al Mondo. Dopo il Vaticano.</span></div>
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<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> A riprova, ecco in tutto il suo teatral-avvocatesco splendore, semel in anno, la abitualmente dimessa e “smortina” (e ci sono antiche leggende maschili, di cui tacere è bello, sulle fanciulle dall’aria smorta…) sindaca di Roma, Virginia Raggi, di professione avvocata [così dicono: ma siamo sicuri? dopo averla vista non far nulla per due anni al Comune le affidereste la vostra persona in giudizio?], che abiura per un piatto di lenticchie di notorietà “star system” da tappeto rosso, il suo vero unico vanto, il suo innegabile punto di forza: quel caratteristico, inquietante grande orecchio sporgente, isolato a mo' di ventosa acchiappa-sguardi, che sollevava, è vero, interrogativi di anatomia comparata, però le dava originalità, anzi, che dico, un certo qual fascino perverso, quasi sex appeal.</span></div>
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<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> Ma allora qual è il problema? È che il vestito parla. Non so quanto sia costato ai cittadini anche se per ipotesi fosse stato offerto nominalmente gratis; ma certo una metà inferiore da lamentoso e querulo (finto, fintissimo) Pierrot, e una superiore da finta, improbabile avvocata della favola con decorazioni esagerate e barocche che altro non sono che i famosi “lacci e lacciuoli” nel cui viluppo si bloccano amministrazione e progresso dell’Italia, compongono un quadro freudiano eloquente, sono attraverso i simboli una vera confessione.</span></div>
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<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> La vita è teatro? Non solo, è un grande gioco psicologico, una serie complessa ma divertente di prove, tradimenti, lapsus e indovinelli. Tutto è scritto chiaramente nel viso, nello sguardo, nel portamento, nel vestito, negli ornamenti. Basta saper guardare, saper leggere. Se col nostro corpo parliamo, con i nostri tic, le nostre acconciature, i nostri vestiti, straparliamo. Ecco, per esempio, come la famosa (prima che apprezzata) pseudo-sindaca di Roma, la "cittadina qualunque" Virginia Raggi, si tradisce e rivela col suo inquietante vestito quello che è, e a che cosa, pur mirata, in realtà mira.</span></div>
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<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> Insomma, diciamolo, è una mascherata, non sei tu, cara Virginia. Infatti sei irriconoscibile: se i fotografi non avessero assicurato nelle didascalie che sotto quel vestito c'eri proprio tu, la sindaca di Roma, nessuno ti avrebbe quasi notato, men che meno criticata. Certo, i vestiti di gala devono denotare eleganza (ed è convcessa anche originalità); ma non devono camuffare e stravolgere totalmente le sembianze della persona. Carnevale è ancora lontano. E tu eri lì non per nasconderti, per fingere, ma per essere te stessa, cioè il Sindaco di Roma, rappresentando visivamente tutti i romani. Altro che giocare col vestito di mamma e fare per una serata “la grande”. Se no, gatta ci cova, cioè le deduzioni psicologiche sono inevitabili, prime di tutte le accuse di totale insicurezza, psicologia problematica e infantilismo. Il che, ammettilo, poiché psiche e intelligenza sono pervasive, finisce per riguardare, anzi, spiegare, anche il modo con cui fai il sindaco. E allora "tout se tient", tutto quadra.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> Però ti ringraziamo lo stesso, Virginia, per averci spiegato per allusioni, esibendoti coram populo sul tappeto rosso, ma questo almeno senza vergogna, qualcosa di più sulla tua vera natura. E anche per esserti mostrata, dopo tanto non-fare, finalmente all’Opera.</span></div>
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<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
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<span face="Verdana, sans-serif" style="color: red; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 4 DICEMBRE 2018</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-68316782663943384542018-09-13T16:04:00.003+02:002022-09-04T23:20:42.098+02:00CERONETTI, il vecchio bambino, poeta e narcisista che non accettava il Mondo.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvdwUSVYOSSs8axoTgzK1hvwuXZN8JGRqy8XiaPkal0Qh7LH7dxbvWoO7QypwvG-HHl-uMhOJJLEZXAtAr8mfXE-yYk7CL3B3dOmm0QKpXynCVfZhNp8BIK9_pRoT7dQ1MMpqBPA/s1600/Guido+Ceronetti+con+sciarpa+basco+e+occhiali.jpg" style="clear: left; display: inline; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="559" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvdwUSVYOSSs8axoTgzK1hvwuXZN8JGRqy8XiaPkal0Qh7LH7dxbvWoO7QypwvG-HHl-uMhOJJLEZXAtAr8mfXE-yYk7CL3B3dOmm0QKpXynCVfZhNp8BIK9_pRoT7dQ1MMpqBPA/s320/Guido+Ceronetti+con+sciarpa+basco+e+occhiali.jpg" width="320" /></a>PER L’ANAGRAFE E’ MORTO OGGI, ma – che ne sanno i burocrati della natura degli uomini? – in realtà ci aveva lasciati da tempo. Come molti di noi, anche meno timidi di lui e soprattutto meno snob, Guido Ceronetti appena aperti gli occhi su questo Mondo moderno, ben diverso da quell’Altro che lui sognava, aveva messo macigni invalicabili tra sé e gli altri, specialmente se appartenenti alla varietà contemporanea dell'<i>Homo sapiens italicus</i>..<br />
Perciò non era solo un anti-italiano; uno così si sarebbe trovato male (cioè bene, per potersene lamentare scrivendo: in fondo chi scrive è sempre uno scontento), in qualsiasi Paese, non solo l’America e l’Inghilterra, patrie abusive della nostra Civiltà poco civile e capri espiatori di tutte le (nostre) brutture, ma anche della pur amata India (quale, quella di oggi? ah-ah-ah!).<br />
Così, è stato acuminato, crudele, polemista di costume e politico, pur senza capire un’acca, come tutti gli artisti, di Politologia e Sociologia (scienze moderne, finte, anzi, no, troppo realiste: fotografano anziché educare l’uomo, puah!). Per vastità d’intelligenza era eclettico, filologo, poeta e filosofo onnisciente come i Rinascimentali. Per spirito era apocalittico millenarista e biblista, amante del macabro e di ogni Giudizio Universale come i monaci Medievali. Ma per spirito critico moralista e mondano (sì, perfino lui) era cultore del bon-mot elegante, dell'epigramma ben riuscito, dell'aforisma tagliente capace di “épater les bourgeois”, proprio come gli odiati Illuministi.<br />
Eppure, nonostante la sua aria monacale, indifesa e dimessa (qualcuno, perfido, diceva costruita ad arte) da vecchietto-saggio anzitempo che attirava la stima e la “compassione” delle donne, al proprio corpo, anche se ridotto all’osso, ci teneva, eccome. Non lo destinava solo a penitenze, digiuni e improbabili resurrezioni come un superficiale avrebbe immaginato squadrando la sua figura: anzi poteva essere definito un salutista, un edonista, addirittura un naturista vegetariano. Nei mitici avventurosi e felici anni Settanta, lungo lo Stivale eravamo forse solo in due a bere tè verde e a condire gli alimenti col germe di grano: il secondo era Ceronetti. Aveva antenne sensibilissime ed era sempre aggiornato; così era stato tra i primi intellettuali, insieme a Dacia Maraini, a leggere i miei articoli e libri sull’alimentazione naturale. Lo incontravo spesso nei ristorantini vegetariani romani di via della Vite e di via Crescenzio.<br />
Il viso, poi, tradiva non l’adolescenza, ma proprio un’infanzia prolungata oltre ogni limite, un eterno inquietante bambino-vecchio grande teorico e pratico del Ludico. Solo che il gioco lui lo conduceva dietro il paravento dell’azione scenica interpretando spesso con la seriosità tipica dei bambini che giocano il ruolo del burattinaio e del burattino in vari spettacolini deliziosi che incuriosirono anche Moravia e Fellini.<br />
Ma quello che dava originalità alla sua personalità era la tendenza all’Insolito, ad essere sempre affascinato dall’Antico, dall’Esoterico, dal Simbolico, dallo Spirituale. Ah sì, e allora come si spiega la sua curiosa ricerca del Semplice e Naturale? Col fatto che anche questi perduti valori erano riscoperti e rivalutati in quei primi anni di crisi e autocritica della società industriale, appunto, come ignoti ai più, desueti, dimenticati, insomma elitari, raffinati. Ecco l’ulteriore snobismo, allora comune sia alla cultura di Sinistra che a quella si Destra, a cui sotto sotto apparteneva senza saperlo, in quanto nemico del Mondo moderno.<br />
Con la tipica efferata crudeltà dei finti deboli, era e appariva un grande moralista esistenziale e politico, un polemista educatore. Con le sue parole, in volumetti sempre eleganti per forma e contenuto, avrebbe preteso di cambiare il Mondo, che dico, il Genere Umano. Narciso? Certo, perché, avete qualcosa contro i narcisi?<br /> Qualcuno ha sostenuto che in immagine ricordasse maledettamente un famoso attore di culto, Oscar mondiale dell’ironia. Concediamo : se Ceronetti avesse saputo suonare il clarinetto jazz e avesse avuto un minimo di auto-ironia e ancora più narcisismo (o no, ancora di più?), sarebbe stato il Woody Allen della scrittura e del pensiero debole. Invece, per fortuna, era più vero, più terribile, degli attori veri capaci di tutto e niente. <div> Perché in realtà tutti gli aggettivi e sostantivi finora sprecati su di lui valgono zero: se le parole costassero un occhio della testa come i telegrammi d'un tempo, ce la caveremmo con una frasetta breve ed economica: fu un intellettuale abnorme e poligrafo, capace di tutto, e non “soltanto” un grande scrittore satirico. “Soltanto”?<br />
<br />
<span face=""verdana" , sans-serif" style="color: blue; font-size: x-small;">IMMAGINE. Lo scrittore, saggista, poeta, drammaturgo e polemista Guido Ceronetti, col suo abituale berretto basco (foto La Stampa).</span><br />
<span face=""verdana" , sans-serif" style="color: blue; font-size: x-small;"><br /></span>
<span face=""verdana" , sans-serif" style="color: red; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 4 SETTEMBRE 2022</span></div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-52140397457502194032018-03-05T17:35:00.000+01:002018-07-05T00:28:54.677+02:00CAPI mediocri. 5Stelle e Lega vincono anche per i tanti errori di Renzi e del PD.Il Partito Democratico in Italia, dopo tante sconfitte, è finalmente entrato in crisi dopo l’ultima e più disastrosa nelle elezioni politiche del 4 marzo. Il ragazzotto di Rignano sull’Arno che ne è Segretario, l’unico ancora convinto della propria furbizia, ringrazi quanti hanno insistito per conservare alle elezioni italiane il sistema proporzionale e hanno detto ‘no’ nel Referendum al suo progetto di eliminare il Senato. Perché altrimenti, col solo maggioritario voluto dal PD e a suo tempo teorizzato ottusamente dai Radicali (proprio loro che da un sistema simile sarebbero stati penalizzati), i CinqueStelle "buoni a nulla e capaci di tutto" si sarebbero presa tutta l’Italia in un attimo.<br />
Renzi e i Democratici hanno irritato gli Italiani soprattutto col loro molle “buonismo” da Cattolici di sacrestia verso gli immigrati illegali, quelli che non fuggendo da guerre o persecuzioni non possono chiedere asilo politico, ma cercano soltanto migliori condizioni economiche. E non pochi di questi immigrati irregolari, per di più, hanno anche commesso reati o dato problemi di ordine pubblico. L’impressione è stata che il PD eseguisse pedissequamente gli inviti di papa Francesco, sovrapponendo agli interessi concreti degli Italiani l’etica universalistica del Cattolicesimo, a cui non interessa nulla della Nazione Italia e dell’economia italiana. Ma se fosse possibile, anche i poveri Italiani emigrerebbero in cerca di fortuna negli USA, Gran Bretagna o in altri Paesi. A queste centinaia di migliaia di immigrati asiatici e africani si sono dati – o almeno così è apparso agli elettori – più attenzioni, cure e soldi che ai milioni di cittadini italiani poveri. Insomma, quello che ha offeso profondamente e allontanato dal PD è stato questo insopportabile cinismo clericale della “buona azione di Stato”, una sorta di “fioretto di massa” in stile papa Leone XII, il fanatico cardinale della Genga.<br />
Inoltre, Renzi stesso non è adatto, non ha doti psicologiche per muoversi in Politica. Resta un velleitario e spesso patetico sindaco di provincia. L’ambizione non sorretta dall’intelligenza non basta, anzi è vistosamente controproducente. Si è reso odioso col suo continuo apparire in tv esibendo la parola sciolta da imbonitore e battutista (anche poco intelligente: la precedente esperienza negativa di Berlusconi non gli aveva detto niente?), col carattere prepotente, autoritario, di chi fa piazza pulita coram populo degli oppositori interni (con i quali è stato più duro – càpita sempre così a questi tipi – molto più duro, che con gli oppositori esterni, v. citazioni continue e inseguimento dei Grillini nella gara della demagogia). Ha stancato e innervosito i telespettatori con la sua sicumera esibita, con la pretesa – questa, sì, infantile – di essere considerato “giovane” a quarant’anni, con l’atteggiamento, perfino la camminata dondolante tipica del gradasso di paese copiata dai film western di terza visione delle sale parrocchiali degli anni Cinquanta.<br />
E ha concentrato su di sé l’antipatia congenita d’un intero Paese, i cui cittadini da molti secoli coltivano l’arte dell’antipatia e della simpatia preconcette come pochi al Mondo, e in base a questi sentimenti primordiali e infantili, come tutti gli immaturi, giudicano sia sul piano personale nella vita quotidiana, sia nel lavoro, sia in Politica. Specialmente al Sud. E questa concentrazione di antipatia politica ha cominciato a cristallizzarsi a partire da quel Referendum sbagliato, caduto sui cittadini inopinatamente, mentre ben altri erano i problemi che non le norme della Costituzione, le regole del gioco. Serviva per perdere tempo e “far vedere” qualche risultato, uno qualunque. Dopo la clamorosa sconfitta a quel Referendum, Renzi doveva dimettersi, abbandonare la Politica. Invece si è comportato da persona poco intelligente, caparbia e meschina. Fu l'inizio della fine.<br />
Certo, tutto questo parla da sé, ma solo per chi sa osservare e fare confronti, come appunto per la base media PD, nettamente superiore sul piano intellettuale e critico a quella, poniamo, dei Grillini, che sopporta dai suoi Capi e capetti, di molto inferiori a Renzi in tutto, questo e altro. Base PD e “liberals” sparsi che l’hanno giustamente punito. Infatti, tanti laici e liberali senza casa lo avevano votato in precedenza come un dignitoso e presentabile “male minore”..<br />
Ma ora, basta, un Capo di partito così inadeguato ha davvero passato il segno massimo della mancanza di autocritica. L'ennesima sconfitta segna la sua fine di leader e forse di politico, proprio mentre entra paradossalmente per la prima volta in Parlamento. L'uomo non è emendabile: in lui il carattere è prevalente sulla personalità: caso gravissimo in Politica. Nelle sue condizioni, in Politica, che non è solo una scienza, ma anche un’arte fondata sui rapporti interpersonali, sull’apparire, sulla psicologia sociale, finisce per contare più “com’è” il capo e il suo “cerchio magico” (v. Boschi, Lotti ecc.) delle loro eventuali “idee”. Vedi anche il parallelo caso umano e politico di D’Alema, ben superiore a Renzi in tutto per qualità, eppure cancellato, anche qui con una certa aberrante ma comprensibile “giustizia” elettorale popolare.<br />
Con questi atteggiamenti ed errori, con questa mancanza di intelligenza politica che gli ha impedito di cogliere in tempo il malessere dei cittadini, Renzi ha fatto crescere l’astio, lo scontento e soprattutto il movimento che voleva radunare gli scontenti di tutte le risme, la Lega e i Grillini. Un errore analogo, ma meno grave perché non era al Governo, lo ha commesso Berlusconi.<br />
Furbizia, se non intelligenza politica, avrebbe voluto che modificasse in corsa l’ottuso programma buonista di quello che io chiamo ormai il “PD dei chierichetti” sull’Europa, tenera e accondiscendete sugli speculatori e severa, implacabile, sui cittadini; cosa che invece hanno capito perfino i socialdemocratici tedeschi. Perché, si sa, a certi politici conviene conservare più a lungo possibile uno spauracchio efficace da brandire, per intimorire e convincere gli avversari interni ed esterni. <br />
Ora che gli spauracchi Lega e 5Stelle dopo tanto minacciare hanno finalmente vinto, al PD, su cui grava non solo il peso di una Sinistra democratica ormai perdente, ma anche la responsabilità di una buona parte della democrazia in Italia, non resta che riscoprire la propria natura vera, che non è quella democristiana e cattolica, ma quella laica e socialista. Con ciò favorendo indirettamente un circolo virtuoso di “ritorno alle idee” che potrebbe far rinascere per analogia anche aggregazioni autenticamente liberali e non solo caricaturalmente "liberiste". Altro che accordi coi 5Stelle. Chissà, forse proprio dall’opposizione più che dal Governo, i democratici italiani potranno ritrovare se stessi.<br />
<br />
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">AGGIORNATO AL 4 LUGLIO 2018</span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-54317824053281571342018-01-19T22:56:00.003+01:002018-01-19T22:58:14.406+01:00ALLIEVA e insegnante: storia vecchia quanto il Mondo, ma quanta ipocrisia.<br />IL DOCENTE E LA RAGAZZINA. Sono contrarissimo al contorto e obliquo ragionamento di alcuni sedicenti “libertarians” e radicali, che nella vicenda del professore 53nne (il solito cattolico integerrimo...) e della sua allieva di 15 anni del cattolicissimo liceo della migliore – scusate il penoso ossimoro – borghesia clericale romana, il “Massimo”, mostrano di giustificare o comprendere, semmai, il vecchio, l’uomo, e non la giovanissima, la donna, sulla base di argomentazioni sofistiche che mi aspetterei piuttosto da grassi e lubrichi Satrapi orientali o da prepotenti Don Rodrigo del nostro Seicento. Ma in Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia ci sono stati casi in cui l’adulto nella strana coppia era un insegnante donna e l’allievo un ragazzo. Eppure il problema era e resta il medesimo.<br /> Allora, fatemi capire, “libertario” (sempre diffidato di questa categoria, inesistente nel dizionario liberale) sarebbe lo strafottente e violento che, come dicono a Roma, “si fa i cazzi propri” (cioè, è un egoista che si sente libero di fare tutto ciò che vuole), pretendendo che lo Stato non si azzardi a mettere becco, se no sarebbe autoritario?<br /> Ma come si fa, proprio sul piano liberale – e sto parlando ora in generale, senza più alcun riferimento alla psicologia dei personaggi di questo caso di cronaca, che non conosco e poco mi interessa – a mettere sullo stesso piano, al limite, un furbo e vissuto furbastro erotomane di mezz’età, oppure un eterno infantile con turbe affettive, o un vero maniaco incallito, con un’ingenua ragazzina naturalmente immatura e plagiabile?<br /> Oltretutto con l'aggiunta aggravante del ben noto "carisma", che rende docenti, sacerdoti, confessori, guru, leaders, capipartito ecc. ancora più desiderabili e oggetto di adorazione presso i loro adepti, spesso soggetti minus habentes? Esiste tutta una ricerca psico-patologica sulla mancanza di maturità e spirito critico di allievi, aderenti a sette e seguaci di movimenti, che li fa dipendere passivamente dai loro capi. Dipendenza psicologica stranota ai giuristi e infatti ammessa anche dal nostro stesso Codice Penale, che considera non come attenuante romantica e poetica, ma come brutale aggravante che l'adulto seduttore, carisma o no, sia insegnante. <br /> Ma poi, a guardar bene, è il medesimo rapporto che s'instaura ancor oggi nei violentissimi e scandalosi "matrimoni" arabi e islamici tra vecchi e bambine di nove anni, e nella pedofilia in genere. <br /> Si tratta forse del reato di plagio, che il radicale Marco Pannella contribuì a far abrogare negli anni Settanta? Ma no, Braibanti e la faccenda del plagio tirata in ballo da alcuni per alleggerire la violenza psicologica dell’anziano che “s’innamora”, cioè approfitta della condizione di minorità della giovanissima, facendo finta di ignorare la sua immaturità psicologica e asserendo addirittura che “lei era consenziente”, non c'entrano nulla. Qui c'è una minorenne, non un adulto debole di personalità. <br /> Ma come, mi si opporrà: e l’antica Grecia, la Roma classica, la grande letteratura erotica, Shakespeare, e giù, giù, fino alle spose bambine promesse? Lo so bene che gran parte degli amori, dei fidanzamenti e matrimoni dell'Antichità, e fino a ieri anche nell’Europa moderna (nell'Islam e in Asia è ancora la norma), avvenivano con questa forma di grave squilibrio psicologico. <br /> Quel ch’è certo, è che oggi, quando le violenze sono più facilmente identificate attraverso gli strumenti della logica scientifica, questo strano “amore asimmetrico” gestito e comandato solo da uno, l’adulto, è una posizione che non solo non tiene conto dell’abc della psicologia, ma sul piano culturale è certamente una posizione illiberale, altro che “libertarian”. Si farebbe presto a parlare di “anarco-stupratori”. Un’indifendibile posizione ultra-reazionaria, come quella di chi negli Stati Uniti difende la pedofilia con la doppia scusa criminale della “maturità” psicologico-sessuale dei bambini e del presunto diritto primordiale dell’uomo, quasi un delirante “liberismo” anarchico applicato al costume e ai rapporti interpersonali. Anche Pannella di tanto in tanto, nelle sue patologiche cascate di parole, sembrava sfiorare queste idee, viste come posizioni “anticonformiste”, mai comunque elaborandole ed esponendole in forma compiuta e coerente. Ma non vuol dir nulla: Marco ha fatto alcune cose giuste e geniali, ma ha anche fatto e soprattutto detto molte, troppe, sciocchezze.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-72562485961575904642018-01-06T16:21:00.001+01:002021-11-05T16:16:10.287+01:00MITI d’oggi. La donna anticonformista provoca, ma domina la vita e la morte. <div class="MsoNormal">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBjIwJm9K9ldNXPzaIFjKoRrvIra7Z1zs7rHHaH1JFNzMmo2P2JGny7DFreqmOK9AaBUgSz58goNNzcaEOlsvBgWsvZo7IxSTA7NsanDRe3RYsjGBAZ1QQ3ZRbW2CbZt-t58aq1Q/s1600/Marina+Ripa+di+Meana+cappello+rosa+nera.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="659" data-original-width="470" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBjIwJm9K9ldNXPzaIFjKoRrvIra7Z1zs7rHHaH1JFNzMmo2P2JGny7DFreqmOK9AaBUgSz58goNNzcaEOlsvBgWsvZo7IxSTA7NsanDRe3RYsjGBAZ1QQ3ZRbW2CbZt-t58aq1Q/s320/Marina+Ripa+di+Meana+cappello+rosa+nera.jpg" width="228" /></a></div>
MARINA RIPA DI MEANA<br />
Quando appariva, la vedevi così grande,
spandeva così tanta luce, che tutti per contrasto erano spenti, piccoli, meschini. Una dea, ma una dea procace, della corporeità, dei fiori, della primavera, della
bellezza. Si sparse allora la leggenda che fosse davvero lei la donna insieme più
stravagante e più elegante di Roma; mentre per Gianni Agnelli, esagerato a
causa del desiderio frustrato, era addirittura la più bella d’Italia. Eppure, vista
attraverso il malevolo egualitarismo delle donne, era solo “appariscente”. «Tutta
qua, questa famosa bellezza?» commentò acida la scrittrice Elsa Morante. Peccato che non siano le donne a poter giudicare le altre donne.</div>
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forte, alta, ma a quei tempi ancora più alta per le lunghissime gambe giovani
allungate da tacchi arditi, con la stravagante chioma rossa o pel di carota; e
vestiti sempre svolazzanti, floreali o a colori accesi o pastello (che a Roma non si vedevano se
non tra le signore delle ambasciate anglosassoni), sempre munita di cappelli incredibili, che però mai riuscivano a fare davvero ombra al volto
ampio e d’una sua speciale convessità. Convessità? Era stato proprio lo scrittore Alberto Moravia,
che come tutta la Roma intellettuale la frequentava e le faceva una corte
serrata (v. oltre), a teorizzare, non so se pro domo sua, che la bellezza delle donne
consistesse in questa qualità, come la più adatta – è l’immaginifica fisica dei
letterati – a riflettere la luce.<o:p></o:p></div>
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sposata Lante della Rovere, poi Ripa di Meana, sembrava procedere nella vita non
in modo altezzoso, questo no, perché conservò sempre l’anima delle origini popolari, ma certo in modo deciso e prepotente; proprio come camminava in strada sugli insidiosi
sampietrini romani, poco adatti ai suoi tacchi a spillo, ma adattissimi ai suoi cani che numerosi conduceva al guinzaglio. Ogni volta che la incontravi,
all’apice della sua bellezza, negli anni 70 e 80, in una galleria d’arte o nei
vicoli attorno a piazza di Spagna, da via Mario de' Fiori a via della Croce, al
Babuino, luoghi già allora turistici e poco frequentabili da un romano, era la sorpresa d'una Venere che esce dalla conchiglia; e sempre ti
si allargava il cuore.<o:p></o:p></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiylviaOcQSjW047mvVO2Sp9Qx_r5qWIDA1bRIwowwH68dDZcwoITxC0k06tgZYBvIxx6XK6IPw08htvskHhUeikhWplE1EaSWYLne8AEhqjj6IA-2dJKupCurBPO5h20UY4YNttg/s1600/Marina+Ripa+di+Meana+nuda+contro+pellicce.jpg" style="clear: right; display: inline; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="412" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiylviaOcQSjW047mvVO2Sp9Qx_r5qWIDA1bRIwowwH68dDZcwoITxC0k06tgZYBvIxx6XK6IPw08htvskHhUeikhWplE1EaSWYLne8AEhqjj6IA-2dJKupCurBPO5h20UY4YNttg/s320/Marina+Ripa+di+Meana+nuda+contro+pellicce.jpg" width="217" /></a> Futile, mondana, superficiale, storcevano il naso certi pensatori maschi, forse gli stessi che non erano riusciti a raggiungere il suo letto. Ignorante, l'aveva rimproverata Vittorio Gassman. Arrivista, scalatrice sociale, mangiatrice d'uomini, soffiavano
alle spalle le perfide finte amiche, in realtà vere nemiche. Ma di piccole cose sono fatte le grandi, e lei proprio il costume, il senso della Bellezza, voleva cambiare, coi mezzi che aveva, a cominciare dalla vita d'ogni giorno. E poi quale
donna, quale uomo non vede la sua vita come un’occasione di conquista dell'altro o d'un posto nella
società?<br /> La novità, invece, era che per la prima volta il modello di donna
libera e anticonformista fino all'esagerazione, in questo caso il più perfetto a disposizione, doveva servire per una carriera personale e un’ascesa sociale. Non nascondersi, ma
rivelarsi con la massima esplicita sincerità; non subire ma agire, anche a
costo di provocare di continuo e di usare a mani larghe il Kitsch, ecco le nuove armi perfettamente
consapevoli, giocose, naturali e in fondo oneste, sì paradossalmente oneste - contro la vox populi giornalistica - d’una donna coraggiosa e sfrontata, per ottenere
il successo. Perciò, i mass media, che spesso non capiscono, stavolta capirono,
e alla fine dopo anni di tentato scandalismo tutto le perdonarono.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioh0to9KLFz3JdxYRRZ8o15tIJceytmZ-P8lOtXCsw1AKcZ70rMpwhv_sEhTi-YFxrXO0vJkLlqg5pi82AxcVWc08YctPQZ3OmYuPYPmqJfF5bPXiCXaVJTyWMjvWaFVWpp84WQg/s1600/Marina+Ripa+di+Meana+%2528picc%2529+seduta.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="632" data-original-width="445" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioh0to9KLFz3JdxYRRZ8o15tIJceytmZ-P8lOtXCsw1AKcZ70rMpwhv_sEhTi-YFxrXO0vJkLlqg5pi82AxcVWc08YctPQZ3OmYuPYPmqJfF5bPXiCXaVJTyWMjvWaFVWpp84WQg/s200/Marina+Ripa+di+Meana+%2528picc%2529+seduta.jpg" width="140" /></a></div>
La
madre le aveva dato della scema, quand'era adolescente, perché non leggeva, non aveva voluto frequentare neanche il liceo, ha scritto nel suo libro autobiografico "Colazione al Gran Hotel". E questo, forse, offre una chiave di lettura. Attraeva gli intellettuali, neanche fosse una musa ispiratrice, e da loro era attratta, perché in
fondo, ammette, “si sentiva cretina”. Già, gli intellettuali. Hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, insieme con gli aristocratici e i necessari industriali. «Non
avevo una lira ma vivevo da miliardaria» si confida nell’<b><a href="http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/12/02/marina-ripa-meana-quando-agnelli-mi-trovo-letto-due-uomini-7e001a40-b890-11e6-886d-3196d477f919.shtml?refresh_ce-cp"><span style="color: red;">intervista</span></a> </b>con Candida Morvillo a proposito del suo libro. Sempre ospite di spasimanti e ammiratori, che non esitavano a
mettere a disposizione anche l’aereo privato. Al Gran Hotel viveva pagata dall’ammiratore-mecenate Roberto Gancia, conte e industriale, che le procurò anche un lucroso contratto
di abiti prêt-à-porter col Giappone. Sempre seguita curiosamente da due vecchi
intellettuali, detti i Dioscuri, un po’ guardoni e un po’ parassiti, Alberto Moravia
(che come un qualunque garzone del fioraio ci prova pesantemente mettendole la
mano sulla patta: rifiutato) e Goffredo Parise, il pauperista-chic che al maître dal sopracciglio inarcato che serve aragoste chiede un brodo con pane secco. E come si precipitarono i due Dioscuri opportunisti a fare le ben pagate presentazioni al suo servizio fotografico su Playmen, che altrimenti, senza il supporto "intellettuale" - temeva Marina - avrebbe fatto morire di crepacuore la madre! «Ma questi due non
hanno altro da fare?», sbottò Eugenio Scalfari. Erano gli anni della "scapestrataggine" e degli eccessi. Agnelli, che evidentemente voleva provarci anche lui - continuano Marina e la Morvillo - la sorprende a letto con due uomini, lo scultore Eliseo Mattiacci e il pittore Gino De Dominicis, e si ritrae sdegnoso: «Siamo già troppi!».<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK_uK7ncHx19mN9kNJFWYns9lvra4a6KtMgQQHCHvm_uPC4yo2xqGDCf0BypxNy9QrkNotj7Lip2G8aornqB1PLUxOS7j9yhn5r-foZ_IvkvF_5WU8wRv4mheCHN3SE7u3xA6InA/s1600/Marina+e+Carlo+Ripa+di+Meana+matrimonio+1982.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="447" data-original-width="309" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK_uK7ncHx19mN9kNJFWYns9lvra4a6KtMgQQHCHvm_uPC4yo2xqGDCf0BypxNy9QrkNotj7Lip2G8aornqB1PLUxOS7j9yhn5r-foZ_IvkvF_5WU8wRv4mheCHN3SE7u3xA6InA/s200/Marina+e+Carlo+Ripa+di+Meana+matrimonio+1982.jpg" width="138" /></a></div>
Silista di alta moda, fin dagli
anni 80 appariva in tv come opinionista di rottura, sempre sopra le righe, mettendo
in evidenza carattere esuberante, mobile, vitalissimo, imprevedibile, effervescente, e idee anticonformiste, perfino infantilmente bislacche. Poi la svolta ecologica, grazie anche all'influenza di Carlo, che è stato anche Commissario Europeo all'ambiente e dirigente dei Verdi, e il lancio di campagne di ogni tipo, soprattutto sulla difesa degli animali (contro
la moda delle pellicce non esitò a farsi fotografare nuda, dichiarando che l’unica
sua pelliccia non vergognosa sarebbe stato il suo vello pubico), la tutela della natura e del
paesaggio; sempre continuando a dibattere e polemizzare di costume, politica, libertà della donna.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZAMDfO9lRsxCNDcbQWM2vlNWo6JrD4h8oP2sFprUJZuJfrkKTvehN0dbHHD8U6jWN6Hzyjd46PQSnGgzeO_Vldl4jvpImANONfbnE4p23JgPMP02Skp3FHYxZSzFMPRnwo1ql-g/s1600/Marina+Ripa+di+Meana+libro+Colazione+al+Grand+Hotel.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="408" data-original-width="269" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZAMDfO9lRsxCNDcbQWM2vlNWo6JrD4h8oP2sFprUJZuJfrkKTvehN0dbHHD8U6jWN6Hzyjd46PQSnGgzeO_Vldl4jvpImANONfbnE4p23JgPMP02Skp3FHYxZSzFMPRnwo1ql-g/s200/Marina+Ripa+di+Meana+libro+Colazione+al+Grand+Hotel.jpg" width="131" /></a> Ma è stata molto di più: un piccolo Mito vivente dei giorni nostri, cresciuto e alimentato, anche criticato, dall'opinione pubblica giorno dopo giorno, avendo impersonato per oltre quarant’anni l'archetipo della donna
liberata che con le sue imprevedibili infrazioni rompe vistosamente le piccole e grandi regole dell'ipocrisia sociale; eppure pretende ugualmente di avere successo, e, quello che è più straordinario, coltivando "alla faccia di tutti" forse l'unica vera, ludica, goliardica,"dolce vita" realmente possibile: la sua.<br />
<br />
Non si saprà mai se sia stata più abile o più fortunata. Così, come solo pochi sanno fare, proprio lei, la futile, la leggera, l'animatrice dei salotti romani, la mondana, la mantenuta, la scalatrice sociale, è tuttavia riuscita paradossalmente là dove molti uomini grandi, venerati e famosi hanno fallito, cioè nel capolavoro di non farsi travolgere dagli eventi, ma di modulare a piacimento, niente di meno, la vita e la morte. E già, visto che al cancro che non le dava tregua non ha dato tregua, e l'ha beffato in extremis, quando ormai era terminale, con la sedazione profonda (in casa, altro che Svizzera): una dolce morte. Dopo una vita che le beghine avevano definito per lo meno poco dignitosa, in realtà magistralmente gestita, ecco che lei la conclude col suo ultimo colpo di teatro: una dignitosissima morte. E nei tempi giusti: per scomparire è riuscita a evitare appena il 6 gennaio, perché come befana non sarebbe stata credibile.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<span face=""verdana" , sans-serif" style="color: red; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 9 GENNAIO 2018</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-75302540011730534482017-12-18T22:55:00.000+01:002017-12-24T16:54:49.578+01:00TOMBE poco onorevoli. Perché il cinico re Vittorio Emanuale III no e gli altri sì? <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfEN9vUkT8KixTOnOLb4_CnkooMeq1df1WzQelW2ZQ1wtspvwzEr1IsJW3b5v96W3h8KbBXY-ReEQzVMSMKqOMnsdoLyYCUSpJxtOIOH6ktg5-pmEjLIAlgaMcyzayisxElp5v4A/s1600/Tombe+re+Vittorio+Emanuele+III+e+regina+Elena+nel+Santuario+di+Vicoforte+%2528Cuneo%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="515" data-original-width="799" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfEN9vUkT8KixTOnOLb4_CnkooMeq1df1WzQelW2ZQ1wtspvwzEr1IsJW3b5v96W3h8KbBXY-ReEQzVMSMKqOMnsdoLyYCUSpJxtOIOH6ktg5-pmEjLIAlgaMcyzayisxElp5v4A/s320/Tombe+re+Vittorio+Emanuele+III+e+regina+Elena+nel+Santuario+di+Vicoforte+%2528Cuneo%2529.jpg" width="320" /></a></div>
Non solo la Comunità Ebraica italiana, che giustamente ricorda la firma del Re sulle leggi razziali di Mussolini, ma anche altri Italiani hanno protestato per la<b> <a href="http://www.lastampa.it/2017/12/18/italia/cronache/il-ritorno-del-re-fra-le-polemiche-2fcvXtrvxdnIGIbWYbaZGL/pagina.html"><span style="color: red;">traslazione</span></a></b> dopo 70 anni delle spoglie del Re d’Italia, Vittorio Emanuele III di Savoia, da Alessandria d’Egitto al santuario di Vicoforte (Cuneo), pochissimi giorni dopo quelle della moglie, la regina Elena, che riposavano finora a Montpellier (Francia). <br />
Altro che l’impossibile Pantheon, come chiedeva una parte dei Savoia. Perfino il saggio permesso del Presidente della Repubblica, Mattarella, limitato all’inumazione in Italia, in tono minore e con riservatezza estrema, nel santuario privato dei Savoia, è stato contestato. L'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo in un <a href="http://www.lastampa.it/2017/12/18/edizioni/cuneo/il-re-sepolto-a-vicoforte-listituto-storico-profonda-indignazione-kg1xXtjyR2jbHVYFG4io0H/pagina.html"><b><span style="color: red;">comunicato</span></b></a> circostanziato ha lamentato che a causa del segreto e del fatto compiuto sia mancato il minimo dibattito storico, in cui anche un'ammissione di colpe sarebbe stata educativa per i giovani.<br />
Perché è ovvio, come spiega la Storia stessa: il favore del Re Vittorio verso il Fascismo gli ha precluso l’onore condiviso della Nazione intera, comprese le onoranze, altrimenti doverose, nel Pantheon. E anzi, tra i critici più severi, si è fatto strada il timore che la giusta sepoltura in Patria possa risolversi in una sorta di rivalutazione implicita di una Casata che nel Novecento ha dilapidato l’enorme credibilità che aveva accumulata agli occhi degli Italiani ai tempi del Risorgimento.<br />
<span style="text-indent: 0cm;"> In particolare, la firma reale apposta
da Vittorio Emanuele III sotto le leggi razziali volute nel 1938 da Mussolini
per ottusa emulazione di quelle di Hitler, fu vissuta come un tradimento dalla
Comunità Israelitica. E infatti, riferiscono gli storici, fu una scelta molto “sofferta”,
perfino in quel poco sensibile sovrano. Gli Ebrei italiani erano ultra-patriottici,
come mostra la vita di Amelia Rosselli Pincherle, sempre in prima fila nel
Risorgimento e nel sostegno sia al Governo (il segretario particolare di Cavour
era l’ebreo Isacco Artom), sia alla Casa Reale (la dama di compagnia della
regina Margherita, consorte di re Umberto, era l’ebrea Amalia Pincherle, moglie
dell’eroe italiano Cesare Rovighi, medico e militare, diplomato al Collegio
Rabbinico di Modena e fondatore della prima rivista ebraica italiana).</span><br />
<span style="text-indent: 0cm;"> Ma, allora, se per tutta la serie di
gravi errori del sovrano, peraltro condivisi, tranne forse la persecuzione
degli Ebrei, dalla maggioranza degli Italiani (condivisione che nessuno ricorda
mai; eppure basterebbero le cronache del primo Dopoguerra), le spoglie di re
Vittorio Emanuele III, a differenza di quelle del nonno Vittorio Emanuele II
che riposano nel Pantheon, non appaiono degne di una sepoltura monumentale e
onorevole, quali sarebbero a ben vedere gli Italiani degni d’una simile tomba
in Patria?</span><br />
Diciamolo subito: le tombe dei grandi monumenti nazionali resterebbero vuote con i criteri che si pretendono per il nostro ultimo Re, Vittorio Emanuele III, accusato dagli storici di essere stato un regnante arido, cinico e ottuso, oggi accolto dopo 70 anni di esilio tra non poche proteste in una tomba monumentale, sia pure privata, in Italia. Re Vittorio è reo di aver permesso quasi da solo vent’anni di dittatura del Fascismo. I Reali Carabinieri, infatti, erano in grado – fecero sapere – di arrestare in poche ore Mussolini: sarebbe bastata una firmetta del Sovrano. Così il suo movimento di cialtroni improvvisati, violenti ma al dunque cagasotto, si sarebbe sciolto come neve al sole, incapace di sopravvivere ai 10 anni di carcere comminati ad almeno un centinaio di persone. Ma Lui disse no e la firma non ci fu e Mussolini imperversò sull’Italia per vent’anni, portandoci oltretutto a una guerra disastrosa e allo sfacelo di cui paghiamo ancora le conseguenze. Come poter onorare, dunque, un Re del genere?<br />
È vero, non è degno. Ma allora chi sarebbe degno? Ne vedrei pochissimi. Con criteri etico-politici solo un poco severi, non solo i Sacrari, i Monumenti funebri, i Cenotafi senza salma, ma anche i normali Cimiteri italiani sarebbero o vuoti o pieni di tombe senza nome: nessuno davvero degno di essere sepolto come italiano. Infatti l’unico indiscusso e quindi “degno” per definizione, è il Milite Ignoto.<br />
Basta dire che abbiamo dato sepoltura, e pure con onoranze ricorrenti, ai peggiori tangheri sanfedisti e filo-Borbone, a chi denunciò, condannò e giustiziò la Pimentel Fonseca e gli altri grandi liberali napoletani, e per converso ai generali napoletani che repressero nel sangue la giusta rivolta della Sicilia, compreso chi bombardò dal mare l’eroica città di Messina; ai tanti governatori, gerarchi e traditori filo-Austria, ai crudeli “visir” italiani dei tanti Principati assoluti italiani e stranieri; ai censori di ogni ordine e grado (uno fu l’insospettabile G.G. Belli), ai crudeli persecutori in tonaca nera che applicarono la Santa Inquisizione della Chiesa; a un ministro di polizia in tonaca rossa poi divenuto Papa fanatico che ordinò violenze psicologiche e fisiche imponendo a tutti col terrore di "tratti di corda" e scomuniche Catechismo e Rosario, Penitenze e Processioni. E un altro Papa italiano, che prima illuse poi tradì gli spiriti nobili e liberali del Risorgimento, non so più se è stato fatto Beato o Santo. E perfino l’incapace ammiraglio di Lissa, che causò molti morti, dorme il sonno eterno tra quattro marmi. Senza contare gli arroganti e cinici comandanti della Grande Guerra colpevoli di centinaia di migliaia di morti tra le truppe italiane, i militari felloni di ogni ordine e grado, i giudici venduti, e così via. <br />
Se gli Italiani veri da onorare con una tomba monumentale fossero solo quelli belli, alti, eleganti, intelligenti, colti, umanisti, scienziati, con gli occhi azzurri, giusti, generosi, non faziosi, quelli senza peccato, che non hanno sbagliato né amici né nemici, né moglie né marito, amanti anche dei bambini, dei cani, della natura, e ovviamente col senso della Patria e della Storia, e pure anti-autoritari e difensori sommi della libertà (quella vera, cioè degli altri, non la propria) più di Einaudi-Croce-Cavour messi insieme [a proposito, oggi Cavour sarebbe deferito per alto tradimento, perché voleva fare tutto da solo, e quindi come “ducetto” non meriterebbe né tomba né vie, né piazze], ebbene, staremmo freschi. Nessuno si salverebbe in un Popolo fazioso, ambiguo, traditore, o autoritario o servo interessato dell’Autocrate di turno (Papa, Re o Dittatore che sia), comunque incolto e immaturo da secoli. Neanche Dante si salverebbe. Che facciamo? Distruggiamo le tombe dei “filofascisti” Marconi e D’Annunzio, dei “cattivi maestri” Machiavelli e Guicciardini, Mosca e Pareto, del “manigoldo” Caravaggio, del duplice “omicida” anche “femminicida”, diremmo oggi, Gesualdo da Venosa; per non parlare di filosofi ambigui e preti fanatici, frati ottusi e fanatici, generali inetti e medici incapaci, giuristi corrotti e traditori vari a go-go… <br />
Bella l’Italia, senza una tomba da onorare! Anche perché i famosi "malvagi", i Dittatori, i Re e Principi cialtroni (non solo tra i Savoia, ma dieci volte di più tra i Borbone e gli altri), i Papi fanatici e liberticidii, ebbero, eccome, il plauso popolare. Vuoi per adesione aperta, vuoi per viltà, vuoi per il tipico spirito servile degli Italiani (lo dice perfino il nostro Inno Nazionale: caso unico al Mondo!) i cittadini sono stati corresponsabili, non solo vittime, degli atti dei prepotenti, insomma complici. Ecco perché l’unico morto onorevole, non per caso, Ignoto, innominato, è quello scelto a caso e posto in una tomba-monumento sull'Altare della Patria.. Perché, diciamola tutta, se fosse noto e con un nome, sai come ci apparirebbe squallida la sua personalità, la sua vita!<br />
Ha detto bene sulla sua pagina Facebook Duccio Trombadori con una frase che ha innescato nella mia mente questo articolo: «una tomba in Patria non si nega neanche al peggior delinquente». Appunto quello che si è detto sopra. Pantheon no, perciò, ma tomba di famiglia sì. Anche se altri Grandi Reprobi, ormai indiscussi, il Pantheon figurativamente, cioè non esattamente in piazza della Rotonda a Roma, ma in altri analoghi luoghi pubblici, se lo sono meritati lo stesso. Ma si vede che settant'anni sono ancora pochi. Come ha precisato il Presidente del Senato, Grasso, su re Vittorio Emanuele III «le responsabilità prima, durante e dopo l’avvento del Fascismo, così come la firma delle vergognose leggi razziali, non consentono alcun revisionismo». Perciò «il rientro della salma in Italia, essendo stata esclusa categoricamente la possibilità della tumulazione al Pantheon, è un mero atto di umana compassione, senza alcun onore pubblico, gestito con prudenza e sobrietà». Insomma, ha aggiunto il ministro dell’Interno Minniti, si tratta di «una vicenda ordinaria per un Paese che dopo decenni riesce a fare i conti con un pezzo della propria storia, non per dare ragioni o torti, ma per dare pietà».<br />
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 20 DICEMBRE 2017</span><br />
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Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-18797619140642114372017-11-19T23:06:00.000+01:002017-11-25T12:50:57.196+01:00TRAM di 90 anni a Milano; mentre nella strafottente Roma impazza l’automobile.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9DCL6YAw6WRcgpwDp0glx9saiG-_TaIOchliIoU5bYzPBY259g9_HoAgME8J16vBibhl3jqNqOOoFdGzrwGauVOSElaQtfz_3lp6nGPg5vU3LweMnf-Ms4CuKRTF91ZlVVJOO9g/s1600/Tram+gialli+1927+a+Milano+oggi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="770" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9DCL6YAw6WRcgpwDp0glx9saiG-_TaIOchliIoU5bYzPBY259g9_HoAgME8J16vBibhl3jqNqOOoFdGzrwGauVOSElaQtfz_3lp6nGPg5vU3LweMnf-Ms4CuKRTF91ZlVVJOO9g/s400/Tram+gialli+1927+a+Milano+oggi.jpg" width="400" /></a>Cominciò il dittatore Mussolini a prendersela coi tram: li cacciò dal Centro storico di Roma, proprio dove erano fondamentali perché non inquinanti: “troppo lenti, ingombranti, antiestetici”. Ma antiestetico e ingombrante e inutilmente veloce, quindi lento, era proprio Lui. Del resto, le sue erano tipiche proverbiali fisime da provinciale: la mania di grandezza, la pretesa di vedere sempre “cose nuove”, il gusto strafottente e infantile di sfrecciare con auto veloci in faccia al popolino che andava a piedi o in bicicletta o si accalcava sui mezzi pubblici. Forse una reazione al piccolo e meschino paese dove era nato, e al più vecchio sistema di Potere al Mondo, la Dittatura.<br />
E pensare che già nel primo Novecento i tram elettrici scorrazzavano in un allegro caos da giostra di luna-park perfino in piazza San Pietro (v. foto), quando era ancora dell’Italia, prima di essere regalata col nefasto Concordato del 1929 allo Stato del Vaticano, con tante proprietà e tanti soldi, proprio dall’ateo cinico e opportunista di Predappio.<br />
Già dai primi anni del secolo i tram raggiungevano i nuovi quartieri, come il Trionfale, dedicato agli operai della fornace Veschi in valle Aurelia e agli impiegati ministeriali di basso grado, e Prati di Castello riservato ai funzionari più elevati e ai dirigenti statali e privati. E avevano capolinea nel Centro di Roma, dove stavano benissimo perché, com’era evidente anche allora, in tempi pre-ecologici, i tram elettrici non inquinavano l'aria e i polmoni dei passanti, né sporcavano facciate di palazzi e monumenti, come accadrà con gli autobus a benzina o diesel. E nelle strette vie del Settecento questo è un vantaggio impagabile per i cittadini, oggi martoriati da motorini, bus pubblici e e automobili private, che a Roma, nel lassismo di Sindaci e Sindache, e nella non-vigilanza di Vigili né vigili né urbani, pretendono di infilarsi in ogni vicolo.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqk3FmNSqmF5vtTl53gygmhmYH_hfvELhfXl7yKesL7SyBkOl9qkSZiiAGCMjUQjVWUFzI_YzC3fdPNghmb4vvWTxmyfL7t42AvUtsIjhGnuUsRz8NJqzGcRt2mjEq8jaJfAHSwA/s1600/Caos+di+tram+in+piazza+s+Pietro+tutta+italiana+1900+ca.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="580" data-original-width="917" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqk3FmNSqmF5vtTl53gygmhmYH_hfvELhfXl7yKesL7SyBkOl9qkSZiiAGCMjUQjVWUFzI_YzC3fdPNghmb4vvWTxmyfL7t42AvUtsIjhGnuUsRz8NJqzGcRt2mjEq8jaJfAHSwA/s400/Caos+di+tram+in+piazza+s+Pietro+tutta+italiana+1900+ca.jpg" width="400" /></a></div>
E perfino una prestigiosa Associazione di tutela urbanistica che non dico si lamentò negli anni Sessanta dei “troppi fili elettrici” in aria necessari ai tram, perché erano di "ostacolo alla vista dei monumenti". Ah sì? E i cartelloni stradali, le bancarelle, i gabbiotti fotografici, le insegne, la segnaletica ridondante, no? Silenzio.<br />
Così i tram a Roma fecero una brutta fine, e oggi ne sopravvivono pochi, per lo più moderni. Mentre quelli gloriosi e bellissimi degli anni Venti sono stati tolti dalla circolazione. E invece, con che potenza i tram 26 e 27 – riferiscono i cronisti – risalivano le pendici di Monte Mario fino al manicomio (così il popolo lo chiamava quando non regnavano gli ipocriti eufemismi di oggi) di S.Maria della Pietà! E che buona velocità – dicono i cultori nostalgici – raggiungevano le Circolari Rossa e Nera (anni 40 e 50) sui lunghi rettilinei! Altro che i 40 km/h di quelli di Milano, tutt'oggi.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNMOmCINS7vXrrLpP8Kw7C3rJstU6kDo2Xq2cCKCF76USexwgOKj-PhazKpED26CvcREPsX5xkZZmcAOcmYC0sA18h3tMt5BQSb6IcrVL1KlaOga2xeXHnuOEGWHpOui6Oz9KZ3w/s1600/Tram+Roma+con+passeggeri+appesi+Primo+Novecento.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="524" data-original-width="790" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNMOmCINS7vXrrLpP8Kw7C3rJstU6kDo2Xq2cCKCF76USexwgOKj-PhazKpED26CvcREPsX5xkZZmcAOcmYC0sA18h3tMt5BQSb6IcrVL1KlaOga2xeXHnuOEGWHpOui6Oz9KZ3w/s400/Tram+Roma+con+passeggeri+appesi+Primo+Novecento.jpg" width="400" /></a><br />
Perciò, siamo convinti che la conservazione dei manufatti antichi, specialmente dei mezzi di trasporto funzionanti, vale come vera e propria “archeologia tecnologica” e industriale. E che soddisfazione quando un motore degli anni Venti funziona ancora, senza obsolescenza programmata. Macchine perfette non solo perché genialmente semplici, ma anche perché consumano poca energia, si deteriorano poco, vogliono poca manutenzione, si guastano poco, insomma sono economiche. E durano anche oltre 90 anni. A proposito, quante volte per queste vetture è stata ammortizzata la spesa iniziale?<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT9x85OUiczKaq_3TW9eMPkYrboVGVagVZo_gq5EbqUfzmkEyNhDHuJ8prsua4PSxgUpCv8Mf4WTWJ__xuwGZ8PUdv8uIcIRH4J5NZtePuPNoXq7bVPGPv5WeF_7k9OX3BnDyloA/s1600/Rete+tramviaria+Roma+1926.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="699" data-original-width="960" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT9x85OUiczKaq_3TW9eMPkYrboVGVagVZo_gq5EbqUfzmkEyNhDHuJ8prsua4PSxgUpCv8Mf4WTWJ__xuwGZ8PUdv8uIcIRH4J5NZtePuPNoXq7bVPGPv5WeF_7k9OX3BnDyloA/s320/Rete+tramviaria+Roma+1926.jpg" width="320" /></a></div>
Si tratta anche di tutela delle memorie e della propria identità storica. E perciò conservare in efficienza i tram antichi, come le automobili e le locomotive antiche, specialmente quelle a vapore, è un segno di grande Civiltà.<br />
Perciò, oggi che i vecchi tram gialli di <b><a href="http://www.lastampa.it/2017/11/19/societa/i-tram-di-milano-compiono-anni-iDYZJ3eTgUsAQBwxWgqVFL/pagina.html" style="color: red;">Milano</a> </b>compiono 90 anni, ancora in esercizio, facciamo gli auguri e le nostre congratulazioni ai Milanesi. A quanto pare, sempre migliori dei romani, quelli con l’iniziale minuscola (perché la maiuscola se la meritano solo i Romani antichi). <br />
Per gli strafottenti abitanti dell’Urbe, infatti, come nei Paesi sottosviluppati dove ancora l’auto personale è uno status symbol e segno di arroganza individuale e sociale, solo l’automobile deve regnare in città. Loro che da pessimi anarchici non rispettano nessuna legge, solo una rispettano: la meschina quattroruote è un diritto costituzionale. Altro che tram.<br />
<b style="color: #660000; font-family: verdana, sans-serif; font-size: small;"><br /></b>
<b style="color: #660000; font-family: verdana, sans-serif; font-size: small;">IMMAGINI</b><span style="color: #660000; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">. 1. Tipici tram di Milano fotografati oggi; ma sono stati costruiti nel 1927. 2. Caos di tram elettrici in piena piazza S.Pietro nel primo Novecento, quando la piazza era ancora italiana ed era di là da venire il nefasto Concordato tra la Chiesa e il Fascismo del cinico ateo Mussolini. 3. Tram che da piazza Indipendenza portava gli impiegati pendolari al nuovo quartiere Trionfale, all'altezza di piazza s.Silvestro all'ora di punta. 4. La mappa dei tram a Roma nel 1926. Di lì a poco Mussolini farà scomparire i tram dal Centro storico, proprio dove erano essenziali perché non inquinanti.</span><br />
<span style="color: #660000; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 25 NOVEMBRE 2017</span>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-21298897.post-66942331494643130202017-11-15T13:07:00.001+01:002018-07-15T22:56:48.593+02:00CALCIO mondiali. Fuori perché troppo Italiani: poco severi e con troppi “amici”La “nazionale”? Deriva da “Nazione” e il calcio quasi non c'entra. Uno Stato dignitoso, efficiente, retto da persone intelligenti, tanto più se si tratta della 7.a potenza industriale al Mondo (5.a l'altro ieri), non fa figuracce simili, anche se i suoi sport nazionali fossero football americano e rugby. Come è accaduto agli Stati Uniti che storicamente digiuni di calcio, per puro senso dello Stato e della Nazione, per poter partecipare ai tornei internazionali e far girare il nome USA, insomma per dignità di Nazione, hanno messo in piedi in pochi anni una squadra nazionale calcistica discreta se non media.<br />
Ma, si sa, i cretini ignoranti e disorganizzati, ma “amici degli amici” come si usa in Italia anche tra comuni cittadini (gli stessi magari che poi protestano contro il Governo…), chiamano a dirigere i vari settori persone simili a loro, vicine a loro. Io ti do una cosa, tu me ne dai un’altra. E nel sordido machiavellismo “de noantri” anche il calcio fa parte della crisi della società, dello squallore dei nuovi Italiani e della Politica, che – sia chiaro – non è peggiore di loro ma anzi li rappresenta perfettamente. Perciò, questi e altri dirigenti della Cosa Pubblica, dal calcio alla televisione, dalla scuola alla conservazione dei beni naturali e artistici, e chissà quanti altri nomi di ieri, oggi e domani, non solo degli alieni caduti da Marte, ma "sono" l'Italia di oggi: tipici personaggi della provincia furbetta italiana, buoni a nulla ma con gli amici giusti, e quindi capaci di tutto.<br />
E invece, tutto è collegato. Perché l’intelligenza è una e pervade tutto, quando c’è o non c’è, nel bene o nel male. Non si può essere intelligenti in un campo e scemi in un altro. Noi che deriviamo come nipoti degeneri dagli antichi Romani (quanto diversi da noi molli e corrotti cattolici pronti al perdono), sappiamo che anche per il calcio ci vogliono le doti virili e dignitose che, una volta caduti i Romani, hanno fatto forti, liberi e vincenti i Paesi del Nord e li hanno fatti emergere sui Paesi meridionali fondati sulle Mafie degli Amici: perfezionismo, efficienza, laicità. Insomma, intelligenza, rispetto solo per il merito, nessuna concessione a cordate di potere o amicizie, molta organizzazione e perfino cultura, se non altro storica-psicologica.<br />
Non solo per l’immagine internazionale, ma perché oggi le sanguinose guerre d’un tempo tra Europei sono state sostituite dall’economia e dal calcio, dove si scaricano – fateci caso – rivalità e violenza, di individui o di Stati. Una partita internazionale è sociologicamente e psicologicamente nient’altro che una guerra, sia pure stilizzata, con altri mezzi. C’è meno sangue (be’, dipende dagli ultras), ma non è meno aggressiva. Del resto, la durezza intimidatoria sul campo di gioco (gioco? ah-ah-ah!) di Svedesi o Tedeschi è pari a quella che le loro tribù barbariche mostravano quando scendevano nella molle e cattolica Italia medievale, a razziare ori e opere d’arte.<br />
Ecco perché ora che le Guerre tra noi Europei non ci sono più, e perfino quelle tra Est e Ovest, tra Nord e Sud, sono più rare, i Mondiali di Calcio sono diventati confronti altamente simbolici del prestigio nazionale, come una Expo internazionale, una parata virtuale in immagini non delle squadre nazionali ma delle intere Nazioni, insomma una parafrasi e metafora scoperta delle rispettive “potenze di fuoco” da ostentare “a scopo di prestigio” (si dice), in realtà a scopo deterrente, intimidatorio. Anche questa è Politica Internazionale, esibizione di Grandeur.<br />
Però, c’è un “però”: ci sono gli Italianuzzi. Che riducono tutto a operetta, anzi a commedia che poi diventa tragedia. I dirigenti o politicanti cretinetti eletti da noi Cretinetti (il nome sostantivato dei popoli va per rispetto in maiuscolo…) queste cose non le capiscono, non hanno la logica elementare. Danno importanza per via del business solo ai Club, alle squadre di calcio, mentre considerano pochissimo, quando non boicottano, la squadra Nazionale di soli Italiani. Così imbottiscono tutte le squadre del campionato italiano di calciatori stranieri (ormai ci sono squadre che mandano in campo solo un calciatore italiano o perfino nessuno), in vista del calcio-spettacolo di "fenomeni" preteso dalla plebe come al Circo dell’antica Roma.<br />
Poi fanno finta di cadere dalle nuvole e osano lamentarsi del “vivaio inesistente”, della “scarsità delle vocazioni”, visto che il Paese non offre nuovi calciatori e non si riesce a mettere insieme una Nazionale con almeno 22 giocatori tenaci, bravissimi non solo nel dribbling, ma anche a fare cross precisi, continui allunghi aerei in area avversaria, o a tirare calci d’angolo precisi o rigori centrati, in un Paese di oltre 50 milioni di abitanti.<br />
Ma, come ho detto, il problema è sempre lo stesso: etico-politico e culturale. E se i meschini rag. Rossi di Lambrate o geom. Russo di Isernia non cambiano mentalità, se continuano a raccomandare, ad aggirare le norme, e a non educare severamente alla cultura e al senso critico i figli, non solo la Politica e l’Economia in questo Paese distrutto dalla Democrazia di Massa e dalla Televisione, ma perfino il finto gioco del calcio, in realtà spettacolo e business, come ogni altra bandiera della dignità di una Nazione, ci daranno solo sconfitte.<br />
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<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">AGGIORNATO IL 16 NOVEMBRE 2017</span></div>
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